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Autore: I just wanna_    26/06/2013    2 recensioni
Una song-fic ispirata appunto all'omonima canzone dei My Chemical Romance. Spero vi piaccia.
Genere: Dark, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 DROWNING LESSONS
 

 

Without a sound I took her down
and dressed in red and blue I squeezed
Imaginary wedding gown
That you can't wear in front of me
A kiss goodbye, your twisted shell
As rice grains and roses fall at your feet
Lets say goodbye, the hundredth time
And then tomorrow we'll do it again
 

 
 
Le tenne la testa sott’acqua spingendola ancora più giù. Aveva smesso di dimenarsi ormai da tempo, ma voleva solo essere sicuro.
Aspettò ancora qualche secondo, allentando la presa sui capelli corvini che fluttuavano sotto le sue dita, spinti dalla corrente.
La lasciò andare del tutto e, prima che volasse via la afferrò saldamente da sotto le braccia, issandola per portarla a sé.
Era così bella, anche così. Anche dopo che lui l’aveva gettata in quel laghetto obbligandola sott’acqua. Nessun segno di sofferenza sul suo volto.
Avvicinò le sue labbra a quelle di lei, che ormai stava assumendo un colorito cinereo.
Non la baciò, si limitò solo ad avvicinarsi. Si allontanò di nuovo, stavolta per scostare i suoi gocciolanti capelli neri dal viso pallido. Dalle lunghe ciglia nere, ormai serrate per sempre su quegli occhi color del cielo, scendevano delle gocce d’acqua, che le rigavano il volto come lacrime.
Era così bella.
Si fermò di nuovo ad osservarla. Il suo abito. Quello da sposa, che lui non avrebbe dovuto vedere fino al grande giorno. Con i suoi nastri rossi e blu che decoravano il bianco corpetto e la gonna voluminosa, resa ancora più pesante dal peso dell’acqua.
Il suo sguardo corse su per le sue braccia: aveva perso uno dei due guanti di pizzo, quello col fiocco blu.
Lo vide galleggiare e andare ad impigliarsi alla base di un  gruppo di piante acquatiche poco più in là. Sarebbe andato a recuperarlo in seguito.
Aveva portato con sé anche il bouquet, di rose rosse e blu, e alcuni chicchi di riso.
L’aveva immaginata ridere, sotto quella strana pioggia fuori dal grande portale della chiesa, mentre si avvicinava a lui ancora sorridente e si stringeva quel bouquet al petto schermandosi il viso con l’altra mano. Ma non sarebbe successo. Non sarebbe mai successo.
‘’Addio per la centesima volta, mia cara. Ma non preoccuparti, domani lo rifaremo.’’
 
 
 
 

I dragged her down I put her out
And back there I left her where no one could see
And lifeless cold into this well
I stared as this moment was held for me
A kiss goodbye, your twisted shell
As rice grains and roses fall at your feet
Lets say goodbye, the hundredth time
And then tomorrow we'll do it again

 
 
 
La lasciò andare, facendola scivolare sul terreno morbido ai lati del laghetto, e poi si avvicinò al guanto che galleggiava sul pelo dell’acqua, cogliendolo.
Tornò da lei, le infilò il guanto e poi la sollevò, per portarla con sé.
Si fece largo tra gli alberi e, dopo qualche minuto si fermò per riposare. Si sedette tra le radici di una grande quercia, della Loro quercia, facendo sedere la sua amata accanto a lui.
Rimase lì, fermo ad ammirarla. La pelle era così bianca da sembrare porcellana. Lui alzò una mano per sfiorare la spalla di quella falsa bambola, e quello che riuscì a sentire fu solo un freddo senza vita, come se fosse veramente di porcellana.
La fissò ancora per qualche minuto, poi si alzò prendendola di nuovo in braccio.
Camminò ancora per qualche minuto e poi arrivò in una radura.
Al centro c’era una grande chiesa abbandonata, ormai caduta a pezzi sotto il peso degli anni, forse dei secoli.
Lui camminava a passo incerto, provando ad evitare i cocci e le voluminose pietre, passando dall’esterno della chiesa, mentre il suo sguardo si perdeva ad ammirare i resti delle vecchie vetrate colorate e alcuni affreschi ancora rimasti intatti.
Arrivò finalmente dall’altra parte della chiesa, dove si trovò di fronte ad un vecchio giardino abbandonato e pieno di erbe incolte che nascondevano altre pietre, crollate dal retro dell’antica costruzione.
C’era un piccolo pozzo al centro del vecchio giardino e lui vi si avvicinò sorridendo.
Poggiò la ragazza ai piedi del pozzo e tolse il coperchio di legno.
 
 

I never thought it'd be this way
Just me and you, we're here alone
And if you stay, all I'm asking for is
A thousand bodies piled up
I never thought would be enough
To show you just what I've been thinking
And I'll keep on making more
Just to prove that I adore
Every inch of sanity

 
 
 
La sollevò di nuovo e la fece sedere sul bordo del pozzo, facendole poggiare la schiena sui sostegni del piccolo arco in ferro battuto che lo decorava.
La baciò, tenendola per i fianchi. Un bacio d’addio. E, dopo averle tolto l’anello come in un rito nuziale inverso, la voltò in modo che le sue gambe penzolassero sul vuoto del pozzo.
A poco a poco la fece scivolare dentro quel piccolo abisso nero, facendo scorrere le mani dalla vita fino alle braccia.
Tenne ancora le mani di lei strette tra le sue la lasciò andare definitivamente.
E mentre la guardava cascare estrasse dal suo taschino i chicchi di riso. Mentre lei affondava e riemergeva dalle acque del pozzo lui fece cadere i pochi chicchi dalle mani, spargendoli sulla testa della ragazza.
Sussurrò un ‘’Addio.’’ poi prese il bouquet e si allontanò di qualche passo. Lo lanciò, di spalle, centrando il pozzo e poi si allontanò, sparendo nel bosco.
 
 

All I'm asking for is, all I'm asking for is
These hands stained red
From the times that I've killed you and then
We can wash down this engagement ring
With poison and kerosene
We'll laugh as we die
And we'll celebrate the end of things
With cheap champagne
Without, without a sound
And I wish you away
 

 
 
Ripensò a ciò che aveva fatto mentre passeggiava tranquillamente nel bosco e l’unico rumore, suono, che riuscì a produrre dopo aver sussurrato quell’addio fu solo una sonora e inquietante risata, che risuonò nella natura attorno a lui.
Mentre passeggiava prese dalla sua tasca l’anello che le aveva tolto e lo esaminò, alzandolo verso il cielo.
‘’Bisogna festeggiare.’’ fu l’unica cosa che disse.
Si fermò di nuovo sotto la quercia di poco prima e si sedette tra le sue radici. Ricordò tutti i momenti passati con lei e ricominciò a ridere mentre prendeva da sotto l’albero delle bottiglie di alcolici. Si ricordò di quando avevano deciso di rendere quell’albero il loro posto segreto, di quando ci avevano nascosto tutte quelle bottiglie e, mentre ne apriva una e iniziava a berne il contenuto, iniziò a ricordare anche i giorni in cui avevano inciso i loro nomi sulla corteccia di quell’albero.
Vi girò attorno, continuando a ridere, senza fermarsi.
Mentre rideva sentì la testa girare e la vista offuscarsi, allora si abbandonò lasciandosi scivolare di nuovo sul terreno ai piedi della quercia.
Rideva ancora e poi chiuse gli occhi.
Lasciò cadere la bottiglia sul soffice manto d’erba e si accasciò tra le radici.
Così se ne andò via anche lui.
Senza far rumore.
 
 






Spazio Autore: Ok, quindi, non ho idea di cosa scrivere... So che la storia può risultare strana (sembra strana anche a me, che l'ho scritta D: ) comunque, l'ho pubblicata perché a una mia amica è piaciuta e quindi...eccola qui. Spero vi piaccia e quindi...ok, addio. °\\°
  
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