Era una mattina di dicembre, a Londra c'era la neve e io, fissavo attentamente i fiocchi bianchi che cadevano lievemente dal cielo. Stavo fissando un' automobile che passava quando il professore mi interruppe:' Signorina Mahone, cosa stavo dicendo?' Io:' Ehm...scusi..prof..' E fu così che per la quarta volta in due mesi andai in presidenza. Questa non ci voleva! Come avrei fatto a dirlo ad Austin? Mi diressi verso l'armadietto,ma in quel preciso momento si avvicinò un ragazzo dagli occhi color nocciola e i capelli castani. Quel ragazzo aveva un fascino a cui non resistevo. Portava i capelli tutti scompigliati, erano abbastanza lunghi. L'unico difetto era che era basso ma era perfetto così. Mi rivolse la parola con un 'ciao' aveva una voce da bambino, squillante. Cominciammo a parlare finché mettevo i libri di inglese nell' armadietto. Suono' la campanella e il ragazzo mi diede un foglietto di carta con scritto il suo nome, il numero di cellulare e l'indirizzo di casa.
Il cellulare squillo', era Austin. Adesso rispondevo o no? Non lo sapevo, forse lo sapeva già.. Il preside non lo poteva aver detto così in fretta. Il mio cuore batteva forte. Decisi di rispondergli.
Austin: ' Emily dove cazzo sei? Emily rispondi subito. Vieni a casa immediatamente, é importante.'
Dopo dieci minuti arrivai a casa fradicia. C'erano transenne attorno la casa e poliziotti che giravano per le stanze. Corsi incontro a mio fratello e lui mi abbracciò forte come per dirmi qualcosa. La sua faccia era preoccupata, le lacrime gli rigavano il volto. Non avevo mai visto Austin così, era un ragazzo forte. Si fece coraggio e si asciugo' le lacrime : ' Ascolta sorellina... la m-mamma é..é..-si fermo' per prendere fiato- morta..'
Scappai in camera piangendo a dirotto. Avevo perso anche mamma, papà se ne era andato quando avevo quattro anni. Ora io e Austin eravamo soli come cani.