† In morte Requiem †
Avere una pistola
puntata in mezzo agli occhi non deve essere affatto
divertente.
No, non
deve esserlo affatto.
Tuttavia, se avete
qualche dubbio in proposito potete sempre chiedere a Greg Sanders.
Lui ne sa qualcosa di
mirini premuti contro la pelle della fronte; ha visto la follia umana
raggiungere l’apoteosi e ora ha la morte vicino, più vicino di
quanto l’abbia mai avuta nel corso della sua intera e felice esistenza.
Nonostante ciò non si muove, non si agita
impaurito, non trema terrorizzato.
Non fa una grinza.
Sa bene anche lui che
il più piccolo movimento, lento o brusco che sia, potrebbe
inevitabilmente, ma soprattutto, irreparabilmente peggiorare le cose,
perché non ci vuole niente a dire addio a questo mondo crudele,
specialmente se la persona che hai davanti, oltre ad essere affetta da una
doppia personalità omicida, della quale, per altro, nessuno avrebbe mai
sospettato l’esistenza, ha anche una pistola carica tra le mani.
Così il nostro
giovane agente della scientifica non si muove, resta immobile, fa respiri
lunghi e silenziosi, mentre sente che pian piano l’acciaio della tacca di
mirino della pistola si fa sempre meno freddo, freddo
come potrebbe diventare il suo corpo, la sua carne, se non fa le cose al
meglio.
Indugia un attimo poi
alza lo sguardo e lo centra in quello dell’uomo che gli sta innanzi.
-Ne vogliamo parlare?-
gli chiede con voce estremamente calma, mentre tenta
di far decelerare il proprio battito cardiaco. Non può fargli vedere che
ha paura, sarebbe come autocondannarsi a morte, perché, Greg lo sa
benissimo, lui ne approfitterebbe.
Deve fingere, recitare
nella maniera più sfacciata, senza, però, farsi scoprire.
Più semplice a dirsi che a farsi...
L’altro, dal
canto suo, non risponde subito, ma resta in silenzio
ad osservarlo, lo squadra come se al posto delle pupille avesse dei avesse dei
raggi x, lo fissa per un tempo indeterminato, ma soggettivamente lungo, come
per capire se la disinvoltura dimostratagli dal ragazzo sia vera, autentica,
poi, finalmente, parla.
-Dovremmo?- chiede a sua volta, senza, però, spostare la pistola
di un centimetro; l’altro inarca le sopracciglia e assume
un’espressione tra il dubbioso e l’incerto.
E’ o non
è un bravo attore?
-Io penso proprio di
sì...- dice con lo stesso tono di voce calmo e
risoluto di prima, mentre prega, in tutte le lingue che conosce, vive e
morte, che il suo autocontrollo non si esaurisca sul più bello,
provocando così uno di quegli stupidi colpi di scena tipici dei film
melodrammatici strappalacrime, in cui, alla fine, il protagonista, nel novantanove
per cento delle volte, muore di una morte atroce e violenta...
Nel restante un per
cento dei casi il protagonista non trapassa, ma resta in coma per anni ed anni
e quando si risveglia tutte le persone che ama sono già belle che morte
da un pezzo, così si ritrova solo al mondo ed il dramma rinizia da capo...Ma questo non centra niente con il nostro caro Greg,
quindi torniamo lui...
-Sì, penso
proprio che dovremmo parlarne...ne hai voglia?- domanda e l’altro alza le spalle come per dire “sai quanto me ne
frega...” quindi Greg si sente libero di
continuare, di porre un’altra, particolare domanda, quella domanda alla
quale, tra tutte, non riesce assolutamente a dare una risposta sensata.
C’è
davvero qualcosa di sensato in tutto quello che è accaduto e che sta accadendo?
Sì? Che strano...non l’avrei mai detto...
-Perché...perchè
l’hai fatto?- chiede falsamente curioso indicando con lo sguardo e con un
piccolo cenno del capo il cadavere della giovane donna riversa a terra, sotto la quale
si stava allargando rapidamente una grossa pozzanghera di liquido scuro, il cui
forte odore ferrigno aveva impregnato, insozzandola, l’aria della stanza.
-Io...- l’uomo
s’interrompe subito, ci pensa su qualche secondo, come se non si ricordasse
il motivo effettivo che l’ha spinto a compiere quell’azione, in
realtà vuole solo essere sicuro della risposta che sta per dare.
-Io volevo... volevo capire...- afferma infine, senza però
chiarire i dubbi del ragazzo al quale, tutte le risposte che pian piano trova
sembrano l’una sempre più assurda dell’altra.
-Capire?- ripete
inarcando le sopracciglia -Ma capire cosa?-
l’altro allora tenta di chiarirsi.
-Volevo capire cosa si
prova, come ci si sente nel fare una cosa del genere...- spiega
e la loro attenzione finisce di nuovo sulla donna morta e riversa
scompostamente a terra.
-E’ stato
divertente almeno? Hai sentito quel senso di onnipotenza
che ti pervade quando premi il grilletto?- continua ad indagare il ragazzo,
mentre si chiede se non stia impazzendo anche lui.
-Sì,
all’inizio mi sono sentito davvero invincibile, ma alla fine non è
stato poi tanto divertente...non come me lo ero immaginato io almeno...è
stato...come dire...veloce...decisamente tutto troppo
veloce. Come masturbarsi e venire subito... insomma non è divertente...non lo è affatto!-
Greg annuisce,
meravigliato non poco da quella metafora così insolita che non ti saresti mai aspettato di sentirla uscire dalla sua bocca...
-Oh...mi dispiace...- recita
fingendosi amareggiato a sua volta, perché ai matti, lo sanno anche i bambini, bisogna dar sempre ragione. L’altro
alza le spalle e si lascia scappare un sospiro.
-Dispiace anche a me,
ma che vuoi farci...orma quel che è fatto è fatto...insomma, non
tutte le ciambelle possono riuscir con il buco, no?- ora anche Greg annuisce.
-Giusto...e,
se non sono indiscreto, lei come l’ha presa?- chiedere sì, ma
sempre con educazione e naturalezza. Difficile essere naturali quando pensi che ogni santissimo respiro che fai potrebbe essere anche l’ultimo...
-Non bene...tutt’altro...e
dire che io volevo solo accontentarla...- pare
giustificarsi, facendo passare la donna a terra per un’ ingrata più
che giustamente punita.
-A...accontentarla?-balbetta
impercettibilmente Greg, mentre sente lo stomaco trasformarsi in un puntaspilli.
No, non può cedere adesso, non può permettersi
un lusso simile, ne va della vita di tutti gli altri, della sua...
Resisti Greg, per l’amor
del cielo, resisti!
-Si
accontentarla...lei mi desiderava, ne sono certo ed io
avevo deciso di prenderla...di farla felice, di accontentarla, per l’appunto...-
spiega, poi s’interrompe e lo fissa incuriosito -Ti senti bene?- gli
chiede, sinceramente preoccupato, poi ci arriva -ah, scusa, deve essere per
questa!- dice riferendosi alla pistola che subito gli stacca dalla fronte,
facendogli tirare un leggerissimo sospiro di sollievo.
-Avresti dovuto dirmelo che ti dava fastidio...l’avrei tolta prima...-
e la rinfila nella fondina.
-Ma figurati...non
volevo disturbarti...- gli risponde Greg, decisamente
più calmo di prima.
-Nessun
disturbo...- fa l’altro, mentre il ragazzo comprende che il suo
interlocutore sta, molto, ma molto lentamente tornando in sé. In una mente in cui si alternano due
personalità differenti, avverse e contrarie prima che una riesca a
riprendere il controllo sull’altra, soggiogandola, possono passare pochi
decimi di secondo, ma anche parecchie ore,tutto
dipende dalla situazione.
-E comunque
non ti avrei ucciso, non preoccuparti...- tenta addirittura di rassicurarlo -tu
mi sei simpatico...e poi non urli come lei...è stato
insopportabile...non appena le ho puntato addosso la pistola a cominciato a
piagnucolare e a strillare come un’oca...mi ha veramente dato sui
nervi...
-E’
comprensibile...- afferma il ragazzo, vorrebbe dirgli qualcos’altro, ma l’uomo
lo interrompe.
-Ora non urlerà
più, vero? Non farà tutto il chiasso che ah fatto prima, vero?-
chiede e Greg riconosce nei suoi occhi il terrore di una risposta negativa.
-Non preoccuparti Gill, non preoccuparti, ora Sara
non urlerà più, vedrai...- lo rassicura, ma Grissom, o almeno la
personalità omicida che ha prevalso sul suo lato umano, non sembra
esserne davvero molto convinta.
-Davvero? Come puoi
esserne così sicuro?- Greg lo fissa per un
attimo, consapevole che la sua maschera di finta calma s’è ormai
infranta, distrutta. Poi il suo sguardo si posa sul cadavere inerme e, molto
probabilmente già freddo di Sara, sente le lacrime salirgli agli occhi,
ma con un ultimo immenso sforzo riesce a reprimerle, fa un piccolo segno a
Katherine e a Nick, che si trovano fuori, all’esterno della breakroom, e infine si rivolge di nuovo a Grissom, rivolgendogli il sorriso più straordinariamente falso
che riesce a fare.
-Non preoccuparti Gill, non preoccuparti...in morte requiem...-
Fine.
Eccomi a voi con un’altra
delle mie solite storie senza capo né coda, dove scopriamo la doppia
personalità di Grissom...lo so che una cosa del
genere non ha alcun senso, ma vi sarei grata se lasciaste un commentino, tanto
per sapere che effetto vi ha fatto...ciao dalla vostra Isi.