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Autore: VahalaSly    27/06/2013    6 recensioni
Breve AU in cui Castiel è un semplice bambino di quattro anni e Dean altro non è che il suo migliore amico.
Dal testo: "Non vi era luogo in cui il bambino andasse senza il suo migliore amico, che teneva sempre stretto tra le sue braccia, incapace di starne lontano anche solo per pochi minuti. Dean sembrava avere, infatti, un super potere: quando stavano insieme Castiel era più coraggioso, più forte, quasi invincibile."
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il vento soffiava forte quel giorno, Castiel se lo ricordava bene. La mamma gli aveva fatto indossare il cappotto che in genere tirava fuori solo d'inverno, nonostante fosse ancora settembre. Poiché era il suo compleanno, avevano accettato di portarlo in spiaggia a vedere il mare. Aveva dovuto insistere parecchio, perfino versare qualche lacrima, ma alla fine avevano ceduto. Castiel non sarebbe potuto essere più felice: amava guardare le onde che, soprattutto con un vento come quello, si alzavano e riscendevano in picchiata contro la sabbia, tuonando minacciose.

Non appena erano arrivati si era gettato di corsa verso l'acqua, le urla dei suoi genitori alle spalle. Aveva preso la rincorsa e si era gettato a terra sulla riva, gli schizzi di acqua salata che gli bagnavano il volto. Era stato allora che l'aveva visto.

Un piccolo orsetto di peluche giaceva a terra, mezzo sepolto dalla sabbia bagnata. Aveva il pelo infangato, sporco e la pancia era stata squartata come da un cane feroce, con l'imbottitura che sbucava fuori.

Castiel non ci aveva dovuto pensare due volte: l'aveva subito preso, cercando di togliergli di dosso un po' di sabbia con le sue piccole manine. Era poi corso verso sua madre e suo padre, felice di aver recuperato un così bell'orsetto e, subito, aveva insistito per tornare a casa, impaziente di aiutare il suo piccolo nuovo amico.

Quella sera stessa, insieme a suo padre, lo aveva ricucito. Castiel aveva solo quattro anni, perciò non gli era permesso usare l'ago, però suo padre gli aveva lasciato lavare l'orsetto e stringere il filo delle cuciture. In pochi minuti era tornato completamente intero, nonostante il pelo sbiadito e qualche buco che ancora persisteva. I suoi genitori lo avevano invitato a buttarlo via "Questo orsetto è rovinato tesoro, non l'abbiamo aggiustato, ma solo sistemato un po'"; "Non è possibile ripararlo, è danneggiato troppo profondamente"; "Te ne prenderemo uno nuovo" ma Castiel si era rifiutato. Nessun nuovo orsetto avrebbe potuto sostituire quello che ora teneva tra le sue manine e che lo guardava triste, l'ovatta che ancora sbucava insistente da qualche punto. Castiel lo trovava il più bell'orsetto che fosse mai esistito al mondo.

"Come lo chiamerai?" gli aveva chiesto allora gentilmente sua mamma, chinandosi accanto a lui.

Castiel ci aveva pensato un po': non conosceva molti nomi adatti a un orsetto, inoltre voleva un nome che gli rendesse giustizia. Quell'orsetto era un guerriero, un vero duro, non come gli altri orsetti che avevano passato tutta la loro vita in una casa accogliente e con ogni comfort; lui era un sopravvissuto, un eroe.

"Si chiama Dean" aveva annunciato infine, fiero del bel nome che aveva scelto.

Da quel giorno, Castiel e Dean erano diventati inseparabili. Non vi era luogo in cui il bambino andasse senza il suo migliore amico, che teneva sempre stretto tra le sue braccia, incapace di starne lontano anche solo per pochi minuti. Dean sembrava avere, infatti, un super potere: quando stavano insieme Castiel era più coraggioso, più forte, quasi invincibile. Lo aveva spiegato a sua madre e suo padre, ma loro non sembravano prendere la storia sul serio, tuttavia Castiel non se ne era mai curato troppo: lui sapeva che era la verità.

Molto spesso gli altri bambini all'asilo lo prendevano in giro: era un orsetto così sporco, così insignificante, tutto rotto! Perché mai avrebbe dovuto tenerlo? Era chiaramente da buttare! Castiel però non li ascoltava, non lo faceva mai. Loro non potevano capire, non immaginavano quando Dean fosse forte e importante. Nessun orsetto era come Dean, perciò Castiel non si aspettava che qualcuno potesse comprendere quanto eccezionale esso fosse.

L'estate successiva, quando Castiel e la sua famiglia si recarono nuovamente al mare, il bambino non volle sentire storie: Dean sarebbe andato con loro, oppure non sarebbe andato neppure lui. Non avrebbe lasciato il suo amico a casa, non l'avrebbe mai abbandonato. Come aveva fatto poco meno di un anno prima, non appena i suoi piedini toccarono la sabbia Castiel si precipitò verso la vasta distesa d'acqua, l'odore salato del mare che gli entrava prepotente nella narici.

"Visto? Siamo tornati!" urlò felice a Dean, indicandogli entusiasta il punto in cui era sicuro di aver ritrovato il suo amico. Si chinò e posò Dean sulla riva, le onde che si infrangevano piano a pochi centimetri dai loro piedi.

All'improvviso però Castiel sentì un urlo. Si voltò di colpo e vide sua madre a terra, la sdraio rovesciata di lato. Suo padre la stava aiutando a rialzarsi, ridendo divertito. Castiel si voltò allora verso Dean: voleva fargli vedere come si stavano divertendo i loro genitori, che erano sempre così seri e stanchi, ma il piccolo orsetto era sparito. Il bambino andò in panico: dov'era finito? Si guardò attorno con le lacrime agli occhi, poi all'improvviso una sagoma familiare attirò la sua attenzione: Dean era a pochi metri da lui che galleggiava in acqua, la corrente che lo trascinava sempre più lontano.

Castiel lo osservò qualche istante, incapace di andare a salvarlo: senza Dean tutto il suo coraggio svaniva.

Il suo amico lo guardava dall'acqua, la familiare espressione triste sostituita da una più cupa, quasi delusa. Castiel allora si fece forza: prese la rincorsa e si gettò in acqua, cercando di nuotare il più velocemente possibile per raggiungere Dean. Non l'avrebbe abbandonato, Dean aveva bisogno di lui e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo unico amico.

Non aveva mai imparato bene a nuotare, l'acqua gli piaceva osservarla, non entrarci dentro; fece però ogni sforzo per raggiungere l'orsetto e, alla fine, ci riuscì. Sentì la familiare zampetta stretta nella sua mano e velocemente iniziò a nuotare nuovamente verso riva, il fiato che si faceva sempre più corto, le gambe che pulsavano dolorosamente. Non aveva paura però: ora c'era Dean con lui, non poteva accadergli niente di male.

Continuava a nuotare, ma la riva continuava ad allontanarsi, la corrente che li trascinava sempre più lontani. Un'onda si abbatté su di lui, trascinandolo sott'acqua. Il bambino si assicurò di avere ancora Dean stretto nella sua mano, poi riprese a muoversi. Dopo poco fu trascinato di nuovo sotto e questa volta sentì il sapore dell'acqua fino alla gola, che prese a bruciargli. A quel punto Castiel smise di nuotare.

Si lasciò andare e sentì il suo corpo trascinato in superficie. Chiuse gli occhi, stringendo forte Dean al petto, e cominciò a cantare quella canzone così bella che sua madre usava ogni notte per farli addormentare. Era ancora tranquillo: c'era Dean con lui, nulla sarebbe potuto andare storto.

Una nuova onda si abbatté su di loro ma, questa volta, solo Dean tornò a galla.

  
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