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Autore: WestboundSign_    27/06/2013    12 recensioni
Perché andare avanti se la tua vita è una bugia? Perché vivere se quando morirai i tuoi ricordi, le tue azioni, il tuo volto verranno seppelliti e dimenticati, il loro posto preso da migliaia di nuove anime? Ma, soprattutto, come si fa ad amare il proprio assassino? Seduto su un balcone all'undicesimo piano di un hotel, Victor non riesce a trovare risposte. Perché Jaime è sempre lì, ad oscurargli i pensieri e mozzargli il respiro. (E' una fottuta Fuenciado, okay?)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Who knew this trip would be this hard?'
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Jaime uscì da lui rapidamente, sdraiandosi al suo fianco. Si coprì fino alla vita con il lenzuolo candido e regalò un sorriso a Vic prima di chiudere gli occhi soddisfatto.

Era da tempo che continuavano così, e alla fine sembrava anche giusto. Sorrisini nel backstage – camera/tour bus – scopata – sonno. E al mattino uno dei due sgusciava fuori dal letto come se niente fosse successo, pronto a vivere un altro giorno.

Entrambi non avevano una ragazza e se non avessero fatto parte di quel gruppo probabilmente sarebbero rimasti single a vita. Non erano belli, non erano particolarmente intelligenti, non erano niente. Eppure venivano idolatrati e amati da orde di persone, ma si sa come funziona la musica, nel momento stesso in cui entri a far parte di una band diventi superiore a tutti gli altri, perché sei lì, su quel palco, a cantare le tue canzoni e a sapere che qualcuno, da qualche parte nel mondo, sta apprezzando i tuoi pensieri attraverso un paio di cuffie. Avevano avuto fortuna e basta, questa era la verità.

Ma cosa poteva ancora volere Victor? Non si amavano e non erano niente. Considerando lo scopare come parte di quel niente. Puri bisogni psicologici, qualcosa chedovevano fare per tirare avanti, perché era così che doveva essere. Nessuno spazio a pensieri diversi dall'orgasmo, nessuno spazio alle paranoie, nessuno spazio ad ogni qualsivoglia cosa che avrebbe potuto attraversar loro il cervello.

Per Jaime non doveva essere difficile. Sapeva quello che voleva, sapeva cosa fare e perché farlo. Probabilmente non si ricordava più come era iniziato tutto, la sera in cui aveva trovato un nuovo divertimento e distrutto una vita.

Victor rimase qualche minuto a fissare il soffitto sporco dell'albergo in cui si trovavano. Era stanco. Stanco dentro, di quella stanchezza che ti si attacca addosso dopo mesi di sbagli, di quel mal di vivere che ti prende una mano e ti trascina giù, giù nei buchi neri della terra.

Nonostante si ostinasse ad affermare di non saperne il motivo, in cuor suo sentiva che la causa dei suoi problemi era proprio l'uomo che in quel momento dormiva di fianco a lui.

Succedeva sempre così, sempre. Forse non era abbastanza, abbastanza e basta. Perché era solo da tempo immemore. E l'unica persona che era riuscito a trovare non era come lui avrebbe voluto. In fondo era solo un egoista, cosa si aspettava? Che Jaime lo baciasse al di fuori del letto? Che si trasformassero in due gay da palcoscenico come i My Chemical Romance? O che flirtassero come adolescenti in piena crisi ormonale?

Sapeva che non sarebbe mai stato possibile. Eppure continuava a sperarci. La speranza era la peggior nemica per le persone come lui. Si ritrovava a sognare di baciarlo sotto la luna, o di essere sorpreso ad ammirarlo nel sonno. Che era la sua nuova occupazione preferita.

Da un po' di mesi aveva iniziato ad abbracciarlo prima di addormentarsi. Appoggiava la testa sul suo petto e chiudeva gli occhi, lasciandosi cullare dal suo profumo. Il battito lento del suo cuore lo trascinava in una spirale nera e disastrosa, sempre più giù, a lacerargli i muscoli e penetrare a fondo, nella carne e nelle ossa, lasciandolo svuotato, privato di un pezzetto di sé, notte dopo notte, un giorno non si sarebbe più svegliato, ne era sicuro.

Jaime emise un sospiro, si era addormentato. Vic gli accarezzò una guancia, e quello girò la testa, quasi avesse repulsione di quel gesto, o vergogna.

Il dolore non fece che aumentare. Come poteva odiarlo talmente tanto da amarlo, incondizionatamente? Uno sguardo e finiva per terra, ai suoi ordini, pronto a mettere in gioco tutto ciò che possedeva per lui.

C'era qualcosa di insano nel loro rapporto, Victor ne era convinto, anche se sempre più spesso quel “loro” vacillava. Potevano davvero definirsi un “loro”? Di una cosa era sicuro: senza Jaime non sarebbe sopravvissuto. Un po' come quando al liceo il bullo della scuola prende sotto la sua ala lo sfigato del primo anno; con loro era successo lo stesso. Jaime era molto più cosciente della realtà delle cose, più sicuro, più sfacciato, più forte, più bello, più... più. Probabilmente, i conflitti interiori che massacravano Vic non lo sfioravano minimamente. Non ne aveva bisogno. Aveva una vita perfetta, avevano una vita perfetta. Ma si poteva considerare quella folle dipendenza parte della perfezione?

Jaime si sentiva meraviglioso, dentro. Vic non sentiva più nulla. Con una sorta di perversione, passava le giornate a sognare ad occhi aperti, sognare un mondo migliore, un Jaime innamorato e meno sofferenza. Ma il karma era uno stronzo e l'unico che finiva per terra era lui, nella realtà.

Aveva immaginato di prendere la mano di Jaime e volare via, nel cielo azzurro, sotto il sole o sotto la pioggia, con la neve o con il vento, sempre più su, sempre più in alto, sdraiarsi sulle nuvole e fare l'amore per la prima volta, per sempre, morire, vivere, nascere. Avrebbe potuto affrontare il mondo, con lui. Avrebbero potuto stare bene. Ma quello non era il suo destino, sempre che ne fosse esistito uno.

Il battito regolare di Jaime lo stava accompagnando nei sotterranei, nei posti bui della mente che non aveva mai avuto il coraggio di esplorare. Il ragazzo sussultò, facendo scivolare leggermente Vic dal suo posto, che scosse il capo, come uscendo da un coma.

Avrebbe dovuto farsi vedere da uno specialista, forse. Perché nessuno riusciva a notarlo? Mesi e mesi di lenta caduta, ossa spaccate e occhiaie, ma il coraggio sembrava essere mancato a tutti. Negli ultimi tempi era degenerato, se lo sentiva dentro. E quando Jaime si voltò, dandogli la schiena, la consapevolezza dei suoi desideri lo colpì in pieno.

Mi piacerebbe farla finita stanotte”, e finalmente si sentì le ali, avrebbe potuto volare, avrebbe potuto essere libero, se solo avesse voluto.

Sbarrò gli occhi e scivolò sul bordo del letto, scostando il lenzuolo e cercando i suoi boxer per terra. Li infilò velocemente e raggiunse la porta-finestra che dava su di un piccolo balcone vuoto. La socchiuse prima di voltarsi verso Jaime. Accennò due passi verso di lui, fermandosi poi a debita distanza, non volendo svegliarlo. Si chinò fino a raggiungere la sua stessa altezza e, di nuovo, gli sfiorò una guancia. “Mi... mi dispiace, ma... non riesco a vedere che mi a-ami veramente”, sussurrò inghiottendo saliva e trattenendo le lacrime.

Tirò gli angoli della bocca in un sorriso sghembo e si rialzò. Spalancò la finestra, lasciando che l'aria fredda dell'inverno penetrasse nella stanza.

Inspirò a lungo, come se fosse stata la sua prima volta.

Le luci della città in lontananza sembravano così piccole. Si chiese se, da qualche parte, qualcuno stesse cercando di fare la stessa cosa che era in procinto di fare lui. Probabilmente no, o, almeno, non per i suoi stessi motivi.

Si avvicinò alla ringhierà e guardò giù, uno sguardo veloce, disinteressato, per capire quanto avrebbe potuto volare libero. Essendo al decimo piano, calcolò due secondi . Erano più che sufficienti per sentire.

Alzò una gamba e appoggiò il piede nudo sul metallo freddo della ringhiera del balcone. Quasi non sentì i brividi attraversargli la spina dorsale, quindi mise anche il secondo piede e si tirò su, sedendosi con le gambe a penzoloni nel vuoto.

Tutto era molto precario, su quella sbarra di ferro. Finalmente, poteva decidere, aveva la vita nelle sue mani, se avesse voluto avrebbe potuto voltarsi e rientrare nella camera, oppure chinarsi ancora un po' e cadere, giù, sopra le macchine e i taxi.

Si sentì padrone delle sue scelte, e il pensiero di aver sconfitto il destino lo fece sorridere amaramente.

Forse avrebbe dovuto pensare alla sua vita, la nascita i parenti Mike la scuola il liceo la band la prima ragazza i concerti i fan “mi hai salvato la vita” Jaime e... Jaime.Tutte le canzoni che aveva scritto per lui. Le notti insonni, i concerti buttati, le lacrime sprecate, i preservativi mai aperti che tanto non ce n'era bisogno, i baci vuoti, i loro corpi sudati, il suo sorriso e i suoi scherzi.

Come quella volta che avevano bevuto più di tutti ed erano saliti sul tetto del tour bus.

O quando si erano nascosti in bagno e Mike era caduto con la testa nel water dallo spavento.

Vic ridacchiò. In un modo o nell'altro, tutto era destinato a sparire. I ricordi... dove finivano i ricordi? Certo, il suo viso sarebbe stato sui giornali per un po' di tempo, i Pierce the Veil si sarebbero sciolti, oppure avrebbero scritto un album per lui, i fan avrebbero oscurato i profili in segno di lutto. Ma passati i mesi, gli anni, i secoli, di Victor Vincent Fuentes sarebbe sparita ogni traccia.

Forse qualche adolescente, frugando nella soffitta di casa, avrebbe trovato un vecchio numero di Kerrang! in cui si annunciava il suo funerale, in cui ci si chiedeva il perché di un gesto così estremo. E allora avrebbe cercato su internet, riesumato la sua voce da una montagna di gruppi uguali, anche se così diversi.

Ma le sue emozioni? La prima caduta in bici, il primo bacio, le corse al parco, i tuffi in piscina, i tramonti e le notti steso a pensare a tutto e a niente, dove sarebbero finite?

Gli passò per la mente un'immagine di Mitch Lucker al Warped Tour di qualche anno prima. Non l'aveva mai conosciuto bene, ma in quel momento avrebbe voluto sapere tutto di lui. Perché beveva così tanto? Qual era stato il suo primo ricordo? Come si sentiva a saltare e agitarsi su quel palco troppo piccolo, urlando la sua disperazione, senza filtri o censure?

Non avrebbe mai ricevuto risposte! Mitch era morto, tre metri sotto terra, e presto o tardi, grazie al nuovo cantante dei Suicide Silence, il suo viso sarebbe lentamente scomparso, lasciando il posto a mille altri ragazzi più o meno bravi di lui, simili o diversi, ma con la stessa voglia di essere.

Era stato inutile dar spazio alla sua passione per il canto, era stato inutile uscire dal Messico, era stato inutile far finta di essere etero, farsi fare un piercing al naso e lasciarsi crescere i capelli lunghi. Alla fine tutti erano parte di un disegno più grande, e nessuno sarebbe stato ricordato. Era inutile vivere.

Vic vacillò, puntando poi gli occhi ai suoi piedi scalzi. Tenendosi forte alla ringhiera tirò su le gambe, accucciandosi sulla barra di ferro. Il viso di Mitch si confondeva con quello di Jaime, i lineamenti tirati, deformati.

Accennò una risatina quando, alzandosi in piedi, uno spezzone di un film, Forrest Gump, gli passò davanti. L'unica differenza fra lui e Jenny stava nel fatto che lei aveva assunto cocaina prima di provare a buttarsi giù. Lui invece era sobrio, lucido. Lucido? Poteva davvero definirsi lucido?

Una folata di vento gli scompigliò i capelli, fermandolo dall'entrare di nuovo in una catena di pensieri impossibile da rompere.

Rabbrividì inconsciamente, le sensazioni su quel balcone sembravano diverse, dilatate e rimpicciolite velocemente, all'infinito.

Aprì le braccia come per volare e spostò piano un piede verso il vuoto. Chiuse gli occhi, sentendo subito l'equilibrio diminuire.

Provò a concentrarsi su qualcosa di sensato, in fondo erano i suoi ultimi secondi di vita, ma l'unica cosa che usciva dal suo cervello era Jaime.

Li riaprì di scatto e saltò, ma non riuscì a staccare i piedi dalla ringhiera gelida.

“Shh, va tutto bene, scendi”.

Paralizzato, girò piano il collo. Jaime lo stava abbracciando da dietro, ancora nudo, i capelli più spettinati del solito.

“Cosa ci fai qui?”, sussurrò Victor. “T-torna a letto... ti raggiungo fra un minuto”, disse serio, gli occhi spalancati per lo spavento.

Il ragazzo dietro di lui si limitò a sollevarlo e trascinarlo giù da quella sbarra di ferro troppo sottile; era un miracolo che non fosse caduto giù nel momento stesso in cui ci si era appoggiato.

“Perché sei salito lì sopra, Victor?”

“Ti ho detto di tornare a letto”, sussultò di rimando. Aveva iniziato a tremare violentemente senza neanche rendersene conto. Era la prima volta che veniva chiamato in quel modo da qualcuno che non fosse suo fratello o i suoi genitori.

“E io ti ho detto di dirmi perché sei salito lì sopra”. Gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime salate, che in pochi secondi tracciarono solchi bagnati sulle sue guance.

“Perché piangi? Torna a letto”.

Jaime lo scosse violentemente per una spalla. “Victor, cos'hai bevuto?”.

Il ragazzo scosse la testa. Non poteva capirlo. Non era così facile buttarsi giù da un balcone perché ubriachi. “Vaffanculo Jaime. Il destino...” iniziò a piangere anche lui, coprendosi il viso con le mani, agitandosi e respirando a fatica, il cuore che pompava a mille nelle sue vene.

Aveva cercato di suicidarsi.

Aveva cercato di suicidarsi e la causa del suo suicidio l'aveva salvato. Aveva ridato una chance al destino.

Si lasciò guidare dentro la camera, il volto completamente bagnato e il corpo coperto di brividi.

Lasciò che Jaime lo stendesse sotto le coperte, e sentendole calde si rannicchiò in posizione fetale, sussultando ogni secondo anche a causa del respiro affannato.

Percepì il peso dell'amante sul letto, poi un paio di braccia forti e bollenti lo avvolsero. “Domani sarà tutto passato, te lo giuro. Ora dormi”.

E così fece, chiudendo gli occhi alla vista di ciò che non sarebbe mai potuto essere suo.

 

 

Oh, hi. Questa cosa non ha un vero senso. Ho passato tipo una settimana ad ascoltare Bulls in the Bronx in loop e ad un certo punto sono stata folgorata da questa illuminazione.

E ho deciso che fare una Fuenciado sarebbe stata la cosa migliore. So che la conlusione fa cagare non giudicatemi
In teoria l'avevo già pubblicata ma ho sbagliato una cosa, ho fatto una figura di merda, voglio morire, quindi idk bleah schifo.

In teoria sarebbe dovuta venire moooolto più triste e drammatica and stuff, ma proprio non ci riesco non so scrivere sono agitata omg.

Come al solito scrivo troppo mmh. Se vedete errori non è colpa mia! MelodramaticFool_ avrebbe dovuto farmi da beta, ma è una troia ed è partita per Malta, edovevo pubblicare questa one-shot (_Lolita è tutta per te lol <3).

Mmh bene, anzi MALISSIMO, vi regalo un burrito se recensite dicendomi quanto faccio schifo. <3


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