Salvami, Jack.
Jack, non lasciarmi sola nelle tenebre.
I boschi sono troppo fitti, il rumore del vento è infinito e ti sto cercando.
Dove sei, Jack?

- Emily, svegliati tesoro, è il giorno della mietitura.

Mi alzo di scatto e vedo mia madre seduta sul letto con una tazza tra le mani. Sembra un infuso alle erbe, quello che mi preparava quando non riuscivo a dormire da bambina.

- Bevi, ti farà bene. Non possiamo permetterci tanto, ma il caldo dell'infuso ti terrà sveglia per la mattina.

Mi accarezza la guancia tremante e mi da un bacio sulla fronte, dopodiché si alza e apre le tende.

- Mamma?
- Dimmi, tesoro.
- Dici che quest'anno è il mio turno? Sceglieranno me?

Si gira lentamente. Il suo sguardo è dolce, pieno di amore. Lei si avvicina a me e mi prende una mano.

-  La fortuna non è dalla parte di nessuno, è una cosa che se deve succedere succede. Non è il TUO turno, Emily. Non sarebbe il turno di nessuno.

Si allontana dalla stanza, chiudendo la porta.
Io mi alzo e avanzo verso lo specchio.
I miei capelli rossi sono liberi, selvatici. Li raccolgo in una coda alta, facendoci passare il mio portafortuna : una spilla dorata che raffigura una conchiglia.
La tengo con cura da dieci anni. Mi è stata donata da Jack, il figlio di amici di famiglia che sono dovuti scappare dal distretto 12 per motivi di lavoro. Ora sono nel distretto 11 e si occupano dell'agricoltura. Ho sempre avuto un amore segreto per quel ragazzo, un tempo solo un bambino.
Era dolce, premuroso e sensibile. Sapeva quando ero triste e quando mio padre partiva per la guerra lui mi consolava.
Ho delle sue foto recenti nel mio vecchio diario, ma non mi bastano, vorrei tanto vederlo dal vivo.
Prego per lui, non vorrei mai che partecipasse agli Hunger Games. E' un ragazzo d'oro, non ucciderebbe nemmeno una mosca.
Almeno, da come mi ricordo io, non so se le sue abitudini e il suo carattere sono cambiati.
Rimane sempre il mio Jack, il ragazzo che mi manda una lettera al mese.
Il ragazzo che amo da dieci anni.