Caro
Sacro Romano Impero…
Quanto
tempo è passato dalla tua
partenza? Due? Tre anni? Eppure la nostalgia, il bisogno della tua
presenza non
è mai scomparsa. Ogni giorno ti cerco con lo sguardo, con la
coda dell'occhio
spero di poter intravedere quel bambino che mi spiava e che mi
proteggeva da
qualsiasi pericolo.
Non
ho più avuto tue notizie. Le
prime volte non perdevo occasione per chiedere di te, ma ora ho capito
che è
tutto inutile: Austria cambierebbe subito discorso e Ungheria farebbe
di tutto
per farmi ridere.
Io
vorrei sapere cosa ti è successo.
Perchè
non sei ancora tornato a
casa?
Perchè
la tua stanza è ancora vuota?
I
ricordi iniziano a sbiadire, sai?
Il tuo aspetto è ancora vivido grazie a quel ritratto che ti
feci in quel
soleggiato giorno d'estate quanto io e te, seduti su un prato fiorito,
parlavamo della nostra vita.
Dove
sei, Sacro Romano Impero?
Mi
riconoscerai quando varcherai
nuovamente quella porta?
Questa
è una delle mie paure più
grandi. Io non sono più lo stesso, sono cresciuto e la mia
voce è cambiata.
Ungheria e Austria erano così contenti quando finalmente
iniziai a crescere, ma
io no. Per paura mi rifiuto di indossare abiti maschili, continuo a
portare un
vestito identico a quello con cui eri solito vedermi. Dovrai per forza
riconoscermi quando tornerai.
Anche
tu sei cresciuto, vero? Di
certo sarai diventato un ragazzo affascinante. Sei alto? Ti immagino
ancora con
la stessa pettinatura, con i capelli ordinati sotto il medesimo
copricapo.
Ora
sono nascosto in soffitta, ti
sto scrivendo queste poche righe per sfogo, non voglio che altri mi
vedano, non
desidero mostrare questa mia debolezza, loro devono pensarmi felice e
sorridente come un tempo, devono credere che ho altri pensieri per la
testa,
devono sapere che il tuo ricordo non mi disturba, che la speranza non
mi spinge
ad aspettare.
Eppure
ogni mattina mi sveglio con
la speranza di trovarti di fianco al mio letto in attesa del nostro
secondo
bacio, perchè quello che ti ho donato alla tua partenza non
può essere stato
l'unico, con il mio scopettone in mano, il tuo viso severo che fatica a
nascondere
un piccolo e dolce sorriso.
Non
saprò mai dimenticarti, vero? Io
ne sono sicuro... Nessun altro potrà occupare quello spazio
nel mio cuore dove
ci sei tu, quello che continua a farmi male.
Ritorna...
Te
l'ho scritto in ogni singola
lettera, perchè da allora ti ho scritto ogni giorno. Questo
pezzo di carta
finirà in mezzo a tanti altri dentro una scatola impolverata
che nessuno
troverà mai.
Probabilmente
tu non leggerai mai
queste lettere, però mi è impossibile sfogarmi in
altri modi.
Ritorna
da me...
Ora
Austria mi sta chiamando, ultimamente
non è tanto severo, oggi ha promesso di farmi ascoltare
qualcosa, lui suona
benissimo il pianoforte.
Devo
andare...
Ti
amo.
Feliciano
Vargas