Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: __Mais__    28/06/2013    14 recensioni
Greta è una sedicenne come tante altre, un po' bassa rispetto alle sue coetanee, ma dai lunghi e morbidi capelli castani che incorniciano un viso dolce e due occhi azzurri tanto belli quanto espressivi. Nonostante sia una ragazza dalle curve giuste al posto giusto, non ha mai avuto molti ragazzi che la corteggiassero; sarà per il suo carattere un po' timido o perché non è mai stata prima d'ora realmente interessata a trovare un fidanzato, ma sta di fatto che di ragazzi non ne capisce proprio niente.
Innamorarsi era l'ultimo dei suoi pensieri, finché non si accorge di essere completamente cotta del nemico, lo stronzo che la stuzzica continuamente, il ragazzo più volgare, esibizionista e sbruffone che lei conosca: Alex Rossi, ovvero il migliore amico di suo fratello Mirko, nonché fratello della sua migliore amica Marika. Un ragazzo che l'ha vista crescere, ma che non l'ha mai ritenuta degna di sue attenzioni, fino a quando una sera...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








 

A mia madre,
che ha passato un brutto periodo, ma nonostante tutto resta la donna più forte e decisa che conosco.
Ti voglio bene, mamma.




 

CAPITOLO 17
(Non ancora betato)

 

 


Sono pietrificata dai suoi modi di fare possessivi, che da una parte mi fanno attorcigliare lo stomaco per l’emozione, ma dall’altra mi innervosiscono soltanto, e resto ferma, totalmente immobile per svariati secondi, fissando la schiena perfetta di Alex e le sue spalle larghe finché non lo vedo scomparire dietro il portone di casa.
Non capisco mai quello che gli passa per la testa, dannazione!
Sento ancora le guance in fiamme e il corpo vibrare a causa del suo tocco, così distruttivo e allo stesso tempo benefico per me.
Fa freddo e solo adesso ricordo che dietro di me c’è Claudio, che mi aspetta in macchina e probabilmente è livido di rabbia.
Qualsiasi ragazzo lo sarebbe alla visione della propria ragazza che viene avvicinata da un altro, che viene baciata da un altro, che è innamorata di un altro.
Con gambe tremanti e i sensi di colpa e le mie emozioni contrastanti stampate in pieno viso, mi volto e mi avvicino a lui come una condannata si avvicina al patibolo.
Non riesco a guardarlo in faccia per la vergogna, ma sono certa che mi sta scrutando con attenzione per cogliere ogni messaggio non verbale che il mio corpo involontariamente gli invia.
-Ciao- dico semplicemente, aprendo la portiera della sua auto.
-Ciao- ricambia il saluto con voce cupa e triste, che peggiora immediatamente i miei sensi di colpa.
Cerco di mettermi comoda e mi stringo nel giubbotto, nella speranza che esso mi nasconda totalmente ai suoi occhi accusatori.
Passano interi minuti di silenzio, ma nessuno dei due parla; si sente solo il motore ruggente della macchina, il suono delle ruote sull’asfalto e i nostri respiri, i suoi sbuffi iracondi e le mie dita che non smettono di muoversi per il nervosismo.
-E’ lui il problema, vero?- Il suo sembra un ringhio, mentre le sue mani sul volante si stringono convulsamente fino a far diventare le nocche bianche.
-Come?- Balbetto, poiché mi ha colto di sorpresa, rompendo il silenzio con parole che mi mettono paura.
-E’ per lui che la nostra relazione va a puttane, vero?- La sua voce è più autoritaria e mi mette rapidamente alle strette.
Mi stringo nelle spalle, consapevole di non potergli mentire per sempre, consapevole che merita la verità come nel suo caso l’avrei pretesa io, consapevole che sto soffrendo per Alex e non voglio che lui soffra allo stesso modo per me.
-E’ complicato…- Inizio a dire, ma vengo subito interrotta da lui che accosta al lato della strada, con una manovra piuttosto brusca, per potersi girare verso di me e fissare i suoi occhi nei miei.
-Non è complicato,- scandisce ogni singola parola, digrignando i denti. –Le cose sono semplicissime, invece: o vuoi stare con me o non vuoi stare con me. Ma se sei la mia ragazza non posso tollerare che tu ti faccia toccare da un altro ragazzo!-
Rabbrividisco al suono della sua voce, così aspro e ricco di delusione e rabbia.
-Non è successo niente con Alex…- Inizio a dire, sempre più sulla difensiva, ma anche questa volta non riesco a finire la frase che un turbine di parole esce dalle sue labbra.
-Ho visto come mi ha guardato quello stronzo, ho visto che ti ha baciata, quindi non mi dire che non ti ha toccata!-
-Era un bacio sulla fronte, un fottuto bacio sulla fronte!- Mi ritrovo inconsapevolmente anche io ad alzare la voce, in difesa al suo tono elevato.
-E allora perché in questi ultimi giorni non ti sei fatta viva? Perché mi hai evitato come la peste? Perché cazzo, ogni volta che cerco di avvicinarmi a te, mi respingi?- Sospira esasperato e decisamente stanco, mentre cerca di regolare il suo respiro alterato.
Mi viene da piangere, sento gli occhi pungere e un nodo alla gola mi blocca il respiro.
-Io…- Cerco di dire, ma le parole mancano e la mia voce si spezza immediatamente.
-Non ti ho chiamata o scassato le palle con messaggi su messaggi unicamente perché volevo avessi del tempo per pensare e schiarirti le idee su quello che era successo, ma non credi che mi senta ferito se quando vengo da te, perché ho una voglia disperata di stare con te, dopo una giornata faticosa e stressante, ti trovo a fare gli occhi dolci ad un coglione?- Sento i suoi occhi puntati addosso, ma non riesco a guardarlo per paura di scoppiare a piangere proprio davanti a lui, così mi ritrovo a guardare fuori dal finestrino, cercando di ricacciare indietro queste odiose lacrime.
-So che sei pentita di essere venuta a letto con me, non sono stupido. L’ho capito dalla rapidità con cui te ne sei voluta andare e dal fatto che da allora sono diventato invisibile per te.-
Tremo, tremo per il freddo, per le cose ancora non dette, tremo nonostante tutto ancora per il tocco di Alex e per gli occhi feriti di Claudio che mi perseguiteranno in eterno.
-Non sei diventato invisibile, è solo che…- Non riesco mai a portare a termine una frase, mi limito a mordermi le labbra con forza, quasi fino a farle sanguinare, e a muovere le dita con frenesia.
-Solo che non vuoi stare con me- sospira di nuovo, abbattuto, guardando adesso dovunque tranne che la sottoscritta.
-Claudio, sono confusa e credo che Alex mi…- Provo a dirgli sinceramente come stanno le cose, provo a spiegargli quello che provo per quello stupido ragazzo biondo e il semplice affetto che invece nutro nei suoi confronti.
-Ti piace, lo so. Lo vedo scritto a lettere cubitali nei tuoi occhi- con la coda dell’occhio lo vedo passarsi stancamente una mano sul viso.
-Mi dispiace- riesco a dire solo questo, mentre abbasso il capo colpevole.
-Io ti amo- sussurra lui in risposta, lasciandomi interdetta, a dir poco basita.
-C-cosa?- balbetto, sgranando gli occhi e deglutendo rumorosamente più e più volte.
-Ti amo, cazzo. Non sai quanto mi faccia male sentirti dire che sei innamorata di un altro ragazzo, vedere che preferisci lui a me. Ma io ti amo, e lui? Lui farebbe qualsiasi cosa per te, tiene a te come ci tengo io?- Mi sfida con lo sguardo a controbattere, mi sfida con gli occhi a contraddire le sue parole perché sa per certo di aver ragione.
Dopotutto, Alex è conosciuto per la sua freddezza e indifferenza nei confronti delle ragazze che illude facilmente e di cui si sbarazza con altrettanta facilità.
Usa e getta, è questo l’uso che fa delle ragazze e lui ha una grandissima fama di stronzo.
Non ho neanche il tempo di formulare una risposta di senso compiuto che Claudio riprende a parlare più agguerrito che mai.
-Non ti sto chiedendo di ricambiare necessariamente adesso i miei sentimenti, ti sto chiedendo tempo per poterci conoscere meglio, tempo per riuscire a farti innamorare di me, perché so che ci riuscirei, so che con me ci stai bene, anche se a volte sei pensierosa e solo ora ho capito il perché.-
-Non lo so, complicheremmo solo le cose…- mormoro con insicurezza.
Che altro potrei dire?
Sono confusa, mi sembra di avere una feroce guerra dentro che mi scombussola, perché da un lato vorrei davvero credere di potermi innamorare di Claudio a tal punto da non dedicare neanche un misero pensiero al biondino, ma dall’altro lato la parte più sicura e scettica di me mi bisbiglia che non ci riuscirò mai a togliermelo dalla testa, non così per lo meno.
Chiodo schiaccia chiodo difficilmente funziona. Ci ho già provato con Claudio, no? E siamo arrivati ad un punto morto.
-No, invece. Io non mi sono pentito di aver fatto l’amore con te, di essere stato la tua prima volta, perché per me è stato bellissimo e so che per te è stato doloroso e probabilmente anche deludente, affrettato, ma non roviniamo tutto per un errore o per un passo falso- mi implora con lo sguardo e non riesco a non sentirmi toccata dall’affetto e dalla passione che percepisco nella sua voce.
Mi ama davvero? Come può amare una stronza come me? Come può amare una ragazza che l’ha trattato in questo modo, usandolo unicamente per dimenticarsi di un altro ragazzo?
-Ma non voglio che tu stia male, non voglio che tu soffra a causa mia- la mia voce si spezza per l’ennesima volta, poiché la gola cerca di trattenere i singhiozzi e le lacrime, spingendoli verso il lato opposto, verso il cuore, che a causa loro sta marcendo.
-Soffro quando non sto con te- sospira, come se provasse dolore solo pronunciando quelle parole.
-E se le cose vanno male? Se continuo ad avere Alex per la testa? Ti giuro, non è colpa mia, è più forte di me- mi sembra di sentire qualcosa spezzarsi: forse il mio organo palpitante al centro del petto, o forse il suo.
-In tal caso capirò e me ne farò una ragione, ma non intendo arrendermi e rinunciare a te prima di avere almeno un’altra possibilità- dice con decisione, circondando il mio viso con entrambe le mani.
Non ce la faccio a dire di no ai suoi occhi neri come la pece e speranzosi, al suo sorriso timido ed insicuro appena accennato sulle labbra, non ce la faccio a dire di no dopo le sue parole perché in un certo senso mi hanno toccata e mi sono entrate dentro, riempiendo un po’ di quella voragine che mi divora l’anima.
-Okay- il mio è un flebile sussurro.
E mi vergogno doppiamente di me stessa per aver rifatto lo stesso errore.
 
 
Il giorno seguente a scuola mi ritrovo immediatamente a raccontare tutto l’accaduto alla mia migliore amica, perché odio parlare di cose così importanti per telefono o su qualche stupido social network.
Lei, a fine racconto, ha gli occhi a cuoricino e una mano premuta al centro del petto e quasi mi pento di non averle detto frettolosamente tutto per messaggio.
-E’ così dolce e romantico- sospira beatamente, abbracciandomi di slancio.
-Lo so, ma credo di aver sbagliato di nuovo. Avrei dovuto mettere fine a questa storia una volta per tutte- borbotto, sciogliendo l’abbraccio e passandomi con rabbia una mano tra i capelli.
-Non dire sciocchezze, non ti far influenzare da mio fratello. Quello porta solo rogne- alza gli occhi al cielo, come se fosse stufa di ripetermi sempre le stesse cose. -Non ti azzardare a lasciare Claudio, è un ragazzo perfetto: carino, dolce, intelligente. Che puoi volere di più?-
-Chi, piuttosto- bisbiglio con voce sottile, forse più a me stessa che a lei.
Inaspettatamente lei mi tira uno scappellotto sulla nuca, facendomi persino sbilanciare in avanti.
Mi volto verso Marika, sbattendo ripetutamente le palpebre, mentre lei mi incenerisce con gli occhi e sono quasi certa che da un momento all’altro le uscirà del fumo dalle orecchie.
-Smettila di essere così depressa, così grigia. Non ti voglio più vedere triste per mio fratello, chiaro? E’ lo stesso rompipalle di sempre, e che cazzo! Prova a ricordarti com’era tra di voi prima che ti accorgessi degli addominali e del visetto carino da imbecille, prova ad odiarlo per davvero- il suo tono di voce non ammette repliche ed è anche parecchio elevato, tanto che alcuni nostri compagni di classe si voltano verso di noi, incuriositi.
-Ti sembra che non ci stia provando abbastanza?- digrigno i denti, ma non perché sono arrabbiata con lei. Sono arrabbiata con me stessa.
-Esattamente, non ci stai provando davvero!- Ribatte con enfasi lei. -Non vorrei essere brutale, ma ha messo incinta quella troia di Idaria, quindi non potrebbe funzionare tra voi perché so per certa che non ti metteresti mai tra di loro.-
Parlare della maternità dell’oca bionda la agita sempre, perché glielo si legge in faccia che non sopporta questa maledetta situazione esattamente come non la sopporto io.
-A quanto pare sapere che Idaria aspetta un bambino da Alex non ha contribuito a farmelo odiare a tal punto da smettere di amarlo- mi ritrovo per la prima volta ad ammettere i miei sentimenti ad alta voce, senza rendermene conto.
-Perché, vuoi seriamente dirmi di non odiarlo?- Inarca le sopracciglia con scetticismo.
-Certo che lo odio- brontolo, massaggiandomi le tempie con le dita.
Perfetto, mi sta venendo pure il mal di testa!
-Non ti sto capendo…- Aggrotta maggiormente la fronte, confusa dalle mie parole.
Prima di rispondere per spiegarle più chiaramente quello che provo, cerco di mettere ordine tra i miei pensieri, formulando una risposta che possa essere per lei soddisfacente a tal punto da mettere finalmente fine alla nostra discussione.
Parlare di Alex mi stanca.
-Sono sempre stata dell’idea che odio e amore vadano a braccetto. Lo odio perché è così stronzo e superficiale e coglione, ma allo stesso tempo mi piace da matti perché quando vuole sa essere buono, delicato, gentile e poi è dannatamente bello.-
Alle mie parole, Marika sembra volermi squartare.
-Non mi sembra che si sia comportato molto gentilmente con te, specialmente nell’ultimo periodo- sibila, facendo un visibile sforzo per non alzare la voce o, peggio ancora , strozzarmi.
-Hai ragione, ma della persona di cui ti innamori impari ad amare anche i suoi difetti- cerco di spiegarmi al meglio con lei.
-Stai dicendo cretinate- dice dopo un paio di minuti di silenzio, in cui si è limitata a fissarmi negli occhi, prima di scuotere il capo più volte.
-I pregi di una persona sono la cosa più semplice di cui innamorarti, la parte più difficile è imparare ad accettare i suoi difetti.-
Muovo il collo, che mi duole per la nottataccia passata a rigirarmi nel letto, non riuscendo a dormire, circolarmente finché non lo sento sciogliersi lievemente e anche il dolore sembra essersi dissolto, anche se solo di poco.
-E poi che accade quando inizi ad amare anche i suoi difetti?- Domanda lo stesso, anche se la risposta la sa già.
Smetto di muovermi meccanicamente e mi ritrovo a fissare il mio banco con sguardo perso, come se la mia mente stesse volando altrove.
-E’ la fine- sussurro, consapevole di essere arrivata alla mia fine.
E’ inutile che Marika o Daniel mi dicano di scordarmi di Alex, come se nulla fosse, perché ormai ci sono troppo dentro a questa storia per fare improvvisamente dietro front ed eliminarlo dalla mia vita. Anche se mi fa male, vorrei passare tutto il mio tempo in sua compagnia, vorrei che mi abbracciasse perché il calore delle sue braccia mi fa sentire bene, vorrei che mi sussurrasse frasi dolci, anche se non sono da lui, nell’orecchio, a bassa voce, come se mi stesse dicendo un bellissimo segreto.
-Come sei melodrammatica.- la voce contrariata della mia migliore amica mi riporta con i piedi per terra.
-Quindi secondo te dovrei seriamente riprovarci con Claudio?- Mi volto a guardare il suo viso e specialmente i suoi occhi, nella speranza che mi dia la risposta giusta.
-Sì, ma stavolta per davvero. Elimina Alex, lascia stare le stronzate che può dirti, i ricatti, qualsiasi modo lui usi per riavvicinarti. Lo so che è difficile, ma io lo dico per te. Non voglio più vederti stare male per lui- le sue parole sembrano una promessa rassicurante.
-Ci proverò- ma le mie parole non sembrano promettere nulla di buono.
 
 
Passano un paio di giorni da quella discussione con la mia migliora amica, durante i quali passo un sacco di tempo con Claudio, anche se in parte controvoglia. La gente è piena di buoni propositi, peccato che questi non bastino mai.
Lui è così perfetto, dolce e premuroso da farmi mancare l’aria e non so se per il disagio, che sento farmi da seconda pelle, o per il semplice fatto che vorrei riuscire ad amarlo con tutta me stessa. Mi sento bene con lui, ma lo sento dentro di me che non è quello giusto. Sto semplicemente rifacendo lo stesso dannatissimo errore: quello di illuderlo, di farlo soffrire.
Alex, Alex, Alex. Quanti problemi e quanto dolore mi hai causato, penso scuotendo la testa sul morbido cuscino del mio letto.
Ultimamente non faccio altro che stare stesa e dormire. Potrei restare addormentata per ore, perché alcune volte l’unica cosa che vorrei fare è stare stesa con le coperte sulla testa, nascondendomi alla luce fioca del sole, che penetra nella mia stanza dalle tende a fiori che mia madre tanto adora.
In un certo senso lo preferisco alla realtà, perché è un altro mondo decisamente più piacevole di quello che i miei occhi trovano una volta spalancati.
Sento la porta della mia stanza spalancarsi di colpo, facendomi sussultare e saltare giù dal letto. Poi, dopo aver visto di chi si tratta, mi lascio sprofondare nuovamente sulle lenzuola profumate, tralasciando volutamente le parole di convenienza. Con lui non servono, ormai è di casa e lo dimostra il fatto che non bussa mai.
-Ciao Daniel, come sei entrato?- Domando, stropicciandomi gli occhi con gesti goffi.
-Sono quasi le sette di sera e sei a letto mezz’addormentata? Vergognati- mi rimprovera il rosso, senza però celare un sorriso intenerito che gli si dipinge sul viso.
Mi stiracchio con estrema lentezza prima di mettermi a sedere, invitandolo poi a fare lo stesso.
-Comunque, mi ha aperto tua madre- si toglie, con due semplici mosse, le scarpe per poter incrociare le gambe sul mio letto.
-Spero per te che tu stamattina ti sia lavato i piedi e cambiato i calzini- lo avviso, guardando truce i suoi piedi.
Al che ridacchia, passandomi con strafottenza una mano sul capo, come se fossi un cagnolino che accarezza per accontentarlo.
-Veramente non li cambio da mesi- scherza, prima di sollevare le gambe ed avvicinarle minacciosamente al mio viso. -Odora.-
-Dio, che schifo, no!- Esclamo, schiaffeggiandogli la nuca e saltando in piedi, il più lontano possibile da lui. –Allontana i tuoi piedi puzzolenti da me.-
-I miei piedi non puzzano- borbotta lui, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione adorabile.
-Sì, certo. E io sono Megan Fox- ribatto sarcasticamente, tornando poi a sedermi al suo fianco.
Quando la stupida questione sui suoi piedi si spegne, nella mia stanza regna un breve silenzio alleggerito solo dal rumore delle pentole proveniente dal piano di sotto e dal vento gelido che bussa alla finestra della mia stanza.
-Chissà che cosa sta combinando mia madre in cucina- mi ritrovo a pensare ad alta voce.
Sento il braccio di Daniel posarsi sulle mie spalle, così mi ritrovo immediatamente abbracciata a lui.
-Mi ha invitato a cena, quindi credo si stia dando da fare ai fornelli per fare bella figura. Le mamme fanno sempre così, il giudizio degli ospiti per loro è fondamentale- ridacchia il mio amico, poggiando il mento sul mio capo.
-Ma quale ospite che ormai passi più tempo qui, a rompermi l’anima, che a casa tua- sbuffo, fintamente scocciata dalla cosa.
-Ah, è così? E io che ero venuto a portarti gli inviti per il mio compleanno. Vorrà dire che li darò a qualcun’altro- solleva le sopracciglia, con aria superiore, sciogliendo immediatamente il nostro abbraccio per incrociare le braccia sopra la testa e appoggiarsi, così, al muro con la schiena.
-Capirai, me ne ero persino dimenticata del tuo compleanno- mostro un’indifferenza degna da Oscar.
-Stronza- grugnisce lui, imbronciandosi e facendomi inevitabilmente ridere.
-Ma lo sai che ti voglio bene e non mi perderei la tua festa per nulla al mondo- sorrido dolcemente a lui che per me è come un’ancora di salvezza.
-Brava ragazza- dice, cercando l’invito nella tasca del suo giubbotto, che si era tolto appena oltrepassata la soglia della mia camera.
Con un po’ di fatica tira fuori due buste totalmente bianche, che un attimo dopo mi porge allegramente.
-Due?- Chiedo confusa.
-Uno per te e l’altro per Claudio- risponde come se la cosa fosse ovvia.
-Non ho intenzione di portare Claudio con me- ritraggo immediatamente la mano, che avevo allungato per afferrare l’invito, o meglio gli inviti, come se fossi stata scottata dalle sue parole.
-Non essere sciocca, perché non dovrebbe venire? E poi tutti avranno un accompagnatore, è una festa in maschera- chiarisce, continuando a porgermi quei fogli maledetti.
Portare Claudio equivale mostrarlo a tutti i miei amici, spalancargli una porta sul mio mondo.
Non mi vergogno di lui, perché al massimo è il contrario; semplicemente mi sentirei fuori luogo con lui a farmi da cavaliere, mi sentirei ancora più bugiarda e stronza, più sporca e codarda.
-No, tu non capisci…- cerco di dire, prima che lui mi interrompa rapidamente.
-Non si discute. Dai l’invito a Claudio e fatti accompagnare da quel figo alla mia festa- ribatte con forza, senza ammettere minimamente repliche da parte mia. –Vedrai Alex come morirà di gelosia.-
-Ne sono certa- ribatto sarcastica più che mai, immaginando già il disastroso giorno della festa di Daniel.
-Non essere sempre così pessimista- mi rimbecca lui, alzando per l’ennesima volta gli occhi al cielo.
-Preferisco definirmi realista, grazie- mugugno, indispettita dal modo autoritario con cui mi ha fatto stringere tra le mani entrambi gli inviti.
-Io direi cogliona- dice, afferrando il primo cuscino che gli capita tra le mani per sbattermelo con forza addosso.
E così iniziò la guerra.
 
 
Alex Pov
 
Seduto sulla panchina della villa comunale, aspetto che il mio migliore amico mi raggiunga e nel frattempo guardo delle ragazze passeggiare a braccetto, borbottando tra di loro e lanciandomi occhiate di sott’occhi. Sorrido sotto i baffi, perché la cosa fa aumentare il mio ego, e tiro fuori dal giubbotto il pacco di sigarette appena comprato.
Dovrei smettere di fumare, ma in questo momento è l’unica cosa che mi impedisce di impazzire.
Mirko arriva tranquillamente, nonostante sia in ritardo di quasi venti minuti, con le mani ben piantate nelle tasche del giubbotto e il viso per metà coperto dalla sua adorata sciarpa della Burberry.
Sono felice di aver chiarito le cose almeno con il mio migliore amico, ma sento che c’è qualcosa in sospeso tra di noi e non so ancora bene dire di cosa si tratta.
Si siede sulla panchina accanto a me e sbuffa numerose volte, guardando le persone che camminano beatamente, senza dar peso al freddo glaciale, a soli pochi metri da noi.
-Che ti prende?- Domando dopo l’ennesimo suo sbuffo, che non so se definire preoccupato o incazzato.
-Greta- grugnisce lui, appoggiando la schiena al freddo ed umido legno della panchina.
Il solo sentire il suo nome mi fa attorcigliare le budella e mi ritrovo, molto inconsciamente, a deglutire diverse volte.
Pacifica convivenza. Pacifica convivenza. Pacifica  convivenza un corno!
-Sempre per il fatto di Dalena? Dovresti parlarle, perché da quel che ho capito continua ad uscire con quello- cerco di dire il tutto con nonchalance, ma la mia voce suona stridula e innaturale persino alle mie orecchie.
Come se non lo sapessi con certezza che continua a stare con il suo ragazzo, una vocina fastidiosa nel mio cervello cerca di mettermi di cattivo umore o forse, semplicemente, cerca di spronarmi ad essere sincero almeno con me stesso.
-Lo so, ho già provato a parlarle ma non mi dà retta- il mio amico digrigna i denti con rabbia.
Il semplice fatto che quel grandissimo ammasso di letame esista mi manda in bestia, figurarsi sapere che poggia ogni volta che vuole le sue sudice mani su di lei.
-Le hai detto la verità?- Faccio il possibile per contenere l’irritazione che mi provoca parlare di quella piattola.
-No, che non l’ho fatto!- Esclama il mio amico, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Beh, dovresti- ribatto con convinzione, accendendo finalmente una sigaretta.
Verità… come cazzo mi viene di parlare di verità al mio migliore amico, quando vorrei disperatamente farmi la sorella, per di più alle sue spalle?
-Facile per te, non sei tu quello che ci rimette- borbotta lui, fissando per alcuni secondi la sigaretta tra le mie labbra.
-Non hai nulla da perdere- gli rispondo una volta fatto il primo tiro, mentre nel suo sguardo passa una strana luce, oserei dire quasi colpevole o triste.
-Invece di sputare sentenze e consigli inutili, perché cazzo non mi aiuti?- Si passa una mano tra i capelli e posso capire la sua preoccupazione, anche se i miei motivi sono ben diversi dai suoi.
-Io? Che dovrei fare, scusa?-
-Che ne so, chiedile di uscire. Stalle vicino, così più tempo passa con te e meno ne trascorre con quel segaiolo- sbotta, lasciandomi a dir poco allibito e a momenti mi cade la sigaretta dalle labbra.
-Mi stai chiedendo di provarci con tua sorella?- Sgrano gli occhi, prima di deglutire per l’ennesima volta.
Sarebbe fantast…
-Cazzo, no! Non ti azzardare neanche a sfiorarla oppure ti fucilo. Devi semplicemente aiutarmi a non lasciarle molto tempo da dedicare a quella sanguisuga- è esilarante l’infinita lista di insulti che io e Mirko abbiamo dedicato a Dalena.
Alle sue parole scoppio a ridere di gusto, mentre lui mi guarda trucemente.
-Tu sei fuori di testa- dico, stringendomi nel giubbotto quando una folata di vento gelido mi fa rabbrividire persino la colonna vertebrale.
-Dai, non è poi così cattiva come idea- ribatte, guardandomi dritto in faccia e in un certo senso implorandomi con gli occhi di aiutarlo.
-E’ pessima. Poi ti ricordo che neanche io ho molto tempo a disposizione, perché devo stare con Idaria, in più tua sorella mi odia- cerco di parlare con superficialità, come se non mi importasse molto di quello che dico, ma le ultime parole escono fuori dalle mie labbra sotto forma di sussurro appena udibile.
Lei mi odia.
Perché il solo pensiero mi fa un male cane?

-Ma se ti guarda con gli occhi a cuoricino- dice disgustato, guardandosi un attimo intorno prima di tornare a guardare il sottoscritto.
-Un motivo in più per lasciar perdere questa stronzata, no?- Ridacchio, prendendo la cosa sul ridere, quando in realtà mi sembra che qualcosa o qualcuno abbia appena circondato il mio cuore per dargli una bella strizzata, come se già non mi facesse male.
-Facciamo così. Usciamo tutti insieme: io, te, Daniel, mia sorella e tua sorella- propone il mio amico, dopo un attimo di silenzio.
-E cosa risolveresti così?- Alzo gli occhi al cielo.
Non mi va di parlare di Greta, cazzo, perché mi fa sentire strano.
-Ce ne andiamo tutti al cinema e si divertirà così tanto che non uscirà più con Dalena- sorride smagliante, convinto al cento per cento che la sua idea avrà successo.
Io, invece, sono dell’idea che sarà un fallimento totale.
Un’intera serata al buio con lei? Non ce la posso fare, finirei inevitabilmente per saltarle addosso.
-Mirko posso farti una domanda?- Domando con finta serietà.
-Dimmi- Risponde lui, stranito.
-Ma tu ti fai di qualcosa?- Scoppio a ridergli in faccia, gettando poi lontano dalla nostra panchina il mozzicone di sigaretta, perché ormai finita da un pezzo.
-Vaffanculo- grugnisce, tirandomi un pugno sul braccio.
Sentendomi un po’ in colpa, specialmente dopo la nostra recente litigata, mi ritrovo a compatirlo e al suo posto probabilmente avrei fatto stesso.
La cosa però mi mette in difficoltà, in tremenda difficoltà.
Come faccio a lasciarla in pace se siamo costretti a passare tutto questo tempo insieme? Come faccio a non lanciarmi sulle sua labbra, quando mi guarda con quei suoi occhioni azzurri?
-Comunque ci sto- biascico dopo una serie di minuti interminabile.
In che altro pasticcio mi sto cacciando?
-Davvero?- Dal modo in cui gli si illumina il viso, sembra aver ritrovato la speranza.
-Per il cinema intendo, ma non ho intenzione di sprecare tutto il mio poco tempo libero con quella nana- vorrei apparire disgustato, magari con una nota di superiorità nel tono di voce, ma niente, ne esce fuori solo un suono strano, così poco famigliare a me.
E’ il tono di voce che hanno i ragazzi innamorati quando parlano della loro donna?, bisbiglia la solita fottutissima vocina dentro di me.
-Va bene, scegli il film che avviso Daniel- sorride smagliante, afferrando il telefono per mandare subito un messaggio al nostro amico.
-Avevo intenzione di andare a vedere quel film horror appena uscito. Com’è che si chiama?-
Solleva gli occhi dallo schermo del suo cellulare per guardarmi in modo accigliato.
-La Casa, credo- risponde con indecisione.
-Esatto! Andiamo a vedere questo film.-
-Non credo sia una buona idea- storce il naso, assumendo un’espressione ridicola.
-Perché no?-
-Mia sorella è una fifona, non verrà mai al cinema per vedere un film horror- si massaggia vigorosamente la fronte, come se la sentisse dolere.
-E allora non le diciamo quale film andiamo a vedere.-
-Lo scopo di questa cosa è farla divertire. Se si spaventa a morte probabilmente non ci rivolgerà più la parola per giorni e giorni- ridacchia lui al pensiero di Greta tremante, con gli occhi spalancati per la paura e che emette persino dei gridolini terrorizzati durante le scene più spaventose.
Dio, che sexy…
-Senti, io due ore di smancerie e stronzate varie non me le subisco. L’alternativa all’horror è un porno, ma credo che sia meglio la mia prima proposta- la mia voce suona così dannatamente rauca, che mi sento a disagio, decisamente in imbarazzo.
Perché cazzo la mia voce si è arrochita di colpo?!
-Andata per La Casa.-
 
 
Greta Pov
 
-Perché dovrei venire al cinema con te e gli altri? Illuminami- dico sarcastica, aprendo il frigorifero per prendere qualcosa da bere.
-Perché ci sarà anche Marika- risponde mio fratello, come se questo spiegasse tutto.
E mi viene da sorridere immediatamente, sentendolo pronunciare il nome della mia migliore amica con dolcezza.
-L’hai invitata tu?- Lo punzecchio, perché non sa che sono a conoscenza del suo piccolo segreto d’amore.
Si irrigidisce di colpo e altrettanto rapidamente si mette sulla difensiva, ma cerca comunque di mostrarsi indifferente.
-No, io quella nemmeno la sopporto. E’ stato Alex ad invitarla ad unirsi a noi- sbuffa, fintamente scocciato. Mi ritrovo inconsapevolmente a sorridere di nuovo per la sua inaspettata tenerezza. Non avevo mai visto questo lato di mio fratello e mi fa piacere che almeno lui abbia trovato la sua adorata metà, anche se si tratta della mia migliore amica.
-Che motivo avrebbe avuto di invitarla se bisticciano come cane e gatto?- Continuo a provocarlo per metterlo in difficoltà, portando il bicchiere di succo di frutta all’albicocca alle labbra, e fisso il mio sguardo insistente nel suo.
-Senti, ma cos’è questo interrogatorio? Vuoi venire al cinema con noi o no?- Domanda scocciato, seguendomi in soggiorno e sedendosi accanto a me con rigidità e una buona dose di nervosismo.
-Sinceramente non ne ho proprio voglia- sussurro, accendendo la tv e mettendomi comoda sul divano.
-Sei diventata una palla da quando esci con Dalena- lo sento digrignare i denti e alle sue parole volto il capo verso di lui e lo guardo in cagnesco più che posso.
-Che cazzo c’entra adesso Claudio?- Ringhio, infastidita dal fatto che debba sempre metterlo in mezzo ed accusarlo di qualsiasi cosa, unicamente perché non gli va a genio.
-Ma che ti costa?-
-Non mi va- sbuffo e ritorno a fissare lo sguardo sullo schermo piatto della tv.
-Passiamo una serata diversa tutti insieme, per favore- mi supplica Mirko, avvicinandosi lentamente per darmi un buffetto sulla guancia.
Ma mio fratello non ha mai supplicato nessuno e tanto meno si è comportato in modo affettuoso con la sottoscritta.
Mi ritrovo così a riportare lo sguardo su di lui per poterlo guardare negli occhi, nei quali vi leggo una preoccupazione che mi lascia interdetta e stranita.
-Perché ci tieni così tan…-
-Tu vieni e basta, ti prego.-
-Okay- dico stranita dai suoi modi improvvisamente gentili, supplichevoli, oserei dire quasi disperati.
-Perfetto! Vestiti che per le nove passa a prenderci Daniel- ribatte con entusiasmo, lasciandomi ancora più confusa di quanto già non lo fossi.
-Perché qualcosa mi dice che ho fatto male ad accettare?- borbotto, alzandomi pigramente per andare in camera mia a prepararmi.
Non ricevo una risposta da parte sua, semplicemente la sua risata che giunge inconfondibile alle mie orecchie.
Una mezz’oretta dopo, mentre sono ancora intenta a provare vestiti su vestiti, i quali mi sembrano tutti sbagliati, come se non ce ne fosse uno adatto a questa serata, vedo il mio cellulare illuminarsi, segnale che è appena arrivato un messaggio.
Mi avvicino al comodino, afferrandolo, e apro il messaggio immediatamente, pensando che si tratti di Marika.
Quel numero nuovo però non appartiene affatto alla mia migliore amica e, nonostante non sia registrato nella mia rubrica, mi basta leggere le sue parole per capire a chi appartiene.
 
Scordati la pacifica convivenza, perché non hai rispettato le mie condizioni.
Non vedo l’ora di vederti, tettona ;)

 
Merda.

  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: __Mais__