***Piccoli
problemi di….***
Capitolo
1
Osaka
Ken
uscì da scuola, le mani immerse nelle tasche, la mente avvolta dai pensieri. Una
folata di vento gelido, insinuatasi sotto il cappotto, lo fece rabbrividire non
poco.
In
fondo, era Gennaio.
Alzò
il bavero della giacca, soffiando nelle mani per scaldarle un po’. Aveva le
guance tutte rosse come pomodori, faceva molta tenerezza, e i capelli
scompigliati dal forte vento di Osaka.
Sospirò,
un sospiro quasi invisibile con quel vento.
Un
sospiro di tristezza.
Per
un momento, gli parve di udire voci familiari che lo chiamavano, voci che amava.
Si voltò, con un gran sorriso dipinto sul volto, ma la strada dietro di lui era
deserta. Nessuna capigliatura ribelle corrergli incontro con un sorriso a 10.000
denti e cingergli le spalle con un braccio sottile, nessun cappello da pescatore
bianco panna che si accompagnava a una capigliatura biondiccia, nessuna litigata
scherzosa, nessuna ragazza impegnata a separare i due migliori amici...
Trattenendo a stento le lacrime, il ragazzo corse via, non poteva sopportare
quella visione.
Mestamente,
raggiunse il palazzo dove abitava, seppur da pochi mesi. Un palazzo molto bello,
si, ma nulla al confronto con Tokyo, la sua Tokyo, col palazzo in cui era nato e
cresciuto, con la sua vecchia scuola, le corse nel cortile giocando a calcio con
Daisuke e Taichi, i concerti di Yamato, le partite di tennis di Sora e le attese
snervanti dinanzi l’università, facoltà di medicina, in indugio di Jyou e dei
risultati degli esami... Tutto, però, era cambiato. Lui si era trasferito,
ricordava con che dolore i suoi amici avevano preso la notizia.. S’erano
ripromessi di sentirsi, di non perdere i contatti, ma lui era troppo spaventato,
troppo fragile per affrontarli.
Soprattutto
Dais.
Era
affezionato tremendamente al suo migliore amico.
Non
voleva ferirlo ancora di più di quanto non avesse già fatto in passato, nei
panni del Digimon Kaiser. Già una volta i sensi di colpa l’avevano assalito, e
c’erano voluti gli sforzi congiunti di tutti i Digiprescelti Giapponesi per
impedire il peggio; la sua psiche era molto fragile, e non voleva rischiare
un'altra volta di cadere nelle maglie della follia. In quel momento, il giovane
Ichijouji desiderò avere accanto i suoi amici, proprio come un anno
prima.
E
si maledì per essersene andato.
Nulla
è più difficile da affrontare che il passato.
Mestamente,
entrò in casa.
“Sono
a casa!” urlò, togliendosi la giacca e appendendola sull’attaccapanni. La voce
della madre che proveniva dalla cucina lo avvolse: “Ken, tesoro, siamo in
cucina!”. Il ragazzo portò in camera la borsa coi libri e raggiunse i genitori:
Li trovò entrambi seduti, pronti per il pranzo; “Buon pomeriggio.” Salutò,
sedendosi a sua volta. “Abbiamo una fantastica notizia da darti, caro! Papà ha
ricevuto una promozione!” disse felice la donna, servendogli del riso, “Che
bello! Sono contento per te, papà!” esclamò il ragazzo, cercando di dissimulare
la sua tristezza sotto una maschera di apparente serenità, una mossa a lui così
familiare che ormai gli era quasi naturale fingere.
“Sono
un codardo...” si disse, stringendo i pugni.
Era
talmente tanto concentrato sui suoi pensieri che non stava neppure ad ascoltare
i suoi genitori. Quando se ne accorse, divenne rosso per l’imbarazzo: “Scusate,
stavo pensando a una cosa...” disse flebile, torcendosi le dita. Il viso, fino a
poco prima accigliato, della madre si distese: “Non importa. Allora, subito dopo
pranzo devi andare in camera e prepararmi i vestiti da mettere in valigia, ok?”
si rabbonì la donna.
Ken
era confuso.
Vestiti?
Valigia?
“Mamma,
di cosa stai parlando?” chiese il ragazzo, “Oh, ma allora non hai proprio
prestato attenzione a ciò che ti ho detto. Domattina partiamo per Tokyo, devi
prendere tutte le cose di cui potresti aver bisogno in questi pochi giorni prima
che l’impresa di traslochi porti il resto a casa.” Rispose accondiscente la
madre, “A Tokyo?? E come mai?? Io domani ho scuola!!” esclamò Ken stupito. La
donna sospirò sconsolata: “Te l’ho detto, tuo padre ha ricevuto una promozione
ed è stato trasferito nuovamente nella capitale. Ritorneremo nella nostra
vecchia casa. Non devi preoccuparti per la scuola, abbiamo già provveduto a
iscriverti in un nuovo istituto.” Esclamò la donna. Per un istante, il cervello
del ragazzo rimase letteralmente scollegato poi, una volta che ebbe ripreso
contatto con la realtà, sorrise radiosamente e si gettò al collo dei suoi
genitori: “Grazie!!!!” disse solo, correndo come un razzo in
camera.
Forse,
aveva ancora una possibilità.
Una
Dai X Ken dolcissima, dedicata a DARKSELENE per tutto quello che ha sempre fatto
per me!! È bello essere la piccola del gruppo!! Ti voglio bene,
sorellona!!!
SHUN