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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    11/01/2008    4 recensioni
"Ken uscì da scuola, le mani immerse nelle tasche, la mente avvolta dai pensieri. Una folata di vento gelido, insinuatasi sotto il cappotto, lo fece rabbrividire non poco." Questa è una longfic un pò particolare, nata sull'aereo che da Copenhagen mi riportava a Milano.. Spero che possa piacere a qualcuno. E se Ken si fosse trasferito, lasciando tutti gli amici a Tokyo? Come l'avrebbero presa gli altri? Nota bene: Jun Motomiya sarà una pedina importante nella storia, quindi... Godetevi le peripezie della sorella di Dais!! ROBY-CHAN!!!!!! GRAZIE!!!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Ken Ichijoji
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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***Piccoli problemi di….***

Capitolo 1

Osaka

Ken uscì da scuola, le mani immerse nelle tasche, la mente avvolta dai pensieri. Una folata di vento gelido, insinuatasi sotto il cappotto, lo fece rabbrividire non poco.

In fondo, era Gennaio.

Alzò il bavero della giacca, soffiando nelle mani per scaldarle un po’. Aveva le guance tutte rosse come pomodori, faceva molta tenerezza, e i capelli scompigliati dal forte vento di Osaka.

Sospirò, un sospiro quasi invisibile con quel vento.

Un sospiro di tristezza.

Per un momento, gli parve di udire voci familiari che lo chiamavano, voci che amava. Si voltò, con un gran sorriso dipinto sul volto, ma la strada dietro di lui era deserta. Nessuna capigliatura ribelle corrergli incontro con un sorriso a 10.000 denti e cingergli le spalle con un braccio sottile, nessun cappello da pescatore bianco panna che si accompagnava a una capigliatura biondiccia, nessuna litigata scherzosa, nessuna ragazza impegnata a separare i due migliori amici... Trattenendo a stento le lacrime, il ragazzo corse via, non poteva sopportare quella visione.

Mestamente, raggiunse il palazzo dove abitava, seppur da pochi mesi. Un palazzo molto bello, si, ma nulla al confronto con Tokyo, la sua Tokyo, col palazzo in cui era nato e cresciuto, con la sua vecchia scuola, le corse nel cortile giocando a calcio con Daisuke e Taichi, i concerti di Yamato, le partite di tennis di Sora e le attese snervanti dinanzi l’università, facoltà di medicina, in indugio di Jyou e dei risultati degli esami... Tutto, però, era cambiato. Lui si era trasferito, ricordava con che dolore i suoi amici avevano preso la notizia.. S’erano ripromessi di sentirsi, di non perdere i contatti, ma lui era troppo spaventato, troppo fragile per affrontarli.

Soprattutto Dais.

Era affezionato tremendamente al suo migliore amico.

Non voleva ferirlo ancora di più di quanto non avesse già fatto in passato, nei panni del Digimon Kaiser. Già una volta i sensi di colpa l’avevano assalito, e c’erano voluti gli sforzi congiunti di tutti i Digiprescelti Giapponesi per impedire il peggio; la sua psiche era molto fragile, e non voleva rischiare un'altra volta di cadere nelle maglie della follia. In quel momento, il giovane Ichijouji desiderò avere accanto i suoi amici, proprio come un anno prima.

E si maledì per essersene andato.

Nulla è più difficile da affrontare che il passato.

Mestamente, entrò in casa.

“Sono a casa!” urlò, togliendosi la giacca e appendendola sull’attaccapanni. La voce della madre che proveniva dalla cucina lo avvolse: “Ken, tesoro, siamo in cucina!”. Il ragazzo portò in camera la borsa coi libri e raggiunse i genitori: Li trovò entrambi seduti, pronti per il pranzo; “Buon pomeriggio.” Salutò, sedendosi a sua volta. “Abbiamo una fantastica notizia da darti, caro! Papà ha ricevuto una promozione!” disse felice la donna, servendogli del riso, “Che bello! Sono contento per te, papà!” esclamò il ragazzo, cercando di dissimulare la sua tristezza sotto una maschera di apparente serenità, una mossa a lui così familiare che ormai gli era quasi naturale fingere.

“Sono un codardo...” si disse, stringendo i pugni.

Era talmente tanto concentrato sui suoi pensieri che non stava neppure ad ascoltare i suoi genitori. Quando se ne accorse, divenne rosso per l’imbarazzo: “Scusate, stavo pensando a una cosa...” disse flebile, torcendosi le dita. Il viso, fino a poco prima accigliato, della madre si distese: “Non importa. Allora, subito dopo pranzo devi andare in camera e prepararmi i vestiti da mettere in valigia, ok?” si rabbonì la donna.

Ken era confuso.

Vestiti?

Valigia?

“Mamma, di cosa stai parlando?” chiese il ragazzo, “Oh, ma allora non hai proprio prestato attenzione a ciò che ti ho detto. Domattina partiamo per Tokyo, devi prendere tutte le cose di cui potresti aver bisogno in questi pochi giorni prima che l’impresa di traslochi porti il resto a casa.” Rispose accondiscente la madre, “A Tokyo?? E come mai?? Io domani ho scuola!!” esclamò Ken stupito. La donna sospirò sconsolata: “Te l’ho detto, tuo padre ha ricevuto una promozione ed è stato trasferito nuovamente nella capitale. Ritorneremo nella nostra vecchia casa. Non devi preoccuparti per la scuola, abbiamo già provveduto a iscriverti in un nuovo istituto.” Esclamò la donna. Per un istante, il cervello del ragazzo rimase letteralmente scollegato poi, una volta che ebbe ripreso contatto con la realtà, sorrise radiosamente e si gettò al collo dei suoi genitori: “Grazie!!!!” disse solo, correndo come un razzo in camera.

Forse, aveva ancora una possibilità.

Una Dai X Ken dolcissima, dedicata a DARKSELENE per tutto quello che ha sempre fatto per me!! È bello essere la piccola del gruppo!! Ti voglio bene, sorellona!!!

SHUN

   
 
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