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Autore: Son of a preacher man    28/06/2013    12 recensioni
Avevo una possibilità su sei di ucciderla; le altre cinque che si uccidesse.
Genere: Erotico, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Partecipante alla challenge "La sfida dei duecento prompt" indetta da msp17
Prompt: Pistola

Partecipante al secondo turno de "La sfida dei grandi autori" indetta da fa92
Prompt: Imperatrice
Candidat al premio speciale Voglio fare un gioco con te

Partecipante al contest "A colpi di lemon!" indetto da Giuns

- Naivety -

Fin da quando ero bambina, salire sui palchi dei teatri più famosi del mondo è sempre stata la mia ambizione.
Sono una ragazza piuttosto drammatica, ho sempre amato il cinema e i musical.
Quindi sono felicissima di entrare nell’auditorium per un ruolo principale nella rappresentazione teatrale di “Hunger Games”.
Modestamente parlando, ho proposto io l’idea di creare un musical ispirato a tale trilogia letterale.
Mi siedo in terza fila, dietro alla giuria, composta da cinque persone.
Riconosco solamente Jeff e Carl.
Il primo non è nient’altro che il mio ex fidanzato, adibito allo coreografie.
Palesemente gay.
Ricordo ancora quando seminudi sul suo letto prima dell'ennesima nottata da urlo mi ha chiesto di mettermi la sua divisa da football.
Un trauma.
Carl invece è una mia semplice fiamma, non c’è mai stato niente di ufficiale.
Lui è il regista, quindi me lo sto un po’ lavorando nell’ultimo periodo.
Chiamatemi ragazza senza scrupoli, ma fare Katniss Everdeen per ora è il mio obiettivo. E nessuno deve ostacolarmi, altrimenti divento una belva.
Cominciano a chiamare i ragazzi, per i ruoli vari.
Non lo so, sinceramente mi fanno tutti schifo. Stonatissimi, non sanno nemmeno un monologo a memoria e devono leggerlo da un copione.
Sono l’unica a prendere professionalmente ogni cosa?
Cerco di spiegarmelo da anni, ma non ci riesco. Mi sento così avanti rispetto agli altri, e queste sono le cose che mi dimostrano di aver ragione.
Comincio a notare di essere seduta di fianco ad una ragazza che ambisce come me al ruolo di Katniss.
Capelli rossi, occhi nocciola e vestitino a fiori. Sta ripetendo le battute di Katniss durante la Mietitura.
- Ciao. – la saluto io, col mio falso sorrisetto.
Lei inchina la testa, come per ricambiare la cortesia.
- Lara, piacere. – si presenta poco dopo, stringendomi la mano.
- Ashley.
- Bel vestito. – mi complimenta lei.
Effettivamente indosso un vestito indaco che mi arriva alle ginocchia, molto elegante.
Con una smorfia sorpresa la ringrazio.
- Katniss? – mi chiede pochi minuti dopo.
Io annuisco.
- Io ero indecisa tra Katniss e Foxface, la ragazza rossa... quella che muore per le bacche.
Annuisco di nuovo.
- Ti ci inquadro molto bene.
- Perché sono rossa? – mi chiede ridendo.
No, perché il ruolo di Katniss è cucito addosso a me, stronza.
Scoppio nella risata più falsa del mondo, ma lei non sembra essersene resa conto.

- No, macché! E’ un bel personaggio, ha i suoi momenti. Te lo consiglio.
Lei mi ringrazia, prima che la giuria cominci a giudicare le prime ragazze.
Una finisce per svenire sul palco e nonostante si fossero tutti preoccupati, io ero l'unica che è rimasta impassibile a ripassare il testo della canzone tra le mie mani.
Un ripassino veloce non fa mai male.
- Ashley Tunderscott?
Mi alzo e salgo sul palco.
Saluto con la manina Jeff e ammicco ripetutamente Carl, sapendo di non essere stata notata da nessun’altro.
- Canto “Brick by boring brick”, Paramore.
La giuria annuisce, mentre parte la base.
E’ bello vedere che, quando apro bocca, le mie avversarie si ammutoliscono e rimangono con la mascella spalancata.
Dopo dodici anni di canto, non è poi così difficile capire che qualcosa l’abbia imparato.
A fine canzone, concedo un ultimo occhiolino a Carl.
Non credo possa essere definito come comprarsi la giuria, ma anche se fosse... who cares?
- Tu vuoi fare Katniss, giusto? – mi chiede lui, mordendosi il labbro.
Interpretare, ignorante.
- Sì. – rispondo sorridendo, come per reprimere la mia furia omicida.
Sarà pure concentrato sui nostri innocui flirt, ma non utilizzare i termini giusti quando sei un regista è alquanto paradossale.
- E per il monologo? – mi chiede una ragazza seduta vicino a Jeff.
- M-Monologo?
- Sì, era richiesto.
- Beh, potrei optare per una improvvisazione.
Se c’era qualcuno che non si era ancora impressionato davanti alla mia spavalderia, in quel momento si era ridotto ad accompagnare lo stupore generale dei colleghi.
Io rido sotto i baffi. Era ovvio che sapessi ciò che era richiesto per l'audizione e che stessi cominciando ad attirare l’attenzione a modo mio.
La ragazza rossa, di cui mi son già dimenticata il nome, non sembra affatto impressionata.
Recito da dio, vorrei dire. Mia madre mi ha iscritta ad un corso di teatro da quando ho quattro anni.
- E’ stato molto interessante, puoi anche scendere ora.
Non credo abbiano notato che tutta la scenata del “Oh, ma davvero bisognava portare un monologo?” era una grandissima finzione.
Una recitazione nella recitazione, diciamo.
- Lara Blackwood?
Subito la lentiggine ambulante si alza, e saltellando innocuamente, sale sul palco.
Sarà divertente vederla massacrata dalla giuria.
- Canto “Son of a preacher man”, dal film “Pulp fiction”.
E’ di Dustin Springfield, non puoi presentarti dicendo dove hai sentito quella canzone. Sfigata.
Giuro, l’ignoranza musicale non la sopporto.
Sì, ok, non canta malissimo. Ma boh, non esprime poi questo granché.
Tutta una questione di mosse di bacino e sorrisetti imbarazzati.

Nella recitazione è un po’ scarsa, sinceramente non ce la vedo nemmeno per un ruolo come Foxface.
- E per che ruolo vorresti gareggiare? – chiede Carl interrompendola nel bel mezzo del monologo, scrivendo alcuni appunti sul suo moleskine nero.
Gareggiare?
Dio mio, sparategli otto proiettili in testa e lasciate il cadavere a putrefarsi.

- Oh beh, pensavo ad un ruolo come Foxface. O Primrose.
- ... Ruoli principali come Katniss non ti interessano? Perché saresti perfetta.
Io mi alzo dal sedile con un rumoroso “WHADDAFAC?!”.
Vogliono darle il ruolo di Katniss? Seriamente?
E’ una fottutissima stronzata! Un ruolo del genere ad una che al provino indossa un vestitino a fiori pagato tre dollari dai cinesi?! Mi prendono per il culo?
In men che non si dica, mi ritrovo fissata da tutti, giuria compresa.
- State scherzando, vero?!
- Avanti Ashley, lei è perfetta per fare Katniss. Guarda quei lineamenti. – interviene Jeff.
- Attento a parlare di lineamenti perché potrei distruggere i tuoi a forza di prenderti a pugni in faccia!
- Ash, esci fuori e calmati.
- Calmarmi?! Volete dare il ruolo principale ad una handicappata!
- Il mondo non gira attorno a te. Né tantomeno al tuo orgoglio.
- Ma per favore, se voi non sapete essere professionali non dovete prendervela con l’unica ragazza che avrebbe potuto salvarvi il culo dal disastro!
- Ma quale disastro?! Smettila di fare la diva, se l’anno scorso abbiamo fatto un flop è sicuramente colpa della tua interpretazione eccessivamente rivisitata di Evita Peròn!
- Ah sì? Certo, perché ovviamente il copione era perfetto e la scenografia ispirata a Buenos Aires era di una qualità impeccabile, no?
Segue un silenzio imbarazzante.
La mia interpretazione è stata perfetta, incriticabile.
- Chi è Evita Pierrot? – chiede a bassa voce Lara, ridendo.

- Pierrot? PIERROT?
Sto per piangere giuro.
- Peròn! P - E - R - O – N.
Dio mio, datemi la pazienza che se mi date una pistola faccio una strage!
Comincia a girarmi la testa dal nervoso.
- Complimenti Jeff! Vuoi far interpretare a miss Pierrot un ruolo principale in un musical teatrale. Davvero bravo!
- E’ un musical scolastico, Ashley. La prendi troppo sul serio.
- Siete voi che siete dei coglioni!
- Meglio coglioni che squilibrati. – commenta Lara alla ragazza di fianco, senza smetterla di sorridermi.
- Senti puttanella.
Lei mi fissa, spaventata.
- Prova a ripeterlo se hai il coraggio.
Lei scrolla le spalle, scoppiando a ridere.
A quel punto corro verso il palco e la scaravento a terra con un pugno.

Le altre ragazze, ma soprattutto la giuria, rimane per la seconda volta a bocca aperta.
Carl e Jeff ci dividono.
- Te la do io la squilibrata, lurida sgualdrina!
- Sgualdrina?! Da dove sei uscita?! Dagli anni sessanta?!
- Vorrai dire anni quaranta, ignorante!
Carl mi porta fuori senza permettermi di rispondere nuovamente alle sue bestemmie storiche ed artistiche.
Quando siamo isolati, scoppio a singhiozzare.
- Perché mi hai fatto questo? – gli chiedo io, optando per le mie famosissime lacrime da palcoscenico.
- La giuria pensa che il tuo atteggiamento ci penalizzerà come l’anno scorso.
- Quale atteggiamento?! Sono perfetta!
- ... Proprio questo, Ash. La tua presunzione ti rovina.
Io lo fisso per qualche secondo, prima di accarezzargli la mano.
- Sicuro che non abbia possibilità di avere quel ruolo? In fondo l’idea era mia.
- ... Credo di no, la giuria è molto convinta. Soprattutto dopo la tua sclerata.
- Sicuro al cento per cento?
Afferro la sua mano e gliel’appoggio sul mio petto.
- Nemmeno per qualcosa in cambio?
Lui comincia a sudare.
Lussuria.

Un bersaglio facile e infallibile per ottenere ciò che si vuole.
Gli sposto la mano sulla coscia, avvicinandomi lentamente.
Comincio a strusciarmi su di lui.
Essendo nello scantinato dei vestiti di scena, siamo al sicuro da possibili sbircioni.
Lui mi interrompe mentre sto per sedermi sulle sue gambe.
Si avvicina alla porta e la chiude con tanto di lucchetto.
Ancora vicino alla porta, gli salto addosso e comincio a spogliarlo.
Lui mi prende per la vita e mi avvicina a sé, continuando ad ansimare come una scrofa eccitata.
Sento le goccioline di sudore scendere dalla sua fronte fino alle mie labbra, ma nonostante ciò continuo a baciarlo.

Mi slaccia il reggiseno dopo mezzora di tentativi, e mi ritrovo con il suo soldato in mano.
Inizio a farlo godere, coinvolgendo tutto il corpo in questa stanzetta testimone di erotismo e mancanza di pudore.

Comincio a chiedermi che cosa diamine sto facendo.
Se il fare la puttanella mi permetterà di avere il ruolo.
Quindi mi fermo.
- Avrò il ruolo?
- Sì, sì, sì... ma continua, ti prego.
Io mi alzo da terra, lo guardo negli occhi e sorrido maliziosamente.
- Il resto dopo aver ottenuto la parte.
- Stai scherzando?!
- No, piccolo pervertito.
- Ormai vogliono dare il ruolo a Lara...
- Ah ok, allora niente patatina.
- No! No! C’è un modo! – mi informa lui afferrandomi per un braccio.
Sorrido. Sono soddisfatta dalla mia loquacità.
- Dobbiamo convincerla a non volere il ruolo, metterle pressione.
- Sbarazzarci di lei, insomma. - concludo interessata.
Lui annuisce frettolosamente, ancora eccitato, mentre io rifletto profondamente.
I maschi fanno schifo. Sono così porci. Appena vedono un paio di tette non capiscono più niente.
Detto da una ninfomane con le mani umidicce dopo l'ennesimo servizietto non ha molto senso, ma sono dettagli.
- Ci penserò. Ora apri il lucchetto.
Lui si avvicina raccattando i suoi vestiti mentre apre la porta. Io mi rivesto e corro a casa.

Mentre passo per il cortile della scuola, noto l’imbrunirsi degli alberi, il cadere delle foglie.
L’estate è ormai finita... e l’autunno è arrivato.
Facendomi spazio tra gli ammassi di foglie a mo’ di montagnette, controllo se nella borsa ho tutto il necessario.
Mio padre è un poliziotto.
Quindi aprire la sua cassaforte dove conserva le munizioni non è stato facile.
La password era più indecifrabile del solito.
Le mie iniziali, quelle di mamma e le sue. Non è stato per niente banale, glielo concedo.
Ora mi sto avviando al parco, dove Lara si trova insieme a Carl.
Dobbiamo sbarazzarci di lei, no?
- Ciao. – le rispondo freddamente, per rimanere nel personaggio.
- Ciao. – ricambia lei.
Carl rimane un po’ a fare da candelino, mentre spiego a Lara della mia reazione avuta il giorno prima.
- Ti voglio portare in un bosco, sai... per un servizio fotografico ispirato ad Hunger Games.
Lei annuisce, esaltata. Io sorrido e la accompagno, sotto gli occhi attenti di Carl.
Non ha idea di quel che ho intenzione di fare.
Arrivati al punto più isolato della foresta, comincia a ridacchiare nervosamente.
- Beh, eccoci. La macchina fotografica? – mi chiede Lara.
- Oddio, che stupida! Carl, l’ho lasciata al parchetto, potresti andare a recuperarla mentre io spiego a Lara che tipo di foto ho intenzione di scattare?
Lui annuisce.
E’ incredibile quanto la gente fiduciosa possa essere ingenua.
Voglio veramente quel ruolo, Lara non capirebbe mai quanto sia importante per me anche se passassi una vita a spiegarglielo.
Tiro fuori la pistola.
Lara subito salta in aria dallo spavento.
- Ehi calma, non è carica!
Sparo un colpo su di lei, per farglielo notare.
Lei ride, imbarazzata.
- Devi impugnarla, così. E sparare. Ok? Facciamo una prova.
Gli passo la pistola, lei la afferra delicatamente.
- Ecco così, ora spara.
Lo schiaccia una volta. Una seconda. Ed una terza.
Ammetto che vedere le sue cervella spargersi per tutto il tappeto di foglie che ricopre il bosco al quarto tentativo è stata una sensazione gloriosa.
- Ommioddio, Carl! Carl! – comincio a strillare io, facendo finta di essere stupita.
Lui mi raggiunge, e vedendomi tremante in lacrime mi chiede che fosse successo.
- Si è sparata! Si è sparata! – urlo io, coprendomi gli occhi.
Sono stata geniale.
Infilare un solo proiettile nel rullino.
Avevo una possibilità su sei di ucciderla. E le altre cinque che si uccidesse.
Una roulette russa a due, diciamo.

Ma sapevo che mi sarei salvata, poiché le impronte sulla pistola sono le sue dato che io indosso dei bellissimi guanti blu.
O comunque sarei stata scoperta per una buona causa.
Il teatro è la mia vita. E’ ciò che voglio fare.
Avrei ucciso un’intera scolaresca per poter essere la protagonista.
E’ ciò che desidero più di ogni altra cosa.
Arrivare al successo, poter recitare a vita.
E, abbattendo gli ostacoli, arriverò alla vetta. Salirò sui palcoscenici più famosi del mondo.
Oggi Katniss, domani Giulietta.
Giorno dopo giorno io supererò tutti, sarò in cima.
Perché, come dice Zafòn, “chi non sa dove è diretto non arriva da nessuna parte”.
- Si è suicidata, dio mio!
- Ma dove ha trovato la pistola? – mi chiede Carl.
- Tu! Tu avevi la pistola di mio padre dallo scorso Halloween! – gli rispondo con finta realizzazione.
- Ashley, stai sclerando!
- Me l’hai chiesta tu! E ora gliel'hai data per spararsi! L’hai uccisa!
- Stai zitta, assassina! – mi urla contro lui, cominciando a piangere.
Anche ora, che sto recitando nel ruolo della finta innocente, sento un fuoco dentro.
Attirati dalle urla, alcuni passanti sono venuti e hanno chiamato la polizia e l’ambulanza.
Ho nascosto un grosso sorrisone, lo ammetto.
Spero soltanto che non cancellino la rappresentazione. O che non la faremo soltanto in onore di quella coglioncella.
Sapete, l’ingenuità è una delle peggiori caratteristiche che si possa possedere.
La fiducia in una persona ti porta a pensare che non ti farebbe mai del male, tantomeno per scopi futili.
Beh, Carl e Lara sono le ennesime vittime di innocente ingenuità. Almeno per come la leggo io.
L'ingenuità, secondo il vocabolario, è una persona che, per semplicità d’animo e soprattutto per inesperienza degli uomini e del mondo, conserva l’innocenza e il candore nativi, rimanendo quindi aliena dal pensare al male e dal supporlo negli altri.

Per me è molto di più.
E' un modo per superare tutti, per sviluppare le mie abilità di seduzione, di influenza sugli altri.

Ed anche ora che il mio vestito color indaco è sporco di sangue, mi sento da dio.
Mi sento l’imperatrice del mondo, come se sapessi che al di sopra della mia imponenza non ci stia nessuno.
E se per provare questa sensazione sono obbligata a scopare, uccidere o giocare sporco, ben venga.

   
 
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