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Autore: Angel PF    17/07/2003    3 recensioni
Hitomi e Van stanno per catapultarsi in una storia emozionante dove saranno impegnati a scoprire i segreti della misteriosa Atlantide, aiutanti da una ragazza che pare essere conosciuta perfino su Gaea...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:
Uno strano incontro

Quel giorno Hitomi era intenta a pensare. Aveva l'impressione che avrebbe presto rivisto Van, ma era una cosa incerta, alquanto improbabile. Era passato un anno e lei non era cambiata molto: era diventata più veloce e scattante nella corsa, i suoi capelli si erano fatti un po' più lunghi, era diventata più alta e i suoi occhi erano mutati in un verde più intenso. Perfino il suo carattere era cambiato: era sempre molto triste, giù di corda e nervosa. Il problema è che sapeva tutto ciò da cosa derivava: dove rivederlo assolutamente, a costo della sua vita. Per ingannare il tempo prima che suonasse la campana, segno della fine delle lezioni, incrociò le braccia sul davanzale e decise di fissare l'albero di ciliegio in fiore visibile da dietro i vetri della finestra della scuola. Controllò l'orologio blu al polso sinistro e costatò che aveva qualche minuto prima che finisse l'ora: aveva avuto il consenso per uscire nel corridoio e ora stava fantasticando lontano dai suoi amici e dai professori, lontano dall'aula stessa. Pensò all'ultima volta che lei e Van si erano visti, a quando, mille volte, lui cercò di trarla in salvo per non concederla nelle mani dei nemici… Come dimenticare tutto quello che era accaduto su Gaea? Chissà se il ragazzo dai capelli corvini l'aveva dimenticata… Pensò all'ultima volta che si erano visti : si rese conto che era da quando aveva messo piede sulla Terra e in lontananza lo aveva visto sulla scogliera mentre la fissava con quel dolce sorriso e il suo pendente al collo. Hitomi, ancora assorta nei suoi pensieri, non sentì il trillo della campanella. Rifletté a lungo per poi decidere: avrebbe partecipato alla gara di corsa fissata per il giorno dopo. Voleva, almeno per qualche attimo, distrarsi e non pensare più a niente, cercare di smettere di richiamare alla mente i momenti passati con Van e provare una seconda volta la forte emozione della vittoria che si espandeva nel suo cuore, le risa con gli amici …, ma ciò che le venne in mente era ancora Gaea. Si fece così più cupa nel viso. Yukari, la sua migliore amica, che la stava cercando ormai da un bel pezzo, finalmente la vide: triste, malinconica che fissava smarrita fuori della finestra. Decise di tirarle su il morale. All'inizio pensò che fosse a causa sua e del suo ragazzo, Amano, poi la osservò meglio. Aveva capito che qualcosa non andava: Van, Fanelia, Gaea… cos'erano quelle parole che farfugliava ogni tanto senza un motivo?
"Hitomi - le sussurrò dolcemente - a che pensi?"
Hitomi non rispose ed abbassò la testa sulle braccia incrociate come se non la stesse minimamente ascoltando.
"Guarda che se sono troppo indiscreta vado via…"
"No, resta - disse afferrandola per un braccio mentre aveva la testa ancora bassa - io... sono solo un po' stanca e in ogni caso non preoccuparti: domani correrò"
"Cosa? Correrai? Davvero? Stai dicendo sul serio, non mi prendi in giro, giusto?"
La ragazza annuì senza parlare, poi la lasciò. Yukari fu molto contenta della bella notizia tanto che iniziò a salterellare per tutto il corridoio. Ora Hitomi non poteva più tirarsi indietro. Strinse forte gli occhi e li riaprì lentamente. Sorrise al sole che quella mattina si era alzato sulla città ed emise una risatina ironica. Guardò per l'ultima volta il cortile e si diresse correndo in classe per cercare l'amica. Van, intanto, stava ad occhi chiusi sul comodo letto della sua stanza. La nuova casa a Fanelia, durante quell'anno, era stata ricostruita. Nel corso di tutto quel tempo non aveva più toccato l'Escaflowne, tanto meno gli sfiorava il pensiero di servirsene. Era convinto che se l'avesse usato la guerra e l'agitazione avrebbero preso il sopravvento su tutta Gaea e poi… era una promessa a suo fratello… Aveva riposto il drag - energist in un cassetto, ma non aveva la minima idea di dove fosse in quel momento. Spesso sognava Hitomi che, trasportata da una colonna di luce, stava tornando da lui. Il suo aspetto era cambiato di poco: la capigliatura era diventata più folta e scura, era cresciuto parecchio e il suo carattere era diventato più combattivo e maturo anche grazie alla sua incoronazione di re di Fanelia. Era triste e abbattuto e, in quel momento, era concentrato ad ascoltare il suono della pioggia che scendeva forte dal cielo bagnando il terreno. Il respiro era affannoso, ma non ne capiva il motivo. Scosse la testa senza neanche capirne il perché, aprì gli occhi che erano chiusi, chinò il capo. Merle era lì con Van e lo stava osservando da molto ormai. La gatta era diventata più alta e carina, più matura e meno giocherellona rispetto l'anno prima. Vedendo però i tuoni e i fulmini, che minacciosi sembravano volessero colpirla, si diresse tra le braccia del ragazzo. Ci pensò qualche attimo e poi parlò al re.
"Signorino Van - chiese lei timidamente con un filo di voce - perché non riprendete ad allenarvi con la spada?"
Van le rispose sgarbatamente di no, poi si scusò subito. Le accarezzò lentamente e con cura i capelli, ma le sue mani tremavano ed erano insicure. Merle capì che qualcosa non andava, ma si rifiutò di parlare per ferirlo. Dopo poco il ragazzo la lasciò sul letto ed andò ad aprire la finestra. Egli cominciò a porsi le stesse domande di Hitomi. Dove si trovava ora? Che cosa stava facendo? Il suo cuore trovò subito conforto. Sotto la pioggia vide un petalo di fiore di ciliegio. Lo acchiappò al volo e lo fissò. Si, era un sogno, era… Hitomi? Quando Merle lo raggiunse e gli chiese come mai fosse incantato davanti alla finestra egli nascose il petalo e strinse forte a sé la gattina pensando che un giorno lui ed Hitomi si sarebbero rivisti. Il ciondolo che Hitomi gli aveva lasciato iniziò a brillare come se il sogno potesse diventare realtà.
"Non voglio più combattere almeno finché non si presenterà l'occasione" affermò ad un tratto Van.
"Signorino, perderete l'allenamento!" rispose prontamente Merle.
"Non succederà" concluse il ragazzo guardando la pioggia.

Hitomi continuava a correre senza sosta verso la sua meta quando si scontrò con una ragazza dai capelli castano dorati, lisci e sicuramente più lunghi delle spalle, gli occhi marroncini molto chiari. Aveva la divisa della scuola però non l'aveva mai vista aggirarsi per i corridoi. Applicata sotto il colletto della divisa c'era una magnifica "A" intagliata su di una spilla d'argento. Lo sguardo della ragazza era penetrante e questo particolare colpì molto Hitomi. La ragazza non si rese conto che lei e quella sconosciuta erano finite a terra. La ragazza della Luna dell'Illusione guardò a terra arrossendo per la gaf e vide delle carte. Avevano una stella grande al centro e tutti cerchi intorno. Erano dei tarocchi! Identici suoi per giunta! Si spaventò e si rialzò subito in piedi inchinandosi e chiedendo scusa. La ragazza si aggiustò i capelli e guardò Hitomi come sorpresa, poi sorrise. Realizzò chi era e si alzò in piedi anche lei.
"Scusami, non guardavo dove mettevo i piedi! Ti prego, mi aiuteresti a raccogliere i tarocchi?" le chiese gentilmente.
Hitomi si sorprese della sua gentilezza e dopo qualche secondo rispose, con un sorriso, positivamente. Iniziarono a raccogliere dunque le carte con cautela anche se Hitomi aveva il terrore di una delle sue visioni. Verso la fine, la sconosciuta chiese una conferma.
"Sei Hitomi Kanzaki, vero?"
"Si, ma tu come fai a saperlo?" rispose porgendole le carte.
Ella le prese con calma e rispose
"Conosco il tuo segreto."
La ragazza andò via e le passò accanto con disinvoltura. Hitomi si spaventò ancora di più: cosa conosceva quella strana ragazza? Restò immobilizzata per un po' e poi pensò che se quella ragazza possedeva i tarocchi, sapeva anche leggerli. Si voltò indietro di scatto e a passo svelto attraversò il corridoio e la cercò tra gli studenti della sua scuola.
"Ti prego aspetta!" esclamò la ragazza della Luna dell'Illusione.
Quella si voltò di scatto senza preoccupazioni in volto, quasi sapesse chi la stesse chiamando.
"Vorrei…" cercò di parlare.
"…che tu mi leggessi le carte, giusto?" continuò la sconosciuta.
"E… esatto…"
Abbozzò un sorriso sul volto e annuì, ma le spiegò che avrebbe dovuto svolgere delle prove nella palestra della scuola; concordò quindi appuntamento per le cinque di quel pomeriggio nella classe di Hitomi. Non era sicura di ciò che le aveva chiesto, tanto meno di quello che le stava accadendo! Tra i corridoi vide Yukari che parlava con una loro amica, così Hitomi si affrettò per sapere cosa lei e Mikiy si stavano dicendo. Entrambe la salutarono con un largo riso sulle labbra. Hitomi abbozzò un sorriso nervoso sul volto e non parlò. Yukari le diede una forte gomitata nello stomaco con molta malizia, poi prese a braccetto Mikiy e andò via senza salutarla. Hitomi sbatté più volte le ciglia in senso di stupore, poi, una strana sensazione la invitò ad affacciarsi alla finestra. Vide un ragazzo di forse diciotto anni che guardava la scuola con curiosità: sembrava stesse aspettando qualcuno. Il ragazzo dai capelli celesti e dagli occhi marroncini, la vide e la sorrise. Hitomi si trasse indietro e si stropicciò gli occhi. Quando li riaprì non vide nessuno e tossì due volte. "Che cos' ho oggi? Stanno succedendo cose troppo strane a partire da Yukari… perché mi ha dato quella gomitata?" Pensandoci su si incamminò per i corridoi, scese le scale, finché non si accorse di ritrovarsi nella palestra della scuola. Tirò un sospiraccio di sollievo e si sedette su una delle scalinate in calce colorate per gli spettatori. Vide la sconosciuta allenarsi: aveva i capelli legati da un fermaglio, una maglia bianca legata sotto il petto con una scritta in argento stampata sopra di essa, un jeans blu scuro, delle scarpe da ginnastica e un fioretto in mano [Nd. Autrice per chi non lo sapesse, il fioretto è lo spadino della scherma]. Davanti al suo viso c'era un fantoccio. Lei era molto presa dall'allenamento e iniziò dopo che si fu aggiustata alla meglio. Un leggero movimento del polso e aveva già colpito il manichino. Si fece indietro e, facendo roteare lo spadino da destra verso sinistra, toccò nuovamente il pupazzo. I suoi movimenti erano eleganti e molto familiari. Hitomi ebbe una visione: il fratello di Van, Folken, utilizzava gli stessi movimenti. Si rese immediatamente conto che Folken aveva il braccio destro integro e non una macchina: era allora alleato con Zaiback? Egli si trovava su di un dirupo, forse appartenente ai luoghi della Fanelia non ancora distrutta dall'impero nemico, ma sbagliando cadde. Per salvarsi, utilizzò le sue ali che avevano un colore bianco. Dopo poco, Van giunse da lui. Era piccolo, forse l'età di cinque o sei anni e stava cercando suo fratello e una ragazza di cui però non capì il nome. Folken volò da lui e gli si presentò in tutto il suo splendore. Una lacrima gli scese dagli occhi e le sue ali si ricoprirono di sangue [Nd. Autrice ma che diamine di descrizione è? Fortuna che l' ho fatta io!!!!]. La sua visione finì lì prima che Folken potesse aprire bocca. Hitomi vide i movimenti del ragazzo mentre si allenava con la spada davanti ai suoi occhi. Avrebbe preferito andarsene, ma non riusciva a muovere un dito: era quasi bloccata, incantata dalla sconosciuta ragazza. Con forza riuscì a muovere la mano, ma ora si stava dirigendo nella direzione sbagliata. Invece di tornare in classe stava andando verso la ragazza. Quando si fu avvicinata il più possibile alla pista, appoggiò le braccia sul muretto che le sbarrava la strada. Da quella ravvicinata distanza riuscì e riconoscere la scritta sulla maglietta: FANELIA. La sconosciuta vide Hitomi che la fissava con uno sguardo allibito e preoccupato nello stesso tempo. Prese il fioretto, lo lanciò leggermente in aria di modo che il palmo della mano destra fosse rivolto verso l'alto e lo afferrò. Si lanciò dunque verso Hitomi con aria piuttosto minacciosa. Pochi passi e un abile salto, rivolse la spada verso Hitomi quasi volesse ucciderla. Quest'ultima rivolse il suo sguardo verso la sconosciuta che rivide nei suoi occhi l'espressione di Van quando perse il fratello. La sfiorò con il fioretto e ricadde a terra inginocchiata.
"Perché… Perché non mi hai colpito?"
"Perché Van soffrirebbe se tu ti ferissi e poi… con questo fioretto non ti farei niente. Sembra fatto di carta pesta… - disse piegando lo spadino di due, poi lo lasciò e balzò velocemente indietro - In guardia!" esclamò lei sorridendo.
"Co… no… sci Van… come…?" chiese con un filo di voce.
"Dai, ho finito di allenarmi. Andiamo che ti leggo i tarocchi!"
"Beh, io veramente… si!"
La ragazza si tolse la mascherina che le copriva il volto e la gettò per terra senza pensarci due volte assieme allo spadino. Saltò con agilità il muretto appoggiando una mano su di esso e facendo in modo che il corpo si trovasse in perfetta parallela con l'ostacolo. Hitomi strinse le mani al petto ed ebbe una visione: era Folken che stava inginocchiato per raggiungere l'altezza di Van mentre giocherellava con arco e frecce. Aveva notato che Folken si mostrava con lui molto più protettivo di quanto lei pensasse. "Sotto quel suo cuore di ghiaccio, c'è davvero molto amore…". Lo aveva dimostrato anche quando era ritornata da Dornkirk per ucciderlo e per uccidere involontariamente se stesso nel luogo della fortuna assoluta, il luogo dove lei e Van si erano ritrovati grazie al suo intervento. Egli cercava di spiegare a Van come tenere in mano l'attrezzo di legno, a quei tempi più rudimentale, per adoperarlo nel modo migliore. Hitomi appoggiò una mano su di un albero e capì che erano nel giardino del vecchio castello di Fanelia perché, girandosi attorno, vide un palazzo molto simile a quello delle visioni dell'anno prima dove balconi e finestre si affollavano nello stesso luogo. La ragazza della Luna dell'Illusione ebbe una gran nostalgia di quei luoghi e chiuse gli occhi. Una leggera brezza le scostò i capelli biondi e Hitomi provò un senso di benessere. Riaprendo gli occhi, vide il suo amato Van e lo ammirò da lontano contenta. "Van era molto carino da piccolo… - pensò tra sé e sé compiacendosi di lui - Chissà se mi accetterà… Io… ho paura perché… l'amo…" Ad un tratto vide una persona che stava spiccando il volo da dietro degli alberi. Hitomi fece qualche passo avanti, ma fu colpita in pieno dal sole e chiuse gli occhi. Non riuscì a vedere il volto di quella persona, ma ebbe un indizio da Van molto utile.
"Guarda fratello! E' qui, è arrivata! Andiamo, andiamo da lei" disse il bimbo gettando arco e frecce e afferrando per mano il fratello.
"Van, calmati ora! - esclamò Folken sorridendo e alzandosi in piedi - raggiungila, forza! Vi aspetto qui…"
Hitomi si ritrovò di nuovo a scuola e, dato che avvertì un forte giramento di testa, fece due passi all'indietro. Appoggiò il gomito sinistro sul muretto e si coprì l'occhio destro con la mano libera. Strinse forte gli occhi e sospirò. Non ebbe neanche il tempo di respirare che ebbe una nuova visione. Si trovava in uno strano luogo che era illuminato solo in parte e si vedevano miliardi di piume svolazzare. All'inizio pensò che fossero di Van e giunse le mani per afferrarne una. Hitomi, appena la piuma si posò tra le sue mani, la osservò e notò che non era bianca, ma argentata. Come era possibile? Come potevano esserci piume di quel colore? Van era l'unico rimasto della stirpe degli U-DD (Uomini - Draghi Divini) e anche se Folken fosse stato ancora in vita le sue piume erano nere. Nella palestra Hitomi era ormai stremata e ricadde per terra sotto gli occhi della ragazza.
"Hitomi! Hitomi rialzati! Reagisci! Hitomi!"
Hitomi era ferma e sembrava che ormai non le battesse neanche più il cuore.
Van era ancora davanti alla finestra e sentiva la pioggia scendere forte. Sembrava non volesse smettere. Merle che era abbracciata a lui sentiva il suo cuore che batteva forte. Quando però questo muscolo iniziò a battere sempre di meno finché Van non cadde a terra senza più energie. Merle cercò di rianimarlo scotendolo più volte, poi, poiché si sentì perduta, corse fuori la stanza e chiamò le guardie con tutta la forza che aveva in corpo. All'inizio sembrava che più corresse verso le guardie più si allontanava, più gridava più la sua voce si faceva debole. Il ciondolo di Atlantide era ormai diventato grigio non guidato più né da Hitomi né da Van.
"Van, il signorino Van…" cercò di parlare Merle.
La gatta ribollì dalla rabbia, poi sospirò profondamente.
"IL RE, IL RE DI FANELIA!!! AIUTATE IL RE DI FANELIA!!! STA MORENDO, STA MORENDO!!!!" strillò Merle con quanto fiato aveva in gola.
Le guardie si girarono immediatamente e si precipitarono nella stanza del ragazzo dai capelli corvini.

  
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