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Autore: sheelight    28/06/2013    3 recensioni
«Ecco, è questo il punto. Non ci sono più donatori disponibili. Mi dispiace, davvero. Ora mi scusi, ma devo ancora chiamare la famiglia Novak. Stia bene, signor Winchester.»
Dean rimase con il telefono all’orecchio per qualche minuto, fissando un punto indistinto della stanza in cui si trovava.
Non ci sono più donatori disponibili.
Gli avevano detto in breve che Castiel, il suo Castiel, era condannato a morte. E Dean si rifiutava di crederci. Ci doveva essere una possibilità. Un qualcosa che potesse fare. Qualsiasi cosa. Non voleva rinunciare a Castiel. Non poteva farlo.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel
Rating: Verde
Beta: moi o/
Genere: angst, drammatico (sorry guys ;w; )
Warning: AU
Words: 3.048
Summary: Castiel è malato al cuore, ma Dean non ha alcuna intenzione di vederlo morire davanti ai suoi occhi senza fare nulla.
Note: Nessuna (per ora XD)


My Heart Beats For You




Non sapeva nemmeno come fosse arrivato a quel punto.
Dean continuava a stare seduto nella sala d’attesa dell’ospedale con la testa fra le mani, cercando di non pensare alla situazione in cui si trovava.
Era successo tutto così in fretta che quasi non se n’era reso conto. Lui e Castiel erano al bar a mangiare un hamburger, com’era loro tradizione ogni giovedì a cena, quando Castiel si era portato una mano al petto, cominciando a tossire.
Castiel gli aveva accennato, molto tempo prima, che era finito in ospedale per via di qualche problema al cuore, ma non ci era mai tornato a parlare.  A Dean si era fermato il cuore per un momento nel vedere Castiel sgranare gli occhi mentre ansimava cercando di far arrivare aria ai polmoni. Dopodiché, era come se il tempo si fosse fermato, e tutto gli era parso un sogno.
Mentre stava seduto, i flash dei momenti passati continuavano a tornargli in mente. Si rivedeva mentre componeva il numero dell’ambulanza, cercando di tirare fuori le parole, con la voce roca per via della gola secca. Mentre aspettava di sentire il suono della sirena accanto a Castiel, che nel frattempo era diventato più pallido del solito. Mentre arrivava l’ambulanza e caricava il corpo del giovane uomo sulla macchina.
L’avevano portato via quasi immediatamente, senza dare il permesso a Dean di seguirlo, dicendogli di aspettare nella sala d’attesa.
Non sapeva quanto tempo fosse passato. Potevano essere sia minuti sia ore. A Dean pareva di essere seduto su quella sedia da un’eternità.

CastielCastielCastielCastielCastielCastielCastielCastielCastielCastielCastiel

Il suo nome continuava a ripetersi nella sua testa come una catena satanica, un mantra senza fine. Se fosse successo qualcosa a quel ragazzo non se lo sarebbe mai perdonato. Dean non era il tipo che esprimeva bene le proprie emozioni attraverso le parole, anzi, preferiva farlo attraverso il contatto fisico, soprattutto con gli abbracci.
E con Castiel quello succedeva soprattutto attraverso gli sguardi. Ogni volta che Dean lo guardava cercava disperatamente di trovare la forza per dire ciò che provava apertamente, ma non ci riusciva mai, così si ritrovava a cercar di fargli capire tutto attraverso uno sguardo. Si perdeva continuamente negli occhi blu profondo del ragazzo.
Era ancora con la testa fra le mani quando sentì dei passi nel corridoio, che si avvicinavano. Era tardi ormai, e non vi erano molte persone nell’ospedale. Una giovane infermiera si avvicinò a Dean, con un’espressione grave dipinta sul volto.
«Lei ha accompagnato qui il signor Novak, giusto?»
«S-Sì. Come sta?» risposte Dean dopo aver tossito per schiarirsi la gola.
«Al momento la sua condizione è stabile, ma la situazione è abbastanza grave. Lei è suo parente?»
«No, sono suo… amico.» rispose il giovane con una smorfia.
L’infermiera sospirò, piegando gli angoli della bocca verso il basso. «Mi spiace, ma dobbiamo poter parlare con un suo famigliare, la questione è molto delicata.»
«Posso chiamare i suoi fratelli, ma la prego, mi dica cos’ha.» ribatté Dean, con un’espressione supplichevole dipinta sul volto. Non poteva continuare a farsi rodere dal non sapeva cosa stava succedendo a Castiel.
L’infermiera lo guardò per qualche secondo, per poi sospirare alla fine. «Il signor Novak soffre di una gravissima insufficienza cardiaca, e l’unica soluzione è un trapianto di cuore. A quanto pare, soffre da un po’ di tempo ma non ha mai fatto dei controlli approfonditi. Non può in alcun modo far accelerare i battiti del suo cuore più del dovuto, altrimenti morirà.»
Il mondo si fermò per Dean, fu come se lo avessero buttato bruscamente in un lago d’acqua ghiacciata. Si irrigidì, e la sensazione che gli provocarono quelle parole fu al pari di mille coltelli che lo trafiggevano da ogni parte nello stesso istante.
«Signore, è sicuro di sentirsi bene? È un po’ pallido…» disse l’infermiera, scrutando il ragazzo Winchester.
«Ho solo bisogno di qualche istante, mi scusi.» le rispose Dean, rimettendosi seduto. La possibilità di perdere Castiel erano così reali in quel momento, così concrete. E lo spaventavano. Quella di perdere Castiel era una delle sue più grandi paure, quasi al pari di quella del perdere Sammy, suo fratello. Non poteva permetterselo. Sapeva che se avesse perso Castiel, si sarebbe smarrito a sua volta. Era così perso prima di trovarlo, così solo. In Castiel aveva trovato più di un amico. Loro avevano un legame più profondo, celato a molti. Non voleva perderlo. Non poteva perderlo.
«Posso… posso andare a vederlo?» chiese alla ragazza, guardandola. Lei si inumidì le labbra, guardandolo.
«L’orario delle visite è dalle 15,00 alle 18,00.» disse con un tono dispiaciuto. Dopo seguì un silenzio pesante, in cui Dean rimase con la testa fra le mani e l’infermiera che lo guardava. «Ma forse posso fare una piccola eccezione. Cinque minuti, non di più.» disse la ragazza, cercando di sorridere, inutilmente. Dean alzò subito lo sguardo, e si rimise in piedi.
La stanza in cui avevano portato Castiel non era molto lontano da dove Dean aveva dovuto aspettare, così lui e la infermiera la raggiunsero in poco tempo.
«Grazie.» disse Dean riconoscente alla ragazza, subito prima di entrare. Lei gli rispose con un breve cenno. «Cinque minuti.» ripeté con un tono duro.
Dean entrò nella stanza, preparandosi mentalmente a ciò che si sarebbe trovato davanti. Castiel era nel lettino, circondato da alcuni macchinari e avvolto da dei tubicini, con gli occhi chiusi.
«Hey, Cas.» disse Dean piano, mentre prendeva una sedia e si sedeva accanto a lui.
Il moro aprì piano gli occhi, e quando mise a fuoco il ragazzo seduto accanto a lui sorrise leggermente.
«Ciao Dean. Mi spiace per aver rovinato la nostra serata.»
«Hey non cominciare nemmeno, ho cinque minuti e non ho alcuna intenzione di passargli con te che ti scusi.» ribatté Dean, mentre gli prendeva una mano, cercando di fare attenzione ai tubi. «Perché non mi hai detto nient’altro su questo? Perché non mi hai detto che avevi problemi al cuore?» disse piano a Castiel, cercando di mantenere stabile la voce.
«Non volevo preoccuparti, e non era molto grave.»
«Non era molto grave? Cas, guardati! Sei in un lettino d’ospedale, e il tuo cuore non può fare più battiti del necessario! Ti pare che non sia grave questo?» disse Dean cercando con tutte le sue forze di non piangere, mentre respirava attraverso la bocca e sbatteva le palpebre più del dovuto.
«Dean, non preoccuparti. Mi troveranno un cuore nuovo, sono un A negativo, posso ricevere da due categorie. Dean, hey, guardami.» rispose il moro, stringendo la mano a Dean che nel mentre fissava un punto indistinto del lettino.
Alle parole di Castiel, Dean alzò lo sguardo, fissando gli occhi del ragazzo. Dio, quegli occhi. Erano così vivi, e gli facevano stringere il cuore.
«Ce la farò. Non morirò.» disse, sorridendo leggermente.
«Lo spero davvero, Cas. Figlio di puttana, non ci provare nemmeno a morire.» disse Dean mentre gli stringeva la mano, facendo ridere leggermente Castiel.
In quel momento, l’infermiera che aveva parlato con Dean poco tempo prima entrò nella camera. «Tempo scaduto. Scusami ma ora devi proprio andare.»
Dean si alzò dalla sedia, dando un’ultima stretta alla mano del ragazzo.
Prima di uscire, però, si girò verso di lui. «Ti troveremo un cuore nuovo, Cas. Non ti lascerò morire. E tornerò domani, a trovarti.»
«Ti aspetterò Dean.»


*             *             *

 
I giorni successivi parevano infiniti, come se qualcuno avesse alterato il tempo. Erano tutti uguali, e Dean si era lasciato perdere nella routine quotidiana. Si svegliava, mangiava, occupava il suo tempo cercando in tutti i modi di non pensare a Castiel fino all’orario di visita, quando andava in ospedale e ci rimaneva fino allo scadere del tempo. Rimanevano semplicemente lì, a parlare, e Dean era così sereno quando era con lui, così tranquillo. Ma ogni tubo, ogni macchinario, erano un costante promemoria del fatto che Castiel rischiasse la morte.
Dopo una settimana di ricovero, Castiel ebbe il permesso di tornare a casa. Suo fratello Gabriel venne a prenderlo, e lo portò a casa sua, dicendo a Dean che poteva venirlo a trovare ogni giorno se avesse voluto.
E così Dean fece. Castiel sembrava essersi ripreso completamente, come se quella settimana in ospedale non fosse nemmeno esistita. «Sto bene, ragazzi, davvero!» diceva ogni volta che qualcuno si preoccupava per lui più del dovuto.
E Dean aveva persino cominciato a tranquillizzarsi. “Forse, dopotutto, Castiel ha ragione. Non morirà, rimarrà qui con me.” Pensava, e il suo cuore si alleggeriva.
E tutto andò bene, finché un giorno, tre settimane dopo che Castiel era stato dimesso dall’ospedale, Dean sentì squillare il suo cellulare.
Con un sopracciglio alzato, Dean si era alzato ed era andato a prendere il cellulare, guardando chi lo stesse chiamando. Lo schermo recava scritto “dottor Smith”. Era il dottore che si occupava della situazione di Castiel. Cercando di rimanere ottimista, il giovane premette il tasto con la cornetta verde.
«Pronto, dottore, è tutto a posto?» disse mentre si sedeva sul divano.
«Parlo con Dean Winchester?»
«Sì, sono io.»
«Oh, perfetto. Ho preferito chiamare lei prima, dal momento che la situazione del mio paziente, il signor Novak, le è sembrata essere parecchio… a cuore.»
Dean in quel momento cominciava a preoccuparsi. «Dottore, mi dica tutto, va tutto bene?»
« Come lei sa, abbiamo cercato di trovare un cuore per il signor Novak da subito. E ho delle novità a riguardo.»
“Forse hanno trovato un cuore per Castiel” pensò Dean speranzoso. «Avete trovato un donatore?» chiese velocemente, con una piccola scintilla di speranza accesa nel petto.
«Ecco, è questo il punto. Non ci sono più donatori disponibili. Mi dispiace, davvero. Ora mi scusi, ma devo ancora chiamare la famiglia Novak. Stia bene, signor Winchester.»
Dean rimase con il telefono all’orecchio per qualche minuto, fissando un punto indistinto della stanza in cui si trovava.

Non ci sono più donatori disponibili.

Gli avevano detto in breve che Castiel, il suo Castiel, era condannato a morte. E Dean si rifiutava di crederci. Ci doveva essere una possibilità. Un qualcosa che potesse fare. Qualsiasi cosa. Non voleva rinunciare a Castiel. Non poteva farlo.
Dopo vari minuti, Dean si alzò in piedi, guardandosi attorno. Il cellulare era ancora nella sua mano, e senza pensarci più di tanto, lo scagliò contro la parete più vicina con tutte le sue forze. Era arrabbiato, frustrato.
Era impotente. Non poteva fare nulla, solo osservare una delle persone più importanti della sua vita morire davanti ai suoi occhi. Senza alcuna via d’uscita.
“A meno che..” pensò Dean, colto da una improvvisa soluzione. Non sarebbe stato facile. Oh per nulla, ma poteva tentarci. Per Castiel, era disposto a farlo.


*                     *                 *


Nei giorni che seguirono, Dean preparò tutto il necessario per portare a compimento la sua idea. Era impegnativa, e più e più volte pensò di rinunciare e di mollare tutto. Ma il pensiero della vita di Castiel appesa ad un filo gli eliminava ogni sorta di dubbio e lo spingeva a continuare, con più energia di prima persino. Lo andava a trovare ogni giorno, rimanendo a parlarci per qualche ora. Castiel era la sua luce, lo faceva sentire in pace con sé stesso.
Finché, una sera di novembre, sette settimane dopo che Castiel era stato ricoverato, tutto era pronto. Dean non aveva alcun rimpianto, era sicuro della scelta che aveva fatto.
E mentre stava sul cornicione di quel palazzo, guardando le macchine che scorrevano di sotto, ripensò a ciò che stava per fare.

“Il mio cuore batterà sempre per te.”

Poi, fu un istante. Un passo in avanti.
Si diceva che cadere era come volare, solamente che la destinazione era permanente. E Dean lo seppe bene. Solo che non vide nulla di ciò che successe dopo. Non vide la folla accalcarsi accanto al suo corpo morto, mentre una pozza di sangue si allargava nel punto in cui la sua testa aveva sbattuto sul terreno duro. Non vide l’ambulanza che lo portava via. Non vide i dottori che stabilivano che il suo cuore era adatto al trapianto. Non sentì i dottori consultare la lista con i pazienti a cui serviva un trapianto. Non li vide scegliere Castiel Novak.



*          *           *


Il trapianto di Castiel si svolse alla perfezione. Ma Castiel venne a conoscenza della morte di Dean solamente ad intervento finito, senza però sapere che lui gli avesse donato il cuore.
«Cosa volete dire che è morto? Dean non può essere morto!» urlò dal suo lettino dell’ospedale, mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance.
Come Castiel non aveva mai saputo dei sentimenti di Dean verso di lui, così Dean non aveva mai saputo ciò che provava Castiel per lui.
E Castiel era distrutto, completamente, dalla notizia della morte di Dean. Quando lo seppe, ebbe una crisi isterica dove si fece pure male, ferendosi alla mano mentre scagliava un vaso contro una parete, e dove pianse tutte le sue lacrime.
Nei giorni seguenti, tutto ciò che fece fu rimanere a letto, senza alzarsi mai. Vedeva tutto come se fosse un film, con lui come spettatore. Niente lo toccava più. Nulla gli dava la forza per andare avanti.
Uscì solamente il giorno del funerale di Dean. Si mise uno dei suoi vestiti migliori, preparandosi mentalmente a vedere il suo cadavere. Sapeva già che non sarebbe dovuto andare, sarebbe stato solo peggio per lui, si sarebbe procurato una ferita ancora più profonda di quella che la morte della persona più importante della sua vita aveva scavato.
Voleva ricordare Dean come la persona sorridente che aveva conosciuto, quella con cui andava a mangiare hamburger ogni giovedì sera. Ma doveva andarci, doveva onorare la memoria di Dean. E inoltre, voleva parlare al suo funerale.
Parlò subito dopo il fratello di Dean, Sam, che mentre tornava a sedersi gli pattò la spalla. Anche lui aveva gli occhi rossi. Ma Castiel no. Non aveva ancora pianto, quel giorno. Non credeva di esserne in grado. Aveva già pianto tutte le sue lacrime.
«Dean Winchester era una delle persone più importanti della mia vita. Se non la più importante. E sapere della sua morte mi ha colpito nel profondo. Ma voglio portare la mente di tutti voi ad alcuni aspetti positivi di questo ragazzo. Per esempio, Sam. Ti ricordi come ti chiamava sempre Sammy? Era l’unico che lo faceva. E ti ricordi come si è arrabbiamo quando hai messo un lettore mp3 nella sua adorata macchina?» disse, vedendo Sam che faceva un leggero sorriso.
«Adorava la sua macchina. La sua Chevrolet Impala del ’67. La sua ‘piccola’. Credo la amasse quasi quanto le birre e i giornali porno con le ragazze asiatiche.» continuò Castiel, con un piccolo sorriso.
«E tu Bobby. Non piangere, asciugati quelle lacrime, altrimenti ti bagneranno la barba. Non ti ascoltava mai, non è vero? Ricorda i momenti in cui avresti voluto spaccargli la faccia, eppure non ci saresti riuscito neanche a volerlo perché eri come ad un padre per lui.
«Era un ragazzo forte, più forte di quel che pensava. E aveva un gran cuore. Mi ricordo che quando l’ho conosciuto non gli stavo molto simpatico. Anzi, tutto il contrario. Però ci siamo avvicinati, e ora lui mi manca da morire, come a tutti voi. Ma vorrei che ognuno di voi lo ricordasse quando sorrideva, quando era felice. Ricordatevelo, per un momento, tutti adesso.» continuò, guardando il volto di ognuno di loro, prima di scendere e andarsi a sedere accanto a Sam.
Castiel non riuscì a spiegarsi dove trovò la forza di prendere la manciata di terra e gettarla sulla tomba di Dean, ormai sottoterra. Ma lo fece. E fu il primo.
Ma mentre stava per andarsene via, Sam lo fermò.
«Hey Cas, aspetta. Ti devo dare una cosa.» disse mentre si frugava nella tasca interna della giacca. «Ecco, trovata!» esclamò mentre gli porgeva una busta spiegazzata.
«Cos’è?» chiese Castiel, senza prenderla in mano.
«Me l’ha data Dean prima di… be’, lo sai cosa. Mi ha detto di dartela.» gli risposte il giovane Winchester, mentre gli faceva il gesto di prenderla.
Castiel la prese delicatamente, e ringraziò Sam, che se ne andò per raggiungere Bobby.
Il moro osservò attentamente la busta che aveva in mano. Recava scritto “Per Castiel” con la grafia di Dean, ma la scritta era leggermente sbiadita.
Castiel si allontanò dalla folla, andando a sedersi su una roccia che vi era poco lontano. Aprì la busta con le dita tremanti, non sapendo cosa aspettarsi.
Era una lettera.


"Hey Cas.
Se stai leggendo questa lettera significa che ormai ho fatto il mio volo. E scusami se non ti ho detto nulla a riguardo. Anzi, scusami per tutto. Non ho detto a nessuno ciò che avevo intenzione di fare, almeno, non l’ho detto prima di adesso. Cercherò di scriverti tutto ciò che non sono riuscito a dirti mentre ero vivo.
Non ho deciso di suicidarmi perché ero stanco della mia vita, anzi. L’ho fatto per uno scopo preciso.
Il fatto è, Castiel, che tu per me sei davvero importante. Sei la mia famiglia. E non volevo perderti. Credo che i miei sentimenti per te fossero più profondi di quelli di un semplice amico. La verità è Cas che… che ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessuno, neppure Lisa. E non riuscivo a vedere la mia vita senza te accanto a me. Non riuscivo a vedermi senza il mio angelo accanto a me. E non potevo sopportare l’idea di vederti morire senza riuscire a fare nulla. Ma non è stata colpa tua, è stata una scelta mia.
Ho scelto io di fare ciò che ho fatto. Ero un uomo a pezzi quando mi hai trovato, e grazie a te sono riuscito a ricompormi. E non voglio perderti. Non posso permettermelo. Si può dire che la colpa è mia, dal momento che ti amo con tutto il mio cuore.
Ed è per questo che ho deciso di dartelo. Quel cuore che ora batte nel tuo petto, Castiel, è il mio. Il mio sangue è 0 negativo, quindi potevo donartelo. Ho fatto tutto di nascosto, ho firmato tutti i documenti per diventare un donatore. E l’ho fatto per te, Cas. Non avercela con me, e non incolparti. Sono morto per te, ma ti prego, fammi una promessa. Promettimi che vivrai per me.
Mi dispiace davvero non essere lì con te, adesso. Davvero, credimi quando ti dico che non voglio andarmene. Ma non voglio nemmeno che tu te ne vada. Perdonami Castiel.

Il mio cuore batterà sempre per te.

Addio, Dean."
   
 
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