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Autore: Pneuma    28/06/2013    0 recensioni
Il Dottore viene ferito a morte. Ma la morte viene ingannata, come molte altre volte dalla capacità rigenerativa del Dottore.
E poi? Dove finisce il vecchio Dottore? Sparisce completamente? O forse passa in un altra dimensione? Scopriamolo insieme a lui!
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dalek, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il laser l’aveva trapassato all’altezza del polmone destro. Un grido di dolore si sovrappose ai rumori della battaglia in corso. La sua compagna di viaggi accorse subito e vista la situazione si gettò su di lui piangendo e pregandolo di non andarsene.
-Suvvia pivellina, non piangere, si vede che sei nuova di qui.-
Lei si scostò per un attimo da lui incredula, vista la leggerezza con cui lui stava prendendo il fatto di stare per morire. Scordandosi per un secondo della situazione, forse a causa dello shock, gli dette un pugno sulla spalla, come tutte le volte che la chiamava pivellina.
-Ouch! Fai piano, non vedi che adesso ho un buco in più per respirare?-
Ritornando nella realtà lei si gettò di nuovo su di lui e ricominciò a piangere e a chiedergli scusa.
-Tranquilla pivellina, ho un piano anche per questo! Adesso smettila di piangere e ascolta bene quello che ti sto per dire.-
Cinque minuti dopo lei lo aveva trascinato nella cantina dell’edificio più vicino, o almeno di quello che ne rimaneva dato che si trovavano in mezzo al campo di battaglia. Sopra di loro potevano sentire le esplosioni delle bombe e non lontano un grande esercito stava marciando scuotendo il terreno con un ritmo incessante. Dopo averla fatta allontanare di qualche metro da sé il Dottore facendogli l’occhiolino le disse:
-A fra poco pivellina.-
Poi una luce accecante riempì la stanza insieme alle urla della ragazza.



Il Dottore adesso si trovava seduto in una sala d’attesa, intento a fissare il vuoto. Poi di scatto i suoi occhi ripresero vita e lui cominciò ad urlare ed a toccarsi il petto nel punto in cui doveva esserci la ferita. Ma al posto di un buco trovò il suo petto e toccandolo sentì i due cuori pulsare come se non fosse successo nulla. Allora cominciò a guardarsi intorno. Carta da pareti bianchi con motivi floreali azzurri e banali sedie marroni erano le uniche cose che decoravano la stanza altrimenti vuota, mentre asettiche piastrelle bianche facevano da pavimento. Stava per alzarsi quando un’infermiera, capelli neri, occhi viola e un’impeccabile divisa bianca, entrò nella stanza.
-Benvenuto Dottore, prego si accomodi-
Il Dottore si sentì a disagio. Di solito era lui a fare le entrate a sorpresa, a conoscere chi aveva davanti e ad avere sotto controllo la situazione, ma stavolta i ruoli erano invertiti. Lentamente si alzò dalla sedia e passò accanto alla radiosa infermiera che gli teneva aperta la porta.
Dall’altra parte una forte luce lo accecò, e ci vollero molti secondi per abituarsi. Due soli gemelli splendevano su una spiaggia tropicale deserta, e davanti a lui vi erano uno sdraio e un tavolino con dei drink dai colori esotici. In lontananza si poteva vedere una struttura in legno e paglia, ma data la distanza non riusciva a scorgere altro. Subito cercò nelle tasche il suo cacciavite sonico per analizzare l’ambiente circostante, ma scoprì di indossare dei bermuda bianchi, e guardandosi meglio adesso aveva anche una camicia hawaiana rossa e un cappello da pescatore bianco. Stupito si girò versò la porta che aveva appena varcato e vide che l’infermiera era ancora lì e sorrideva come se il suo stupore fosse normale. Gli disse:
-Benvenuto a casa, Dottore, qualunque cosa le serva le basterà chiedere ad alta voce e avrà subito ciò di cui necessita. Si goda la sua pensione!-

Poi, senza aspettare una risposta chiuse la porta e un secondo dopo fu come se non fosse mai esistita alcuna porta.
Il Dottore allora rivolse la sua attenzione verso la struttura in lontananza. Iniziò allora a camminare verso di essa, e allo stesso tempo la sua mente  iniziò a vagare nel tentativo di capire ciò che gli stava succedendo. Pochi secondi dopo, come se avesse camminato per molto tempo si trovò davanti a quella che capì essere soltanto una piccola capanna. Di nuovo sorpreso, aprì la porta e all’interno vide tutte le possibili comodità che una casa potesse avere: c’erano un enorme letto, un vasca idromassaggio, un piano bar, un letto per massaggi, attrezzatura da pesca, molti divani, un camino e una bellissima vetrata che dava sul quello che sembrava un oceano.
-E’ più che grande all’interno.-
Quasi non si accorse di quello che aveva appena detto. Quanti voci avevano pronunciato quelle parole, ma mai aveva sentito la sua farlo. Quasi offeso, ricordandosi delle parole dell’infermiera urlò:
-Voglio delle spiegazioni!-
Non successe niente. Allora provò con qualcos’altro:
-Voglio un Cosmopolitan!-
-Ai suoi ordini!-
Si girò verso la direzione da cui veniva quella voce sicura e divertita, cioè verso il piano bar. Un uomo pelato, abbronzato e vestito da cameriere stava scuotendo uno shaker e subito dopo versò il liquido in un bicchiere. Quando l’ombrellino da cocktail tocco il bicchiere e prima che il Dottore potesse proferire parola l’uomo sparì. Allora ci riprovò.
Una trentina di Cosmopolitan dopo il Dottore si arrese, e sconsolato uscì dalla capanna. Adesso i due soli gemelli stavano tramontando, dando vita ad uno spettacolo mozzafiato. Ma l’attenzione del Dottore si concentrò su un particolare che chi fosse stato rapito dalla bellezza del momento non avrebbe notato. Solitamente sull’oceano, si può notare la curvatura della Terra o di un qualunque pianeta sui cui ci si trovi e su cui ci sia uno massa d’acqua abbastanza grande da definirsi oceano. Una piano si andava già formando nella testa dell’in tra prendente Dottore. Ad alta voce disse:
-un’ascia-
Niente da fare. Si vede che le armi non potevano essere richieste. Allora riprovò con dell’altro:
-un bastone-
Accanto a lui, nella sabbia, come se fosse sempre stato lì, si trovava un bastone lungo quanto il suo braccio. Alcune richieste dopo ebbe in mano una rudimentale ascia e si avvicinò alla foresta tropicale che delimitava insieme all’acqua la spiaggia. Mentre stava per dare il primo colpo al tronco di una palma che reputava abbastanza robusto un ringhio minaccioso partì dal buio della foresta. Ma lui non ci badò e iniziò la sua opera di abbattimento. Allora senti un fruscio e vide muoversi delle palme alcuni metri più in là. Il momento dopo un forte colpo lo sbalzò fuori dalla foresta mentre il suo strumento veniva scagliato in acqua. Si rialzò massaggiandosi la schiena e provò a cercare l’ascia, ma l’oceano sembrava averla inghiottita per sempre.
Più abbattuto di prima tornò alla capanna e vedendo il tavolo per massaggi gli venne in mente un’altra idea. Era fatto di legno e dopo parecchi sforzi riuscì a scardinarlo. Si guardò intorno in attesa di una qualche reazione ma non era successo nulla. Si precipitò fuori dalla capanna e con un balzo fu in acqua, usando il tavolo come zattera e una delle gambe di esso come remo. Ma più si allontanava dalla riva, più il tempo sembrava peggiorare. Adesso fosche nuvole violacee si stavano addensando sopra di lui.
-Voglio un cielo sereno!-
Quasi per ripicca, scoppiò una violenta tempesta, e onde sempre più alte iniziarono ad investirlo. Quando una di esse, alta tre metri lo colpì di traverso, il Dottore venne disarcionato dalla zattera. Allora iniziò a nuotare disperatamente verso quella che pensava essere la direzione giusta. Continuava ad essere spinto sopra e sotto il pelo dell’acqua e ne inghiotti molta prima che una sua bracciata si scontrasse contro un parete metallica. Provò a cercare disperatamente un appiglio finché non trovò quello che doveva essere un braccio meccanico. Vi si avvinghiò con le ultime forze rimaste ed esso lo trascinò sotto l’acqua. La sua ultima speranza si stava trasformando nella sua tomba. Trattenne il respiro finché poté, e mentre stava per perdere i sensi la situazione cambiò radicalmente.
Come se non ci fosse mai stato nulla di tutto questo, il braccio meccanico, alla cui estremità adesso notò vi era uno dei soli gemelli, in realtà un disco piatto e freddo, spuntò in un nuovo mondo. Con un ultimo sforzo si gettò oltre la fessura da cui stava spuntando il braccio meccanico e atterrò sulla soffice erbetta della campagna inglese. L’ultima immagine prima di perdere i sensi fu quella di un grande edificio in lontananza, con una grande croce rossa sulla sommità.

  
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