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Autore: TwistedRocketPower    30/06/2013    0 recensioni
Traduzione ad opera di Leana
Quando Kurt aveva nove anni, sua madre, una donatrice di organi, morì. Ora, a diciassette anni, Kurt è alla ricerca di chi ha ricevuto il suo cuore... ma, finirà per trovare molto di più.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- IN A HEARTBEAT - 

 

CAPITOLO 32 - LAUNDRY

(link originale)






“Spero ancora che un giorno tutto avrà un senso”
 
Kurt aveva bisogno di tempo. Tempo per pensare. Tempo per preoccuparsi. Tempo per dirsi di non preoccuparsi. Solo… tempo.
 
Voleva disperatamente far sapere a Blaine come si sentiva, ma voleva anche che fosse Blaine a venire da lui. Non poteva passare il resto della sua vita a rassicurare Blaine che gli importava e che lo amava. Blaine doveva capirlo da solo.
 
Ma Kurt non era sciuro se dovesse prendere l’iniziativa di nuovo, o semplicemente aspettare Blaine.
 
Il problema era: e se Blaine non lo sapeva? Se si fosse dimenticato quello che aveva detto quando era malato? E se non sapeva il motivo perché Kurt non l’aveva più contattato? E se fosse stato malato? E se avesse bisogno di lui?
 
Tutte queste domande continuavano a scorrere incessantemente nella mente di Kurt. E poi, c’era un’altra serie di domande.
 
Perché Blaine non aveva provato a contattarlo? Perché non gli aveva mandato un messaggio chiedendogli perché non gli scrivesse più o perché non venisse più a casa sua? Non sarebbero più stati i suoi genitori, specialmente sua madre, a fargli sapere che Blaine stava male? E se Blaine non volesse più parlare con lui?
 
Era troppo a cui pensare, e pesava tutto su Kurt. Sapeva di non poterne parlare con suo padre, o Carole, o qualcun altro, perché sentiva il bisogno di doverne venire fuori da solo. Si chiese anche se fosse in grado di poterne venire fuori.

 



 
Blaine aveva bisogno di fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Appena sveglio, quel giorno aveva fatto il bucato. Poi, aveva tirato fuori degli asciugamani puliti, e aveva lavato anche loro.
 
Era a casa da solo quel giorno. Avrebbe voluto tornare a scuola, ma sia sua madre che suo padre gli avevano detto di no. Era Venerdì comunque, quindi non importava molto, ma lui voleva andare fuori.
 
Suo padre era tornato al lavoro il giorno prima, e Blaine aveva praticamente costretto sua madre ad andare con le sue amiche, quindi adesso era da solo. Da solo significava tempo per pensare. Blaine era stanco di pensare. Stava pensando troppo, se se lo fosse chiesto. E si era chiesto un sacco di cose ultimamente.
 
Cose del tipo, perché Kurt non gli parlava? Doveva chiamarlo per primo? E se Kurt non avesse voluto parlargli? E se Kurt adesso lo odiava?
 
E poi venivano delle altre domande. E se Kurt stesse aspettando una sua chiamata? Avrebbe dovuto far la prima mossa? E se Kurt pensava che fosse ancora malato e non voleva disturbarlo?
 
E se…
 
E se…

E se…
 
Tutte quelle domande lo stavano facendo diventare matto.
 
Decise che non poteva, e non voleva, farlo più. Avrebbe parlato con Kurt.
 
Blaine piegò l’ultimo telo ri-pulito, e si diresse al piano di sotto. Afferrò le chiavi, e uscì dalla porta principale. Aveva tirato fuori il cellulare dalla tasca per scrivere a sua madre che stava uscendo, quando lo realizzò. Non era ancora mezzogiorno. Kurt era a scuola. Andare a casa sua sarebbe stato inutile.
 
Si sentì un po’ stupido e imbarazzato. Blaine si guardò intorno per assicurarsi che nessun vicino fosse fuori – non che loro sapessero cosa stesse facendo in ogni caso – e tornò in casa. Andò al suo armadio e prese una fila di vestiti sulle loro grucce, decidendo che non gli avrebbe fatto male se li avesse rilavati mentre aspettava.
 




 
Diane era tornata a casa mentre Blaine arrivava a casa di Kurt. Era un po’ riluttante a lasciarlo guidare, ma dopo che lui l’aveva assicurata che non era più stordito, e non lo era stato per tutto il giorno, lo aveva lasciato andare…. Con la promessa che le avrebbe scritto una volta arrivato, e quando stava per ripartire.
 
Blaine aveva le mani ridicolamente sudate e il respiro traballante mentre guidava lungo il vialetto di Kurt, ma non c’era modo di tornare indietro ora.
 
Mandò subito un messaggio a sua madre, prese due respiri profondi, e scese dall’auto. Poi, mentre si asciugava i palmi delle mani sui pantaloni, si avvicinò alla porta.
 
Suonò il campanello e attese, immaginando – nella sua testa -  cosa avrebbe detto a chi avrebbe aperto la porta.
 
‘Salve, signora Hummel, come sta?’ Aspetta, è Hummel o Hudson? Avrebbe dovuto dirmelo prima. Quale dei due? Merda!
 
‘Salve, signor Humme- volevo dire, Burt’ Aspetta, devo davvero chiamarlo così? Non suona molto bene.
 
‘Ciao, fratello-di-Kurt-di-cui-non-mi-ricordo-il-nome’. No, assolutamente,no.
 
‘Kurt, ciao, io… devo parlare con te. Posso entrare?’Non è troppo formale? Fors-
 
“Blaine, ciao! Entra!” lo accolse Carole interrompendo i suoi pensieri che si muovevano nella sua testa più veloce di quanto pensasse.
 
“Ciao” rispose Blaine con un sorriso mentre entrava nella casa. “Come stai?”
 
“Sto bene, grazie”. Carole chiuse la porta. “Tu come stai? L’ultima volta che ti ho sentito, avevi iniziato con delle nuove medicine”
 
“Oh, si, sono stato male qualche giorno, ma adesso sto bene”
 
“E’ fantastico. Suppongo che tu voglia parlare con Kurt?”
“Se va bene”
 
“Certo che va bene” disse lei agitando una mano. “Vai su”
 
“Grazie”
 
Blaine salì le scale più lentamente del necessario, poi andò in fondo al corridoio.
 
“Avanti” si disse dopo una decina di secondi in cui era rimasto goffamente fermo. Bussò in fretta, prima che avesse la possibilità di tirarsi indietro, e attese.
 
Sentì dei passi all’interno della stanza, e immaginò che Kurt si fosse alzato dal letto, poi la porta si aprì.
 
“Blaine!” esclamò Kurt incapace di nascondere lo shock.
 
“Kurt!” lo imitò Blaine con un mezzo sorriso.
 
Kurt rimase fermo per un momento, poi scosse la testa e fece un passo indietro. “Oh, entra”
 
Blaine entrò nella stanza, e Kurt chiuse la porta dietro di lui.
 
“Sono venuto per parlare con te” iniziò voltandosi verso Kurt che era ancora vicino alla porta. “Io… l’idea di non poterti più parlare mi stava facendo andare fuori di testa, ed era una cosa che non potevo fare per messaggio o con una telefonata”
 
“I-io sono contento che tu sia venuto. Anch’io volevo parlarti”
 
“Voglio che tu sappia che i-io ricordo quello che ti ho detto… quel giorno, e volevo scusarmi”
 
“No” disse Kurt scuotendo la testa. “Non devi scusarti, Blaine. Non devi scusarti per essere stato onesto con me”
 
“Ma ti ho ferito. Non volevo ferirti”
 
“Ma dovevo sapere come ti sentivi”
 
“Ma hai smesso di parlarmi per questo o io non l’ho mai voluto”
 
“Non ho smesso di parlato, avevo solo bisogno di tempo per pensare. Ho passato gli scorsi giorni a mettere tutto in discussione, soprattutto a me stesso, più e più volte. Ho pensato di andare da qualche parte, ma non l’ho fatto. Ho davvero sperato che venissi, e avevo paura che pensassi ancora che la nostra amicizia fosse una bugia e volevo darti dello spazio per scegliere se mi volevi intorno o no”
 
“Beh, ho passato gli ultimi giorni a pensare un po’ troppo, ho cercato di trattenermi fallendo miseramente, perché una parte di me aveva paura che non avresti più voluto vedermi, e l’altra credeva che tu pensassi che fossi ancora malato e non volevi darmi fastidio. Oggi ho passato tutta la giornata a fare il bucato, Kurt. Il bucato. Ho pulito i vestiti puliti per cercare di smettere di pensare. Sono uscito di casa per venirti a parlare alle undici e trenta prima di realizzare che non ci saresti stato a quell’ora”
 
Kurt sospirò. “Facciamo veramente schifo a comunicare” disse con le mani sui fianchi.
 
“Davvero” concordò Blaine.
 
“Io… lo so che il modo in cui si siamo incontrati è strano, Blaine. Lo so. È folle, bizzarro, ma un po’ fantastico. Lo so che non ha nessun senso, e probabilmente non ce l’avrà mai, ma è così”
 
“Sono d’accordo-”
 
“E non posso più fare questa cosa” disse Kurt indicando loro due. “perché non so più cos’è, e mi confonde ogni giorno di più. Mi piaci, Blaine. Molto. E più che come un amico. Non voglio essere tuo amico, nonostante abbia detto di essere d’accordo, e anche se è meglio che niente, non mi piace. Ti ho mentito. Perché non è quello che voglio da te. Voglio più di questo”
 
“Kurt, io-”
 
“E non mi scuserò se non provi lo stesso, perché non penso di dovermi scusare per niente questa volta. Sono solo stato onesto con te. Se non provi lo stesso, allora ci farò i conti. O almeno, ci proverò. Però, volevo solo fartelo sapere perché sono stufo di girarci sempre intorno”
 
“Kurt!”
 
“E abbiamo davvero bisogno di lavorare sulla comunicazione. Dobbiamo parlare di più, fare le cose alla luce del sole, ed è per questo che lo sto facendo. Completa, totale onestà. Probabilmente sono un po’ fuori di me, non ho mai parlato così veloce prima, ma ho solo bisogno di sfogarmi,e-”
 
“Kurt!”
 
Kurt si fermò, notando solo in quel momento che Blaine si era spostato lentamente più vicino durante il suo discorso, e adesso era proprio davanti a lui.
 
“Cosa?” disse Kurt senza fiato.
 
“Posso dire una cosa?” chiese Blaine.
 
“Si”
 
Blaine allungò la mano destra, e la pose sulla mascella di Kurt. Strofinò il pollice sulla guancia, prima di avvicinarsi lentamente e baciarlo.
 
Kurt rimase fermo per un momento, poi lasciò andare il respiro, afferrò la camicia di Blaine, e ricambiò il bacio.
 
Dopo quello che entrambi avrebbero poi descritto come uno dei momenti migliori della loro vita, si separarono anche se con riluttanza e si fissarono negli occhi.
 
“Non hai detto niente” lo informò Kurt dopo un momento di silenzio.
 
“No” rispose Blaine.
 
Kurt annuì. “Okay” disse prima di avvicinarsi per un altro bacio.
  
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