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Autore: _matthew_    13/01/2008    6 recensioni
Un McGee ormai sessantenne si è ritirato a vita privata; ma un giorno una visita inaspettata riapre la strada a vecchi ricordi. Una ragazza sconosciuta vuole scoprire cosa turba i ricordi della madre,e cosa distrusse la squadra di Gibbs,e l'unico modo per farlo è partire da un racconto che solo McGee le può fare. Lui accetterà di rievocare tristi ricordi?
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! eccomi qui con una nuova fic,un po' fuori dagli schemi,ma l'idea mi ispirava ;) spero vi piaccia! Buona lettura!


Era da tanto che non andava in America; era raro che il Mossad avesse obiettivi in quel paese. Era passato molto tempo da quando era stata a Washington per l'ultima volta; era stato prima di scoprire il segreto di sua madre. Da quel momento non aveva desiderato altro che poter andare li,in quella città,per saperne di più.
Un uomo era chino sul vialetto di casa,intento a raccogliere le foglie cadute da un grande acero che ombreggiava la casa a due piani in uno dei quartieri residenziali della città. Quando sentì i passi della ragazza si rialzò,per vedere chi stesse arrivando.
L'agente speciale Timothy McGee si sentì mancare il fiato.
Aveva ormai sessantacinque anni,i capelli brizzolati tendenti al bianco,lo sguardo ancora intelligente,ma stanco; lo sguardo di uno che aveva dedicato l'anima al lavoro.
Fissò la ragazza che si stava avvicinando,in preda ad un moto di commozione e incredulità.
I lunghi capelli castani e crespi ondeggiavano appena al ritmo dei suoi passi incorniciando un viso mediterraneo,con la pelle leggermente scura; gli occhi erano penetranti. Il passo era deciso,il corpo snello e sinuoso.

-Ziva?-

La sua mente tornò indietro,ad un lontano giorno di tanti anni prima; il giorno in cui aveva visto quella stessa figura allontanarsi lungo quello stesso vialetto,per sparire per sempre per sempre dalla sua vita. La sua mente tornò al giorno in cui vide Ziva David per l'ultima volta; una trentina di anni prima.
Tornò al presente. La ragazza era ferma di fronte a lui,e gli stava chiedendo se conoscesse un certo Timothy McGee.
"Sono io" rispose. Fissò la ragazza; per un attimo aveva creduto di rivedere Ziva.

-stupido-

La somiglianza era incredibile,l'unica differenza erano gli occhi. I suoi erano verdi. Un verde molto intenso,che donava a quello sguardo una sfumatura strana,quasi magica.
La ragazza gli tese la mano. "Tali David" si presentò lei con naturalezza,mettendo una leggera enfasi sul cognome,anche se non ce n'era bisogno. Gli occhi dell'uomo si illuminarono all'istante,attraversati da un lampo di comprensione.
"Sei...."
"Si,sono la figlia di Ziva" disse lei intuendo la domanda.
Annuì leggermente con il capo "Si...siete identiche" disse,invitandola ad entrare in casa con un gesto della mano. Si accomodarono in uno spazioso salotto; una grande porta-finestra inondava di luce la stanza.
Sprofondò in una morbida poltrona in pelle,scorrendo con gli occhi l'arredamento: di fronte a lei un'altra poltroncina,un mobile che fungeva da libreria,un caminetto e in un angolo un mobile bar.
McGee ne estrasse una bottiglia di schotc,versandosene un bicchiere abbondante; aveva bisogno di qualcosa di forte per riprendersi da quell'inatteso incontro.
La ragazza non volle nulla. I suoi occhi si fermarono su una foto appesa sopra al caminetto,che attirò la sua attenzione. Si alzò,per vederla da vicino. Il fuoco che scoppiettava nel camino le diffuse un piacevole tepore sulle gambe.
Osservò l'immagine,con attenzione,assorbendone ogni dettaglio; memorizzando ogni particolare. Tornò con la memoria ad un anno prima: quando aveva visto per la prima volta quell'immagine.
Ricordava perfettamente quel giorno.
Era stata accompagnata nell'ufficio del direttore del Mossad; che aveva qualcosa di molto urgente da dirle.

-Buon compleanno!-

Lei,Ziva David,capo del Mossad l'aveva convocata per farle gli auguri! Era davvero un'ottima madre.
Erano rimaste un po' a parlare; il suo sguardo si era posato più volte su un porta-foto in argento,che la incuriosiva da sempre. Non aveva mai visto la foto che conteneva.
Improvvisamente si alzò,prendendo la cornice e girandola verso di se. Un gruppo di cinque persone era ritratto sullo sfondo di una collina verdeggiante,inondata di sole.
Al centro un uomo dai capelli brizzolati,gli occhi azzurri,e una vaga traccia di sorriso sulle labbra.
Alla sua destra un McGee molto più giovane di quello che sedeva ora alle sue spalle; i capelli castani ben pettinati e un sorriso smagliante sul volto. Di fianco a lui una giovane dai lunghi capelli neri legati in due codini che ondeggiavano; gli occhi ridenti.
Alla destra dell'uomo,invece,una Ziva giovane,probabilmente della sua età,la fissava sorridente. Intorno alle sue spalle il braccio dell'ultimo personaggio della foto. Anche lui sorrideva all'obiettivo,scambiando un tenero abbraccio con la giovane al suo fianco. Aveva uno sguardo dolce e simpatico,gli occhi verdi,molto simili a quelli di Tali.
"E così è questa la foto originale" disse a bassa voce,rivolta più a se stessa che all'uomo che nel frattempo le si era avvicinato.
"Si...tu come l'hai vista?" chiese lui curioso,tornando a sedersi. Sprofondò nella morbida poltrona,sorseggiando il liquore contenuto nel bicchiere. Quella conversazione avrebbe richiamato molti fantasmi,ne era certo.
Si risedette anche lei.
Quel giorno,nell'ufficio di sua madre aveva visto la stessa foto,ma mancava l'uomo dagli occhi verdi; tagliato fuori dalla cornice. Se ne vedeva solo il braccio che avvolgeva le spalle di Ziva.
Aveva provato a chiedere a sua madre chi fosse,e perchè non comparisse nella foto; non aveva ottenuto risposta.
"Sono risalita a lei da sola" disse,guardando l'uomo,lo sguardo era divenuto dolce,come se intendesse scusarsi per quell'intrusione.
"Mia madre non mi ha mai raccontato di quello che successe nell'ultimo periodo,ne perchè tornò al Mossad"
McGee le sorrise; un sorriso indulgente,di quelli che si usano verso un bambino troppo curioso.
"Sei come tua madre...anche nel carattere. Cocciuta come lei."
mentre parlava gli occhi iniziarono a velarsi; evidentemente dietro a quella foto così gioiosa si nascondeva qualcosa di molto doloroso.
"Quello nella foto è un nostro collega,come di certo avrai capito; e immagino che tu abbia anche capito che tra lui e Ziva non ci fosse solo amicizia" continuò,lo sguardo fisso sull'abbraccio tra Ziva e Tony.
Lei annuì in silenzio. Quelle erano cose che aveva già capito un anno prima,nell'ufficio di sua madre. "Come si chiama?" si decise a chiedere. Il volto dell'uomo si scurì; quando parlò la voce suonò soffocata,come se avesse un groppo in gola. "Anthony DiNozzo...ma tutti lo chiamavamo Tony"
"Perchè usi il passato? è morto?" chiese di nuovo,troppo curiosa per trattenersi. Si pentì subito di quella domanda,ma ormai era tardi: i fantasmi erano stati liberati.
McGee asciugò col dorso della mano la lacrima che aveva iniziato a solcargli il volto.
"No,non è morto; ma non è nemmeno vivo...è scomparso il giorno dopo che fu scattata quella foto".
Iniziò a raccontare. Raccontò per la prima volta dopo trent'anni quei giorni che aveva rivissuto per migliaia di volte nella sua memoria chiedendosi dove avevano sbagliato,senza mai trovare risposta.
Raccontò della scomparsa di Tony; della rabbia di Gibbs che gli aveva tenuti per un mese intero esclusivamente su quel caso. Un mese a cercare qualche traccia,senza risultato. Il mese peggiore della loro vita.
Avevano iniziato pieni di motivazioni,certi che lo avrebbero trovato in pochi giorni,sicuri che non fosse successo nulla di grave.
Il tempo passò,passarono le settimane,e di lui nessuna traccia. Passarono i mesi,e poi gli anni,ma di lui nessuna traccia.
Era scomparso dalla loro vita,dalla città,dal mondo; come svanito nell'aria. Tutti erano a terra,frastornati,ma il dolore iniziò a sedimentarsi,a scomparire,sommerso dai problemi quotidiani.
Ma questo non valeva per Ziva.
Un pomeriggio si sedette davanti a lui,nella poltrona in cui ora sedeva sua figlia,dicendo che non riusciva a continuare così. Quella città,quell'ufficio,quel lavoro...tutto le ricordava Tony,e il modo in cui era sparito,lasciandola sola con tutti i suoi dubbi. Se ne doveva andare.
Quel pomeriggio percorse per l'ultima volta il vialetto di casa McGee,scomparendo nella densa nebbia novembrina.
"E ora ci sei tu,dopo trent'anni...cosa è successo a Ziva?" chiese una volta terminato il racconto,gli occhi lucidi al ricordo di quel fallimento così bruciante.
"Tornò al Mossad,e cinque anni dopo nacqui io. Mio padre assomigliava abbastanza a Tony,e come lui era americano,ma morì pochi anni dopo. Ora lei è direttrice del Mossad" rispose Tali; non voleva parlare di sua madre,ma di lui,dell'unico uomo che avesse mai fatto innamorare la fredda Ziva David; voleva sapere tutto di Anthony DiNozzo.
"Si...capisco. Sei giovane e curiosa" disse lui,sorridendole. Si alzò dalla poltrona,il bicchiere ormai vuoto,invitandola a fare altrettanto. L'accompagnò fino alla porta prima di parlare di nuovo.
"Le risposte che cerchi non sono ancora state scritte" la sua voce era triste,sembrava invecchiato di colpo. "Sei tu che devi trovarle,e questo vecchio ormai è troppo stanco per aiutarti" continuò in tono spento.
"Ma da qualche parte dovrò pur iniziare...da dove?" chiese lei,fissandolo.
"All' N.C.I.S. è conservato il vecchio fascicolo DiNozzo; li c'è tutto quello che avevamo scoperto. Ora è tutto nelle tue mani."
Chiuse la porta; Tali sentì il battente di legno sfiorarle la schiena.
Si avviò lungo il vialetto ben curato,lastricato in pietra, come trent'anni prima aveva fatto sua madre. Come lei,mentre camminava sulla liscia pietra si chiedeva che fine avesse fatto Tony,e se sarebbe riuscita a trovarlo.
Aveva un unico punto di partenza,e doveva sfruttarlo: l'N.C.I.S.


Allora...l'idea è un po' particolare,e il primo capitolo è una specie di esperimento...fatemi sapere che ne pensate,e se la devo continuare ok?
aspetto le vostre opinioni! ciao,e a presto!
  
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