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Autore: OneWingedAngel    13/01/2008    1 recensioni
Per cosa è stato veramente edificato il Castello dell'Oblio dall'Organizzaione XIII? Grazie al potere di Naminè e del Castello è possibile recuperare i ricordi perduti della vita passata dei Nessuno. Rivedremo Xemnas Zexion e Vexen quando ancora erano chiamati Xehanort Ienzo ed Even e non erano altri che i tre assistenti più geniali di Ansem il saggio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vexen, Xemnas, Zexyon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo 4

CAPITOLO 4: Il Trio

 

La scena attorno ai tre Nessuno si dissolse nel nero. Attorno a loro ricomparve di nuovo la stanza buia del Castello dell’Oblio. I quattro si guardarono attorno per un attimo con stupore.

“Che cosa succede?” Domandò Vexen “Eppure dovrebbe esse tutto perfetto.”

Il suo sguardo sbalordito vagò sui presenti fino a fissarsi su Naminè.

“Tu! Deve essere colpa tua se qualcosa non va! Ti avevamo detto chiaramente di…”

Ma la mano di Zexion intervenne a zittirlo.

“Va tutto bene, credimi. Il mio libro delle illusioni sta soltanto ricercando i momenti di maggiore interesse per la nostra vicenda. Ecco guarda.”

Vexen e Xemnas guardarono il grande libro appoggiato al centro del meccanismo. Le pagine si muovevano da sole, frusciando forsennate. Ogni pagina sembrava raccogliere in se una giornata, come un diario della memoria. Le date si succedevano a velocità incalzante.

Poi, dopo interminabili secondi le pagine si arrestarono. La data in alto sulla pagina indicava che erano passati due anni dalla loro precedente visione.

Xemnas si rivolse di nuovo verso Naminè.

“Coraggio bambina. Facci tornare nel nostro nostalgico mondo.” Non era una richiesta.Era un ordine. Il tono era pacato, ma non ammetteva repliche.

Naminè chiuse di nuovo gli occhi e appoggiò di nuovo le mani sul meccanismo. Sentì lo scorrere dei ricordi che erano appartenuti ai tre cuori perduti invaderla nuovamente, ma con più dolcezza. Percepì gli ingranaggi della sala muoversi man mano che lo scorrere delle memorie aumentava, diventava un fiume, un mare, un oceano…..e poi la luce li avvolse per la seconda volta.

 

Si ritrovarono lungo un corridoio gremito del College. Gli studenti avanzavano indaffarati carichi di libri, con le borse a tracolla, ridendo e scherzando fra di loro.

Soltanto uno invece non sembrava minimamente coinvolto in quello che lo circondava. Aveva bizzarri capelli blu, e una ciocca gli copriva parzialmente il viso.

Avanzava lentamente, stretto in un cappotto nero, ignorando la massa di studenti ridanciani. I suoi seri lineamenti erano parzialmente nascosti da un libro che leggeva avidamente. Lo teneva molto vicino al volto, e i suoi occhi viaggiavano da una riga all’altra assaporando ogni verso. Sulla copertina del vecchio volumetto che stringeva in mano si poteva leggere in lettere sbiadite “I Fiori del Male”.

Il ragazzo andava dove lo portavano i piedi, abituati a percorrere quei corridoi familiari, ma la sua testa era persa dentro la bellezza di testi che aveva davanti. Ogni volta che voltava pagina, lo faceva con calma e delicatezza, assaporando il fruscio delle pagine. Avanzava così, affogando dolcemente tra le rime e i simboli nascosti in quelle strofe, quando qualcosa di molto concreto lo riportò al mondo terreno.

Era finito con lo scontrarsi contro una persona. A giudicare dalla botta doveva essere molto più alto di lui, cosa abbastanza facile vista la sua scarsa statura, e con un fisico piuttosto atletico.

“Scu- scusi..” farfugliò ridestatosi dal suo torpore, ma le parole gli morirono in bocca quando riconobbe il suo interlocutore, e un mezzo sorriso gli comparve in volto.

“Ancora a fantasticare sulle poesie eh? Te l’ ho già detto che dovresti smetterla, o prima o poi finirai contro qualcuno che potrebbe prendersela” gli rispose sorridendo Xehanort.

Nei due anni trascorsi il ragazzo era diventato ancora più simile a Xemnas di quanto già non fosse. Era quasi una perfetta copia in camice bianco del Superiore. L’unica differenza era il fisico non ancora così massiccio, sebbene fosse già atletico e slanciato, e lo sguardo, lo sguardo che in Xemnas era fiero e malinconico, in lui era rimasto quello bambinesco che aveva il suo primo giorno di scuola.

“Lo so….il fatto è che oggi sono un pochino emozionato, così mi viene più facile perdermi tra le nuvole…” si scusò l’amico.

“Allora anche una persona fredda come te, Ienzo, si emoziona ogni tanto!” scherzò Xehanort.

Ienzo fece spallucce.

“Dì la verità, non vedi l’ora di prendere anche tu il camice bianco!” continuò l’altro.

“Già. Non meno di quanto anche tu aspettassi il momento della mia nomina ad assistente. O sbaglio?”

“Hai ragione. Sono emozionato quasi quanto il giorno in cui fui nominato io assistente, e non solo perché sono stato io a proporti e perché probabilmente sarò io a investirti.” Ammise Xehanort.

“Anche Even sarà contento. Ma questo non è il luogo adatto per fare certi discorsi.” Lo ammonì Ienzo alzando un sopracciglio.

“Hai ragione, ci conviene andare in aula professori.” Convenne l’amico.

“Di già? Ma se manca quasi un’ora!” disse sorpreso Ienzo.

“Oh dai! Non dirmi che non era li che ti stavi dirigendo!”

“Beh, veramente non è che pensassi veramente a dove andavo…” cercò di difendersi il ragazzo dai capelli blu, ma ormai Xehanort aveva già imboccato il corridoio per l’aula professori.

Ienzo sbuffò e accelerò il passo per stargli dietro.

Mentre passavano tra i corridoi un continuo mormorio accompagnava il passaggio di Xehanort. Una cosa piuttosto normale visto che solo un anno prima, alla tenera età di sedici anni era stato nominato il più giovane assistente di Ansem nella storia del College. L’unico che si era avvicinato a tanto era stato il suo migliore amico, Even che aveva ottenuto il posto a diciassette anni. Ora nessuno osava fare commenti sull’origine dei suoi buoni voti. Se si trattava di parlare alle spalle di Even era un conto, ma dopo che Ansem in persona lo aveva scelto nel suo staff….allora nessuno si permetteva di contraddirlo.

Dalla folla vociante tre ragazzine particolarmente coraggiose si avvicinarono a Xehanort e gli rivolsero la parola.

“Salve professore – cominciò una biondina tormentandosi i capelli – volevo dirle che ho trovato davvero, ehm, illuminante la sua lezione di ieri.”

Xehanort conosceva abbastanza quella ragazza, e sapeva bene che avrebbe trovato illuminante qualunque cosa avesse detto. Durante le lezioni non faceva altro che guardarlo con gli occhi dolci per tutto il tempo e annuiva a qualunque cosa dicesse. Beh, almeno prestava attenzione.

“Bene, sono contento che l’abbiate trovata interessante.” Rispose lui educatamente.

Le tre ragazzine scoppiarono in risolini acuti alla sua risposta e continuarono a tempestarlo di domande con gli occhi trasognati.

Certo un bel ragazzo, atletico, intelligente e garbato, non passava certo inosservato, pensò Ienzo e considerò anche che probabilmente quella pausa sarebbe durata più del previsto.

Tratta questa semplice conclusione, si appoggiò al muro e sprofondò di nuovo nella lettura de “I Fiori del Male”. Aveva appena iniziato ad assaporare la magia delle poesie quando una voce insicura richiamò la sua attenzione.

Alzò lo sguardo verso la fonte di quel suono e si trovò davanti una ragazza dai capelli neri e la corporatura esile che gli sorrideva timidamente.

Ienzo la conosceva, era insieme a lui nella classe di letteratura, era una brava studentessa, ovviamente non geniale come lui, ma pensava che almeno in quel campo se la cavasse più che egregiamente.

Parlavano spesso con lei ma le loro conversazioni vertevano praticamente sempre su questioni scolastiche, chiacchieravano di letteratura, poesia, romanzi eccetera. Tuttavia non aveva mai intrattenuto con lei un discorso che andasse al di là. L’unica cosa che aveva notato di lei che quando le rivolgeva la parola era sempre stranamente impacciata.

“Buongiorno Milia.” Disse Ienzo con freddezza.

La ragazza sussultò impercettibilmente.

“V-volevo dirti che ho sempre pensato che fossi davvero il migliore della classe e….bhe, ho saputo che oggi ti avrebbero nominato assistente…e…Beh, complimenti.” Disse lei tendendogli la mano.

“Grazie” Rispose lui telegrafico. Quando faceva così anche lui si sentiva stranamente in imbarazzo.

Quando strinse la mano minuta della ragazza sentì che era molto calda.

Dopo una leggera scossa, fin troppo formale, lei ritirò velocemente la mano. Fece per andarsene e Ienzo si preparò a sprofondare di nuovo nella lettura, quando la ragazza ebbe un ripensamento e si voltò di nuovo verso di lui.

“Senti, volevo chiederti, ti spiacerebbe….anzi, le spiacerebbe se dopo la sua nomina venissi a prendere ripetizioni da lei?”

“No, certo che no. Vieni pure quando vuoi.” Rispose lui.

“Bene grazie.” Rispose lei e fece nuovamente per andarsene.

“Un’altra cosa” Questa volta fu Ienzo a parlare “ dammi pure del tu. Abbiamo la stessa età dopotutto e ci conosciamo da un anno ormai, non c’è bisogno di essere così formale.”

Milia arrossì violentemente e annuì col capo prima di defilarsi tra la folla.

Ienzo rimase ancora una volta sorpreso dalla sua reazione e sprofondò di nuovo nel suo libro.

 

Xehanort aveva assistito divertito a quel teatrino. Chissà se Ienzo si sarebbe accorto prima o poi delle attenzioni di quella ragazza.

In quel momento Even si affacciò dall’aula professori e visti i due amici li richiamò a gran voce.

“Xehanort! Ienzo! Eccovi qui! Sbrigarevi ad entrare, deve essere tutto perfetto per la cerimonia.”

Xehanort fu ben contento di separarsi dalle ragazzine cinguettanti e Ienzo cominciò a sentirsi fortemente emozionato.

Nel guardarli entrare assieme nell’aula professori tutti assieme tutti gli studenti presenti non poterono non pensare a che trio eccezionale componevano.

Even e Xehanort erano già stati dei veri e propri casi di genialità nella loro scuola e adesso il più piccolo tra di loro si apprestava a varcare anche lui quella soglia per uscirne anche lui assistente a soli sedici anni.

Era davvero un caso eccezionale che tre geni del loro calibro si fossero trovati in tre generazioni successive e soprattutto che tutti e tre avessero legato in così poco tempo.

 

La cerimonia si svolse senza problemi, con semplicità. Ienzo fu presentato dinnanzi alla scuola riunita e alla presenza di Ansem il saggio. Questo aveva fatto un piccolo discorso sulle ragioni della nomina di Ienzo, elencandone le dote e gli straordinari risultati durante l’anno, e di come meritasse la carica eccetera eccetera…

Poi era venuto il momento dell’ investitura vera e propria. Xehanort fu chiamato a dichiarare che lui che lo aveva proposto lo riteneva degno per il compito di assistente e a consegnargli il camice e la medaglia col distintivo di assistente.

Il pubblico era rimasto educatamente in silenzio durante la cerimonia ed era scoppiato in applausi alla fine. Tutto sommato era filato tutto liscio. Ma in ogni caso l’emozione del trio non si era affievolita, anzi, la parte interessante cominciava adesso.

 

A mezzanotte in punto tre figure ammantate di nero si aggiravano con destrezza tra i bui corridoi del castello. Portavano con loro una candela, unica fonte di luce in tutta quella oscurità, illuminando spettralmente i corridoi che attraversavano.

I loro passi rimbombavano nei cunicoli vuoti, fino ad arrestarsi in un vicolo cieco. Il primo della fila appoggiò sul pavimento la candela,vicino al muro. Le sue mani vagarono abili sulla parete fino ad incontrare un meccanismo conosciuto. Uno scatto e poi….il passaggio per la camera segreta fu di nuovo aperto.

Le tre figure salirono in silenzio la ripida scalinata chiudendo il passaggio alle loro spalle, del tutto invisibile a chi non ne conoscesse l’esistenza.

Una volta arrivati nella grande biblioteca la figura più alta accese altre sei candele sul tavolo, usando la prima che avevano adoperato per illuminarsi la via.

La luce illuminò i loro volti sotto i cappucci.

Xehanort si tolse il cappuccio e così fecero anche gli altri due, Even e Ienzo.

“Benvenuti signori – esordì Xehanort in tono solenne – sembra che finalmente siamo giunti all’ultimo atto!”

“Già… finalmente anche Ienzo è diventato assistente. Ora potremo cominciare il nostro piano!” esultò Even.

“Hmp…Sembra che sia io la star oggi…” commentò Ienzo con un leggero sorriso.

Ienzo si era unito al gruppo un anno prima. Come Xehanort ed Even prima di lui anche Ienzo era stato selezionato tra tutte le matricole per tenere il tradizionale discorso di benvenuto. Il suo era davvero un caso particolare: infatti non aveva ottenuto il massimo in tutti i test d’ammissione, ma la sua genialità era comunque apparsa in un caso che aveva sbugiardato molti nomi noti nel campo della letteratura.

Infatti in una traduzione richiesta all’esame Ienzo era riuscito a decodificare un antichissimo testo riuscendo a dimostrare come secoli di professori emeriti avessero sempre frainteso il suo senso.

La sua ipotesi aveva sollevato un vero polverone. Critiche, indignazione da parte dei famosi filologi e traduttori, ma alla fine tutti quanti, con grande vergogna e umiliazione, per quanto fossero esperti e anziani, si erano dovuti arrendere davanti a un ragazzino di sedici anni.

Una volta visti i suoi risultati, Xehanort aveva subito pensato che il suo apporto sarebbe stato fondamentale per la sua ricerca. Lui ed Even infatti, dopo quella notte nella stanza segreta, non avevano mai smesso di ricercare la verità su quei misteriosi eventi. La stanza segreta era diventato il loro luogo di ritrovo. Ci avevano passato dentro moltissime notti insonni, chini sui libri, svuotando a poco a poco gli scaffali della biblioteca nascosta, facendosi scivolare davanti agli occhi pagine e pagine di antiche leggende, magia e alchimia.

Tuttavia anche per loro, in  mezzo a quella gigantesca valanga di nozioni, distinguere tra ciò che potesse essere d’aiuto a dissipare i loro dubbi riguardo allo strano essere che avevano visto e alle stelle che spariscono, poteva essere difficile. Tradurre una tale quantità di testi e selezionarli accuratamente sembrava essere un impresa disperata anche per loro due: ecco perché Xehanort aveva pensato di coinvolgere qualcun altro nella titanica impresa. Inutile dire che Ienzo era il candidato numero uno.

Tuttavia i due non potevano sapere quanto prudente fosse metterlo a conoscenza del loro segreto, almeno fino al giorno in cui non lo conobbero di persona.

Dall’alto del tavolo degli insegnanti Xehanort aveva cominciato ad adocchiare i nuovi arrivati, sperando di riuscire a riconoscere un possibile aiutante. Tuttavia quando Ansem chiamò Ienzo a parlare, nemmeno lui ed Even non poterono fare a meno di stupirsi.Fra tutti quanti non avrebbero mai scommesso che il talento della traduzione fosse quel ragazzino basso e solitario, messo in disparte rispetto a tutti con quella sua strana pettinatura.

I due avevano seguito con apprensione il discorso del loro prescelto e mentre Xehanort ascoltava il fiume di abili parole che scorrevano dalla bocca di Ienzo il suo sorriso si era allargato.

“Voglio indagare fra le tenebre del cuore e vagare negli spazi sconosciuti dei mondi al di fuori di qui.”Con queste solenni parole Ienzo aveva terminato il suo discorso e subito dopo aveva ricevuto la proposta dei due assistenti.

Da quel giorno, per due anni, i tre ragazzi si erano trovati quasi ogni notte nella stanza segreta.Quel luogo era il loro quartier generale ….insieme, chiusi tra quelle mura misteriose, avevano esplorato quei testi oscuri, addentrandosi nei meandri della conoscenza e cercando disperatamente qualcosa che li aiutasse nella loro ricerca….

 

E quel giorno il loro sogno compiva il primo, agoniato, passo verso la realizzazione.

Tre bicchieri ricolmi di un freddo liquido verde smeraldo cozzarono tra di loro, con una nota cristallina.

I ragazzi allontanarono i calici l’uno dall’altro e ingoiarono il liquido pungente tutto d’un fiato. L’assenzio arroventò la loro gola e intorpidì le loro labbra.

“Ormai sta diventando una specie di rito, non trovate?” disse Even con un sorriso.

“Già….ormai siamo diventati un vero e proprio circolo segreto.” affermò Xehanort appoggiando il bicchiere vuoto sul tavolo,facendo tintinnare il ghiaccio al suo interno. Si passò la lingua sulle labbra rinfrescate cogliendo quel che rimaneva dell’aroma del distillato, e facendole schioccare soddisfatto.

“Si avete ragione – convenne Ienzo annuendo impercettibilmente – ma adesso finiamola coi mantelli e con le bevande, e passiamo alle cosa serie.”

Gli altri due tornarono improvvisamente seri e fecero un segno d’assenso col capo.

“Dopo quasi due anni di ricerca, siamo arrivati a qualche conclusione. Non siamo giunti a conclusioni certe, ma con i materiali che abbiamo trovato, e approfittando della nostra posizione di assistenti, potremmo convincere Ansem ad assegnarci un progetto ufficiale.” Xehanort aveva parlato con autorità e professionalità, come se si fosse completamente dimenticato dei festeggiamenti di poco prima. Tuttavia sotto quella patina di serietà il suo cuore palpitava sempre più velocemente.

“Ora – continuò – non ci resta che fare un inventario dei documenti significativi che potremmo portare davanti ad Ansem.”

Ienzo prese da uno scaffale vicino alcuni pesanti volumi rilegati in cuoio.

Li depositò pesantemente sul tavolo sollevando alcune nuvolette di polvere dal tavolo di legno lucido. Aprì il primo tomo facendo scricchiolare la copertina e le pagine friabili.

Le dita sfogliarono con cautela la documentazione, e le sue orecchie si godettero quel piacevole frusciare di carta, così antico, ma quella sera così inspiegabilmente nuovo.

Ienzo cominciò ad elencare con voce atona:

“Secondo questi testi la presenza di mondi diversi dal nostro è stata ipotizzata già diversi secoli prima di noi. Sempre secondo le teorie qui riportate a connettere tutti i mondi è il cuore. Cosa si intenda esattamente con cuore non ci è dato saperlo però.”

“Forse l’anima?” propose Even.

“No, non credo. La parola anima è resa con un diverso ideogramma….la parola cuore invece sembra carica di un significato più intenso.” lo corresse Ienzo.

“Anche secondo me il significato di cuore in questo testo è più quello di una forza ancestrale, e pulsante che alberga dentro ogni creatura vivente.” Commentò Xehanort con lo sguardo pieno di interesse.

Ienzo continuò.

“Il cuore è dotato di una duplice natura, di luce e tenebra, che in armonia tra loro creano tutto ciò che è. Quindi per aprire un passaggio tra i mondi bisognerebbe alterare il rapporto tra queste forze…”

“Si ma come….? Questo è il problema!” disse Even assennatamente.

“Sbaglio o le pergamene parlavano di una specie di spada-chiave?” chiese Xehanort.

“E’ corretto – disse Ienzo – In fatti non vedo altra traduzione per questo ideogramma.” Disse indicando un simbolo contorto.

“Secondo i testi questa spada-chiave, è una specie di arma che agisce sui cuori, è può portare l’ordine o il caos.” Affermò Xehanort misurando la stanza a grandi passi, assorto nei suoi pensieri.

“Se noi avessimo una cosa simile, sempre ammesso che esista, potremo influenzare la luce e l’oscurità a nostro piacimento, e quindi aprire un passaggio per i mondi esterni!” una luce illuminò i suoi occhi.

“Però c’è sempre il caso che non sia possibile avere quest’arma. – puntualizzò Even – Se ben ricordo solo pochi eletti la padroneggiano. In questo caso dovremo trovare il modo di attingere al potere dell’oscurità in se stessa, senza ricorrere a questa spada-chiave.”

Gli altri annuirono.

“Credo sia tutto” affermò Ienzo.

“Ora passiamo alla questione numero due.” Disse Even.

Il biondo scienziato scartabellò nella catasta di documenti fino ad estrarre un foglio dall’aria antica e consunta. Appoggiatolo sul tavolo polveroso lo dispiegò mostrando un albero genealogico parzialmente distrutto.

“Questa è stato senz’altro la questione più facile da chiarire. Abbiamo semplicemente trovato questo albero genealogico cercando tra i documenti di questa camera.Senza dubbio si riferisce alla misteriosa casata che possedeva originariamente il castello. Tuttavia parte della pergamena è andata perduta…”

Even indicò la parte in cui la pergamena si interrompeva bruscamente. Sembrava strappata improvvisamente, senza troppa cura. Tuttavia l’unica parte che era stata asportata sembrava coincidere con un ramo laterale della famiglia di cui non era visibile il nome.

“Probabilmente per cause ereditarie il regno era passato nelle mani di una famiglia vicina per parentela, circa cinque secoli fa, ma evidentemente qualcuno ce l’aveva con questo nuovo ramo e l’ ha condannato alla “Damnatio Memorie”. Ovvero ha cancellato tutto quello che lo riguardava” continuò Even.

“Quello che sappiamo della famiglia originale che possedeva questo castello è che si chiamava Aberas….ma alla quinta generazione regnante il ramo si è interrotto….non siamo a conoscenza di altro. Ne i libri ne i documenti di quell’epoca ci danno alcuna testimonianza della loro presenza.” Terminò lo scienziato biondo.

“Però questa pergamena dovrebbe almeno spiegare ad Ansem il perché dell’esistenza di questa camera segreta…e a noi tanto basta.” Commentò Ienzo lapidario.

Even annuì silenzioso.

Xehanort invece sembrava pensoso e continuava a camminare su e giù per la stanza. I due amici ormai lo conoscevano abbastanza da comprendere i suoi stati d’animo con facilità, e nella fattispecie era per loro evidente che il loro amico non era del tutto convinto di qualcosa.

“Sputa il rospo Xehanort. Cos’è che non va?” domandò Even senza girarci attorno.

Xehanort fermò la sua marcia e rimase fermo con lo sguardo perso ancora per qualche secondo, poi prese un respiro e parlò.

“Penso che non dovremmo farlo.”

“COSA?” Even e Ienzo erano sconvolti. Guardavano il loro amico con occhi sgranati. Non riuscivano a credere che Xehanort, quello che più di tutti loro aveva spinto per andare avanti con la ricerca fino a trasformarlo in un progetto ufficiale avesse gettato la spugna proprio alla vigilia del loro successo. Si aspettavano quasi che da un momento all’ altro Xehanort saltasse fuori con un “Ci siete cascati!” ma il loro amico rimase in un serissimo silenzio.

“Ne sei sicuro?” chiese Ienzo con voce atona, come se la cosa non lo riguardasse.

Xehanort annuì silenziosamente.

“MA CHE STAI DICENDO?” urlò Even sbattendo i pugni sul tavolo così forte da far tintinnare il ghiaccio nei bicchieri vuoti. Le vene gli pulsavano sulle tempie, era rosso in volto e le dita gli tremavano per la rabbia e lo shock. “Dopo tutta questa fatica vuoi davvero abbandonare tutto? Rispondi! Sei davvero così codardo da lasciar perdere tutto così alla leggera? Con che coraggio riusciresti a farci questo!”

Even era ansante e furibondo e fissava con rabbia il suo amico ancora incapace di credere a quello che aveva sentito.

Xehanort dal canto suo era rimasto basito dalla reazione dei suoi amici, ma dopo aver sentito quello che aveva detto Even la sua faccia si era distesa e aveva cominciato a sorridere.

“Ma che avete capito?” disse.

Even rimase interdetto dalla sua reazione.

“Eh…come cosa avete capito? Hai appena detto che non dovremmo farlo. Significa che ti vuoi tirare fuori no?”

“Hahahha! Certo che no! Mi riferivo a quello.” E così dicendo indicò il vecchio albero genealogico posato sul tavolo.

Adesso Even si sentiva ancora più confuso.

“Eeeeeh?”

“Insomma non ci arrivi? – chiese Xehanort seccato per la mancanza di acume dell’amico – Dico solo che non dovremmo presentarlo ad Ansem.”

“Ma così come gli spiegheremo della stanza?” domandò l’altro.

“Semplice, non lo faremo!” rispose Xehanort con semplicità.

“Perché non dovremmo?”gli chiese Ienzo uscendo a sorpresa dal silenzio in cui si era confinato.

Xehanort prese un altro respiro e si avvicinò al tavolo appoggiandovisi con le mani.

“Il fatto è che ci ho pensato a lungo in questo periodo….e credo che non dovremmo rivelare a nessuno di questo posto. E soprattutto non ad Ansem.”

Gli altri due si guardarono preoccupati, ma lo lasciarono continuare.

“Rifletteteci: dovremmo dirgli che abbiamo scoperto una stanza che lui non conosce nel suo castello.Quindi sicuramente ci chiederà come abbiamo fatto a trovarla e verrebbe fuori la storia del nostro incontro con la creatura oscura.”

“E quindi?”

“E quindi? Mi pare logico! Tu come reagiresti scoprendo che il tuo castello ti nasconde dei segreti, peraltro connessi con creature misteriose e forse addirittura pericolose? Saresti spaventato immagino. E se Ansem, che tiene così tanto alla sicurezza del suo popolo, valuterebbe la cosa in maniera negativa, non solo potrebbe non fare partire il nostro progetto…ma addirittura chiudere temporaneamente la scuola!”

Ienzo e Even non parlavano. Le loro espressioni si erano fatte più gravi e serie.

“Credi che arriverebbe a tanto?” chiese Ienzo.

“E’ probabile. Tutta questa storia del cuore potrebbe implicare dei rischi, e tutti sappiamo come è fatto Ansem, sicuramente preferirebbe l’ignoranza al pericolo.”

“E tu cosa preferiresti? – chiese l’altro – Sei pronto a rischiare?”

Ienzo fissò il suo sguardo sull’amico, uno sguardo penetrante e indagatore, che sembrava scandagliare la sua anima.

“Si. – rispose Xehanort – Rischierei qualunque cosa pur di ottenere delle risposte.” Il suo sguardo era dubbioso, ma la sua risposta era sicura.

“Ultimamente ci sto pensando molto – continuò – Non faccio che pensare al fatto che se davvero esiste qualcosa la fuori, tutto quello che sappiamo noi potrebbe essere nulla. E che magari, potremmo essere nati da qualche altra parte, avere destini diversi, possibilità diverse. Non sopporto il fatto che il destino di qualcuno sia determinato dal suo luogo di nascita. Mi ci sono sempre opposto. Magari, grazie a questo nostro lavoro, in un futuro, potremo trovare nuovi mondi, nuove possibilità. E magari potremo dare un futuro migliore alla nostra gente, e dargli la possibilità di scegliere.”

Gli altri lo fissavano con ammirazione.

“Si, hai ragione. Anche noi siamo con te.” Disse Even.

Ienzo si limitò ad annuire, serio.

“Però rimane un problema – continuò il biondo – Da dove diciamo che abbiamo pescato tutto questo materiale sul cuore e sui mondi ad Ansem? Di certo non dalla sua biblioteca!”

A questo Xehanort non aveva pensato.

“Io veramente un’idea ce l’avrei…” disse Ienzo.

Nota dell'autore.
Grazie a tutti coloro che sguono questa storia e in particolare a kurenai88 per i suoi immancabili commenti. Spero che continui a seguire la storia, soprattutto visto che in questo capitolo, come da promessa, è comparso Ienzo (alias  Zexion). Comunque si, la costellazione era lo scorpione e il manga Saint Seya!!!
Commentate mi raccomando!
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