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Autore: MaiteJM    30/06/2013    1 recensioni
Ispirato alla leggenda slovacca de "I Dodici Mesi".
Sulla cima della montagna vivono (ma sarebbe meglio dire esistono) dodici pastori, eternamente seduti attorno ad un fuoco, con un compito importante: rappresentare i dodici mesi. Ma non è l'unico loro impiego, capita che debbano aiutare viandanti, qualsiasi siano le loro assurde richieste...
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: MaiteJM
Titolo: Cosa accadde in Gennaio (ma forse fu più Marzo, o Giugno, o Settembre)
Modalità scelta: 2
Fandom: Originale
Genere: folklore, Fiaba
Rating: verde
Avvertimenti: //
Lunghezza: 1346 parole (circa)
Introduzione: Sulla cima della montagna vivono (ma sarebbe meglio dire esistono) dodici pastori, eternamente seduti attorno ad un fuoco, con un compito importante: rappresentare i dodici mesi. Ma non è l'unico loro impiego, capita che debbano aiutare viandanti, qualsiasi siano le loro assurde richieste...
Nda: questa è una favola poco conosciuta di origine slovacca, raccontata dalla scrittrice ceca Bozena Nemcova nel suo libro “Slovenske pohadky a povesti”. Questi personaggi sono stati ripresi dallo scrittore Neil Gaiman in uno dei suoi racconti brevi presente in “Il Cimitero senza lapidi e altre storie nere” (il titolo del racconto è “Ottobre sulla sedia”). Amo molto questa leggenda, spero piaccia anche a voi. Ho deciso di raccontarlo dal punto di vista di Ottobre perché è un mese mite, calmo ed è un narratore interno alla vicenda ma che non concorre in nulla. Inizialmente volevo seguire Marzo ma la sua follia era troppo complicata da gestire ^^” Ho usato la lettera maiuscola per i mesi quando mi riferisco a loro in quanto entità, minuscola quando mi riferisco a loro come tempo.

[Partecipa al contest "Craving for... Myths, Legends and Folklore di fravgolina sul forum di EFP]

 

Cosa accadde in Gennaio

(ma forse fu più Marzo, o Giugno, o Settembre)

 

 

La nostra esistenza -parlare di vita sarebbe troppo riduttivo- era scandita dalla nostra posizione in questa assemblea che pareva improvvisata, ma andava avanti dall'inizio del mondo: attorno ad un grosso fuoco sulla cima della montagna erano sistemati dodici blocchi di pietra, uno dei quali era molto più simile ad un trono. Quando questa storia inizia era il turno di Gennaio, il più saggio, dalla barba canuta e gli occhi profondi e grigi, che porta neve e freddo. Dopo di lui, sul trono sarebbe stato il turno di Febbraio, poi di Marzo, poi di Aprile... e si continuava così, fino a tornare a Gennaio, ogni anno, dall'Inizio dei Tempi.
Tre mesi avevano l'aspetto di anziani pastori, con i visi pieni di rughe e le membra apparentemente stanche; altri tre sembravano padri di famiglia, uomini di mezza età, robusti e ancora forti di fronte alle intemperie; altri tre erano giovani e belli, con sorrisi caldi e gli occhi luminosi; e infine noi, Marzo, Ottobre e Luglio, i tre più piccoli, ancora ragazzini.
Ma, si sa, l'aspetto poco contava per noi nel momento in cui sedevamo sul trono e impugnavamo lo scettro. Passavamo il tempo a raccontarci storie, a banchettare attorno al falò e a discutere.
Capitava, a volte, che qualche viandante si perdesse e ci chiedesse il permesso di scaldarci con noi e favorire del nostro cibo o del nostro aiuto.
Ma una volta capitarono richieste davvero singolari.

 

Era inizio gennaio, una giornata limpida e calma, una di quelle che sembrano sempre mattina, dove tutto è addormentato sotto uno spesso manto di soffice neve. A me la neve non era mai piaciuta, la trovavo troppo fredda, umida e abbagliante, perciò quando toccava a me la reggenza tutto si colorava di mille sfumature di rosso e arancio, con punte d'oro su ogni cosa. Tutto sembrava caldo e accogliente... ma non era questa la storia che stavo raccontando.
Era Gennaio sul trono e la neve ricopriva tutto. Non ci aspettavamo viandanti quel giorno e nemmeno i successivi.
All'improvviso, una ragazzina infreddolita e affamata si avvicinò a noi.
Posso scaldarmi in vostra compagnia?”, chiese, la voce tremante e il viso arrossato per il vento gelido che scendeva dalla cima della montagna.
Cosa ti ha portato fin qui in una giornata simile, figliola? Cosa cerchi?”
La risposta ci lasciò tutti stupiti e subito i miei fratelli iniziarono a parlare tra loro, spezzando il silenzio che cercavamo di mantenere di fronte agli umani.
Ma non è il momento!”
È la prossima stagione--”
Manca la mia reggenza prima, c'è tempo!”
Come al solito, Gennaio dovette intervenire, con la sua voce grave e profonda, per riportarci tutti all'ascolto. A quanto pareva la piccola viandante era stata minacciata dalla sua terribile sorella Helena e, se non fosse tornata a casa con un cestino di viole, l'avrebbe addirittura uccisa.
Il saggio Settembre scosse la testa, borbottando qualcosa sulla follia umana, ben peggiore di quella del giovane Marzo (che si sentì chiamato in causa e ribatté, iniziando una nuova discussione).
Vennero interrotti da fratello Gennaio che -con nostro enorme stupore- si alzò e consegnò lo scettro... al giovane Marzo!
Zittì tutti con lo sguardo e attese che il nuovo reggente facesse il suo dovere.
Questo saltò sul trono, danzò su se stesso, agitò le mani, rise e la neve si sciolse, rivelando sotto di sé erba verde e primule, violette e margherite, un tripudio di giallo, blu e viola.
Improvvisamente era primavera e, segretamente, me ne rallegrai: il clima mite era il mio preferito. Peccato che durò davvero poco (giusto il tempo di riempire il cesto della ragazzina), poi tornò il rigido inverno.
Le notti con Gennaio sembravano non finire mai, senza gli alberi di Natale a rischiarare, senza feste -nemmeno quelle poche di origine pagana che ancora sopravvivevano in qualche posto- ed io ero sempre propenso ad assecondare le idee poco tranquille di Marzo e Luglio per festeggiare qualsiasi cosa.
Quella sera, dopo che Maruška se ne fu andata con le sue viole, decidemmo di brindare fino all'alba per quell'enorme strappo alla regola, del clima pazzo che avevamo creato. Non sapevamo ancora quanto ci avremmo preso la mano. Anni dopo la discussione sarà all'incirca questa, tra il saggio Settembre e il giovane Marzo:
I giornali si lamenteranno ancora, tutti a prendersela con l'inquinamento---”
E fanno bene, non è solo colpa nostra!”
Non è ancora il tuo turno!”, si intrometterà Febbraio, avido del suo poco tempo come reggente.
Non ci posso fare niente se tutti hanno bisogno di me e sono tanto amato!”

 

Ma torniamo a noi, in quella notte gelida e lunga. Preferivamo bere sidro di mele quando si avvicinava il mio turno o vino a novembre, ma quando si doveva sopravvivere al duro gennaio ci si accontentava di tutto. E ce la facemmo. Ringrazio ancora non so bene chi per averci fatto senza la possibilità di ubriacarci, altrimenti Maruška ci avrebbe trovato a terra e senza un briciolo di dignità. Tutti eccetto Febbraio, forse, fermo e dritto, con lo sguardo azzurro fisso davanti a sé.
Sì, lettori, la ragazzina tornò anche il giorno seguente, questa volta chiedendoci dove avrebbe potuto trovare delle fragole per sua sorella.
Aprile, il taciturno Aprile, ci stupì lasciandosi scappare un commento poco carino nei confronti di questa Helena, consigliandole di andarsele a cercare lei le fragole, le violette e pure -se mai ne avesse voglia- delle belle mele rosse.
Gennaio sospirò e lasciò il trono a Giugno, che si sedette e agitò lo scettro sul fuoco. Improvvisamente divenne estate, gli alberi erano pieni di foglie, l'erba era alta e gli uccelli cantavano. Pensai che tutte le stagioni mi piacevano più dell'inverno e che tutte erano più sopportabili, almeno a piccole dosi.
Riempito il suo grembiule, la vedemmo correre allegra giù dalla montagna e ci interrogammo su quanto ancora sarebbe andata avanti quella storia.
Spero poco, non possiamo cambiare l'Ordine a nostro piacimento!”, si lamentò Febbraio.
Maggio sbadigliò. “L'abbiamo già fatto, non l'hai notato?”
Credo che la rivedremo ancora e ancora, questa povera fanciulla”, sussurrò Novembre, “almeno finché vive con quella insopportabile della sua sorella.”
Ci augurammo riuscisse a liberarsene il prima possibile e iniziammo un bel banchetto che facemmo durare fino a notte fonda.
Il terzo giorno, riposati e con la pancia ancora piena, non ci stupimmo a vederla comparire e chiederci gentilmente di potersi scaldare con noi. E non so quanto effettivamente ci stupì la richiesta di indicarle dove raccogliere mele rosse.
Settembre si accomodò sul trono e attese. La neve si sciolse e i colori della fine dell'estate si unirono a quelli dell'autunno. Mi sentii subito a mio agio e sorrisi.
Mia cara, scuoti i rami degli alberi e prendi quante mele cadono, ma fa' in fretta!”
Due mele, rosse e lucidissime erano ora tra le sue braccia e lei sorrideva a tutti noi, gli occhi lucidi di lacrime di felicità. Corse via, ringraziandoci senza sosta di averle salvato la vita.
Non sappiamo ancora cosa spinse Helena a salire sulla montagna quel pomeriggio e il suo atteggiamento scortese ed arrabbiato ci fece passare la voglia di scherzare con lei e di aiutarla.
Gennaio, l'anziano Gennaio, le chiese comunque cosa cercasse.
Approfittò per un po' del nostro fuoco, poi si alzò e se ne andò verso la vetta. Il reggente corrugò la fronte, le bianche e folte sopracciglia oscurarono i suoi occhi mentre agitava lo scettro, che in quel momento pareva di ghiaccio, sul falò.
Il cielo divenne buio, il vento si alzò fischiando tra le fenditure della roccia e la neve prese a vorticare forte attorno a noi. Sospirai, tenendo stretto il mio mantello e sperando che l'ira di Gennaio si calmasse presto. Ci mancava solo una bufera!, pensai.

 

Non vedemmo più Helena, ma non ci dispiacque molto (e Dicembre giurava e spergiurava di aver visto un'altra donna, forse la madre, salire su per la montagna qualche ora dopo, quando ancora Gennaio non dava segni di essersi calmato). Per molti anni non incontrammo più nemmeno Maruška.
Arrivò una mattina di Maggio, sorridente, ma questa è un'altra storia.

  
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