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Autore: Alice Dolohov    30/06/2013    0 recensioni
Long Island, estate ‘45
Nuvole di zucchero e un cielo azzurro come i suoi occhi. L’acqua fresca del mare e l’orizzonte dorato come i suoi capelli. La sabbia fine e le sedie a sdraio rosse come la sua polo preferita. Lui è tutto, lui è dappertutto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A  Marti,  perchè questa storia è scritta per lei





~ What’s past is past

 

Long Island, estate ‘45

 
Nuvole di zucchero e un cielo azzurro come i suoi occhi. L’acqua fresca del mare e l’orizzonte dorato come i suoi capelli. La sabbia fine e le sedie a sdraio rosse come la sua polo preferita. Lui è tutto, lui è dappertutto.
Una ragazza sola siede sulla spiaggia affollata, i capelli sciolti sulle spalle, occhiali scuri, vestito a fiori che non le importa di sciupare. Giocherella con la sottile collana che porta al collo, mentre tutto intorno a lei il mondo va avanti e si comporta come se niente fosse mai successo. Cassandra non capisce come le persone che la circondano possano continuare a vivere. I bambini fanno castelli di sabbia come tante estati prima della guerra, le mamme gridano raccomandazioni, i papà sorridono e si nascondono dietro i loro giornali. Tutto esattamente come è sempre stato. Cassandra si alza in piedi e si avvia verso il lungomare, i sandali in una mano e il suo cuore spezzato nell’altra.
Erano anni che Cassandra non andava a Long Island. Aveva lasciato troppi istanti di dolorosa felicità nascosti tra le case bianche e i chioschi sulla spiaggia. Ricorda ogni singolo momento di quella dorata estate del ’39. Ricorda le risate, le nuotate di mezzanotte, le uscite di nascosto, ricorda la camicia di lino che lui indossava quando quella prima volta si era chinato su di lei e le loro labbra si erano incontrate, unite in un bacio che era stato una delizia e una maledizione.
Cassandra trattiene il respiro, mentre una fitta di dolore le attanaglia lo stomaco. Ètutto troppo doloroso, troppo triste, troppo maledettamente ingiusto. Un qualche stupido disegno divino impediva forse alle persone di essere felici troppo a lungo? Avrebbe dovuto dimenticare, avrebbe dovuto vivere, o almeno provarci, lui avrebbe voluto così. C’era quasi riuscita, a dimenticare, o almeno a provarci, ma aveva deciso di affrontare i fantasmi dritti in faccia, aveva deciso di tornare a Long Island. E ora ogni singolo luogo le ricordava lui.
Cassandra continua a camminare, osserva le palme, le macchine con il tettuccio abbassato che tanto fanno estate, il bar lì vicino dove ha mangiato il primo frappè della sua vita, fragola e panna. Ritorna a sfiorare la collanina che porta al collo, in un gesto che ormai compie abitualmente. Ricorda quando lui le ha dato quel regalo, la sua promessa di non toglierla mai, per nessun motivo al mondo. Ha mantenuto la promessa, Cassandra. Ma qualcun altro non ha mantenuto la sua. Torna a casa da me. Non era ritornato.
 

~

 
Cassandra sta di nuovo camminando sul lungomare, come fa spesso. Stare a Long Island non è più così doloroso come i primi giorni, ora ha quasi fatto l’abitudine ai ricordi che la assalgono quando meno se lo aspetta. Ora riesce a osservare il fioraio all’angolo senza aver voglia di piangere, riesce a ricordare con un sorriso le margherite che lui le ha comprato lì in un pomeriggio assolato e innocente di qualche anno prima, riesce a camminare per le strade affollate senza aver voglia di scappare. Lo vede ancora riflesso in ogni edificio, ma ora c’è meno dolore, meno rabbia, niente più lacrime. Non ha più lacrime, Cassandra, non più. Non si nasconde più dietro i suoi amati occhiali da sole, ora i suoi occhi color caramello sorridono alle persone con cui parla, anche se solo per pochi istanti. Non porta più i capelli sciolti come protezione contro il mondo, ha ricominciato a tenerli legati in una coda alta, in quella coda alta che lui adorava tanto. Non sembra più disperata, Cassandra, forse solo un po’ triste, ma non disperata, non più…
- Hey!
Cassandra viene riscossa dai suoi pensieri da una brusca voce maschile, che, anche se non sa bene perché, la irrita profondamente. Si gira a guardare chi l’abbia chiamata e vede un ragazzo che la osserva. I suoi capelli sono schiariti dal sole e la maglietta bianca che porta è attillata sui pronunciati muscoli delle braccia. I suoi occhi sono nascosti dietro un paio di occhiali da sole alle moda, che il ragazzo si sfila velocemente mentre Cassandra lo osserva. Il suo sguardo color nocciola la squadra da capo a piedi e non è difficile capire perché abbia fermato proprio lei. È bella, Cassandra, ha quella bellezza che solo un occhio impressionista può cogliere, una bellezza antica, con la sua pelle diafana e i capelli lunghi che finiscono in dolci boccoli. Il ragazzo accenna un sorriso e si stacca dalla decappottabile rossa a cui era appoggiato.
- Scusa se ti disturbo, ma sei la prima persona con un’espressione gentile che vedo.
Cassandra alza leggermente le sopracciglia, tuttavia evita di esprimere il suo scetticismo: il luogo è affollato di amorevoli mammine e paparini impiegati di banca in vacanza, sempre disponibili ad aiutare, mentre senz’altro lei non è tipa da andare in giro con dipinta in viso “un’espressione gentile”.
- Dimmi…- dice al ragazzo, titubante.
- Sono rimasto a piedi. Non è che sai dirmi dove posso trovare un meccanico?
Cassandra si morde il labbro e annuisce.
- Ce n’è uno a due isolati da qui.
Il ragazzo si guarda intorno, e sembra quasi un po’ scocciato. È evidente che non è mai stato lì e che odia posti del genere, noiosamente ordinari, per persone noiosamente banali. Sembra più tipo da vacanze on the road su una moto, non certo tipo da Long Island. Torna a osservare Cassandra.
- Non è che potresti accompagnarmi lì? Non sono di qui e non penso di riuscire ad orientarmi in questo dedalo di viuzze.
Sorride, scoprendo irritanti e perfetti denti bianchi. È un gran bel ragazzo e questo irrita Cassandra ancora di più, anche se non sa nemmeno lei bene perché. Sta per inventare un impegno inesistente, quando la interrompe prima che possa parlare.
- Giuro che non sono un maniaco, ma solo tremendamente preoccupato per la mia macchina.
I suoi occhi si fanno imploranti, e Cassandra sbuffa leggermente e annuisce a malincuore.
- Ti ci accompagno io. Non è lontano.
Si avvia per la strada, e vede con la coda dell’occhio il ragazzo correrle dietro con un sorriso. Cassandra vorrebbe dargli un pugno sul naso, ma evita perché ha dei muscoli che le potrebbero fare molto male. L’ha raggiunta velocemente con le sue gambe lunghe e continua a sorridere.
- Io sono Bobby, comunque…- dice, porgendole la mano. La ragazza la osserva, ma non la stringe: non le piace quel tipo, e Bobby è proprio un nome da stupido, Bobby.
 

~

 
Bobby adora le macchine sportive e odia il giallo. Gli piace prendere in giro le persone e detesta il blues. Ama le  grandi città caotiche e affollate e non sopporta la normalità. Beve un sacco di Coca-Cola, Bobby, ma mai caffè. È capace di farti ridere fino alle lacrime, ma anche di farti arrabbiare fino a volergli spaccare la faccia. Non si perde in sentimentalismi, ma è dolce come miele. Cammina guardando dritto davanti a sé e non si gira assolutamente mai a guardare una bella ragazza. È galante, ma mai scontato. Ti regala fiori, ma mai quelli che ti aspetti. Non fa molti complimenti, Bobby, ma quando li fa esagera sempre.
Bobby è un pazzo sognatore, ma non fa mai niente di avventato o stupido. Ti trascina nei posti più impensati e nelle situazioni più ridicole senza mai perdere l’aurea di superiorità mista a noncuranza che lo contraddistingue. Con Bobby corri, e corri, senza stancarti mai. Balli fino allo sfinimento e ti senti leggera e libera.
Cassandra non ricorda i particolari di quella precisa notte con Bobby. Non ricorda che vestito indossava, o il colore della camicia di lui. Cassandra non ricorda che canzone c’era quando entrarono nello yacht club, non ricorda cosa inventò Bobby per fingere che fossero soci, ricconi altolocati e giocatori di golf.
Cassandra ricorda che si sentiva come se fosse fatta di stelle, ricorda che fu la notte più bella di sempre, con Bobby. E ricorda che ce ne furono molte altre, dopo quella, con Bobby. Per sempre.
 



Alice's Corner:
Questa è la prima storia che scrivo da molto tempo, così non so bene cosa sia o cosa simboleggi. Non è da me scrivere una storia in un solo pomeriggio, però spero che il risultato non sia troppo orribile. Mi sono lasciata ispirare dalla canzone "Starlight" di Taylor Swift (vi prego ascoltatela *_*), una delle mie canzoni preferite in assoluto, in realtà più una poesia che una canzone. Come avete visto, la storia è dedicata alla mia adorata sorella Marti Lestrange, che spero gradisca la sorpresa... baci baci

PS: La Cassandra della storia sei tu, Marti, anche se questa volta sei una ragazza con il cuore spezzato che ha perso il suo grande amore e non la donna di un Mangiamorte... 

  
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