Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Fujikofran    30/06/2013    1 recensioni
Kaori è innamorata di Ryo da tempo, ma lo vede sempre poco coinvolto, pure quando lui sembra provare più affetto del solito. Ma la vita le darà una persona che potrebbe cambiarle completamente la vita: un fidanzato straniero...oppure no? Brano da ascoltare durante la lettura: "Woman in chains" dei Tears for fears
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ryo tornò dalla stazione di Shinjuku, era andato lui a leggere gli annunci di lavoro  sulla lavagna e aveva trovato una richiesta di aiuto da parte di un uomo, ma la ignorò. Kaori, invece, studiava nel soggiorno e, quando domandò a Ryo se ci fossero novità, questi le rispose che non erano stati contattati da nessuno.

-Non ti credo…era un uomo, vero?- domandò Kaori, in procinto di tirargli un libro addosso.

-Uhm, va beh, sì…lo sai che la mia etica mi impone di avere come clienti solo le belle donne…e poi abbiamo abbastanza soldi, per questo periodo. Allora, che mi prepari da mangiare?-

-Mi dispiace, io non resto a pranzo, ho un appuntamento. Pensaci tu!-

Non era una scusa per attirare l’attenzione su di sé: Kaori doveva uscire davvero e mostrava un’espressione raggiante. Ryo rimase perplesso e si domandò se la sua socia stesse architettando qualcosa. Quando lei uscì la seguì, convinto che sarebbe andata a pranzo con qualche amica o che si sarebbe recata all’università. Era improbabile che dovesse incontrare un uomo…invece no, si era data appuntamento con un bel giovane! Ryo, appoggiato al volante della sua Mini, osservava i due perplesso, sentendo una strana morsa allo stomaco. “Sarà la fame” pensò. Non era fame, quella era gelosia, ma lo negava a se stesso. Kaori era strana da un mesetto, molto calma e il motivo, quindi, non era l’aver ripreso a studiare in santa pace. Ryo seguì i due giovani e li vide pranzare insieme, mentre si guardavano come innamorati e si prendevano per mano, scambiandosi schermaglie. Poi vide la scena che non avrebbe immaginato: il giovane baciava Kaori, che sembrava contentissima. D’un tratto Ryo sentì il sangue ribollire e avvertì un forte mal di testa, come se gli fosse piovuta un’incudine dal cielo. Corse al Cat’s Eye e si fece versare del whisky da Umibozu. Miki, invece, al quinto mese di gravidanza, riposava a casa.

-Che hai, Ryo? Parli poco e non mi prendi in giro- domandò l’omone dagli occhiali da sole e la testa lucida

-Passami un altro whisky, questa volta riesco a pagarti tutto-

-Sì, ma non mi hai risposto-

-Kaori sta con un altro-

-Un altro? Scusami, ma prima stava con qualcuno? Non mi pare- domandò Umibozu con fare maliziosamente curioso

-No, non stava con nessuno, solo che…-

-…che si sarà stufata di aspettarti; è comprensibile-

-Aspettare chi? Me? Figuriamoci…quando mai avrebbe dovuto pensare che io volessi lei, eh? Ma l’hai vista, quel mezzo uomo?-

Ryo pagò e uscì di fretta, senza proferir parola. Quel giorno rimase solo fino a sera nonché la notte, dato che Kaori non era rincasata. Le era forse successo qualcosa? L’avevano rapita? Eppure in quel periodo nessuno ce l’aveva con lui. Per un attimo un brivido attraversò Ryo dalla testa ai piedi: l’aveva rapita quel giovane, di sicuro. Era meglio che fosse finita in mano a un malvivente piuttosto che a quell’europeo. La gelosia di quel momento era più forte di quella che nutriva per Mick Angel, il suo amico sweeper americano che andava dietro a Kaori. Non chiuse occhio, poi, quasi all’alba, uscì per cercare la compagnia di una di quelle donnine che lo allietavano durante le sue innumerevoli scorribande notturne, quando la sua socia lo aspettava a casa di malumore. In tante furono disposte ad andare con lui, ma le lasciò perdere tutte.
Kaori tornò a casa la mattina, aveva un’aria serena, salutò Ryo, prese i libri e gli disse che sarebbe andata all’università.

-Ah, vai pure, non sai quanto mi stia divertendo in questo periodo senza sentire le tue lagne da acida- le disse Ryo.

-Ti secca non avere la serva, vero? Bye bye e buon proseguimento-
 
Erano ormai tre mesi che Kaori stava in casa pochissimo e la vita di Ryo era diventata un inferno, per via della solitudine in cui era piombato. Gli rimanevano la compagnia di Umibozu e il lavoro, che svolgeva senza la sua socia, che gli aveva detto di voler prendersi una pausa dal mondo pericoloso a cui il suo socio l’aveva obbligata. Infatti, oltre ad aver accettato di lavorare part time in un ufficio, Kaori iniziò a presentare Karl a tutte le sue amicizie, portandolo persino al Cat’s Eye.

-Complimenti, signora, cosa sarà il bimbo, un maschietto?- domandò un giorno il tedesco a Miki, che annuì con un sorriso pieno di gioia.

Kaori e Karl si erano, poi, seduti a un tavolo del bar e avevano ordinato una cioccolata con panna. In quel momento entrò Ryo, che salutò a stento la neocoppia e si sedette al banco, affermando a voce sostenuta che forse aveva trovato una donna con cui passare la notte.

-E tu non ne hai nessuna voglia, vero Ryo? Il mokkori mi sa che non ti interessa in questo periodo, di’ la verità- gli mormorò Miki furbescamente.

L’uomo non le rispose, pagò il conto e uscì, dopo aver chiesto a Kaori se sarebbe tornata per mangiare.

-Stasera no, però domani Karl verrà a cena da noi. Se ti andrà potresti aggregarti!- gli rispose la donna senza esitazione.
Ryo annuì, ma non disse altro. La sera successiva avrebbe dovuto “reggere le candele”, questa era la verità e doveva farsene una ragione.
 
Per Saeba la cena fu l’occasione per conoscere meglio Karl, che si mostrò piacevole e di compagnia, per lui, dato che, mentre mangiavano, affrontavano molti argomenti interessanti (nascondendo la verità sul fatto che Ryo e Kaori fossero “City Hunter”). Il giovane parlava apertamente del suo amore sincero nei confronti della donna e delle intenzioni serie che aveva verso di lei, sebbene fosse passato poco tempo da quando si erano messi insieme. Quando si toccava l’argomento “Kaori” Ryo si incupiva e si mostrava meno aperto verso Karl, che in alcuni momenti mostrava un certo disagio, sentendo su di sé lo sguardo torvo e indagatore del collega della sua ragazza. Ma in generale il tedesco provava imbarazzo, specie quando si trovava in piedi accanto allo sweeper, di diversi cm più alto, nonostante Karl non fosse affatto basso. Probabilmente, secondo quest’ultimo, i due non erano semplici soci o forse non lo erano stati; c’era una strana elettricità tra loro, talmente percettibile da non permettere che i conti tornassero. A una certa ora, per non fare troppo tardi, Karl decise di tornare a casa, dato che la mattina dopo avrebbe avuto da fare. Kaori andò a dormire, anche lei sarebbe stata impegnata, il giorno successivo: avrebbe incontrato il suo ragazzo all’università intorno alle nove, per poi andare a studiare in biblioteca. Ryo sembrava intenzionato a rimanere in piedi per parlare un po’, ma…nulla da fare: la sua socia si era messa a letto.
 
Non riusciva a prendere sonno, Ryo, si girava e rigirava nel letto, era notte fonda e decise di entrare nella stanza di Kaori. Voleva semplicemente guardarla mentre dormiva e, avvicinandosi a lei, la trovava più bella del solito. Sorridendole, le accarezzò i capelli e, con delicatezza, per timore che si svegliasse, la baciò sulle labbra, mormorandole un “ti amo”. La giovane dormiva profondamente, lui continuava a guardarla estasiato, ma a un certo punto la vide agitarsi.

-Ryo, perché?- diceva a mezza voce

Stava sognando lui…e Karl? Forse stava avendo solo un incubo di cui il suo socio era protagonista.

-Ryo…sei uno stupido…io…ti amo tanto…- continuava a dire, ma era sempre un sogno (o un incubo)

Ryo rimase di stucco e decise di tornare nella sua stanza. Quasi ogni notte, tranne quando si intratteneva con le signorine dei night, entrava nella stanza di Kaori, sperando che le sue parole dette nel sonno gli rivelassero, una volta per tutte, i sentimenti verso di lui. Ma dopo quella volta non era più accaduto. Forse perché non avevano più cenato loro tre insieme? Ma il motivo per cui era diventata per lui abitudine entrare nella camera della sua collega non era solo quello: guardarla e accarezzarla mentre dormiva era qualcosa di sempre più fondamentalmente vitale, l’unico momento in cui poteva toccare con trasporto la donna che da anni viveva con lui e di cui era innamorato perso. Le altre volte non poteva o, meglio, non voleva, per non renderla vulnerabile e per non indebolirsi lui, che non doveva smettere di essere vigile nel suo lavoro di sweeper. L’amore, per Ryo, era debolezza e ora che Kaori stava con un altro –ma lo amava davvero?- doveva mettersi l’animo in pace; di sicuro sarebbe stato più semplice non doversi dichiarare alla sua socia. Invece no, perché l’uomo soffriva più di prima, messo in secondo piano per colpa di uno straniero. 
   
 
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