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Autore: wallflouis    01/07/2013    3 recensioni
Anni 2000, secondo semestre. Benvenuti alla Quarry High School. Un luogo dove John Lennon è un fascinoso bullo ribelle che ha guai con la presidenza, Richard Starkey capo del club della scienza perennemente vittimizzato dai bulli della scuola e George Harrison guida spirituale degli hippie dell'istituto. E cosa c’entrerebbe, poi, il popolare “Capitan McCartney”, leader della squadra di football, con la trasgressiva Johanna, ragazza skater che non può davvero sopportare i damerini come lui? Che cosa potrebbero mai avere in comune, inoltre, quattro ragazzi così diversi? Di certo ha qualche idea il professor Epstein, presidente del club di Teatro,che si è messo in testa un nuovo progetto: dare vita al gruppo musicale più cool che gli studenti della Quarry High abbiano mai conosciuto.........ma siamo sicuri che il signor Dick Rowe, severo preside dell’istituto, sarà d’accordo?
Sempre loro, ma trasposti nella modernità: quattro ragazzi diversi ma con un solo obiettivo....arrivare al TOP!
“ -Si dice che le orientali abbiano la vagina di traverso...- Mormorò, con inusitata soddisfazione - Lo sapeva, signor Rowe?
-FUORI DI QUI, Lennon.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beatles’ prom: Many years from now.

 
18 Settembre 2013, Quarry High , Liverpool.

Presidenza

-Non hai altra scelta. Non verrai ammesso agli esami finali per il diploma. Il tuo curriculum di studi fa schifo, e la tua media… beh, è francamente imbarazzante. E’ ora che tu ti assuma le te responsabilità di studente all’ultimo anno della Quarry High,  per cui… LENNON! CHE DIAMINE! Smettila di sputacchiare in quella maledetta armonica! Hai sentito almeno una parola di quello che ti ho detto?!- imperturbabile, John Lennon, il peggiore studente che la Quarry High school avesse mai conosciuto, se ne stava con gli anfibi neri poggiati sopra la scrivania del preside Rowe, intento a concentrare tutte le sue energie nella complessa opera di suonare la sua preziosa armonica a bocca, ultimo regalo del suo amato zio George prima che passasse “a miglior vita”.
-Certo, lei è un…- e fu proprio in quell’instante che John, John Winston Lennon, il ribelle del liceo, il ragazzo che nessuno al mondo avrebbe mai potuto fermare, lo scontroso musicista, si fermò a riflettere.
Cosa gli sarebbe costato terminare la frase? Insultare il preside Rowe per la millesima volta ormai? Ormai quell’uomo s’è rassegnato al suo comportamento indisciplinato, quasi come sua zia.
Sono molto simili in questo, sua zia Mimi e il preside Rowe. Rassegnati all’indole anarchica di John. Una natura per cui, lui stesso molte volte prova rassegnazione. 
Silenzio, per una volta John provò solamente a rimanere in silenzio, cercando di non peggiorare la situazione.
-Cosa dovrei fare per…cercare di migliorare il mio…ecco…il mio curriculum?- John, fissando intensamente il pavimento, iniziò a torturarsi le mani, agitato come poche volte era stato nella sua vita.
-Semplice…- intonò il preside Rowe con un’aria di vittoria..- Dovrai fare da tutor ad una studentessa straniera da qui fino alla fine dell’anno. Solo in questo modo potrai sperare di lasciare questa scuola con in mano un diploma e non con una scopa per pulire i corridoi.- terminò incrociando le braccia davanti al petto, fissando superiore il ragazzo seduto davanti a lui.
-T-tutor? Come…a chi?- gli occhi nocciola di John, nascosti dietro sottili lenti da vista, sembravano quasi coperti da un velo di disperazione.
-Si tratta di una studentessaorientale…viene dal Giappone. La ragazza ti aspetta in sala insegnati alle due, vedi, almeno in questa occasione, di non fare tardi Lennon..-
Un sorriso sadico andava via via disegnandosi sul bel volto dell'irriverente mascalzone dai folti capelli biondastri.
-Si dice che le orientali abbiano la vagina di traverso...- Mormorò, con inusitata soddisfazione - Lo sapeva, signor Rowe?
-FUORI DI QUI.
John Lennon sogghignò tra sè e sè mentre, con le mani in tasca, si dirigeva suo malgrado alla volta della sala insegnanti, malamente estromesso dalla Presidenza.
Dopotutto, non era poi la fine del mondo: la sua esperienza gli insegnava che, le noiose imposizioni scolastiche, potevano pur sempre essere trasformate in qualcosa di decisamente più interessante.
Il ragazzo rise nuovamente, mentre gettava un'occhiata distratta all'orologio.
E John Lennon sapeva esattamente come fare.
 

***

Corridoi della Quarry High School

-E’ inutile Stu. Non attacca più. Ora, qualsiasi cosa tu faccia, non riguarda di certo ME.- richiuse l’armadietto con un colpo secco, facendo in modo che il lucchetto si serrasse in seguito allo scatto. Avanzò per il corridoio stringendo il libro di chimica al petto.
-Avanti Johanna, ho sbagliato, lo so; ma può succedere! Mi vorresti far credere che tu non sbagli mai?!- cercò di scusarsi il ragazzo in tenuta ‘total black’ che rispecchiava il suo animo d’artista maledetto, come il suo migliore amico amava definirlo.
-Io non salvo nel cellulare il mio ragazzo e il mio migliore amico con lo stesso fottutissimo nome. Non mando messaggi in cui dico ‘quanta gnocca disponibile che abbiamo qui’.- concluse la ragazza fermandosi nel mezzo del corridoio e lanciando un’occhiata alle sue spalle.
-Johanna sei…sei…sei….SEI BELLISSIMA, PERDONAMI!- gridò Stuart nel bel mezzo dell’atrio, allargando le braccia come se si aspettasse che, dopo quelle parole, Johanna si catapultasse addosso a lui per abbracciarlo. Per tutta risposta, la ragazza si riappropriò del proprio skateboard imprimendo una leggere pressione con la punta delle sue vecchie ‘Old School’ su un’estremità della tavola che, con un ben calibrato guizzo, ripiombò in un istante tra le sue mani.
-Bellezza infinita? Parlavi di me, dolce Sutcliffe?- sbattendo ripetutamente le ciglia, Lennon s’era materializzato al fianco di Stu, avvinghiandosi al collo di quest’ultimo e iniziando a contemplare il punto che, pochi secondi prima, era occupato da Johanna.
-No John…- sospirò affranto Sutcliffe iniziando a trascinarsi verso l’aula di fisica.
Johanna scosse la testa. Lei era una dura, dannazione. Una skater ribelle. Un asso degli sport estremi, vincitrice più volte dei campionati regionali nonché promettente allieva del club di Teatro. Non aveva tempo da perdere, lei, nello svezzare bambinoni evidentemente necessitanti altri due o tre anni di maturazione psicologica, prima di potersi affrancare dal fardello ormonale della pubertà: che Sutcliffe andasse pure a farsi fottere, quindi.
Non era certo l'idea di dividerlo con quell'impiastro di Lennon che aveva avuto in mente, cinque mesi orsono, quando aveva deciso di mettersi con l'artista maledetto la cui fama di fascinoso galantuomo era, a quanto pareva, solamente un bluff.
 
-Vi meritate a vicenda, voi due. Auguri e figli maschi..- Concluse quindi, lapidaria, scuotendo i lunghi capelli scuri dalle punte verdi acqua mentre si allontanava , sprezzante, lungo il corridoio.
 
-Ma che ha, per Dio? Le mestruazioni le hanno allagato le mutande?- Domandò inarcando il sopracciglio Lennon, il quale non riusciva proprio a concepire che qualcun altro, quel maledetto giorno, riuscisse ad avere grattacapi più grandi dei suoi, al quale era stato imposto di sottostare ad uno stroboscopico rompimento di testicoli importato dal Sol Levante.
Dal canto suo, Stu lo zittì malamente, con la testa tra le mani.
-Chiudi il becco, John!- Esclamò, affranto.
Una cosa era certa.
Se per la Quarry High che disputava quello stesso giorno la prima partita del campionato di football che l'aveva resa celebre, doveva trattarsi di un giorno di gloria, era chiaro.
Per Mr Sutcliffe non si poteva dire, certamente, lo stesso.
Doveva riconquistare Johanna, per la miseria.
Ma....come?

***

 
Campo di Football

-Ragazzi! Muovete il culo e venite qui!- altri dieci giocatori, accerchiarono il quarterback, sorreggendosi con le mani sulle ginocchia ferite e sporche di terra, respirando affannosamente. –dobbiamo faretouchdown entro cinque minuti, o siamo fottuti. Sappiamo tutti che la Quarry High non si può permettere di perdere nemmeno una singola partita, noi siamo i vincitori, non gli sconfitti, non lo saremo mai.-
 
-Ma McCartney, mi spieghi come facciamo ad arrivare alla end zone, con la metà dei ragazzi che non si regge nemmeno sulle gambe! Guardali!- gridò il suo secondo, nonché braccio destro anche fuori dal campo, Eric Clapton.
-Clapton, se servirà lanceremo te insieme alla palla, lo schema fionda usato nella partita che hanno giocato i Moondogs nel ’79, ricordi, quella che l’allenatore ha vinto?- disse fulminando il compare, imponendogli con un solo sguardo, di ritirarsi in un religioso silenzio.
 
Eric Clapton sbuffò, avvinto. Non c'era storia. Quando quello sbruffone di James Paul McCartney, quarterback dei Quarry Bank's Moondogs impartiva un ordine, l'intero team, sebbene formato da giocatori affabili quanto un dobermann e più imponenti di un armadio a quattro ante, si riduceva ad un malleabile mucchietto di creta che quell'incantatore di serpenti finiva per modellare, come più gli piaceva, con le sue stesse mani.
A tratti, Eric lo ammirava e detestava insieme: bastava che scuotesse i suoi folti capelli d'ebano perché flotte di ragazze, tra cui quasi l'intero corpo cheerleader, prorompesse in sospiri estasiati. Non soltanto, inoltre, il damerino era fidanzato con Jane Asher, capo delle ragazze pon pon e più volte incoronata reginetta della scuola.
 
Non soltanto il suo volere era legge, la sua media scolastica invidiabile e il suo carisma, a quanto pareva, ineludibile, tanto che addirittura gli insegnanti non perdevano occasione per formulare, in suo favore, esagitati encomi.
"Fortuna" aveva voluto che il disgraziato fosse anche figlio del coach Jim McCartney, per la miseria, nonché l'uomo con il lancio lungo mancino più micidiale della contea, praticamente in grado di segnare un touch down esclusivamente tramite la forza del pensiero.
 
Eric strinse i denti. La presenza di quel figlio di papà era ciò che l'aveva relegato alla posizione di running back e che gli aveva sottratto notorietà e pollastre, benché si ritenesse decisamente all'altezza del rivale.
Cosa avrebbe dato, dannazione, per essere al suo posto; esattamente in quel preciso momento.
Invece, lo stadio della scuola, gremito come sempre di tifosi di ogni ordine e grado, ancora una volta esultava solo per lui, invocando le prodezze sportive del famigerato capitano Paul McCartney, a cui le cheerleader avevano dedicato uno stacchetto apposito in cui, sdilinquendosi a suon di occhiolini, mimavano il tanto decantato "tiro sinistro" dell'atleta, noto per essere, "tra le altre cose", il solo quarterback mancino nella storia della Quarry High School.
-Sei dalla nostra parte, Eric? Green 41set!- Chiamò Paul proprio in quell'istante, alludendo ad un nuovo schema da giocare.
La folla che gremiva lo stadio si sollevò, trionfale, in una Hola roboante per accogliere il coraggio del suo capitano che si accingeva a guidare, per l'ennesima volta, la loro squadra del cuore alla riscossa.
A Eric, dal canto proprio, non rimase che arrendersi.
 
Non gli restava che sperare che McCartney si diplomasse al più presto per lasciargli campo libero, dunque.....e rassegnarsi ancora una volta, in compenso, a sudare..

***

Campo da Football

-COME sarebbe a dire MAUREEN NON si è presentata nello spogliatoio, OGGI? Esigo una spiegazione, PATRICIA.
Pattie Boyd, vice-capo cheerleader, bambolesca biondina dagli occhi blu si appellò, con tutte le proprie forze, alla sua buona stella, nella vana speranza che un qualche angelo custode la sottraesse a quell'orribile incubo.
Quando Jane Asher, capo del team, i cui capelli rosso fiamma erano perennemente acconciati in un'ordinata treccia francese le si rivolgeva infatti, benchè si conoscessero dalle elementari, chiamandola col suo nome per intero , significava soltanto una cosa.
C'era ARIA DI GUAI.
-N-non saprei dirti, Jayney....- cercò vanamente di rabbonirla mentre, dietro le loro spalle, l'intero stadio principiava a scaldarsi, già scalpitando in previsione dell'imminente azione del famigerato "Capitan McCartney" -....tutto ciò che so è che, oggi, Mo, al punto di ritrovo non c'era; così com'è mancata agli allenamenti. Si sarà sentita poco bene...-
Gli occhi azzurri ridotti a due fessure, Jane si sforzava, visibilmente, di mantenere il dominio di sè, lisciando nervosa le pieghe del gonnellino azzurro che metteva in mostra le sue magre ed atletiche gambe.
-Tutto ciò dovrebbe confortarmi, in QUALCHE MODO?- Strepitò, isterica -...PAULIE sta per tentare l'azione del secolo e noi ragazze pon pon non siamo neppure in grado di rendergli omaggio a dovere, con una delle nostre "PIRAMIDI UMANE"?
Jenny Boyd, sorella minore di Pattie e nuovo acquisto della squadra, cercò timidamente di prendere la parola, nel vano tentativo di confortare la sua "decisamente alterata" capitana.
-Posso stare io alla base, se vuoi, Jane..- Balbettò la ragazzina visibilmente intimidita, senza avere il coraggio di staccare gli occhi azzurri da terra -...mi sono allenata tanto per quel numero...lo sai...-
Per tutta risposta, Jane, proruppe in una risata infastidita.
-E' carino da parte tua, tesoro. Ma non possiamo permetterci alcun tipo di errore. ..- Concluse, lapidaria - alla base abbiamo sempre avuto Maureen e Iris : di conseguenza, senza di loro, non ci sarà nessuna piramide umana. PATRICIA?
-Sì?- Si vide costretta a rispondere all'appello una Pattie decisamente sconfortata. Adorava Jane: era un'amica preziosa ed una ragazza amabile ma non c'era nulla da fare. Ogni volta, in concomitanza con una partita importante, diventava peggio di un gerarca nazista.
-Non vedo alternative...- Riprese la capo-squadra, traendo un profondo respiro per appropriarsi della concentrazione mentale necessaria - Dammi la spinta: eseguirò un salto con doppio avvitamento.
-Ma....non abbiamo provato quel numero, Jane ..!-Provò ad obiettare Jenny, per poi essere ridotta al silenzio dall'ennesimo sguardo assassino.
Pattie lanciò alla sorella un'occhiata carica di significato. Non era il caso di obiettare, se ci teneva alla propria permanenza nella squadra.
-Un caro saluto ai nostri tifosi!- Armata di megafono e sfoggiando un radioso quanto improvvisato sorriso, Jane si rivolse alla variopinta folla che gremiva le tribune dello stadio, inneggiando ai giocatori di football. Quindi, splendente come sempre, eseguì il numero prefissato con eleganza assoluta, atterrando con grazia imbattibile sul tappeto elastico a suoi piedi ed attirando seduta stante l'invidia e l'ammirazione di tutte le ragazze presenti all'interno dello stadio.
Come faceva ad essere così impeccabile e favolosa? Perfino la stessa Jane, a volte, se lo domandava.
Dal centro del campo da football, con un sorriso imbarazzato, Paul le rivolse inoltre un timido saluto: erano, agli occhi di tutti, davvero una coppia perfetta anche se, forse, vagamente stereotipata.
-HIP HIP! HIP HURRA'! PAUL MCCARTNEY SEGNERA'! DESTRA SINISTRA, IMPORTANZA NON HA! IL SUO COLPO A SEGNO ANDRA'!
Oramai, per grazia ricevuta, l'assenza di Maureen era passata in secondo piano, di fronte al lodevole impegno profuso nell'esultare a ritmo di musica: eppure Jane, perfezionista come sempre, non riusciva proprio a scrollarsi dal capo quell'annoso dubbio.
Si poteva sapere dov'era andata a cacciarsi, quella piccola incosciente?
Fosse anche emigrata in Arkansas, era sicuro.
Avrebbe dovuto risponderne a LEI.

***

Aula Relax

-Ecco. Ed è così ,che si levita...- Dall'aula relax, George Harrison, capo degli "spiritual" della scuola impartiva ai suoi adepti, coadiuvato dall'inseparabile braccio destro Ravi, lezioni di "meditazione trascendentale".
Infatti, un ispirato intellettualoide come lui, non poteva che dissociarsi da una manifestazione sportiva massificata come la partita di football che si stava tenendo al di fuori dall'edificio, e che George riteneva soltanto una "sgradevole incitazione alla violenza".
Perennemente vestito di nero, solito esprimersi in rima ed accompagnare le proprie apparizioni mediante il melodioso suono di un Sitar, che strimpellava di continuo, il ragazzo godeva sempre, benché decisamente anticonvenzionale, di un considerevole rispetto presso i suoi compagni di scuola...
-MA QUALE levitazione! NON si è alzato di un MILLIMETRO!- Obbiettò proprio in quel preciso istante una voce, levandosi dal coro dei suoi devoti seguaci.
....Beh...quasi sempre.
-Chi cogli occhi del cuore guardar non intende, a parer mio, può levare le tende..- Obbiettò enigmatico George ad indirizzo dello studente che l'aveva appena messo in dubbio: un misterioso e solitario barbuto, noto esclusivamente con l'appellativo di "YOGHI", il quale era solito cercar perennemente di soffiargli da sotto al naso il suo ben nutrito codazzo di fedeli -...per i restanti altri? Avete domande?
Il seguito di George, formato da una serie di artisti bohemienne, da trasognati hippie o da ferventi religiosi, si consultò rapidamente, prima che un tizio dalla chioma bionda che indossava psichedelici pantaloni a zampa d'elefante viola prendesse la parola.
-Hai mai incontrato Buddha?- Domandò, con voce malferma, che lasciava sospettare il massiccio abuso di sostanze - E, soprattutto....come l'hai rimorchiata, quella stragnocca della Boyd?
Mentre George si apprestava a rispondere, qualcuno, che spiava sognante tutto ciò che accadeva nell’aula relax, rimaneva colpito e deluso dall’aggettivo appioppato alla ragazza dello studente da lei tanto agognato. Per Olivia Arias era ormai abitudine passare ogni momento scolastico, che non trascorresse nell’aula di scienze, ferma davanti al suo armadietto con lo sguardo diretto verso l’aula in cui Harrison meditava. Più volte aveva tentato un approccio con George, ma ogni qual volta le si presentasse anche la minima opportunità di conversare, Olivia perdeva la capacità di parlare.
E questo non succedeva solo per causa del grande carisma di Harrison. Succedeva con qualsiasi essere appartenente al genere maschile che le si avvicinasse. Era più forte di lei, probabilmente non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
 Alla peggio, tra una decina di anni, le sarebbe toccato assistere al matrimonio tra George e Pattie, dove lei vestita un pomposo abito bianco, e Harrison avrebbe probabilmente voluto officiare lui stesso il suo matrimonio, data la sua alta carica religiosa.
Ormai prossima alla rassegnazione, Olivia aprì, spinta da un moto d’ira, l’anta del suo armadietto, rischiando quasi di staccarla, rivelando così al resto del corpo studentesco, una sottospecie di servizio fotografico di George che tappezzava ogni centimetro del suo armadietto. 
-Riuscirò un giorno a smontare quella biondina dal cervello sottosviluppato e, al contempo, guadagnarmi l’amore di George….ma come?-

***

Aula di scienze

-Dunque, se sposto il biossido di carbonio dalla struttura A alla struttura B forse potrei ottenere…fantastico, ho appena creato una specie di bomba…Dannazione ai neutroni, devo ricominciare tutto d’accapo.-
 
Cancellando nevroticamente la piccola lavagna bianca appesa davanti a lui, Richard Starkey, il più grande genio che la Quarry High avesse mai visto, cercava una soluzione al problema che ormai lo affliggeva da giorni.
La spiegazione all’esperimento che gli avrebbe fatto guadagnare, senza ombra di dubbio, la lode e le congratulazioni di tutto il corpo docenti, una volta arrivata l’ora del diploma.
Avrebbe rischiato di venir blindato all’interno dell’istituto pur di riuscire a risolvere il grande grattacapo che gli si era proposto.
 
Ormai rimasto solo nell’aula di scienze, Richard, vestito di una larga camicia a scacchi verdi e righe gialle, rigorosamente infilata nei pantaloni a vita alta tenuti fermi da una cintura di pelle scura, si appoggiò al bancone dove stava il suo libro di chimica.
Si lasciò distrarre un momento dal via vai che popolava ogni giorno i corridoi della scuola che frequentava ormai da quattro anni.
Più volte era rimasto affascinato dalle complesse relazioni che si creavanotra la flora e la fauna del Quarry High.
Ancora più volte s’era pure domandato, perché mai, un genio del suo calibro, fosse ancora intrappolato tra quelle quattro mura, dove ogni giorno era costretto a sopportare una nuova tortura brevettata dai possenti giocatori di football.
 
Quel giorno cosa gli sarebbe toccato una volta uscito dal suo rifugio? Una lavata di capo, come amava chiamarla Eric, nei bagni dello spogliatoio sportivo, o la reclusione forzata all’interno del suo armadietto?
 
Richard si riscosse da quel piccolo momento di relax, rituffandosi immediatamente nei suoi amati libri di chimica. Fissava le pagine attraverso le spesse lenti dei grandi occhiali da vista neri che portava per riuscire ad avere almeno una percezione dell’ambiente che lo circondava, dato che, senza occhiali, non riusciva a vedere quello che accadeva ad un palmo dal suo notevole naso.
Passandosi una mano tra gli scuri capelli ricoperti di gel, Starkey fissava le pagine del libro come se potesse acquisire una grande quantità di nozioni solo con l’aiuto del suo sguardo.  
Uno sguardo che, certamente, tolte di mezzo quelle enormi lenti, avrebbe scosso qualsiasi ragazza. Gli occhi azzurri come il mare di Richard non passavano di certo inosservati. E come effettivamente era successo per Maureen “Mo” Cox, una delle più belle ragazze della scuola, nonché cheerleader dalla grande elasticità.
Maureen stava, ormai da qualche minuto, osservando Richard, appoggiata allo stipite della porta, senza che lui si accorgesse minimamente della presenza della ragazza. Perché Starkey era così, una volta tuffatosi tra le sue amate formule, si isolava dal resto del mondo.
-Dunque, quindi se questa volta non mi sbaglio, se al posto di spostare il biossido di carbonio, io spostassi gli acidi dalla struttura C alla B, secondo un processo inverso…Avrei creato…un’implosione delle suddette strutture! Dannazione a te Tiselius Arne Wilhelm Kaurin!- Richard si lasciò pervadere dalla delusione, accasciando la testa sul suo prezioso libro.
Appena alzò il viso contratto in un’espressione di desolazione, notò davanti a sé, la dolce figura della sua, (nei suoi sogni più remoti, quelli che non includevano la vittoria di un Nobel o la scoperta più geniale che gli fosse mai capitata) Maureen, rigorosamente vestita della sua tenuta da cheerleader.
-Hey Ritchie! Come…come te la passi?- gli si rivolse, come sempre carica di brio, Mo.
-Ehm b-bene, grazie per…per l’interessamento Mo…- Richard, che oramai s’era tinto in viso dello stesso color rosso della sostanza che ribolliva in una delle sue provette, non poteva credere a ciò che gli stava capitando.
Mo, una delle cheerleader più belle stava parlando con lui! Ma presto tutta la sua gioia venne spenta dal dubbio che le si fosse posizionata davanti solo ed esclusivamente per rimediare le risposte all’ imminente compito di chimica.
-Senti Richard, è…è da un po’ che volevo chiedertelo…Non è che, si insomma…ti andrebbe di venire al ballo di fine anno con me? Sai, ci terrei tantissimo…-
E fu proprio in quel momento che Richard si sentì scoppiare dentro, esattamente come la provetta rossa che, qualche secondo prima era scoppiata alle sue spalle, mandando a farsi benedire il secondo esperimento più importante della sua carriera e ricoprendolo di una sostanza all’aroma di lampone.
-C-certo Maureen, sarei felicissimo di accompagnarti al…b-bballo..- Richard abbozzò un sorriso, mentre Maureen, splendente in viso, stampava un piccolo bacio sulla sua guancia, congedandosi e dirigendosi poi verso l’uscita della classe.
Rimasto solo, Starkey, non poté far altro che tirare un sospiro di sollievo misto a gioia, lasciando cadere il suo sguardo su di una foto che ritraeva Albert Einstein in una posa definibile minacciosa.
-E non guardarmi così Alby…In fondo, l’ho fatto per una giusta causa….Non credi?- Ma Richard non sapeva che, accettando quell’invito da lui tanto atteso, aveva solo peggiorato la sua posizione sociale all’interno dell’istituto.  





Angolo Autrice
Saaalve! Ok, non fucilatemi per questa cosa. E’ tutto frutto di un pomeriggio passato chiusa in una casa di campagna ad aspettare che tua madre firmasse un contratto che alla fine, indovinate un po’? Non è stato firmato, yeee! D:
Dopo un periodo passato a scrivere het orribili e penose, sono arrivata alla conclusione che c’era bisogno di una “svolta”, di una storia diversa dalle solite… ed eccomi qui, con questo scempio in cui tutti sono ribaltati (Ringo secchione *cof cof*)
Non so più cosa dire, probabilmente più la tiro alla lunga più faccio una figura tremenda HAHHAH
Ringrazio chiunque aprirà mai questa fanfiction per leggerla, (o anche chiunque l’aprirà anche solo per sbaglio).
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, anche critiche *plz non siate crudeli* tutto va bene ahhaha
Mi dileguo!
Love you All
BOTR <3
  
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