Scrutare.
Scrutare negli occhi delle persone la felicità di un attimo, durata un secondo, e una vita intera per ricolrdarla.
Sepolta nel cuore e nella memoria di una notte calda passata tra le tue braccia, su un divano di seconda mano dell’ultimo negozio dell’usato, dietro l’angolo, del nostro bar preferito a mangiare burrito che a me non piace nemmeno, ma che amo tanto vedere macchiatto sul tuo naso.
Scrutare nei tuoi occhi che mi ami più di ogni altra cosa al mondo e stringerti le mani mentre mi accarezzi le guance arrossate di pianti, d’imbarazzi, di tristezze indigeste.
«Sono un disastro».
«No, è solo che ragioni con il cuore ed è difficile capire chi ragiona così. Solo, non cercare di essere come gli altri per sentirti meno imbranata e non fare più pazzie, perché altrimenti non saresti più tu, e non andrebbe più bene, almeno per me.
Ed io vorrei tanto tu fossi bella così solo per me, perché anche se non ti vai bene spero di andarti bene io, ché ti amo tanto, imbranata come sei».
E sentire le tue labbra sul mio naso, e sulle guance, e sulle labbra, mentre mi stringi ancora un altro po’.