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Autore: shaka    15/01/2008    8 recensioni
Sophie e Tom si sono ritrovati dopo anni e ora...immaginiamoli in una situazione, forse un po' insolita, ma nemmeno troppo. Sarebbe indicato leggere prima "Imparando a volare"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DESCLAIMERS: Come al solito i TOKIO HOTEL non mi appartengono; Sophie, Frida, Liz, Allen, zia Lotte e il resto della combriccola invece sono personaggi inventati da me...ovviamente i fatti narrati sono un' invenzione e ogni riferimento a fatti o persone reali è assolutamente un caso.

Qualcuno (chissà chi) mi ha chisto che cosa fosse: una nuova storia, un sequel, un prequel, ...
Io credo che "Imparando a volare", così com'è pubblicata, sia conclusa.
Ho però aggiunto questo episodio perchè mi sono divertita ad immaginare i vari personaggi in questa situazione.
A voi la scelta: leggerlo o no...consiglio a chi deciderà di leggere di andarsi a vedere "Imparando a volare" se non l'ha già letta. Per chi la conosce già...Buona lettura!


IMPARANDO A VOLARE: ARIA DI FESTA


BEVOR...

The wise man said just walk this way
To the dawn of the light
The wind will blow into your face
As the years pass you by
Hear this voice from deep inside
Its the call of your heart
Close your eyes and your will find
The passage out of the dark

Here I am
Will you send me an angel
Here I am
In the land of the morning star


"Signore e signori, i Tokio Hotel!”
“Corri ‘ma!” mi chiamò Alexander dal salone; lo raggiunsi portando in braccio la piccola Victoria.
La band, finalmente in Inghilterra, dopo un anno di registrazione in Germania, era ospite ad un programma televisivo.
“Ecco papà, e lo zio Bill, e ci sono anche Georg e Gustav!” dissi alla bambina che tenevo in braccio.
I ragazzi suonarono il nuovo singolo, e poi vennero intervistati dalla conduttrice.
“Allora, cominciamo da te, Tom: so che stai per sposarti, vero?”
“Già! Abbiamo posticipato la data perché nel frattempo è nata la nostra seconda figlia, però tra pochi giorni io e Sophie ci sposeremo.
“Congratulazioni, allora! Invece delle canzoni del nuovo album che mi dite?” chiese la donna, rivolta al frontman del gruppo.
“Bhe sono molto più mature; affrontiamo tematiche differenti” rispose il moro che aveva abbandonato le pettinature esose, pur conservando una zazzera di capelli corvini che gli arrivavano alle spalle, “non parliamo di biberon e pannolini, però si nota che siamo cresciuti. Dal momento che anche il nostro pubblico è cresciuto era logico orientarci su canzoni leggermente diverse.”
“E tu, Bill? Niente nozze in vista?” chiese sfacciata la giornalista.
“Mi spiace, ma la mia fidanzata non ci sente proprio!” rispose lui ridendo, e prendendosi le gomitate degli altri componenti.
“Guarda che cretino!” disse Frida raggiungendomi e sedendosi, con un po’di fatica, accanto a me sul divano.
“Porto in grembo suo figlio da 5 mesi e va a dire che non voglio sentir parlare di matrimoni…ora come ora più che sposarlo vorrei strozzarlo!”
“Non dire così, Frida…la gravidanza rende un po’nervose a volte.” Le spiegò la signora Schäfer che di pargoli ne aveva dati alla luce due in un colpo solo, e che usciva dalla cucina in quel momento, per unirsi a noi.
L’intervista proseguì “Quindi ora manchi solo tu, Georg? Tom si sposerà tra poco ed ha già due bambini; Gustav ha una moglie e due splendidi gemellini; Bill sarà padre tra qualche mese, e tu?”
“Sono libero, e resterò così a lungo. Ma amo i bambini e per questo sono lo zio preferito di tutti i loro pargoli che non esitano a rifilarmi quando vogliono spassarsela” rispose sarcasticamente il bassista.
Risero tutti, e i ragazzi furono intervistati ancora un po’. Alex rimase incollato al televisore, mentre noi tre ci spostammo nella biblioteca dove i gemelli stavano già riposando, e dove misi a dormire anche Victoria che mi si era addormentata in braccio.
La casa di Londra era diventata la nostra dimora: la carriera dei ragazzi proseguiva bene e, dal momento che suonavano in tutta Europa, per noi era comodo vivere nella stessa casa.
Io e Frida continuavamo a lavorare, mentre Hanna aveva preferito proseguire il suo lavoro di tour manager da casa, così da avere più tempo per tener d'occhio i bambini; perciò aveva trovato un sostituto che seguisse di persona i ragazzi e che si limitava a...comandarlo a bacchetta!
Liz si era trasferita a Notting Hill con Leonard, che avrebbe sposato nel giro di un anno; Allen, invece, era tornato a vivere nella casa della sua infanzia quando era morto suo padre per non lasciare da sola la madre. Ora era lui ad amministrare i beni di famiglia, visto che era stato reintegrato nella successione, e continuava a stare con Paul.
Zia Lotte e Cris avevano acquistato un Cottage a Little Chalfont, vicino a quello dei miei, dove progettavano di trasferirsi stabilmente.
“A che punto sei coi preparativi?” mi chiese Frida, mentre tornavamo in salotto.
“E’ tutto a posto: oggi ritiro l’abito e non mi resta che…fare il grande passo.” Le risposi, accomodandomi con lei e Hanna sul divano.
“E’ incredibile” commentò mia cugina di punto in bianco.
“Cosa?” le domandai curiosa.
“Dieci anni fa avresti mai scommesso su questo: io e te, intente a parlare del tuo matrimonio con…Tom Kaulitz?”
“Per di più con qualche cucciolo già all’attivo!” aggiunse Hanna.
“No, ma ammetto che ci sono stati momenti in cui l’ho sognato e sperato così ardentemente che…mi sembrava fosse possibile! Ora che sono qui però è…totalmente diverso!” risposi alle mie amiche.
“Già, è diverso perché è reale!” mi svelò Frida sorridendomi.
“Shh!! Non sento cosa dice papà!” ci rimproverò Alex che cercava di seguire l’intervista.
“Tom, ma ti sei mai chiesto cos’abbiano pensato le tue fan al concerto alla Wembley Arena, quando hai cantato “Angel”?” domandò la giornalista al mio chitarrista.
Lui sorrise e rispose “Certamente! E ammetto di aver sbirciato sui forum dei fan per vedere cosa ne pensassero. Sono stato molto felice di constatare che erano tutte felici per me: non sapevano chi fosse Sophie, ma ho letto un commento che mi ha spiazzato. Una ragazza diceva che se l’avevo scelta io, allora doveva essere proprio una donna speciale…ammetto che è proprio vero: lei e i miei figli sono un’autentica gioia.”
“E tu invece,Bill? Hai avuto modo di sapere cosa ne pensassero le tue fan della tua imminente paternità?” proseguì la donna, rivolta al cantante.
Bill annui, e le rispose “Ti voglio raccontare un episodio che mi ha fatto capire quanto le fan ci amino per la nostra musica, e non solo per il nostro aspetto; cosa che mi ha reso davvero felice perché per una band è ben più importante essere apprezzata per la musica che per l’avvenenza dei membri! Devi sapere che due mesi fa, mi trovavo in Germania, io ero ospite ad una trasmissione e Frida mi accompagnava. La notizia della gravidanza era stata ufficializzata da poco e, uscendo dagli studi, le fan mi hanno reclamato per autografi e foto. Una di loro mi ha regalato un paio di calzine da neonato fatte da lei, dicendo che si regalano come buon auspicio: è stato il primo momento in cui ho realizzato che stavo per diventare padre…se ci penso mi emoziono ancora! Quelle calzine sono a casa nostra, nella stanza che abbiamo preparato.”
“Azzurre o rosa?” si interessò la giornalista.
Bill rise, e rispose “E’ stata saggia e le ha preparate gialle…unisex! Però, visto che tu vuoi sapere se sarà una bambina o un maschio ti avverto che il nostro fiocco sarà…rosa.”
“Congratulazioni!” squittì lei, rivolgendosi poi al batterista “Gustav tu hai in programma di allargare la squadra?”
Il timido batterista ridacchiò e, con diplomazia, replicò “Se ci provo finisce che mia moglie mi chiude in casa a cambiare pannolini e prende il mio posto nella band! Il problema è che, mentre lei se la cava con la batteria, io coi pannolini sono un autentico disastro!”
La risposta provocò le risate di tutto il gruppo, e anche le nostre…poi però Tom, interrompendo tutti disse alla donna “Però non è giusto! Tutte queste domande a noi, e a Georg nulla perché è single? Non vuoi verificare i pettegolezzi sul suo conto?”
I ragazzi avevano un carattere splendido: non si sottraevano mai alle interviste e non avevano problemi a rispondere a domande sulla loro vita privata; anche perché, fortunatamente, andava tutto liscio. La presentatrice, malefica, chiese così al bassista “In effetti una cosa vorrei saperla, Georg, gira voce che tu te la intenda alla grande con una valletta tedesca molto bella. Che ci dici?”
Georg roteò gli occhi…poverino: ci era uscito una volta, per sbaglio, e ora non lo lasciavano in pace. In realtà si vedeva da qualche mese con una modella inglese che le aveva presentato Frida, ma con Georg…nulla era mai certo.

Lasciai Hanna e Frida davanti al televisore e salutai Alex…dovevo ritirare l’abito da sposa.
Infilai la porta per uscire, e quasi mi scontrai con zia Lotte che teneva in mano una copia del Daily Mirror. Me la porse, mentre mi salutava, e notai il titolo in prima pagina “Il Rocker e Milady: insolito matrimonio tra il chitarrista di una rock band, e l’erede di uno dei casati più antichi d’Inghilterra, nipote del Duca di Westminster”. Mi limitai a leggere titolo e sottotitolo: il resto, l’avrei commentato più tardi insieme agli altri, per farci quattro risate.
La zia decise di accompagnarmi a ritirare l’abito, così, recuperata Liz, raggiungemmo la sartoria alla quale avevo commissionato la fattura.
“Incredibile!” Esclamò zia Lotte “ma sei tu che brilli, o e il vestito?”
La commessa rispose al mio posto “In effetti la seta è intessuta con un filamento di argento, perciò sicuramente è, in parte, merito del vestito. Ammetto però che non su tutte le spose l’effetto è stato tanto bello; mi permetta di farle i complimenti Lady Grosvenor.”
La ringraziai, e mi guardai allo specchio: ero convinta della mia scelta.
L’abito non era particolarmente elaborato: la stoffa, così ricercata, lo rendeva di suo molto particolare, per cui avevo optato per un modello semplice.
Dopotutto avremmo avuto gli occhi di molte persone puntati addosso…ci mancava solo un abito appariscente!
"E questo è il suo velo!” disse la commessa, ridestandomi dai miei pensieri.
“Velo?” chiesi, convinta di non aver capito: io odiavo quel genere di orpelli, perciò non avevo chiesto veli.
“Si, è passata sua madre, qualche giorno dopo la sua visita per confermare l’abito, ed ha chiesto di aggiungerlo. C’è qualche problema?” mi chiese la donna timidamente.
“Guardi io il velo non lo voglio proprio. Ho già rifiutato il diadema di famiglia; del velo non se ne parla proprio. Facciamo così io porto via il vestito e lo pago; il velo lo recapiti a mia madre, ci penserà lei a pagarlo.” Proposi io.
“Come desidera, Milady!” rispose la commessa.
Vero: mia madre era cambiata; però qualche recrudescenza del mostro dominatore del passato si faceva ancora sentire. Fortunatamente io ero cresciuta, e avevo imparato come rimetterla al suo posto se mi faceva arrabbiare.
“Ecco le sue borse: in questa c’è il suo abito; nell’altra i vestiti per i bambini. Mark vi aiuterà a caricarle in auto. Arrivederci Lady Grosvenor e b…”
“Non lo dica!” le urlò contro Liz “porta male!”
Uscimmo dal negozio ridendo, mentre la povera commessa arrossiva.
Mancava solo l’abito, perciò avevo finito tutte le commissioni: due giorni ancora e poi sarei stata sua moglie…avevo aspettato dieci anni, ma ora ero letteralmente in ansia.
Non vedevo l’ora di sposare l’uomo della mia vita: ero stata così fortunata da trovarlo, avevo rischiato di perderlo e ora non l’avrei più lasciato andare. Mai più.

A casa ci aspettavano Hanna e Frida che, dopo i saluti, esordì “Le baby-sitter sono di sopra coi bambini, quindi ora aspettiamo le parrucchiere e le estetiste!”
Frida, tra un lamento per le gambe gonfie ed uno per il mal di schiena, aveva passato un’intera settimana ad organizzare il mio addio al nubilato, con l’impareggiabile aiuto di Liz. Avevo cercato di convincerle che una serata tranquilla tra amiche mi sarebbe basta, ma non mi avevano ascoltata. In realtà non sapevo cosa mi attendeva, ed ero un pochino preoccupata.
Dopo due ore di preparativi stavamo uscendo, quando mio figlio mi chiamò dalle scale “C’è papà al telefono!!”
“Ma che scocciatore! Tra due giorni sarai solo sua, deve rompere anche ‘sta sera” esclamò Frida, che fu prontamente fulminata da tutte le donne presenti.
Arrivai al primo pianerottolo, dove mi aspettava Alex; presi il telefono che mi porgeva e lo congedai con un bacio.
“Pronto? Tom?”
“Ciao Angelo! Allora sei già stata rapita da tua cugina, o sei ancora padrona delle tue azioni?”
“Per ora sono intera, ma mi hanno conciato come un travestito! Ho paura! Queste sono tutte matte!”
Tom rise, dall’altra parte del telefono, poi aggiunse “Ma dai! Vai a divertirti, e non ti preoccupare!Noi saremo in una discoteca in centro che ha scelto Georg, poi dormiremo al “Four Season”. A domani Angelo!”
“Tom?” chiesi io piano.
“Si?” rispose lui con la sua consueta gentilezza.
“Ricorda che il SexGott è solo mio!” lo minacciai, scatenando una risata.
“Che scema! Dai un bacio ai bambini! Buona serata.” Replicò lui.
“Anche a te!” dissi, chiudendo la conversazione.
Non c’erano parole: era un uomo fantastico, tenero e dolcissimo. Il nostro rapporto era splendido, non c’erano segreti e gelosie assurde. Costruire una relazione con una persona famosa è impegnativo, ma può avere i suoi lati positivi…più tempo per sé stesse e per fare quello che si vuole, e tante risate sui presunti flirt che gli affibbiavano. Mi fidavo ciecamente di lui e nulla avrebbe potuto crearmi dubbi.
“Muoviti! Senza te non si comincia!” mi urlò dall’ingresso zia Lotte.
“Non ti ci mettere anche tu, per favore!” replicai.
Salii in camera dei bambini e li salutai, anche da parte del loro papà, come mi aveva chiesto Tom.
Dopo le solite raccomandazioni alle baby-sitter scesi e raggiunsi le altre in limousine.

“Una suite al Ritz? Ma voi siete matte!” urlai a mia cugina e alla mia migliore amica.
Quelle due avevano fatto le cose davvero alla grande. C’erano tutti i miei amici e le mie amiche di sempre: Allen e Paul, Hanna, zia Lotte, Frida, ovviamente, e poi Liz, mia madre, vecchi compagni del college e dell’università che avevano voluto essere lì, a festeggiare con me l’inizio della mia nuova vita da sposata.
L’organizzazione era stata superlativa: niente streaptease, ma un orchestrina jazz che suonò durante la cena a buffet, e poi un dj con un bellissimo repertorio revival che adorai.
A metà serata ringraziai gli ospiti, per la partecipazione, e Frida e Liz, per la magnifica serata.
Trascorremmo ore allegre e spensierate, senza troppi eccessi; e solo a notte fonda gli ospiti cominciarono a salutarci per tornare a casa, o per ritirarsi nelle camere che Frida e Liz avevano prenotato per chi veniva da lontano.
“Guadagnano bene i veterinari, allora?” commentai, scherzando, e Frida mi rispose “In realtà devi sapere che come veterinaria guadagno uno schifo; per fortuna, però, Liz ha un sacco di agganci, grazie a Vogue, e tua madre ci ha finanziate non poco!”
Abbracciai mia madre che, con le lacrime agli occhi, mi disse “Te lo meriti piccolina. E’ ora che tu abbia qualche regalo: te ne ho fatte passare tante da piccola, ma ora spero che tu possa perdonarmi.”
“Oh mamma, non dovevi! Ti ho perdonata tanto tempo fa! Però sarò felice di farti pagare il velo!”
Le mie parole provocarono molte risate e mia madre, imbronciata, pretese che le raccontassi tutto.
Ritornammo a casa ben oltre l’alba perché, una volta sole, io, Hanna, Frida e Liz avevamo approfittato per chiacchierare. Il nostro gruppo era molto unito, il che era un’ottima cosa, soprattutto quando i ragazzi erano lontani per concerti e simili. Hanna osservò che, per essere al completo, ci mancava solo una signora Listing, e Frida aggiunse che magari ci sarebbe stat, al suo addio al nubilato. Non so che cosa ci sorprese di più: l’idea che Georg si potesse fidanzare, o la possibilità che Frida acconsentisse a sposare Bill!
“Visto che i bambini dormono al quarto piano, nella stanza di Georg. Che ne dite di dormire in salotto tutte insieme?” propose Liz, una volta varcata la porta della casa in Grosvenor Road.
“Ottima idea, però meglio una stanza: in salotto ci sveglierebbero subito! Andiamo al piano mio e di Bill, la stanza della bambina è ancora vuota!” suggerì Frida tra uno sbadiglio e l’altro.
I quattro piani di camere, che un tempo avevamo affittato, ora erano stati assegnati ai membri della band e rispettive famiglia.
Al primo piano stavano Hanna, Gustav e i gemelli; al secondo io e Tom, ovviamente con Alex e Victoria; al terzo Bill e Frida che occupavano una stanza per dormire, e una per il guardaroba…erano davvero perfetti insieme; il più felice era Georg che, all’ultimo piano, disponeva di tre stanze tutte sue: in una dormiva, in una teneva televisore, videogame e tutto il suo armamentario tecnologico, e nell’ultima aveva allestito una piccola sala prove insonorizzata.
Ci buttammo, esauste, nei due letti matrimoniali che occupavano la stanza, e ci addormentammo sfinite.

“Il pranzo è in tavola! Forza!”
“Ma chi è che urla così?” brontolò Frida, infilando la testa sotto al cuscino, “e poi pranzo? Ma se non abbiamo ancora fatto colazione?”.
Io aprii un occhio, ma la palpebra mi ricadde pesantemente. Avevo bisogno di dormire ancora, e ancora!
“Mi sa che non hanno tutti i torti giù, sapete?” Obbiettò una sbadigliante Hanna.
“Perché?” chiese chiese Liz, quasi completamente afona.
“Perché e’ l’una!” rispose Hanna, provocando il panico generale.
Schizzammo in piedi alla velocità della luce e ci infilammo tutte in bagno per poter scendere, tutte tranne Liz che, infilato il vestito della sera prima, scappò ad un appuntamento con Leonard.
Dopo circa cinque minuti, come tre zombie, arrivammo al piano terra. Ci fermammo sulla porta della cucina per osservare la splendida scenetta che si presentava davanti ai nostri occhi.
Tom, con Victoria in braccio, era intento a scaldare il latte; Bill aiutava Gustav a dare la pappa ai gemelli; mentre Alex discuteva con Georg di un trucco per superare lo schema di un nuovo videogioco.
Io che pensavo fossero delle frane…grandi sul palco, è vero, ma a casa non avevano mai dimostrato simili doti.
“Un ultimo boccone e abbiamo finito, dai Caroline! Dobbiamo battere Ezra e Gustav!” diceva Bill alla bambina che stava imboccando. Mi voltai verso Frida e notai i suoi occhi inumidirsi.
Anche per me era bello vedere come Tom teneva quello scricciolo della nostra bimba: sembrava che avesse in mano la cosa più preziosa del mondo! E la piccola Vicky gli sorrideva felice…aveva proprio ragione perchè non si può non sorridere a Tom Kaulitz.
Fu Hanna a parlare per prima, rivolgendosi a suo marito “Che bello! Così se un domani non riuscirete più a vendere dischi potrete aprire un asilo!”
“Tesoro, non vedi che siamo impegnati in una gara?” disse Gustav senza alzare lo sguardo dal piatto del figlio.
“Si, vedo che li state rimpinzando come due oche da fois-gras!” rispose lei sarcastica. La sua voce fu però sovrastata dall’urlo di Bill “Vittoria!!Vai Caroline, siamo i migliori!” disse il cantante posando il cucchiaio sul seggiolone, e dando un bacio all’ignara bambina.
Il frontman si avvicinò a Frida e le disse “Visto? Sono pronto!” poi, abbassandosi all’altezza del ventre di lei disse “Io sono pronto Christina! Ti aspetto!!”.
La futura mamma posò una mano sulla testa di Bill e lo fece sollevare, poi lo baciò con tanta dolcezza che io e Hanna preferimmo allontanarci.
Lei si dedicò ai suoi cuccioli: Gustav, Caroline ed Ezra; io invece, dopo aver salutato Alex che si accorse a malapena del mio arrivo, inento com’era a parlare con Georg, mi avvicinai a Victoria e Tom. Baciai il futuro sposo e la testolina della bambina che, sorridendo, si accoccolò meglio sul torace del padre.
“Visto? Ormai il Sex Gott è solo vostro!” disse Tom, guardandomi negli occhi.
Lo baciai e, approfittando della confusione, gli sussurrai “quando ti vedo così non riesco a trattenermi, sai?”
“Cioè vuoi dire che in cucina, alle prese coi fornelli e nei panni del baby-sitter…ti eccito?” chiese lui incredulo. Quando annuii mi sorrise e disse “Tu sei pazza, Angelo!”
“Si! Di te!” risposi baciandolo nuovamente.
Le baby-sitter portarono via i bambini e noi adulti ci accomodammo a tavola. I ragazzi erano rientrati presto perché in discoteca si annoiavano, ci disse Bill; noi, invece, raccontammo i dettagli della nostra splendida serata.
Bill prese il Daily che mi aveva portato zia Lotte, e si mise a ridere vedendo l’articolo che ancora non ero riuscita a leggere. Poi, su mia richiesta riportò i particolari più divertenti.
“Qui dice che il luogo della cerimonia è segreto, ma fanno varie ipotesi: Saint Paul’s , Saint Margareth’s,…”
“Buckingam Palace non c’è?” Lo interruppe Tom sarcastico, facendoci ridere tutti.
“No, però si chiedono se ci sarà la Famiglia Reale…” rispose il cantante continuando a ridere.
“Ma sono fuori di testa? Non è che la Regina partecipa al matrimonio di chiunque!!” commentai io scocciata.
“Bhe, però un paio di Altezze Reali ci saranno.” Si intromise Frida.
“No, solo una, e viene in qualità di mia ex compagna di college…non viene perché è un’ Altezza, ma solo perché è una cara amica!” replicai io.
“Al nostro matrimonio ci sarà un’ Altezza Reale?” chiese Tom esterrefatto.
“Si Tom, ma è una ragazza normalissima e simpatica. No Georg, mi spiace ma non è una gran bellezza.” Conclusi, vedendo il bassista interessarsi alla cosa. Dopo il colpo incassato Georg torno alla sua orata.
“Non è colpa mia se sono nobile…ci saranno Duchi e Conti e l’esponente di qualche alta carica, ma in numero limitato. Per il resto solo amici e familiari stretti, come ti ho promesso. Anche perché nella cappella del castello di Bumbles’s Green dello zio non ci sta moltissima gente. Tranquillo Tom, ok?”
“Spero che tu abbia parlato chiaro con tua madre, Sophie!” disse Bill, “sicura che non ti troverai in chiesa mezza Inghilterra?”
“No Bill. Ti assicuro che la lista degli invitati l’ho riempita di righe rosse e mia madre non oserà contraddirmi.” Gli risposi secca.
Tom si era dimostrato piuttosto teso all’idea che fosse presente gente “di un certo livello”, come diceva lui, ma io sapevo che sarebbe stato tutto perfetto; lui compreso.
“I vostri genitori quando arrivano?” chiese Frida a Bill e Tom.
Il cantante rispose che sarebbero arrivati nel pomeriggio e avrebbero noleggiato un auto per arrivare a casa di Cris e zia Lotte: erano venuti molte volte a trovarci, e anche noi eravamo andate da loro.
Alex adorava il patrigno dei ragazzi perché gli insegnava sempre qualcosa sulla chitarra, e amava anche le torte deliziose della madre di Tom e Bill.
Io con loro avevo un discreto rapporto, anche se, per via della lontananza, non avevo mai avuto occasione di approfondirlo. Li trovavo comunque molto affabili e gentili.
“Bene. Ora se avete dieci minuti vi illustro il programma da ora, fino al momento X!” esordì Hanna a fine pranzo alzandosi da tavola.
Tornò poco dopo, trascinandosi dietro una lavagna portatile che sistemò sui suoi sostegni.
“Ma è quella che usavi in tournée?” le chiese Bill, sgranando gli occhi.
Alla risposta affermativa della ragazza le reazioni furono disperate: Tom si battè la mano sulla fronte, Georg roteò gli occhi e Gustav, alzandosi in piedi, si avvicinò alla moglie e, dolcemente le chiese “Tesoro, non starai esagerando? Quando smetterai di fare il tour manager?”
Lei lo fissò battagliera e rispose “Quando tu smetterai di suonare; perciò ora siediti , Gustav Schäfer, e apri bene le orecchie!” Il batterista tornò sconfitto alla sua sedia e ci si lasciò cadere sopra pesantemente. Nessuno scampo: Hanna ci avrebbe illustrato il programma.
“Allora…i genitori dei ragazzi arrivano per i fatti loro, percui abbiamo tempo. Oggi pomeriggio: restauro; abbiamo appuntamento alle 4 al centro estetico.”
“Abbiamo?” chiese Georg curioso, e anche un po’ spaventato .
“Abbiamo, hai capito bene: ogni persona presente in questa stanza verrà rimessa a nuovo…” replicò lei, confermando i timori del bassista.
“Andiamo Hanna, non puoi farci questo!” la implorò Tom.
Bill, interrompendo il fratello, disse “Ma dai, quante storie…ogni tanto è bello farsi curare un pochino, non vi uccidono mica!”
“Bill noi non siamo come te!” urlò Gustav, e Tom lo sostenne “Già! Noi al massimo facciamo qualche massaggio, e io mi annoio anche a fare quelli!” Bill sventolò una mano ed alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
“Non potete fare diversamente. Il programma è già stato fissato, e non sono ammesse modifiche.” Disse una lapidaria Hanna, ponendo fine alla discussione; poi proseguì “Serata libera! Ho preso dei film, se vi interessano. Domattina partiremo alle 9; così da essere a destinazione entro le 10. Sophie, Tom da quando arriveremo, fino alla cerimonia, sarete in due aree distinte del palazzo per evitare malaugurati incontri. I bambini staranno con noi e le baby-sitter che hanno la serata libera oggi dalle 18.” Stavamo per alzarci quando Hanna aggiunse “ovviamente da adesso alle 3 avete un ora libera!”
“Sia lodato il cielo!” fu l’esclamazione di Frida.
Alex e Georg scapparono nella stanza dei videogame; Bill e Frida occuparono il salotto, mentre Gustav e la sua organizzatissima consorte scelsero il dondolo in giardino. A me e Tom rimase la biblioteca che amavamo perché in una teca, al centro delle stanza, stava la chitarra che avevo regalato a Tom più di dieci anni prima.
Mi appoggiai al vetro e, con una mano, seguii il profilo dello strumento, mentre Tom mi abbracciava, rassicurante come al solito.
“E’ la testimone dell’inizio” dissi io, ammirando la chitarra.
“Già” concordò lui.
“Vorrei chiederti un favore, Tom”
“Dimmi Angelo” rispose lui, accarezzandomi i capelli.
“La suoneresti per me domani?”
Quelle corde non le aveva mai toccate: inizialmente perché aveva giurato di non toccarla finchè non mi avesse ritrovata, poi perché aveva preso a custodirla come una reliquia.
Cominciai a spiegare il motivo della mia richiesta “Significa così tanto per noi e sarebbe splendido se…”
Tom non mi permise di finire; mi baciò con tenerezza, dicendo poi “La suonerò per te, Angelo!”
Continuammo a baciarci e, quando le cose cominciarono a farsi intriganti, fummo richiamati all’ordine da Hanna.
“Io la butto fuori di casa con tutta la sua famiglia!” minacciò Tom, ancora steso sul divano semi svestito. Io risi, riallacciandomi la camicetta, e ribattei “Non puoi…prima di tutto perché la casa è mia, e io non li voglio buttar fuori; secondo perché Gustav è tuo amico e suona bene: faresti troppa fatica a trovare un sostituto.”

A fine trattamento mi sentivo una donna nuova…massaggi, sauna, bagno turco, scrub, pulizia del viso, manicure e pedicure e, ovviamente…ceretta! Durante la mezz’ora in sala relax ci eravamo persino addormentate, reduci dalle ore piccole della notte precedente.
Tornammo a casa giusto in tempo per rifocillare i nostri cuccioli che, come al solito, si dimostrarono incredibilmente voraci.
Salii con Tom per mettere a letto Victoria…amavo metterla a nanna con l’aiuto del bel chitarrista: quando stava con la figlia era dolce e terribilmente tenero.
Noi consumammo i take-away cinesi in giardino, e poi ci accomodammo davanti alla tv.
“Io voglio vedere “I fantastici 4”!” cominciò a dire Alex, saltellando per il soggiorno con il dvd in mano. “Tesoro…l’abbiamo gia visto una marea di volte!” gli risposi spazientita, ma non avevo calcolato che Tom avrebbe sostenuto il figlio. “Dai Sophie…il film non è male, e poi lo sai che crolla a metà del primo tempo!” fu il commento del mio futuro marito.
Bill infilò il dischetto e il film partì. Come da pronostico Alexander crollò nel giro di mezz’ora e Tom lo dovette portare a dormire in braccio.
“Ora tocca a noi scegliere!” strillò Frida, appena i titoli di coda del primo film cominciarono a scorrere, “io propongo “Pretty Woman”!”
“No!!!” dissero in coro i quattro uomini.
“Va bene, va bene…” si arrese Frida, aggiungendo poi “facciamo scegliere alla sposa…Sophie?”
Io guardai i titoli disponibili e trovai quello che cercavo “Orgoglio e pregiudizio!” annunciai, provocando moti di insurrezione dalla parte maschile.
Mentre i ragazzi preparavano il televisore io e Hanna salimmo a controllare i bambini.
Alex dormiva profondamente nella sua stanza; spensi la lucina e chiusi la porta.
Victoria, invece, riposava beata nella culla accanto al nostro matrimoniale; non udii la porta aprirsi, ma avvertii la presenza di Tom al mio fianco.
Il chitarrista mi posò un bacio sui capelli e sussurrò “E' splendida…non riesco ancora a credere di aver contribuito…anche Alex era così?”
Cacciai indietro le lacrime, di gioia, che mi pungevano gli occhi e, voltandomi per guardarlo, risposi “Era così anche lui, ed era bellissimo vederlo dormire avvolto nella maglia xxxl che ti avevo rubato in Germania, la sera che ci siamo conosciuti.”
Guardandolo negli occhi continuai “Sono stati momenti tristi perché tu non eri con me, ma la presenza di Alex che ci legava, anche se eravamo lontani, mi ha aiutato ad essere felice lo stesso.” Tornammo di sotto dopo aver accarezzato la testolina del nostro piccolo angioletto.
A metà del secondo film gli uomini erano tutti addormentati, Frida piangeva come una fontana, inveendo contro gli sbalzi d’umore provocati dagli ormoni; Hanna guardava alternativamente il film e suo marito che dormiva con la testa sulle sue gambe. Io invece…ero in piena ansia pre-matrimoniale.
Finito il film puntammo una decina di sveglie, per timore di restare a letto, e andammo a riposare, lasciando gli uomini sul divano.
Era strano: ormai convivevo con Tom da un anno, ma ero emozionata all’ idea del matrimonio come una ragazzina al primo appuntamento. Forse ero più fragile di quello che credevo, o forse…mi emozionava l’idea di creare un vincolo per la vita con l’uomo che ero ormai consapevole di amare da impazzire.
Buffo che una come me, che odiava i formalismi (a parte quelli contrattuali), fosse ora ansiosa proprio per una formalità.
Guardai ancora una volta la piccola Vicky riposare e mi addormentai, ansiosa di riaprire gli occhi l’indomani.

N.d.A.
Avrete capito qual'è la situazione in cui ho immaginato i miei protagonisti, no?...bene.
La storia è divisa in tre momenti, e questo è il primo...spero di ritrovarvi negli altri due! Ovviamente un commento è sempre iper gradito.
Ringrazio chi a recensito l'ultimo capitolo di "Imparando a volare"...dovrei aver risposto a tutti con il "contatta" del sito...ad ogni modo...ringrazio col cuore!

La canzone che trovate in alto è "Send me an Angel" degli Scorpions.
  
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