IO SCELGO TE…
Non sempre ogni scelta rimane entro la
nostra giurisdizione…
E, quando non è così, sono guai seri.
Avete
presente quelle noiose riunioni di famiglia in cui siete costretti a sorridere
a parenti che decisamente non potete soffrire?
Ecco, è in
questi momenti di vita traumatica che nascono le ff più strane.
E, se si parla di famiglie
un po’ invadenti, chi meglio degli European Dream può essere esperto in questo
campo?
I blader più snob e
titolati di “Beyblade” alle prese con le decisioni dei loro genitori…
Cap. I°
La cospirazione
Parigi.
Palais
Boringer era un tripudio di luci e
musica.
L’immenso
parco che lo circondava, con le sue siepi e le sue fontane, vibrava dei
riflessi che provenivano dalle finestre della villa in puro stile barocco, mentre
sul retro decine di lussuose automobili facevano bella mostra di sé, quasi
fosse la vetrina di un prestigioso salone dell’auto.
Le
feste dei Boringer erano sempre la gioia delle riviste di cronaca mondana, che
si dilungavano in melensi elogi all’organizzazione, alla casa, agli ospiti e,
ovviamente, all’eleganza dei padroni di casa. I coniugi Boringer sorridevano
con grazia ed ospitalità a marchesi e principesse, senza dare il benché minimo
segno di preferire questo o quell’ospite.
E,
quella sera, erano presenti i più illustri nomi dell’alta società parigina e
non solo, in un tripudio di colori, stoffe pregiate e gioielli inestimabili.
Seduto,
anzi, sprofondato in una poltrona di broccato bordeaux leggermente in disparte,
un ragazzo sorseggiava champagne osservando l’andamento della festa. Gli occhi
cerulei, velati a tratti da alcune ciocche ribelli di color verde brillante, si
spostavano con aria vagamente annoiata sulla prospettiva della sala: Lady
Blanchè stava, come suo solito, civettando con ogni esemplare maschile fosse in
grado di respirare; Madame Voutu spettegolava con il suo gruppetto di vipere;
il barone Von Straken stava raccontando per l’ennesima volta delle sue
battaglie…
Il
giovane non riuscì a reprimere uno sbadiglio, abilmente celato da una mano, ma
evidente indice di quanto quel ricevimento lo annoiasse. Chissà dove i suoi
genitori avevano trovato la voglia di organizzare una simile parata di pomposi
aristocratici: non c’erano ricorrenze da festeggiare…
E
oltretutto, mancavano nomi solitamente al primo posto nelle agende dei suoi:
ora che ci rifletteva, tutti gli invitati erano in qualche modo imparentati o
in rapporti con la sua famiglia.
Per
questo non c’era traccia dei suoi amici, Ralph Jurgens e Andrew McGregor.
L’unico
membro degli European Dream presente, oltre a lui, era suo cugino Gianni
Tornatore, circondato dal suo ventaglio di belle ragazze.
Che
diavolo significava?
Un
chiacchiericcio femminile distolse l’attenzione di Olivier Boringer, che
sorrise alla figura che gli si avvicinava.
Louise
Rochard prese radiosa la mano del cavaliere che l’aveva invitata a ballare.
Peccato fosse solo un sorriso di facciata: i pensieri che le si agitavano in
mente erano altri e ben lontani dal ballo.
Immaginava
o era quasi certa che lui non sapesse il motivo di quella festa.
Lei
lo aveva intuito…non che i suoi genitori ne facessero un mistero: che il loro
più grande desiderio fosse vederla sposata a Olivier era una cosa che perfino i
muri avevano capito. E quel ricevimento era una festa di fidanzamento in cui
sarebbe stata annunciata la loro unione.
Un’unione
che era solo nelle loro teste, dato che né Louise né Olivier erano d’accordo.
Non che non si volessero bene: si conoscevano dalla nascita praticamente ed
erano inseparabili, perché erano l’uno il migliore amico dell’altra. Il loro
non era un affetto da cui potessero sfociare delle nozze. Era una forte
amicizia…non un amore.
Anche
perché il cuore della francese apparteneva già ad un’altra persona, sebbene
questa fosse del tutto ignara di questo possesso. Una persona che era
esattamente l’ultimo ragazzo di cui si sarebbe dovuta innamorare.
Abbozzò
un inchino al suo compagno di ballo e si allontanò dal centro della sala: gli
occhi blu si spostavano nervosamente da un angolo all’altro, alla caccia del padroncino
di casa. Dov’era finito? Possibile che l’ospite si fosse eclissato? Non era
nello stile dei Boringer: no, doveva essere da qualche parte.
Doveva
avvertirlo prima che fosse troppo tardi per intervenire: insieme avrebbero
sicuramente trovato una soluzione. Almeno ci sperava.
Di
colpo localizzò una chioma verde e vide Olivier parlare con un ragazzo biondo.
Il cuore di lei mancò un battito: era stato invitato…
Bhe,
era proprio la sua serata fortunata.
-Gran
bella festa, vecchio mio. Ma…cosa si festeggia?
Olivier
squadrò torvo il cugino, che si era seduto con nonchalance sul bracciolo della
poltrona, lanciando sorrisi al mondo femminile presente in sala.
Era
più forte di lui. Gianni Tornatore si considerava una specie di dono mandato
sulla Terra per allietare e incantare le donne di tutto il mondo. Bastava dare
un’occhiata al gruppo di ragazze che aveva perennemente intorno: erano in poche
a resistere al suo indiscusso (Questo è tutto da vedere… NdA) fascino.
Ma,
anche per gli incalliti playboy, arriva sempre il tramonto. E quello
dell’italiano era a pochi passi di distanza.
-Vorrei
tanto saperlo anch’io- rispose Olivier, catturando per un istante la sua
attenzione.
-Bhe,
se non lo sai nemmeno tu che sei il padrone di casa sto più tranquillo- continuò
il biondino. –Credevo d’aver dimenticato il compleanno di qualcuno…
-Sai
niente di Drew e Ralph?
-Sono
arroccati nei loro castelli, come al solito- scherzò l’altro, afferrando un
bicchiere dal vassoio di un cameriere di passaggio. –Francamente pensavo di
incontrarli stasera.
-Questa
festa è un vero mistero- commentò il francese, spostando poi lo sguardo su un
punto alle spalle di Gianni e sorridendo. –Ciao, Louise.
Il
cugino si volse e…
E
la sua carriera di dongiovanni terminò. Nell’istante stesso in cui i suoi occhi
si posarono sulla giovane, capì (Sempre che uno così possa capire… -__- NdA)
(Hai tanto da offendere?! è.é NdGianni) che era lei la donna della sua vita e
che tutte le altre svanivano, non erano più nulla.
Si
perse ad ammirare i capelli rosso fuoco, raccolti in un’acconciatura complessa,
scendendo poi agli occhi blu come la notte, al volto cesellato come la ceramica
più pregiata, quasi fosse il viso di una bambola dipinta a mano, e al corpo
perfetto, racchiuso in un abito verde brillante che accendeva il colore della
sua chioma.
Non
si accorse nemmeno che, nel frattempo, Olivier si era alzato per salutarla e si
stava avvicinando per presentargliela.
-Louise,
immagino tu non conosca mio cugino…- stava appunto dicendo il giovane. –Gianni
Tornatore, campione italiano di beyblade. Gianni, ti…Gianni….Gianni!
Il
ragazzo sbatté le palpebre, tornando sulla Terra.
-Gianni,
ti presento Louise Rochard, figlia del duca Marcel Rochard e, per mia fortuna,
la mia più cara amica.
La
dolcezza con cui Olivier aveva pronunciato le ultime parole, contrasse lo
stomaco di Gianni in una morsa, come se una mano gli stesse torcendo le
budella. Una sensazione inspiegabile si era impossessata di lui, qualcosa che
lo portava a guardare il cugino come…come un rivale.
Si
stupì lui stesso di quel pensiero: da quando aveva dei rivali?
-Sono
onorata- intervenne Louise, porgendogli la mano.
-Enchanté-
replicò Gianni, prendendola e posandovi lievemente le labbra. Profumava di
vaniglia, come il più dolce dei biscotti.
-Olivier,
posso rubarti al tuo ospite per questo ballo?
-Volentieri,
mi stavo giusto chiedendo se avresti trovato un posto per il tuo migliore
amico.
-Per
te c’è sempre un ballo riservato- precisò lei, allontanandosi con il parigino.
Se
qualcuno avesse analizzato attentamente l’italiano, avrebbe notato il fumo che
gli usciva dalle orecchie. Sembrava un toro in procinto di caricare il torero.
Quel
comportamento lo lasciò spiazzato e, sprofondando nella poltrona occupata poco
prima dall’amico, si passò una mano sul volto domandandosi cosa diavolo gli
stesse succedendo.
-Allora,
come stai?- chiese Olivier, stringendo a sé Louise.
-Bene.
È da parecchio che non ci vediamo, Vier.
-Già,
fra impegni e ricevimenti, non ho più tempo per divertirmi. Da una parte questa
festa è una fortuna.
-È
proprio di questo che volevo parlarti. I tuoi non te ne hanno spiegato il
motivo, vero?
-No,
ad essere sinceri no. Perché? C’è qualche problema?
Ma
i loro genitori furono più rapidi della fanciulla.
-Fermate
la musica!- esclamò il padrone di casa. –Dobbiamo fare un annuncio importante.
In molti si sono interrogati sulle ragioni di questo ricevimento…ebbene, questa
sera festeggiamo il fidanzamento tra mio figlio Olivier e Louise Rochard!
Gianni
artigliò i braccioli della poltrona nell’udire quelle parole: Olivier avrebbe
sposato Louise…
Quella
notizia azzerò bruscamente i battiti del suo cuore…aveva appena conosciuto i
palpiti dell’amore e già gli veniva strappato: esisteva forse ingiustizia
peggiore? E non era un estraneo a portargliela via, ma suo cugino… Questo
significava che sarebbe diventata sua parente!
Era
un pensiero agghiacciante.
-COSA?!
La
voce di Olivier lo costrinse ad abbandonare le sue nere riflessioni e a
spostare lo sguardo sul compagno: era pallido come un fantasma e sembrava sul
punto di scoppiare in una tremenda sfuriata.
Significava
forse che non era d’accordo con la decisione dei suoi genitori?
Gli
fu subito accanto per chetare i suoi bollenti spiriti: sapeva che quando il
francese perdeva la pazienza si trasformava in una belva. Niente di meglio per
le prime pagine dei giornali di cronaca mondana.
-Vier-
gli sussurrò. –Ricordati dove sei.
Bastò
questo perché il ragazzo dalla chioma verde si calmasse. Non poteva fare una
scenata nel bel mezzo della festa. A passi decisi si diresse verso il balcone,
deciso a sbollire la rabbia alla fresca brezza della sera.
Gianni
lo osservò, avvertendo il gelo che era sceso sulla sala.
-Gli
zii- si ritrovò a pensare. –Sono bravi anche a rovinare le feste che
organizzano…
Udì
Louise sospirare e poi raggiungere l’amico sulla terrazza. Al biondo non rimase
che tornare alla postazione precedente, pieno di dubbi e di interrogativi.
Alcune ragazze gli si fecero accanto, ma le allontanò bruscamente: non avevano
più alcuna importanza per lui.
La
sola cosa che gli interessasse era venire a capo di quella confusione.
-Vier…
Il
francese era appoggiato alla ringhiera con un’espressione mista di tristezza e
furia. Non sapeva se scaricare il suo furore verso i genitori o verso sé
stesso: avrebbe dovuto accorgersi del complotto che si tramava alle sue spalle,
invece era stato cieco a ogni indizio. E ora si trovava con quell’annuncio che
non era certo di poter smentire.
-Tu
lo sapevi?- domandò senza voltarsi.
-Lo
immaginavo e in questi giorni ti ho cercato spesso per dirtelo- rispose Louise.
–Ma non sono riuscita ad avvertirti.
-Sei
d’accordo con loro?
-Perché?
Il
giovane si passò una mano fra i capelli, spingendo lo sguardo lungo il
giardino. Quante volte vi avevano giocato da bambini… Perché il tempo doveva
incessantemente scorrere?
-Perché
se tu volessi sposarmi, se fossi certo che lo desideri…allora acconsentirei
alle nozze.
Ci
fu un istante di silenzio, lungo interminabili secondi. Olivier aveva maturato
quella decisione in un istante, senza fermarsi troppo a riflettere: non amava
Louise, ma le voleva bene almeno quanto ne voleva a sua sorella Jessica. E, per
renderla felice, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
-No,
Olivier- ribatté lei. –Io non sono innamorata di te e non voglio sposarti. Per
questo volevo dirti tutto: speravo che insieme saremmo riusciti a fermarli.
Il
sedicenne si voltò, sorridendole. Nei suoi occhi blu leggeva che quelle parole
erano sincere e che il suo cuore già batteva per un altro. Con gesto fraterno
le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé e facendole posare la
testa nell’incavo del collo.
-Ci
prenderanno per due piccioncini- commentò lei.
-Pensino
ciò che vogliono: a me basta sapere che sei dalla mia parte.
-Come
sempre.
-A
proposito…perché non ti sei confidata con me? Mi ritengo offeso…
La
fanciulla lo guardò perplessa.
-In
merito a cosa?
-Ti
sei innamorata di qualcuno…- fece il blader con una punta di malizia.
Il
viso della coetanea assunse tutte le tonalità del rosso, sebbene cercasse di
nasconderlo.
-Ma…cosa
dici- balbettò imbarazzata. –Non è vero…
-Mi
stai raccontando una bugia.
-Uffa…-
si lamentò, arrendendosi. –E va bene, sì, mi sono innamorata.
-E
di chi?
-Ma
sei veramente impiccione!- esclamò, dandogli una spinta e separandosi da lui.
Gli diede le spalle, muovendo alcuni passi verso la casa. Poi si volse e con
uno sguardo scherzoso rivelò: -È Gianni.
Olivier
ricambiò il sorriso, seguendola con lo sguardo mentre rientrava. Non avrebbe
mai creduto che la sua migliore amica, così riflessiva e assennata, potesse
aver perso la testa per quello scavezzacollo di Gianni. Sperava solo che questo
non la portasse a soffrire, o suo cugino avrebbe fatto i conti con lui.
Adesso
non gli restava che tentare di far rinsavire i suoi.
Un
compito per nulla facile.