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Autore: axy2013    02/07/2013    1 recensioni
"Ora è il momento che tu impari a capire chi sei" Continuò poi, serio, fissandomi negli occhi. "andrai in un campo; ci saranno ragazzi come te’’
‘’Dislessici?’’
‘’No" si avvicinò, mettendomi una mano sotto il mento, per alzarmi la testa e permettermi di guardarlo ancora, forse per l'ultima volta "Mezzosangue’’.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tyson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rue POV’S



’’AIUTO AIUTO’’.
Mi svegliai di soprassalto, una fioca luce, proveniente dall'esterno, illuminava la mia stanza, si potevano distinguere le figure di tutti i miei oggetti, ma nel complesso aleggiava il buio; ancora spaventata mi misi a sedere sul letto, come per riprendere fiato... ero tutta sudata... forse era un incubo, qualcosa di irreale, eppure il suo ricordo continuava ad essere così vivo in me...
Guardai l’orologio: erano le tre del mattino.
Non riuscivo a riaddormentarmi. Come sospettavo, il ricordo di quel sogno, continuava ad assillarmi, si faceva forte in me, ed io ero così terrorizzata, così spaventata, da non riuscire più neanche a guardare la mia stanza con gli stessi occhi.
Presi il telecomando, premetti il pulsante rosso, quello che permetteva l'accensione della televisione posta nella mia stanza, e l'accesi.
Stavano trasmettendo un film di guerra, forse era un documentario, magari la prima o seconda guerra mondiale; amavo quel genere di film, li trovavo fantastici e ,dall’eccitazione, quasi dimenticando per un attimo quel brutto sogno, emisi un gemito di gioia.
Poco dopo, più rassicurata da quel film, riuscii a prendere sonno.


’’DRIN DRIN ’’.
Un suono ruppe il momento di silenzio che si era creato.
Era la mia sveglia, comprata da poco, riuscivo a romperne quasi una al mese, tanto che odiavo quegli aggeggi infernali.
Allungai una mano e la spensi, stavolta senza colpirla, ne buttarla a terra.
‘’Rue sono le 8.15 e sei ancora nel letto?!’’ Echeggiò un grido per la casa.
‘’lasciami dormire, mamma, tanto non so nemmeno leggere.’’risposi in fretta, provando poi a richiudere gli occhi, per ributtarmi nel mio sonno.
‘’Sei dislessica, Rue. Comunque sbrigati che Juniper sta per arrivare!’’ disse, entrando finalmente nella mia stanza, smettendo quindi di fare quegli urli che poco sopportavo e che, spesso, mi infastidivano e togliendomi le coperte di dosso, con un tiro secco, come a volermi svegliare di soprassalto.
‘’si, si mi alzo’’ riuscii solamente a dire, per poterla far star "buona".
Mi preparai cercando di fare attenzione ai vestiti, provando a scegliere qualche abbinamento decente, magari, pur continuando a sembrare, comunque, una barbona.
Faceva, inoltre, abbastanza freddo in questo periodo, e pur avendo, alla fine, un buon gusto nello scegliere i vestiti, non volevo di certo sembrare una bambolina e poi morire assiderata.
Dovevo andare a scuola, quindi uscii velocemente da casa, corsi sul marciapiedi, mi alitai un po' sulle mani, per riscaldarle e mi incamminai a passo veloce verso essa.
La mia scuola è a Sidney, quindi, da dove abitavo, non era molto distante, certo, ma neanche vicinissimo, e dovevo comunque camminare non poco.
Passai quindi per il centro città; parecchi negozi erano ancora chiusi, le insegne spente davano quel non-so-che di cupo, tetro, e non potei fare a meno di ripensare al sogno della notte precedente.
Erano parecchie notti che non riuscivo a dormire... oppure mi addormentavo e mi svegliavo praticamente tremando... Facevo incubi orribili, tremendi: di solito vedevo il volto di mio padre con indosso degli abiti strani, forse un’armatura da guerra, ma comunque irriconoscibili, se non per alcuni particolari che mi riportavano alla mente cose già viste; poi vedevo un ragazzo, non so chi, che uccideva un signore d’oro; lui lo chiamava ‘’Crono’’.
Il ragazzo era comunque abbastanza affascinante, e lo ricordavo molto nitidamente, ma di lui c'erano due o tre particolari, non so precisamente perché, che continuavano a restare fissi nei miei pensieri: i suoi occhi blu ed il fatto che fosse abbastanza alto, di più o meno, a giudicare dall'aspetto, più o meno la mia età.
Un luogo che sognavo spesso era un posto fantastico, idilliaco, quasi un giardino dell'eden, pieno di ragazzi ed animali strani. Quasi buffi, ma anche molto spaventosi, talvolta, ma non sempre.
"‘’satiri’’,‘’ninfe’’" e cose cosi, diceva mia madre, quando le descrivevo, più minuziosamente possibile, le strane creature.
Insomma tutte cose di fantasia, di un mondo a parte, cose che appartenevano alla mia mente e, perché no, ai libri.


La mia scuola, come dicevo, è un College per ragazzi ‘’difficili’’.
Il Saint Judas institute, bel nome per una scuola, certo... odiavo quel posto, per qualsiasi cosa, tutto era orrendo... tranne una... la mia adorata, magnifica, eccezionale migliore amica ,Juniper.
Mi sarei fatta cacciare anche da questa scuola, se non ci fosse stata piu' lei al mio fianco.
Quel giorno saremo andati a fare lezione in spiaggia, non molto distante dalla scuola, alla fin fine, perché era l’ultimo giorno e, a detta dei professori, avremmo dovuto passarlo nel miglior modo possibile. Poi avremmo, finalmente, goduto delle vacanze estive.
Io non vedevo l’ora.


‘’ La signorina Waring è presente?’’ ‘’Si, sono qui! Contenta prof?’’ dissi, con un sorriso di sfida, guardando da non molto lontano la mia professoressa.
‘’Non proprio, signorina, ora salga sul pullman’’Continuò lei, quasi ignorando il mio tono di sfida, ma comunque con quel suo senso di superiorità.
Salii quei due scalini e mi guardai intorno... i posti "migliori", o meglio, quelli che mi piacevano, erano già tutti occupati e, a dire il vero, c’erano così tanti sfigati: chi ripeteva assiduamente la lezione, chi aveva le cuffie nelle orecchie, magari ascoltando qualche musica "di moda", che io poco sopportavo, chi limonava con la fidanzata o il fidanzato.. bah, proprio non capivo perché farlo davanti a tutti, chi invece aveva cosi tanto ferro in faccia da sembrare ‘’Iron Man’’.
Poi c’era lei.
La stronza della scuola: Lucy. Dio quanto la odiavo.
Tutti dicevano, di lei, che era bellissima, un "capolavoro", a cui andavano dietro tutti i ragazzi della mia scuola, a quanto pare, ma secondo me era solo una capace di farsi bella agli altri, magari con trucco o bei vestiti, per poi essere vuota dentro.
Ed io poco sopportavo, e sopporto, queste persone!


Io e Juniper ci sedemmo in fondo al pullman, in uno dei pochi posti "decenti" lasciati liberi, e iniziammo a parlare, per conto nostro, del piu' e del meno, come solo due amiche come noi sapevano fare, finchè..
‘’Ehi Rue, sei riuscita a finire un anno scolastico in una sola scuola come ti senti?’’ Mi limitai a guardarla, negli occhi, come per sfida, e riderle in faccia. Non aveva nulla fuori posto, era sempre "ottimale". ma sapevo che le dava un fastidio capace di imbestialirla non poco.
Diedi il cinque a Juniper, come per sottolineare una mia ipotetica vittoria.
‘’Rue vs. Barbie 1-0’’ Dissi, ridendo leggermente.‘’dai, quella tipa la odio, hai fatto proprio bene’’ Disse lei, la mia migliore amica.
Juniper aveva le stampelle, precisamente non sapevo perché le avesse, probabilmente io l'avevo conosciuta già con esse, ma lei non ne parlava e io non le chiedevo nulla, non ne avevo il coraggio, e pensavo che, magari, si sarebbe anche sentita offesa; in compenso era bellissima: occhi verde muschio, affascinanti, profondi; fisico asciutto, quasi da modella, e capelli biondi, stupendi, decorati da strisce verdi e rosse, che io reputavo fantastiche.

Arrivammo sulla spiaggia di Bondai, quasi un paradiso terrestre... la sabbia era fina, morbida, e a toccarla sembrava quasi di essere accarezzati dalla Terra, e non il contrario... il mare poi... era fantastico; le piccole ondine si infrangevano sugli scogli, gli unici sobbalzi di un'acqua pura e limpida, come poche avevo visto.
Ognuno iniziò poi a prendere posto su delle asciugamani portate, appositamente, dai prof.


Alla prima ora avevamo letteratura greca, abbastanza noiosa, si, ma stranamente, in quella materia, riuscivo alla perfezione, chissà poi perché, e avevo il voto più alto della classe... beh..insieme a Juniper, ovviamente.
Il mare mi metteva, comunque, un non so che di nervosismo; lo guardavo... era così strano... così... così calmo... mi inquietava a ogni onda, mi sentivo lontana dagli altri, fuori posto, risucchiata da mille emozioni che, quell'acqua limpida, scaturiva in me.
Volevo andarmene da quel posto, inizia ad avere paura. Le emozioni cambiavano troppo in fretta... ora avevo paura avevo, quasi tremavo, avevo un orrendo timore, terrificante, come se qualcuno, o qualcosa, potesse uscire dall’acqua limpida, cristallina, così perfetta, e rapirmi.


Poi qualcuno stroncò i miei pensieri, distraendomi da quell'orrendo timore.. era Lucy.
‘’ Rue puoi venire? ti devo parlare.’’.
Non sapevo cosa volesse, perché mi avesse chiamato, ma la seguii senza dire nulla.
Infondo una barbie cosa poteva farmi di male? Io ero comunque piu' forte di lei, credo.
Camminammo un po', mi porto in un posto piu' isolato, distante dagli altri... beh... conoscendola, conoscendo il suo orgoglio, pensavo colesse scusarsi per qualcosa, e magari non voleva che altri la sentissero ammettere una sua colpa... normale, per una persona come lei.
Si guardò un attimo attorno, come per controllare che occhi indiscreti non la vedessero... e in effetti eravamo solo io e lei.
Ero pronta a ricevere le mie scuse, come quando porgi la guancia per ricevere un bacio.. non so se avete afferrato il concetto...

Beh mi sbagliavo.
Non nel senso "non mi fece le scuse"...
Mi sbagliavo in maniera un po' piu' grossa.
Una strana luce violacea emerse dal suo corpo che, poco dopo, una manciata di secondi, iniziò a brillare di una luce quasi accecante.
Dovetti socchiudere gli occhi, mettendo una mano davanti ad essi, per sopportarla.
Li riaprii, e vidi una cosa che.. beh.. non una cosa da tutti i giorni.
Si era trasformata, si, TRASFORMATA, in un gigantesco e, lasciatemelo dire, stupendo Idra.
"Un'Idra? ma non siamo nel 21esimo secolo?!" Riuscii a urlare, di terrore e stupore, prima di scansare, forse per miracolo, un suo enorme e potente colpo, diretto a me, per uccidermi.
Caddi a terra.
Ero terrorizzata, paralizzata dal terrore, non riuscivo a muovermi, e lei... no, non era piu' un "lei", era solo un enorme mostro.. si avvicinava a me.
Sentivo i suoi latrati, presagi di morte, ero pronta a morire.
Una freccia però la colpì in testa, una freccia d'oro massiccio, facendola prima vacillare, e poi, subito dopo, dissolvere in una manciata di polvere, che ricadde su di me, come neve.

‘’MA COSA CAZZO?!" urlai, spostando poi, velocemente, lo sguardo, nella direzione da dove avevo visto provenire quella freccia... sobbalzai dallo stupore, ma riuscii solo ad urlare un "JUNIPER! SEI STATA TU! Ma... Cristo... non avevi le stampelle?’’
‘’basta parlare Rue" si avvicinò in fretta a me, prendendomi la mano e sollevandomi velocemente da terra. "corriamo a casa. Dobbiamo parlare con tua madre!’’.


Lei si avviò.
Io passai in fretta dal pulmino della scuola, presi lo zaino, senza farmi vedere da altri, e la seguii.
‘’parlare di cosa?’’ dissi, ansimando per la corsa, cercando di starle dietro. Cavolo, aveva le stampella, o almeno lo pensavo, e riusciva anche a seminarmi.
‘’parlare del fatto che ti hanno trovata’’ si limitò, lei, a rispondere, continuando a guardare avanti, senza neanche voltarsi verso me.

Corremmo a casa.
Juniper con un calcio aprì la porta, quasi sfondandola, dando prova, ancora, della sua forza; la scena che vedemmo era piuttosto strana, bizzarra, e non avrei mai pensato che mi si sarebbe presentata davanti agli occhi.
Un signore, in piedi, di spalle, che parlava con mia madre, invece seduta su una sedia, mentre controllava alcune cose, scartoffie.
A terra, vicino a mio padre, vi era una valigia.

‘’Papà?’’ Sussurrai, avvicinandomi lentamente a lui, felice di rivederlo, volendo solo abbracciarlo, dopo tanto tempo, mentre, quasi invisibile, una piccola lacrima mi scorreva giu' per la guancia.
‘’Si ,figlia mia... sono io." Disse, voltandosi verso di me... era così simile a me.. era proprio vero quello che diceva la mamma... io assomigliavo molto a lui. Un sacco di sentimenti contrastanti, amore per un padre finalmente rivisto, odio per come mi aveva abbandonata, volevo scoppiare, piangere, ma mi limitai a fissarlo. "Ora è il momento che tu impari a capire chi sei" Continuò poi, serio, fissandomi negli occhi. "andrai in un campo; ci saranno ragazzi come te’’ finì poi, prendendo la valigia da terra, velocemente, porgendomela poi, con il viso leggermente scuro, non so se per rabbia, o per tristezza di dover di nuovo salutare sua figlia.
‘’Dislessici?’’ guardai a terra, per non incontrare il suo sguardo.
‘’No" si avvicinò, mettendomi una mano sotto il mento, per alzarmi la testa e permettermi di guardarlo ancora, forse per l'ultima volta "Mezzosangue’’.
  
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