Oscurità…
Yuki non percepiva altro da quando lei e Kaname erano giunti in quella
villa
dopo gli ultimi avvenimenti che li avevano costretti ad allontanarsi
dall’accademia.
La sua vita era completamente cambiata, Yuki Cross aveva lasciato il
posto a
Yuki Kuran e la sua vita da purosangue aveva ripreso a scorrere.
La sua umanità le mancava, il poter camminare
tranquillamente alla luce del
sole senza affaticarsi eccessivamente, il potersi cibare senza dover
privare
onii-sama di grandi quantità di sangue.
Kaname… Era per lui se ora si trovava lì, lei
l’aveva seguito decidendo di
lasciare la sua vita, i suoi amici e la sua famiglia. Lei amava lo
amava, proprio
per questo ora si trovava con lui, desiderava rimanere al suo fianco
per sempre
e i sentimenti che provava non erano più quelli di una
ragazzina, ora era a
conoscenza dei fatti che la riguardavano ed era maturata, era cambiata.
In quel momento, Yuki, era appoggiata al davanzale di una delle grandi
finestre
che si trovava in salotto. Il cielo, privo di nuvole, era completamente
stellato e un’arietta fredda entrava agitandole un poco quel
lungo e leggero
vestito che si era messa di gran fretta.
Negli ultimi tempi aveva preso l’abitudine di farlo, di
godersi quelle
sensazioni che da umana era la normalità. Spesso si
soffermava a pensare in
quella posizione, soprattutto quando Onii-sama non era in casa, e ogni
volta
arrivava alla stessa conclusione: mai si sarebbe pentita delle scelte
fatte
quel giorno.
“Yuki…”
La voce calda di Kaname raggiunse le orecchie della ragazza che,
voltandosi,
posò gli occhi color del cioccolato su quel viso adornato da
un piccolo e dolce
sorriso, uno di quelli che il fratello donava solo a lei.
“Onii-sama…”, lo chiamò a sua
volta e, cingendogli il collo con le proprie
esili braccia, Yuki, posò le ormai fredde labbra su quelle
meno carnose dell’altro
vampiro.
Quanto erano cambiate le cose anche tra loro due? Ora il loro rapporto
era
molto più approfondito, il loro essere amanti le aveva fatto
conoscere delle
parti che non aveva mai visto: un Kaname severo ma che non mancava mai
di
dedicarle quelle attenzioni affettuose che tanto adorava, un Kaname fin
troppo
protettivo che le impediva di varcare le soglie di quella casa, un
Kaname da
cui ora la giovane purosangue era diventata dipendente.
“Prenderai freddo…”
Yuki socchiuse gli occhi quando la fredda e grande mano
dell’altro si posò sul
suo viso per scostarle alcune lunghe ciocche dei capelli castani.
“Stavo osservando il cielo.”, gli spiegò
e, dandogli le spalle, si affrettò a
chiudere la finestra.
Non fece in tempo a voltarsi nuovamente dato che l’altro la
cinse tra le
proprie braccia in modo da abbracciarla. Yuki, trovandosi stretta a
lui,
trattenne il respiro e prese a mordicchiarsi il labbro. Da quella
posizione
poteva benissimo sentire lo scorrere del suo sangue, il solo che la
saziava
completamente.
“Hai fame?”, domandò il più
grande come se avesse intuito i pensieri della
ragazza.
La vampira rimase in silenzio, non riusciva a mentire con lui e sarebbe
stato
inutile anche solo pronunciare una parola di troppo. Kaname sapeva
capirla più
di chiunque altro, sapeva leggere i suoi gesti e le emozioni che li
provocavano. Lui sapeva tutto di lei, ma Yuki poteva dire lo stesso?
Spesso si ritrovava a non sapere come comportarsi in sua presenza, che
parole
utilizzare o come muoversi.
La ragazza si voltò e con una mano prese ad accarezzare
l’invitante e candido
collo del fratello.
Ad occhi estranei il loro destino poteva essere considerato crudele, il
dover
vivere in solitudine vivendo del sangue del proprio amato, ma Yuki non
poteva
fare a meno di pensare che dopotutto l’aveva sempre saputo e
non poteva essere
triste per tutto ciò, lei amava Kaname e proprio per questo
restava
volontariamente al suo fianco.
Quel vampiro l’aveva ammaliata fin dal loro primo incontro
nella sua vita
umana.
Avvicinando le morbide e rosee labbra posò un delicato bacio
sulla fredda pelle
per poi affondare le zanne in modo da percepire il calore del sangue
invaderle
la bocca.
L’eternità li attendeva davanti a loro, mai e poi
mai si sarebbe voltata
indietro.