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Autore: weownthenight    02/07/2013    8 recensioni
“Ma lui è un mondano!” urlò Nick, portandosi le mani alla testa.
Gli occhi della ragazza cercarono di trattenere le lacrime, ma ogni tentativo sembrava fallire, lasciando cadere gocce salate lungo la guancia a intervalli irregolari.
“Non è come…”
“Liv, sta zitta! Non ti rendi conto della gravità della situazione?”
Nick prese a camminare su e giù per la stanza con lo sguardo fisso sulla sorella.
“Ma cosa c’è di male?” replicò, con la voce rotta dai singhiozzi.
“E’ come se un lupo frequentasse un vampiro, ecco cosa c’è di male. E non so te, ma io non ho mai visto un figlio della luna e un figlio della notte andare a braccetto per Hyde Park.”
Olivia non poté fare a meno di pensare a Zoe e James.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forbidden.

Prologo.

 

Mayfair era una di quelle zone di Londra in cui la gente non sarebbe mai mancata.

C’era chi prendeva un aperitivo con gli amici seduto sulle comode poltroncine di un bar, chi invece tornava a casa in un sinuoso sali-scendi dagli autobus di linea e chi ancora fumava la sua sigaretta o cambiava la canzone sul suo mp3 mentre aspettava qualcuno.

Infine c’era Olivia, che percorreva le strade del quartiere con spensieratezza, non curandosi delle persone che la circondavano.
Perché se c’era una cosa che Olivia amava – a parte l’odore della pioggia, la voce del padre quando la chiamava Ollie e il sapore che rimane nella sua bocca dopo aver ucciso un demone – era il fatto di essere invisibile a tutti i mondani.

Ah, i mondani! Una razza che non avrebbe mai compreso e/o invidiato.
Alcuni di loro erano sudici, maleodoranti e passavano le loro giornate a scolare bottiglie di birra nel loro pub di fiducia. Ripugnanti, pensò corrugando la fronte.
Altri invece sembravano vivere in un mondo tutto loro, a volte delimitato da un paio di cuffiette, altre volte da delle pagine di un libro, altre ancora da uno schermo di una play station o di un televisore.
 
Indossava il suo vestito da cacciatrice, pantaloni di pelle neri sorretti da una cinta nella quale erano appese le sue armi, una canotta del medesimo colore abbastanza scollata da lasciar intravedere i marchi disegnati sul corpo e una giacca, sempre nera e di pelle, a maniche corte.

Svoltò in Binney Street, lasciandosi alle spalle Brook Street; era forse una delle strade più corte del quartiere, l’intero lato destro era dominato da un antico palazzo in mattoni rossi, la cui altezza ostacolava l’arrivo dei raggi solari, rendendo la via buia e solitaria.

Un ragazzo – di circa vent’anni pensò Olivia guardandolo – aveva appena svoltato l’angolo tra Duke Yard e Binney St. Aveva dei capelli ricci disordinatissimi e occhi che secondo la ragazza risplendevano nel buio; camminava con un’andatura disinvolta al centro della strada non curandosi del fatto che da un momento all’altro poteva sbucare una macchina dietro le sue spalle, ma riflettendoci non correva alcun rischio, la strada era a senso unico.
Indossava una canotta grigia, che lasciava scoperta le braccia – con tracce di tatuaggi qua e là - tese lungo i fianchi, mentre le mani erano nascoste nelle tasche dei jeans. Due fili neri percorrevano tutto il busto fino a raggiungere le orecchie, evidentemente stava ascoltando qualcosa.

Due fari comparvero all’inizio della strada alle sue spalle, il cuore di Olivia prese a battere freneticamente. O il guidatore era cieco o era un completo imbecille per aver ignorato il cartello di divieto d’accesso.
Voleva urlargli qualcosa…. Ma cosa?
Facendolo lo avrebbe soltanto confuso ancora di più dato che non era visibile ai mondani e le sue probabilità di non finire sotto quell’auto sarebbero scese a zero.
L’istinto mosse le sue gambe che avevano iniziato una corsa disperata verso lo sconosciuto, si gettò su di lui, facendolo cadere sul marciapiede di lato.
- Meglio un livido sulla schiena che una gamba rotta, o peggio la morte – pensò tra sé.
 

 

**

- Grazie per essere venuta qui –

Zoe entrò in un bar mondano nel quartiere di Paddington, era abbastanza desolato, forse gli adulti erano ancora tutti a lavoro e i ragazzi a sopportare uno degli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze estive.
- Jamie non devi ringraziarmi, anzi questo è uno dei posti più lontani da South Bank, e per me è solo un bene – disse la ragazza con il suo inconfondibile accento irlandese, prendendo posto davanti a lui.

James le sorrise ed una serie di brividi percorse la schiena di Zoe, che ringraziò il cielo di essere seduta altrimenti si sarebbe sentita svenire, come tutte le volte che vedeva Jamie.
Doveva ancora abituarsi al pensiero di essere la sua ragazza – proibita -.

Le sembrava così bello con i capelli neri che formavano una cresta alta, gli occhi color cioccolato e il sorriso splendente che compariva ogni volta che la vedeva.
Ogni particolare le sembrava esageratamente perfetto, e le piaceva osservarli tutti e unirli insieme come piccoli pezzi di puzzle fino a costruire una delle figure più belle che avesse mai visto.
Se avesse avuto la possibilità di arrossire in quell’istante – o in tutti quelli che passava con James – sarebbe stata dello stesso colore delle unghie della cameriera: rosso cremisi.

- Allora, hai più rivisto la Crockford? -

 

**

 
Prima che lui potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, sentì un peso spostarlo via dalla strada spingendolo a terra sul marciapiede.
Si strappò via le cuffie quasi come se volesse staccarsi le orecchie, con uno sguardo pressoché sconvolto. Si guardò intorno fino a che non scorse una figura minuta poco distante da lui, che si puliva i pantaloni macchiati dallo scontro con la terra.

- Wow -

Fu l’unica parola che riuscì a pronunciare, trovandosi davanti una ragazza bassina – nonostante i tacchi – i cui capelli mossi ricadevano lungo le spalle fino alla pancia, risplendendo di un castano chiaro. Gli occhi che guardavano tutto tranne lui erano verdi come le piante del negozio della madre, o forse anche di più.
Era completamente vestita di nero, ricoperta di strani tatuaggi che non riusciva a interpretare e cavolo se era sexy.

- Non sono un dessert – disse, quando finalmente il suo sguardo si spostò su di lui.

- Cosa? –

- Mi stai guardando come un uomo a dieta guarda un dessert. O come un cane guarda un osso. Devo andare avanti con le similitudini o posso anche fermarmi qui? – disse seccata.

- Sei sempre così scontrosa con i ragazzi che incontri? – chiese ammiccando.

- Anziché darmi della scontrosa potresti mostrare un minimo di gratitudine, dato che grazie a me sul tuo corpo non sono comparsi altri marchi e sì, sto parlando delle impronte che avrebbero lasciato le gomme dell’automobile. –

- Vai sempre in giro vestita così a salvare la gente? Oh, abbiamo una nuova eroina in città! – disse in tono che, almeno nella sua testa, suonava abbastanza scherzoso. Ma lei si girò e prese a camminare verso Duke Yard con rabbia, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.

- Io sono Ted – disse, scostando alcuni ricci ribelli dagli occhi.

Lei si fermò di scatto senza voltarsi, mentre le mani si riaprivano lentamente, tornando ad una posizione di calma, forse provvisoria.
- Mi chiamo Olivia. -

Due fossette incorniciarono un sorriso soddisfatto sul volto di Ted. 




Bene, ci tengo a sottolineare che il contesto è completamente esterno ai libri di Shadowhunters, nel senso che la storia è basata sui libri ma solo riguardo ai ruoli che giocano i personaggi (quello di Shadowhunters, Nascosto e così via), quindi la Londra che andrò a descrivere non sarà necessariamente uguale (secondo me sarà completamente diversa) a quella descritta nei libri di TID (anche riguardo ai tempi, non sono nel 1878 ma 2013 o giù di lì). 
Comunque, ho deciso di provare una cosa nuova ovvero di inserire più protagonisti e anche l'ebrezza (?) di scrivere in terza persona, in modo tale da mettere il punto di vista di tutti. 
Spero vi piaccia e che non faccia la fine dell'altra storia, abbondantemente abbandonata (viva l'allitterazione!). 
Se creo Mary Sue siete liberi di dirmelo. 

Benny.

 

  
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