Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: arianauhl    02/07/2013    2 recensioni
«San Diego,» spiegò «sono qui per due settimane».

«Oh» mormorai. 

«Tranquillo super star, due settimane bastano e avanzano» [...]
____________________________________________________________
«I could be staring
At somebody new
But stuck in my head
Is a picture of you.
You were the thunder
I was the rain
I wanna know
If I'll see you again[…]»
Stardust - MIKA
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz , Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERSONAGGI:


Dylan Anderson







Justin Bieber







Cher Anderson







Nicole Miller







Andrew Anderson 







Kelly Anderson Williams 







Oliver & Christopher Williams







Susan Williams







Joseph Williams







Brandon Williams 







Cat Davis







Alex Parker







Josh Martin







Chase White







Jackson Evans


























Capitolo 1








no calm, no privacy, too much pink.






 
 
 
Secondo voi, se avessi spedito mia sorella in Africa, imballata in un pacco, qualcuno avrebbe sentito la sua mancanza? 
Io non credo.


«GIURO CHE SE NON ABBASSI ORA IL VOLUME IO TI—» rimasi un attimo a pensare alla tortura giusta, potrei essere andata sul classico con un "ti uccido" o con un "ti affogo" ma non erano abbastanza, ci voleva qualcosa di più efficace «TI STRAPPO TUTTI I POSTER!»
 

Vedete poteva sembrare una minaccia stupida e senza senso, ma mia sorella sapeva che non si scherzava con me. 
Contai con le dita fino a tre, sentendo il volume della musica abbassarsi. Sospirai contenta e ributtai la testa sul cuscino. In quella casa non c'era mai pace, se non era la marmocchia con la sua musica, era mia madre al telefono con le sue amichette pettegole.
Mio padre era accettabile, tranne quando decideva di invitare i suoi amici a vedere qualche partita di qualche sport.
Chiusi gli occhi e aggiustai il cuscino sotto la mia testa pronta per tornare al mio sonno di bellezza. 
Incominciai a immaginare qualcosa per addormentarmi. Che ragazzo potevo scegliere per i miei film mentali? C'era Josh, Liam, Tyler,…

Grugni appena sentii la porta della mia camera sbattere. 

 
«Chiunque tu sia vattene, adesso» dissi annoiata senza neanche aprire gli occhi.

Visto? In quella casa non c'era mai pace. 

 
«Dylan? Non hai ancora preparato la valigia, sbrigati».

E dopo aver pronunciato l'ultima parola come un ordine, mia madre uscii dalla stanza, sbattendo ovviamente la porta. 
Cambiai posizione mettendomi a pancia in giù con le braccia sotto il cuscino. 

Dov'ero rimasta? Ah si, Tyler! Poi c'era Alex, Harry e…
«Dy-Dy» ed ecco la porta sbattere ancora. 
Ma ora in camera mia c'era il diavolo in persona, quindi era meglio tenere un occhio aperto.
 

«Che vuoi?» chiesi tirandomi su sui gomiti per vedere meglio mia sorella. 
Avevamo tre anni di differenza e lei era completamente diversa da me. Io bruna, lei bionda, io alta, lei bassa. Io terribilmente simpatica, lei terribilmente fastidiosa. Io ascolto macklemore, lei Justin Bieber. Due universi paralleli. L'unica cosa che abbiamo sempre avuto in comune è l'autostima. Per il resto siamo completamente diverse, e ringraziamo dio ogni giorno per questo. 

 
I suoi piccoli occhi chiari scannerizzarono velocemente la camera «non hai ancora fatto la valigia?» chiese sorpresa. 

Mi sedetti sul letto e feci spallucce «c'è ancora tempo».

Lei inarcò le sopracciglia e mi guardò con il suo sguardo da saputella. Grugnii ancora e mi alzai dal letto strusciando i piedi fino all'armadio. 

 
«Dimmi solo che vuoi» dissi mentre cercavo di raggiungere la valigia posta sul ripiano più alto. 

 
«Mi presti i tuoi pantaloncini a vita alta blu?» chiese calma. 
Sapevo cosa stava facendo, cercava di farla apparire una cosa normale, quando non lo era. Ma in quel momento la voglia di litigare con lei non c'era, ero troppo stanca. Buttai la valigia sul letto ad una piazza e sbuffai. 

Presi quello che voleva dall'armadio e glieli lancia senza guardarla «tieni, ora esci» ordinai facendole capire che non doveva obbiettare. 
Sentii la porta sbattere, ancora. Sospirai sollevata e raggiunsi l'armadio grugnendo, ancora. 
Se c'era una cosa che odiavo dopo i test di chimica del professor Caleb, era fare la valigia. Buttai a caso un po' di mutande e calzini nella valigia, prima di cominciare a mettere i vestiti. 
Tutta la famiglia partiva per Los Angeles in macchina. Ci tenevo a sottolineare in macchina, perché sarebbe stato mille volte più facile prendere un aereo, ma la marmocchia ne aveva paura, perciò ci saremmo dovuti fare tre ora di viaggio, in macchina sotto il sole, da San Diego. Non che a mio padre importava, adorava guidare la sua macchina. Non chiedetemi perché, in quella famiglia l'unica normale ero io. Comunque saremmo partiti la mattina dopo. La scuola sarebbe finita tre settimane dopo e i miei programmavano questo viaggio ogni anno, ma l'anno prima ero riuscita a evitarlo convincendo i miei a lasciarmi stare da Nicole, la mia migliore amica. 

Vi starete chiedendo perché? Beh di solito andavamo per il compleanno di zia Susan e di nonna Beth e per visitare il resto della famiglia ma quell'anno saremmo partiti prima per il compleanno della marmocchia, Cher. 
Ovviamente non protestò, a Los Angeles vive Justin Bieber. 
La pop star mondiale di cui mia sorella era totalmente innamorata. Povera me, ormai sapevo tutte le sue canzoni a memoria. Se non le ascoltava, mia sorella, le cantava. Tutto il giorno. Un giorno la sentii persino cantare durante il sonno, strano. 
Sorrisi vittoriosa alla valigia colma davanti a me, ma non troppo, se no dove avrei messo tutti i vestiti che avrei comprato? Feci un po' di pressione per chiuderla ma non fu molto difficile. La posai a terra e mi passai un braccio sulla fronte sfinita. Una doccia non sarebbe male. Prima di andare in bagno controllai il telefono. 
Un messaggio.


 
 
Da: Nicole 

Non ho niente da fare, sto vendendo da te. 


Alzai gli occhi al cielo e buttai il telefono sul letto.
 
 
Tra me e Nicole era così, non c'era bisogno di un invito. Casa sua era casa mia e viceversa. Tra l'altro mia madre l'adorava. Ero sicura che se avrebbe potuto mi avrebbe sostituito con lei. Buttai le all star consumate in un angolo della stanza ed entrai in bagno. Tolsi i pantaloncini e la maglietta per poi buttarli nel cesto dei panni sporchi. Accessi la doccia per far riscaldare l'acqua e intanto dal mobile sotto il lavabo presi un asciugamano rosa (mia madre l'aveva scolorito l'anno prima). Tolsi anche l'intimo e i calzini e li buttai nel cesto.
 Appena l'acqua calda tocco la mia schiena mi rilassai, finalmente un po' di pace. 
Ma se c'era un'altra cosa che mancava in casa Anderson era la privacy. Mia sorella entrò nel bagno con nonchalance, come se non avesse sentito l'acqua della doccia scorrere. Soffocai un urlo di frustrazione e spensi l'acqua. 

 
«Che diavolo vuoi?» chiesi da dentro il box doccia. Dalla parete appannata intravidi l'esile figura di mia sorella rovistare tra i miei cassetti.
Privacy, inesistente.
 

«La tua matita nera, non trovo la mia» rispose con calma e aggiunse un'alzata di spalle per fare l'innocente. Grugnii e alternai un attimo lo sguardo dalla doccia a mia sorella, indecisa. Non potevo mica uscire dalla doccia: ero tutta insaponata. 

Grugnii ancora «e va bene, ma poi rimettila a posto» risposi infastidita. 
Riaccesi l'acqua bollente e incominciai a sciacquarmi. La porta sbatté ancora causando un mio sospiro di sollievo. Quella marmocchia non sa cosa sia la gratitudine. Uscì dalla doccia gocciolante e presi l'asciugamano a chiazze rosa. Me lo avvolsi intorno e strisciai fino allo specchio. Con quei capelli sembravo la bambina di "The Ring", non che lo avessi mai visto, non ero esattamente una fan dei film horror. 
Ultimante i miei capelli erano cresciuti parecchio ma non avevo di certo intenzione di tagliarli. Mia madre mi aveva consigliato di farlo per l'estate, quella donna non capiva niente della vita.
 Presi il pettine rigorosamente rosa anche quello, ma non so il perché. È sempre stato così. 
Sciolsi qualche nodo e legai i capelli in una coda alta. Faceva troppo caldo per usare il phon. 
Strisciai ancora fino alla mia camera e mi chiusi la porta dietro. Appena mi girai trovai Nicole stesa sul mio letto mentre leggeva qualcosa. All'inizio pensai che non era niente di preoccupante, probabilmente stava leggendo una delle sue solite riviste tipo “Cosmopolitan”. Lasciando delle impronte dati i miei piedi bagnati aprì il mio armadio e tirai fuori un paio di mutande rosa e un reggiseno bianco. Mia nonna era fissata sul fatto che bisognerebbe coordinarli.
Ma dico io in che anni eravamo? Cinquanta? Lanciai un'occhiata alla rossa che aveva cambiato posizione. Ora era stesa sulla schiena e teneva quello che stava leggendo alto. Era una specie di piccolo quadernetto, rosa con degli unicorni celesti e verdi sopra. Ma io sapevo cos'era quello. Agganciai velocemente il reggiseno e mi avvicinai. Glielo stappai dalle mani e lo misi sullo scaffale più alto della parete. Sapevo non ci sarebbe arrivata. Nicole era molto bassa, quasi di più di mia sorella. 

 
«Smettila di leggere il mio diario» la avvertii ritornando all'armadio. 
Le si mise a pancia in giù e giro la testa leggermente di lato guardandomi. 

 
«Mi avevo detto che ti piaceva la mia maglietta ieri!» esclamò offesa.
 
Feci spallucce disinteressata e cominciai a spostare qualche gruccia. 
«Era davvero orribile in più il rosso non ti sta per niente bene» ammisi sfilando un paio di pantaloncini jeans da una gruccia rosa.
 
E quella quando ci era finita lì? Scossi la testa e aprii uno dei quattro cassetti bianchi. 
«In effetti» mormorò a se stessa dandomi ragione. Sorrisi e presi una maglietta rossa a maniche corte. La infilai e mi guardai un attimo allo specchio prima di girarmi verso Nicole. 

 
«Vedi? Sta meglio a me» sottolineai indicando la maglietta. Alzò gli occhi al cielo e cambiò ancora posizione sul letto. 

 
«Devi per forza partire?» chiese mentre guardava il soffitto. Sospirai e mi buttai accanto a lei sul letto. 

 
«Credimi, se potessi non partirei, ma l'ho già scansata l'anno scorso» le risposi aggiustandomi meglio sul piumone bianco e grigio. 

 
«Ma torni per il ballo?» mi chiese poggiandosi sui gomiti. 
Inarcai le sopracciglia e la guardai male «spero tu stia scherzando, secondo te non vengo al ballo? E poi non mi voglio perdermi Josh che ti pesta i piedi mentre ballate». 
Nicole sorrise in risposta e iniziò a muovere le sopracciglia maliziosa. La spinsi e schioccai la lingua soddisfatta quando sentii il tonfo sul pavimento seguito da un urletto. 
Mi sistemai meglio su tutto il letto occupandolo completamente. 
Sentii movimenti alla mia sinistra prima di sentirmi spingere. Caddi di culo a terra sul tappeto multicolor della mia camera. Mi alzai a sedere massaggiandomi il di dietro dolorante. Nicole mi fece la linguaccia che io ricambiai.
 


«Aspetta! Ho un regalo per te!» esclamò improvvisamente la rossa come se le si fosse accesa una lampadina. Saltò in piedi e raggiunse la sua borsa rossa a fiori gialli che personalmente detestavo dal giorno in cui la comprò, ma lei diceva che era un segno del destino dato che ora è fidanzata col commesso di quel negozio, quindi non se la toglieva mai. Mi porse un quadernetto blu nuovo di zecca e mi incitò ad aprirlo. Sfogliai le pagine bianche velocemente mentre mi mettevo seduta a gambe incrociate. Era vuoto.
 

«Cosa ci dovrei fare?» chiesi senza staccare gli occhi dal mucchio di fogli vuoti. 

 
«Be— allungò la 'e' e quando lo faceva non era mai una cosa buona— visto che vai a Los Angeles ed è pieno di celebrità tu ti fai fare l'autografo lì sopra e poi me lo dai così non hai bisogno di portarmi un regalo» aggiunse velocemente come suo solito quando si sentiva in colpa per qualcosa. Alzai gli occhi al cielo e buttai il quaderno a terra per ristendermi sul letto. Sentii un verso di lamento dalla rossa ma la ignorai e chiusi gli occhi. 
Appena il pensiero di pace passò per la mia testa subito il peso della rosa su di me lo scacciò. 
Grugnii e la spinsi di nuovo facendola finire ai piedi del letto.
 

«Smettila di spingermi!» esclamò Nicole soffocando un urlo di frustrazione. Agiati una mano in aria per farla smettere di lamentarsi e mi alzai a sedere guardandola dall'alto verso il basso. 

 
«Mangi qui?» chiesi, anche se sapevo già la risposta.

«Be se non sarebbe—» la interruppi urlando «MAMMAAA» sentì dal piano di sotto un ovattato «che c'è?» perciò mi schiarii la gola per rispondere «NICOLE MANGIA QUI!» sentì un «Ok» di risposta.
 
Si sentiva la punta di felicità nella voce di mia madre, l'avevo già detto che amava Nicole?
 

Sospirai e le chiesi «come va con Josh?» mentre mi ristesi sul letto. Sentii una leggera pressione sul letto quindi ne dedussi che si era stesa accanto a me. 

«Bene, come al solito» rispose guardando il soffitto colorato di celeste. 
Josh era il ragazzo dell'ultimo anno con cui Nicole stava uscendo da un po'. Secondo me non era tutta questa bellezza in più tutti dicevano che fosse pure un po' bacato. 

 
Feci spallucce e le dissi «secondo me non state male insieme,» alzai un dito e aggiunsi «in più è amico di Chase White e Jackson Evans» tirai un sospiro di adorazione seguita dalla rossa «i ragazzi più belli che abbiano mai varcato le porte della Jenkins».

 
Restai a fantasticare sui due dei greci della scuola prima di riprendermi «tra l'altro tra due settimane c'è il ballo, almeno avrai qualcuno da portare, a me non ha ancora invitato nessuno».

Sottolineai il "nessuno" lamentandomi come mia sorella. 

«È normale Dy, mancano ancora due settimane» disse ridacchiando. 

«Si ma ti ricordo che io parto per Los Angeles come me lo chiedono, tramite cartolina?» grugnii incrociando le braccia sulla faccia per coprirmi la visuale. 
«Giusto» mormorò Nicole tra se e se. Scossi la testa e sbuffai dandole una fiancata che la fece finire di nuovo sul tappeto. 

«DICO SERIAMENTE, SMETTILA!» urlò alzandosi di scatto. Cercai di trattenere le risate vedendola fumare per la rabbia mentre si puliva i pantaloni.

«La metti così? Allora io vado a parlare di quel dio greco di Bieber con tua sorella» esclamò puntandomi un dito contro. Sculettò fino alla porta e aggiunse un «addio» prima di sbatterla rumorosamente. Ma perché quel giorno sbattevano tutti quella maledetta porta? Grugnii e mi alzai dal letto. Sfortunatamente anche a Nicole piaceva Bieber, certo non tanto quanto Cher ma abbastanza da passare il mio limite della mia sopportazione. Non ero mai stata esattamente una persona paziente, diciamo. 
Quando sentii il mio stomaco brontolare grugnii ancora e mi alzai dal letto. Barcollai fino la porta e iniziai a giocare con la mia lunga coda bagnata mentre scendevo le scale. Sentii mia madre canticchiare dalla cucina mentre probabilmente preparava la cena. Era talmente stonata, ma ormai era una cosa normale e talmente abituale che non mi dava più fastidio. 

«Che si mangia mà?» domandai raggiunta la cucina. Mi sedetti su uno degli sgabelli dell'isola in marmo e aspettai una risposta fissando la schiena di mia madre coperta da una camicia bianca.

«Insalata e hamburger» mi rispose mentre prendeva una carota dal bancone per poi iniziare ad affettarla velocemente. 
Annuii a me stessa e mi alzai prima di avvicinarmi al bancone e rubare una carota «papà deve ancora arrivare?» chiesi mordicchiando la verdura arancione. Non ero una tipa da verdura ma per le carote facevo un'eccezione. 
I capelli scuri di mia madre svolazzarono mentre scosse energicamente la testa. Annuii ancora e alzai una mano in segno di saluto anche se la donna che mi aveva messo al mondo non mi poteva vedere. Uscii dalla stanza e sali le scale decisa a riprendermi Nicole. Senza bussare, ne avvisare, entrai in camera di mia sorella trovandole entrambe sedute davanti alla scrivania bianca in legno di mia sorella. Appena le sentii sospirare in contemporanea grugnii, stavano sbavando dietro una foto di quello. Entrambe si voltarono verso di me alzarono gli occhi al cielo. Ah, loro? 

Le imitai e infilai la testa in mezzo alle loro fissando lo schermo del nuovissimo Mac. Bieber, Bieber e ancora Bieber. In questa stanza entravo di rado dato che trovavi la sua faccia dappertutto. Ormai i poster soffocavano le pareti e persino il soffitto della camera, coprendo il rosa chiaro di cui era dipinta. Alzai di nuovo la testa e indicai con la mano destra lo schermo.

 
«Ma come si veste?» ridacchiai e aggrottai le sopracciglia guardando la figura presa di lato di un ragazzo sui diciotto vestito con delle scarpe viola più o meno accettabili; una paio di pantaloncini da basket neri, accettabili se non fosse per il fatto che quasi gli arrivavano alle caviglie; una canottiera nera larga che gli arrivava quasi alle ginocchia; una felpa viola, carina anche se il colore non era un gran che; due collane d'oro al collo, certo perché con tutti i soldi che aveva poteva comprarsi anche cento isole e il suo conto in banca sarebbe rimasto intatto; un paio di Ray Ban neri a goccia; un capello messo al contrario ma la cosa più fantastica (notate il mio sarcasmo) erano un paio di calzini neri che arrivavano alle ginocchia. 
Ricevetti occhiate torve da entrambe mentre mi sbellicavo dalle risate. 

 
«RAGAZZE SCENDETE!» urlò mia madre dal piano di sotto. 
Uscì sbattendo la porta dietro di me anche se sapevo che c'erano Nicole e Cher dietro di me. Scesi velocemente le scale sentendo i passi dietro di me di mia sorella e della mia migliore amica.

«Papà» salutai vedendolo togliersi la giacca e lasciarla all'ingresso. 

«Papà» squittì mia sorella, alzai gli occhi al cielo e andai verso la cucina.

«Andrew» salutò anche Nicole. Chiamava i miei genitori sempre per nome ormai era di famiglia.

«Ehi Nicole, mangi qui?» chiese retoricamente mio padre allargando il nodo della sua cravatta blu. Nicole annuì energicamente e mio padre le sorrise ridacchiando. Sospirai e mi lasciai andare sulla sedia bianca seguita dagli altri. Iniziarono subito a chiacchierate mentre mia madre portava i piatti a tavola.
Sorrisi vedendo tutte le persone a cui tenevo sedute allo stesso tavolo.











NOTE
Allora questo è il primo capitolo, ora l'ho modificato e ho finito di mettere i personaggi perchè mi ero accorta di aver pubblicayo senza note e un personaggio. Mancano i nonni di Dylan ma non sono riuscita a trovare delle gif, se le troverò li metterò. Spero il capitolo vi piaccia come primo, vi avviso che saranno uno dal punto di vista di Dylan, uno dal punto di vista di Justin. Non lo faccio per copiare qualcuno ma solo perchè mi poace l'idea di poter scrivere le emozioni di entrambi e non volevo farlo a pezzi. Tra un po' spero di riuscire a farmi fare un banner perchè così la storia mi sembra vuota.
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P.S. Aggiorno domani 
P.P.S. Quanto è bello? Quanto? 

  
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