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Autore: estar    02/07/2013    2 recensioni
Billie e Lauren hanno solo 7 anni quando il destino decide di separarli.
Dopo dieci anni si rincontrano, ma le cose sono molto cambiate.
Loro sono molto cambiati.
Appartengono ormai a due mondi differenti , lontani anni luce, e perché si riavvicinino è necessario che succeda qualcosa che abbatta quel muro che col tempo si è creato.
Life sometimes separate people so they can realize how much they mean to each other-cit
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti^_^
Prima di leggere vorrei dire due cosette importanti!
Questa è una storia che avevo già iniziato a pubblicare (solo 2 capitoli), ma non riuscivo a proseguire. Ho deciso quindi di modificare leggermente la trama e le situazioni e va molto meglio ^___^
Volevo avvertire privatamente coloro che l’avevano messa tra le preferite/seguite/ricordate ma furbamente l’ho cancellata prima X”D
Un bacio a tutti e buona lettura!

 
 

Life sometimes separate people so that they can realize how much they mean to each other.
Cit.

 
In molte circostanze le avevano detto che ascoltare di nascosto è da maleducati, che non si fa e che se si viene scoperti si passano tanti guai.
Ma quella volta era diverso: non aveva mai sentito i suoi genitori litigare cosi per lei.
E per Billie.
<< Ray te l’ho detto. Per me la storia è chiusa. Lauren non vedrà più Billie. E me ne frego che sono i nostri vicini. Quel bambino è disturbato! >>
<< Melanie cazzo, ha solo  7 anni! >>
<< Sua madre l’ha portato dallo psicologo. E sai perché?  Veste solo di nero, è sempre triste e i suoi genitori litigano e urlano continuamente! Non voglio che mia figlia venga influenzata. >>
<< Sono solo bambini! Lasciali giocare insieme!  >>
<< Tu non ci sei mai Ray! Sempre in tournee con il tuo gruppo! Poi torni, con una nuova chitarra sottobraccio e un regalo per nostra figlia, e pretendi di cavartela così e di sapere tutto sulla nostra vita. No Ray. Lauren non giocherà più con Billie >>
Lauren scappò via. Con gli occhi spaventati, stringendo la sua coccinella di stoffa tra le mani.
Corse in giardino dove scorse una figura familiare giocare accucciata a giocare con la terra.
<< Billie! >> gridò, con le lacrime che le stavano per uscire.
<< Lau, che c’è? >>
<< Questo è per te, per non farti scordare di me >> tirò su col naso.
Il bambino davanti a lei abbozzò un sorriso tendendo le mani.
<< Grazie Lau,ma non mi scordo mica di te! Ci vediamo ogni giorno! >>
Le stampò un bacio sulla guancia e la bambina corse via decisa a non farsi vedere piangere dal suo migliore amico.

10 anni dopo…..
 
<<  Sono solo sei mesi, poi tornerà tutto normale.  >>
Guardai mia madre seduta davanti a me non capacitandomi ancora di quello che mi stava chiedendo.
O meglio, di quello che mi stava imponendo.
<< Tesoro lo so che sarà uno sconvolgimento per te, ma so che sei bravissima, il tuo rendimento scolastico non ne risentirà, vedrai  >>
Rendimento scolastico?! Mia madre mi spedisce per sei mesi da mio padre in una città sperduta, per i suoi stupidi viaggi di lavoro, e la prima cosa che pensa è il mio rendimento scolastico?!
<< Perché non posso rimanere qui, con la nonna? >>
Sospirò, guardandomi con aria di superiorità come se avessi appena detto una grandissima sciocchezza     << La nonna è anziana e ha le sue cose da fare, non può badare anche te. E poi vedrai, Rodeo ti piacerà! >>
<< Com’è piaciuta a te quando te ne sei andata? >>
Okay, forse questo non avrei dovuto dirlo.
Guardai mia madre alzarsi. Tipico di quando vuole evitare un argomento e chiudere una discussione.
<< Lauren, il discorso è chiuso. A inizio settembre prenderai l’aereo, quindi hai ancora un paio di settimane per sistemare le tue faccende. >>
Uscì dalla cucina e la sentii salire al piano di sopra. Molto probabilmente avrebbe telefonato a Judith, la sua segretaria, per dirle di dare conferma del mio arrivo a mio padre ed occuparsi della mia iscrizione a scuola.
Da quando ce ne eravamo andate da Rodeo, non aveva praticamente più parlato di persona a mio padre; da quando, esattamente 10 anni fa, la vidi posare una valigia sul mio letto, girarsi verso di me e dirmi ‘Aiutami a sistemare la tua roba, domani partiamo’.
Avevo solo 7 anni.
Il giorno dopo eravamo a San Francisco, nella grande villa della nonna.

                                                                                                    ***

E’ incredibile quanto velocemente il tempo possa scorrere quando sei occupata. In quelle due settimane riuscii a malapena a fare tutto quello che mi ero prefissata. Salutai tutti i miei amici, preparai le valige con tutti i miei vestiti e tutte le mie cose e le spedii a Rodeo;e andai anche da Judith , per ringraziarla di essersi occupata della parte burocratica del mio trasferimento.
Infine partii per Rodeo una settimana prima dell’inizio della scuola: sebbene non riuscissi a staccarmi da Los Angeles era meglio avere del tempo per ambientarmi meglio.
 
Appena uscita dal terminal mi misi alla ricerca di mio padre; l’aeroporto di San Francisco era gremito di persone ed era estremamente difficile individuare qualcuno in quella folla. Per fortuna viaggiavo leggera: il mio unico bagaglio era un trolley con pochi vestiti, il resto speravo di trovarlo a casa.
La mia nuova casa. Con mio padre.
Dopo circa quindici minuti lo intravidi in lontananza. Non era cambiato molto dall’ultima volta che lo avevo visto, a Natale di tre anni fa, quando lui stesso era venuto a trovarci a san Francisco.
Era davvero molto diverso da mia madre, tanto che talvolta mi scoprivo ad essere sorpresa che quei due fossero davvero stati sposati per 9 anni.
Lei era sempre stata una di quelle donne sempre perfette e ordinate che desideravano una vita perfetta e quieta, mentre lui …bhè , il fatto che fosse sempre in giro con la sua rock band a suonare per il paese la diceva lunga sul suo modo di vedere la vita.
E credo che per mia mamma l’amore che lui le dava non fosse abbastanza, lei voleva stabilità, voleva una vita come tutte le altre famiglie di Rodeo e lui questo non era in grado di garantircelo.

<<  Papà…  >> gli andai incontro, facendogli un cenno con la mano.
<< Lauren!  >> la sua voce era carica di entusiasmo ed un sorriso genuino gli comparve sulla faccia  << sono felice di vederti. >>
<<  Anche io… >> dissi con una punta di amarezza
<< Tesoro fino a Rodeo sono un paio d’ore, meglio partire subito, arriveremo per ora di cena.  Ah Lauren, c’è un problema a casa. Ho dovuto ristrutturare la tua vecchia camera: l’ho ri-pitturata e ho cambiato i mobili ovviamente, solo che ho calcolato male i tempi ed ora c’è una puzza tremenda. Ti ho preparato la mia sala prove per questa notte. >>
<<  La tua sala prove?!  >>
La sala prove era in realtà un capanno sul retro nel quale da piccola mi era assolutamente proibito entrare per paura che potessi rompere uno dei preziosi strumenti di mio padre.
<< Tranquilla, oramai da quando ho abbandonato la musica ho spostato la maggior parte degli strumenti nel garage; in più c’è un letto pieghevole….puoi sistemarti lì; è molto confortevole credimi! Ed è la camera più grande della casa >> aggiunse sorridendo.
<< Va benissimo…  >>

Non aveva esagerato riguardo le dimensioni : era davvero la stanza più grande della casa, quasi quanto la mia a Los Angeles: il mio letto era addossato alla parete destra insieme ad un divano davanti al quale si trovava un minuscolo tavolino di legno; il centro della stanza era vuoto mentre contro la parete sinistra c’era un qualcosa di molto ingombrante ricoperto da un grosso telo ed una serie di scaffali e mensole che sembravano potessero cedere da un momento all’altro. Gettai un occhiata alle valigie e con sollievo notai che erano arrivate tutte.
Aspetterò che la mia camera sia pronta per disfarle.
Mi buttai sul letto e mi addormentai profondamente quasi subito

Mi svegliai nel cuore della notte. O meglio, qualcosa mi svegliò nel cuore della notte.
Aprii gli occhi nell’oscurità e rimasi immobile nel letto.
Voci!
Sentivo delle voci provenienti dal cortile posteriore, poco lontani dalla mia porta; dapprima indistinte , poi più nitide.
<< Treeè muovi il tuo culo, cazzo!  >> Parole soffocate da una sonora risata.
Mi rizzai a sedere nel letto e aspettai. Poi uno rumore metallico.
Chiavi!? Cazzo hanno le chiavi!
Fui presa dal panico e mi alzai di scatto dal letto, andai verso la luce cercandola a tentoni.
Merda!Merda!Merda! Dov’è quest’interruttore del cazzo!?
Quando lo trovai fu troppo tardi. Avevano aperto la porta.
<< Aaaahh >> mi sfuggii un urlo. Davanti a me c’erano due ragazzi.
<< E tu chi cazzo saresti?  >> Guardai il ragazzo che aveva appena parlato: una figura magrolina, tutto nero dai capelli fino alle scarpe; l’unico tocco di colore era rappresentato dai suoi occhi chiari, di cui non riuscivo a vedere bene il colore. Spostai lo sguardo sulla mano sinistra che stava facendo roteare le chiavi che avevano appena aperto la porta.
L’altro invece era abbastanza bizzarro: pallido e paffutello e con degli orrendi capelli color carota. Si buttò sul divano e si accese una sigaretta.
<< Ci mancava solo una squatter! Sfigata per giunta! Smamma donna…questa casa è abitata! >> mi indicò la porta, facendomi segno di andarmene.
<< Cosa..?  >>  Guardai i due ragazzi con aria interrogativa ed in quel momento fortunatamente arrivò mio padre.
Non ero mai stata tanto felice di vederlo.
<< Papà! >>
<< Rod! >> Io e il ragazzo dai capelli neri avevamo parlato in contemporanea.
<< Merda! BIllie, Frank… >>
<< Trè. Chiamami Trè! >>  lo interruppe il ragazzo cicciottello spaparanzato sul divano.
<< Ragazzi lei è mia figlia. Billie forse tu te la ricordi….Non doveva dormire qui, c’è stato un problema in casa e ho dimenticato di avvertirvi. Scusami tanto Lauren, ti sarai presa uno spavento…  >>
Momento, momento. Quello era BIllie? Il ragazzino biondo con cui giocavo da piccola?
<< Se ha toccato Blue la uccido… >> quasi come se non gli importasse niente della mia presenza, BIllie andò verso il grosso telone e lo sollevò, scoprendo una grossa batteria ed una serie di altri strumenti che non riuscivo bene a vedere.
<< Non ho toccato la tua batteria! >> Risposi, indignata dal fatto che si era preoccupato più di uno strumento che di avermi quasi fatto avere in infarto.
Per tutta risposta ricevetti un occhiataccia << Blue NON è una batteria. Andiamo Trè. Rod sai che non voglio nessuno vicino agli strumenti; ti pago 20 dollari per l’affitto di questa bettola! >>
<< Scusa Billie, domani la “bettola” sarà di nuovo tutta vostra. Ma voi che ci facevate qui alle 3 di notte? >>
Scosse la testa << Ricordati il patto. Ciao Rod >>
Ed entrambi uscirono nella notte.
  
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