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Autore: cassiana    17/01/2008    5 recensioni
[VOY] Kathryn non ha pace da quando è venuta a sapere che il Comandante sta preparando una sorpresa...per lei. [partecipa al contest Lovely Valentine <3 indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono. Questa storia è scritta per puro divertimento e senza scopo di lucro.

Nota Questa storia partecipa al contest Lovely Valentine <3 indetto da Fanfictioncontest



La sala tattica era silenziosa, Kathryn sedeva assorta con una tazza di caffè ancora piena in mano. Girava oziosamente il cucchiaino ormai da parecchi minuti. Quando provò a bere il caffè, il suo viso si contorse in una smorfia: era freddo ed amaro. Ordinò un’altra tazza di caffè al replicatore e provò seriamente a impegnarsi sui molti padd che erano ammonticchiati in equilibrio instabile sul tavolo. Ne prese uno e gli occhi cominciarono a seguire i caratteri, ma la mente era lontana. Il Capitano scosse la testa, era inutile, non riusciva a concentrarsi. Gettò il padd con stizza provocando una piccola frana.
Chakotay stava lavorando ad un suo progetto, segreto. E non l’aveva resa partecipe! Kathryn ricordava perfettamente di come qualche tempo prima, durante una delle loro cene, aveva scoperto il piano del Comandante. Stavano parlando di cosa li rilassasse e di come usassero il tempo libero. Kathryn aveva rivelato quanto trovasse distensivo a fine giornata un bel bagno caldo in una vasca colma di schiuma profumata. Chakotay aveva sorriso malizioso.
“Sto seguendo un certo progetto” aveva risposto poi evasivamente. La sua reticenza aveva immediatamente risvegliato l’attenzione di Kathryn, ma per quanto l’avesse tempestato di domande non era riuscita a cavargli altro che l’ammissione che fosse una sorpresa…per lei.
Kathryn si aggirò per la sala tattica. Odiava le sorprese. Cioè le amava, ma le odiava. Detestava essere all’oscuro di qualcosa e soprattutto detestava l’attesa. Pensò che avrebbe potuto indugiare in un bagno di schiuma, se la Voyager non fosse stata in piena attività.
Da quando era venuta a conoscenza del segreto di Chakotay non aveva avuto pace. Ma il tempo era passato e lei non era riuscita a saperne di più. Il Comandante sapeva come tenersi ben abbottonato. Sennonché qualche giorno prima si era lasciato sfuggire, Kathryn sospettava di proposito, che la sorpresa era quasi pronta. E ciò non aveva fatto altro che accrescere a dismisura la curiosità e l’impazienza del Capitano. E Chakotay lo sapeva benissimo: maledetto indiano!
Kathryn tornò alla sua postazione e cercò di porre rimedio al piccolo disastro sulla scrivania, col risultato di far franare a terra anche i rapporti superstiti. Imprecò tra i denti. Finì in un sorso il caffè che si era di nuovo raffreddato. Doveva fare qualcosa. Chiamò il ponte comando e Tuvok la rassicurò che tutto andava bene. Poi chiamò la sala macchine. Anche lì sembrava andare tutto per il verso giusto.

“Stiamo preparando una serie di controlli diagnostici sulle emissioni subspaziali”

l’informò B’Elanna.

“Serve una mano?”

chiese il Capitano speranzosa. Ma in sala macchine, a quanto sembrava, non avevano bisogno di lei. Bhè, doveva fare qualcosa, s’impose risolutamente Kathryn o sarebbe diventata pazza.
Prese il turbolift decisa a recarsi nel laboratorio astrometrico ad assistere Sette di Nove…che lei lo volesse o meno. Ma all’ultimo secondo la sua voce ordinò:


“Computer, individuare il Comandante Chakotay”


“Il Comandante si trova sul ponte ologrammi 5, Capitano” rispose la voce femminile del computer. Kathryn sorrise.

Chakotay era concentrato sul suo lavoro. Con mano ferma stava levigando il bordo esterno del parapetto della barca. Si alzò sbuffando e osservò il suo lavoro. Niente male. Sorrise, asciugandosi il sudore dalla fronte. Ci aveva messo più tempo e fatica di quello che aveva pensato ma ne era valsa la pena. L’uomo fissò con occhio critico la barca. Era di un bel legno chiaro, più larga che lunga, i bordi si curvavano dolcemente verso l’interno dandole un’aggraziata forma panciuta. I sedili erano coperti da morbide imbottiture e gli scalmi dei remi perfettamente bilanciati per essere usati anche da una piccola donna risoluta. Il sorriso di Chakotay si trasformò in un ghigno. Girò intorno alla barca sfiorando con la mano il legno. Ora doveva solo dare un’ultima passata di mordente e scegliere il nome. Sporse in fuori il labbro inferiore: forse era meglio lasciarlo scegliere a lei, considerò. Un ulteriore bonus alla sua sorpresa. Inarcò il dorso indolenzito mettendo in evidenza i pettorali imperlati di sudore. Fece una smorfia, adesso gli ci sarebbe voluta una bella doccia calda e un massaggio.

Kathryn era davanti alla porta del ponte ologrammi: finalmente l’attesa era terminata. Si erano incontrati nel corridoio qualche giorno prima: Chakotay, accaldato e sudato, sembrava stanco ma soddisfatto. Cercando di mostrare un’indifferenza che era lontana dal provare, Kathryn gli aveva domandato come stesse procedendo…qualsiasi cosa stesse facendo. Chakotay aveva risposto con un sorrisetto e le aveva consigliato di tenersi libera per la sera seguente.
E così eccoli davanti alla porta del ponte ologrammi. Per mesi il Capitano aveva cercato di forzare il computer in cerca del programma di Chakotay, ma il Comandante doveva aver usato uno dei trucchi maquis e Kathryn era rimasta a bocca asciutta. Ma ora la sua curiosità stava per essere appagata. Entrarono in quella che sembrava una boscaglia, a Kathryn sembrava famigliare.


“Sembra di essere a New Earth” esclamò lievemente sbalordita. Scosse piano la testa mentre si osservava intorno. Chakotay camminava a fianco a lei con passo sicuro, ben consapevole di dove stessero andando.


“Non riesci proprio a levartela dalla mente!”

si lasciò sfuggire Kathryn con una punta di sarcasmo nella voce. Chakotay s’irrigidì e la donna portò una mano alla bocca. Si pentì immediatamente della frase che si era lasciata scappare, non aveva certo intenzione di ferire Chakotay, non dopo che lui si era così prodigato per lei. L’uomo non replicò alla battuta anche se un piccolo spillo lo punse nella sua parte più vulnerabile. La prese per un braccio delicatamente e l’esortò a proseguire.
Fatti pochi metri sbucarono in una radura occupata da un lago non molto ampio: c’era un piccolo molo che si affacciava sull’acqua e attraccata al molo una barca. Kathryn percorse in fretta l’ultima parte del sentiero. Guardò per qualche secondo alternativamente la barca e poi Chakotay. Lui sorrideva soddisfatto dalla reazione che aveva suscitato. Kathryn intanto si era avvicinata all’imbarcazione.

“L’hai fatta da solo?”
“Ti ricordi? Avevo promesso che ti avrei fatto fare un giro in barca.”
“Oh Chakotay…”

non sapeva che dire, una volta tanto era rimasta senza parole.  
No, non aveva dimenticato, come avrebbe potuto? Non era solo il Comandante ad essere tormentato da quei ricordi dolci-amari, da quella sensazione di incompletezza, quell’avrebbe potuto essere che non si era mai potuto concretizzare.

“Ma non ha un nome!”

esclamò infine Kathryn ripresasi dallo shock.

“Ho pensato che potresti darglielo tu.”

Kathryn guardò l’uomo di fronte a lei chiedendosi cos’altro avesse in serbo per lei.

“Sei sempre stato tu quello bravo con i nomi.”

sorrise, indecisa se accettare quel privilegio, ma timorosa di offenderlo di nuovo.

“Oh, sono sicuro che troverai qualcosa di adatto.”

Chakotay ammiccò.

“Ero convinta che portasse sfortuna navigare su di una barca senza nome.”
“Sei superstiziosa? Forse questa volta porterà fortuna.”

la prese in giro porgendole un costume.
Il costume le stava pennellato addosso in maniera perfetta. Chakotay non riusciva a staccarle gli occhi da dosso, avrebbe voluto accarezzarle ogni centimetro di pelle non solo con lo sguardo.

“Ho sempre pensato che il rosso fosse il tuo colore.”

disse con voce lievemente arrochita. Kathryn rimase turbata dall’evidente lussuria che velava gli occhi del suo Comandante. Cercò un asciugamano da drappeggiarsi addosso, si sentiva indifesa e turbata e con suo sommo orrore poteva sentire il desiderio crescere dentro di lei. In circostanze normali non ci sarebbe stato niente di strano: lui era lì, a un passo da lei, mezzo nudo, così prestante e sensuale. Ma quelle non erano circostanze normali! Chakotay sembrò averle letto nel pensiero o più probabilmente il suo viso era stato più trasparente di quanto le piacesse pensare. Allungò una mano verso di lei.

“Dai, Kathryn! Godiamoci questa gita.”

e l’aiutò a salire sulla barca. Chakotay remò decisamente verso il centro del lago e gettò l’ancora.
Kathryn si guardava attorno, era piacevolmente sorpresa dal grado di accuratezza della simulazione olografica. Si allungò sul sedile rilassata, lasciando che il finto sole la scaldasse e facendosi cullare dallo sciabordio delle vigorose remate di Chakotay. Lo guardò di sottecchi, il petto nudo brillava di sudore, le mani stringevano con sicurezza l’impugnatura dei remi. Per un momento desiderò che quelle stesse mani l’accarezzassero. Chiuse gli occhi. Quando li riaprì Chakotay si era fermato e la guardava. I suoi occhi sembravano bruciare ma un sorriso aleggiava sul volto virile. Kathryn si sentì nuovamente in imbarazzo, bastava che Chakotay facesse un movimento, uno solo verso di lei e sarebbe stata perduta. Lo sapeva.

“Allora, che ne dici di un bel bagno!”

propose spavalda come al solito. Chakotay allargò il sorriso.

“E’ proprio quello che ci vuole, vero?”

Kathryn sussultò, ma lui si era già buttato in acqua.
Avevano giocato e scherzato nell’acqua fresca del lago. Era da così tanto tempo che Kathryn non si divertiva così semplicemente. Non pensava più alla pericolosità della situazione, al fatto che lui potesse prenderla tra le braccia, era solo felice di stare lì con lui. Poi erano risaliti sulla barca e si erano buttati sugli asciugamani ridendo.
Kathryn guardava l’acqua pensierosa.

“Perché fai tutto questo, per me?”

chiese improvvisamente. Chakotay sorrise e distolse lo sguardo. Kathryn si era accorta della manovra e si avvicinò a lui. Lo guardò in viso, le piacevano i suoi lineamenti decisi, il naso forte, quelle sue fantastiche fossette e gli occhi, neri come il carbone e in quel momento quasi altrettanto opachi. Chakotay prolungò il silenzio, era convinto che lei sapesse benissimo perché lo faceva. In quel momento si sentì stupido e patetico. Kathryn si avvicinò ancora, i loro corpi quasi si toccavano. Credeva di sapere perché Chakotay si prendesse cura di lei. Nessun’altro uomo aveva mai osato farlo, come qualcuno provava ad accudirla lei lo allontanava con la sua fiera indipendenza e la sua ostinata caparbietà. Ma a Chakotay non importava, voleva prendersi cura di lei e lo faceva che lo volesse o meno. Ed era per questo che lo amava. Lo aveva capito tardi, ma alla fine c’era arrivata, non poteva immaginare di poter vivere senza di lui perché era con Chakotay che voleva invecchiare e costruire il suo futuro. Sorrise dolcemente e costrinse l’uomo a guardarla.

“Dillo”

sussurrò con una preghiera nella voce.
Chakotay la guardò negli occhi sperando e temendo ad un tempo che i sentimenti che vi leggeva fossero quelli che provava anche lui da così tanto tempo. Le prese le mani, la pelle era calda e morbida. Kathryn s’inumidì le labbra aspettando solo quella risposta. Ma lui continuava a rimanere in silenzio. Deglutì un paio di volte, poi sospirò.

“A che serve dirlo, se lo sappiamo entrambi?”

rispose infine tenendosi diplomaticamente sul vago. Fu la volta di Kathryn di distogliere lo sguardo, delusa. Chakotay capì. La prese tra le braccia e la baciò con delicatezza. Kathryn sorrise e gli circondò il collo con le braccia stringendosi a lui. Nel calore di quell’abbraccio si sciolse tutta l’incertezza e l’insicurezza che li aveva resi infelici per tutti quegli anni. Si baciarono di nuovo con più impeto e desiderio. Kathryn si staccò ridendo.

“Cosa?”

le chiese Chakotay tenendole la testa fra le mani, la fronte appoggiata alla sua.

“So come chiamare la nostra barca”

rispose lei e dopo qualche secondo aggiunse:

“Prima Direttiva”

Chakotay rise e la baciò di nuovo. 



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