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Autore: NadShepCr85    04/07/2013    5 recensioni
La storia della mia Shepard. A partire dalle origini fino all'assalto alla Base di Cerberus.
Missioni e interazioni tra l'equipaggio e il Comandante, con una particolare attenzione sulla romance tra Shepard e il Turian più amato della saga, Garrus Vakarian.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Premessa:
Ho voluto inserire Jeff, in questo capitolo, perché ho dei piani ben precisi per questa mia fan fiction. Nei miei due primi gameplay ho sempre avuto l'impressione che Joker e Shepard si conoscessero già, Nel caso invoco la licenza artistica. Luoghi, nomi e personaggi appartengono a Bioware. Fatta eccezione per quelli che mi sono inventata di sana pianta. Chiedo inoltre scusa per il ritardo con cui pubblico. Siate liberi di darmi consigli, critiche e suggerimenti(soprattutto se trovate qualche errore grammaticale, vi sarei grata se me lo segnalaste.). E per la lunghezza di questo capitolo. Spero di non annoiare. Nel caso...buttatemi fuori dal portellone. A presto.
 

Prologo: Slavers .

 

 

 

Di queste case
Non è rimasto 
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato

S. Martino del Carso”- G. Ungaretti

 

 

Garrus si sedette stancamente sulla poltrona, il viso rivolto a quella foto e a lei. Stappò la bottiglia di brandy Serrice Ice, vuotandone il poco liquore rimasto in un bicchierino apposito, posandolo poi davanti alla sua foto in divisa da Contrammiraglio, la gola riarsa dalla tristezza e dalla solitudine.

Era il suo compleanno. Il compleanno del Comandante Nadira Shepard.

Arrivare a centocinquanta anni, senza di lei, era stata dura, considerando anche gli altri amici che aveva dovuto seppellire. L'ultima era stata Tali, l'anno prima, su Rannoch. A lui sarebbe sarebbero sopravvissuti Wrex, Liara e Grunt.

Buon compleanno, Nad.”

 

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Nadira Shepard era nata un giorno piovoso dell'aprile 2154 su Mindoir, un anno prima della Guerra del Primo Contatto. Il padre, un Incursore della da poco costituita Alleanza dei Sistemi, aveva sposato un'italiana e si era trasferito insieme a lei, in quella colonia di nuova fondazione nella Fascia di Attica.

Gli Shepard, dopo che James era tornato a casa dopo la guerra, e si era congedato, avevano optato di trasferirsi appena fuori dall'insediamento principale della colonia e diventare agricoltori.

Tutto sommato, nonostante le ristrettezze economiche in cui vivevano, la loro era una vita tranquilla.

Una piccola guarnigione dell'Alleanza era l'unica difesa della colonia, così i coloni avevano deciso di organizzare una loro milizia, e per James Shepard, responsabile dell'addestramento, era una piacevole distrazione dal duro lavoro nei campi.

Nadira intanto cresceva, e quando fu abbastanza grande, il padre le mise in mano il suo primo fucile di precisione, insegnandole tutto ciò che sapeva e che aveva imparato sotto le armi. Non perchè volesse farla arruolare, ma per far sì che sapesse difendersi da sola.

La vita nelle colonie era pericolosa, un po' meno violenta di quella sulla Terra, ed essendo gli ultimi arrivati, gli Umani non erano ben visti, a causa anche dell'incidente del Portale 314: Turian a parte, c'erano anche i Batarian a mostrarsi apertamente ostili verso i terrestri, rei, secondo loro, di privarli di spazi vitali.

Ogni tanto arrivavano notizie di raid di schiavisti Batarian in colonie umane, ma su Mindoir nessuno se ne preoccupava, fiduciosi che da lì non sarebbero passati.

Quei raid, iniziarono a farsi pericolosi all'inizio del 2170, quando nella fascia di Attica, iniziò ad intensificarsi l'attività degli schiavisti.

James Shepard, che aveva intuito il pericolo che la colonia correva, si era messo in contatto con l'Alleanza dei Sistemi, attraverso il suo vecchio Tenente, ora Comandante, David Anderson, per ottenere un incremento delle forze di presidio dell'Alleanza nella colonia.

Anderson era di ritorno da una missione che non era andata come aveva previsto, quando il padre di Nadira lo aveva contattato. Con una scusa era sbarcato nella colonia, e ora era davanti alla porta della fattoria degli Shepard.

Bussò alla porta un paio di volte, prima che qualcuno venisse ad aprire: si trovò davanti una ragazzina di sedici anni, dai capelli castani, corti ed arruffati, e un paio di occhi verdi smeraldo che fissavano la sua uniforme e il suo basco senza ammirazione o disprezzo. Neutri. Come qualcuno che analizzava la situazione e ne soppesava la gravità. David si schiarì la voce e fece un paio di passi indietro.

- Sono il Comandante David Anderson, Marina dell'Alleanza. Cerco James Shepard. È in casa?- la ragazzina indossava vestiti logori sopra un paio di vecchi anfibi militari, sporchi di letame e paglia disseccati. Un'altra voce femminile, che sovrastò quella dell'adolescente, attirò l'attenzione di Anderson che fece un breve sorriso nel riconoscerla. La voce ferma, dolce e autoritaria di un'insegnante.

- Nadira Shepard! Quante volte ti ho detto di non entrare in casa con gli anfibi che usi per andare nelle stalle?!- la giovane sollevò gli occhi al cielo, e poi si rivolse alla madre.

- C'è un Ufficiale dell'Alleanza che cerca papà. Ho sentito bussare e sono andata ad aprire.- David sentì i passi della donna avvicinarsi.

Anna Shepard si aprì in un sorriso quando vide Anderson.

- David! Ma che bella sorpresa! Entra pure, James è al presidio ad addestrarsi con la milizia. Non ci aveva avvisate del tuo arrivo.- Anna abbracciò David che ricambiò il gesto d'affetto, mentre Nadira, indifferente, cercò di defilarsi e tornare a lavorare nel fienile prima che il padre rientrasse. Ma la madre la bloccò.- Non ti ho forse insegnato la buona educazione, Nadira Jane Shepard?!- Nadira sbuffò, se c'era qualcosa che più odiava era sentirsi chiamare con il suo secondo nome.

- D'accordo, mamma....Buonasera, signore.- si pulì la mano nei pantaloni e la porse ad Anderson. David la strinse senza esitazione, continuando a studiare la ragazza con attenzione.

- Piacere di conoscerti, Nadira. Anna, vorrei entrare, ma ho poco tempo e James sembrava abbastanza preoccupato.- la donna sulla quarantina, scosse la testa.

- Sai com'è fatto, quando si impunta su una cosa, è difficile fargli cambiare idea. È in congedo da quasi dieci anni, ma la divisa non l'ha mai veramente tolta...- un'ombra di tristezza passò sul volto di Anna, ma David, con classe sorvolò, lasciandola continuare a parlare.- Comunque, se vuoi parlargli, è al presidio.-

Anderson sghignazzò, non si era aspettato nient'altro di meno da James.- Come ci arrivo?- chiese il Comandante, con un piglio militaresco che fece sorridere Anna Shepard, mentre la donna chiese alla figlia di accompagnare Anderson dal padre. Anderson riuscì a cogliere alcuni frammenti del dialogo tra madre e figlia.

- ….ora d'aria? Perchè non ce lo accompagni tu, mamma, visto che siete così amici?- altre parole che vennero catturate dal silenzio della casa e dal rumore di un veicolo nell'aia della fattoria.- D'accordo, mamma, ho capito!- Nadira uscì e guardò Anderson per un secondo. Il Comandante le sorrise incoraggiante. Lei sbuffò.- A volte mi domando se abito in una fattoria o in una caserma.- disse Nadira a bassa voce sperando che l'Ufficiale dell'Alleanza non la sentisse. David ridacchiò. Aveva un figlio anche lui e poteva capire bene lo stato d'animo della ragazza, ma da genitore, non poteva fare altro che comprendere Anna Shepard. Quella ragazza non aveva un minimo di disciplina, nonostante gli sforzi dei genitori di darle un educazione adeguata. O forse c'era dell'altro sotto.

- Sai, a volte noi genitori vorremmo che siate la nostra fotocopia. Non dovresti essere così dura con i tuoi genitori. Fanno il possibile per darti gli strumenti necessari ad affrontare ciò che ti aspetta là fuori.- Diamine, mi ha sentito...avrei dovuto aspettarmelo. È un soldato come lo era papà.- Ho combattuto al fianco di tuo padre durante la Guerra del Primo Contatto. Se esiste qualcuno che si getterebbe nel fuoco per qualcuno che ama, quello è lui. Vuole solo il meglio per te, credimi.-

Nadira guardò il soldato a lungo, con maggiore attenzione stavolta. Le parole non la interessarono più di tanto, erano soltanto parole che aveva già sentito molte volte, costantemente. Ogni volta che Lay riusciva a coinvolgerla nelle sue strampalate avventure, che finivano inevitabilmente col crearle guai con il responsabile della colonia e suo padre.

Evidentemente il Comandante Anderson aveva un figlio anche lui. Nadira analizzò l'Ufficiale: seppur stesse parlando con lei, teneva d'occhio l'ambiente circostante, le persone che di volta in volta incontravano, era rilassato, ma se lo immaginò scattare al minimo segno di pericolo. D'altronde, le occhiate dei coloni, non erano molto benevolenti nei confronti dell'uniforme che indossava il Comandante Anderson: nella colonia c'erano alcuni reduci della Guerra contro i Turian, non tutti erano come suo padre, e nutrivano rancori molto forti verso l'Alleanza dei Sistemi. Non che lei potesse dargli torto.

I timori per un attacco da parte dei pirati Batarian, anche se non detti ad alta voce, aumentavano ad ogni notizia di una nuova colonia saccheggiata e quasi completamente distrutta, e il fatto che dalla Terra non giungessero nuovi aiuti o rinforzi alle poche unità stanziate lì, rendeva il clima piuttosto pesante. E Anderson lo aveva notato. Anche se non detto ad alta voce, Nadira poté vedere comprensione e frustrazione negli occhi del Comandante. Lei diede voce alle preoccupazioni dei suoi concittadini, se così si potevano definire.

- Non amano molto l'Alleanza, signore. Non state praticamente alzando un dito per difenderci, in più molti vi odiano per principio. Se non fosse insieme a me, probabilmente cercherebbero di linciarla o di provocarla.- Robert sarebbe uno di quelli. Anderson annuì.

- Ho notato. Manca ancora molto?- Nadira scosse la testa.

- Siamo quasi arrivati, signore.- Anderson guardò la ragazza. Era sicuro che se le avesse detto di osservare il Regolamento militare, le avrebbe fatto il saluto. James era il tipo di uomo, di militare, che se fosse stato ancora in servizio, e la figlia passasse sotto il suo comando, l'avrebbe trattata alla pari degli altri. La domanda arrivò non del tutto inattesa.- Com'era mio padre sotto le armi? Intendo...non quello che mi racconta mia madre o quello che racconta lui.- Anderson ridacchiò. Davvero voleva la verità? Sembrava idolatrarlo. James Shepard aveva fatto parte dell'unità che aveva provveduto ad esfiltrare il Generale Williams da Shanxi. Anderson era stato il Comandante di Shepard, James aveva consigliato a Williams di suicidarsi, invece di farsi arrestare e aveva promesso di falsificare il rapporto, facendo ricadere la colpa sui Turian, pur di salvare l'integrità e l'onore del Generale. Ovviamente il generale aveva rifiutato e David ricordò ancora che il Sergente aveva urlato contro l'uomo.

E' pazzo?! Crede che l'Alleanza le parerà il culo, signor Generale?! Questa sua azione ricadrà non soltanto su di lei, ma sul resto della sua famiglia! Comprendiamo il motivo per cui si è arreso, signore, ma vale davvero la pena? Una morte onorevole, a volte è preferibile a una vita in disgrazia, signor Generale.”

Lui lo aveva ripreso, mentre Williams restava diritto davanti a loro. Gli occhi chiusi a metà, che osservavano Shepard, le mani bloccate dietro la schiena.

La ringrazio, Sergente. Apprezzo molto il suo consiglio, ma preferisco affrontare le conseguenze delle mie azioni. Quanto ho fatto, l'ho fatto in piena coscienza e per salvare vite umane. E lo rifarei. Sono un soldato, e indossando questa divisa ho accettato sia gli onori che gli oneri di indossarla. Vogliono processarmi? Vogliono degradarmi? Lo facciano pure. Ma sarò l'unico ad avere la coscienza pulita e a continuare a guardarmi nello specchio la mattina sapendo di aver fatto la cosa giusta.” Il Generale aveva smesso di parlare, e aveva porto i polsi volontariamente. “Che razza di Comandante sarei se cercassi una scorciatoia per scappare dalle mie responsabilità? Io per primo devo dare l'esempio. I Williams non scappano. Ho giurato fedeltà all'Alleanza. E intendo mantenere tale Giuramento fino in fondo. In onore degli uomini e le donne che sono morti qui. Muovete il culo e fate ciò che siete venuti a fare. È un ordine.” James aveva cercato di nuovo di convincere il Generale ad evitare l'arresto, era a quel punto che Anderson era intervenuto e aveva messo Shepard al suo posto.

Sergente Artigliere, ha sentito il signor Generale? Esegua i suoi ordini, prima che sia costretto a spianarle il sedere a calci.” David si era poi rivolto a Williams. “Mi dispiace, signore. Il mio Sergente a volte dimentica il Regolamento e le buone maniere.” Williams aveva brevemente sorriso, mentre James lo aveva ammanettato, leggendo malvolentieri i diritti al Generale.

Anderson decise di non dire niente alla ragazza. Suo padre non era il soldato perfetto che lei credeva che fosse. - Penso che quello sia il presidio della milizia, giusto?- Anderson segnò con una mano un edificio prefabbricato, container impilati uno sopra l'altro, come a creare una specie di fortezza, due garitte all'ingresso con soldati evidentemente non dell'Alleanza di guardia, Anderson poteva vedere benissimo che non erano militari, ma cittadini che si atteggiavano a tale ed erano molto giovani, un paio di anni più vecchi della figlia di Shepard. Avevano l'età per arruolarsi, ma evidentemente volevano soltanto giocare a fare i soldati. Poco lontano, il presidio dell'Alleanza, con accanto il centro di reclutamento. Sui prefabbricati, poster sgualciti e scarabocchiati in cui Anderson riconobbe i manifesti di reclutamento: “Join the Alliance, Join the fight!” e sopra frasi non propriamente educate e gentili. David si segnò mentalmente di fare rapporto all'ufficiale reclutatore del posto, sulla scarsa considerazione in cui erano tenuti quei manifesti. Nadira lo bloccò appena passarono il check in all'ingresso della struttura, dimenticandosi che gli Ufficiali dell'Alleanza potevano passare senza autorizzazione diretta del Comandante di quella milizia. Cioè suo padre. La ragazza parlò con il miliziano di piantone, chiedendogli di andare a chiamare suo padre. Il piantone si era alzato e aveva salutato Nadira con rispetto, anche lui era molto giovane. Anderson si chiese se avevano una specie di sezione boy scout in quella specie di esercito privato della colonia, dal numero di giovani presenti lì, in età valida per il reclutamento.

Quando Shepard junior tornò da lui esternò i suoi dubbi.- Non siete un po' troppo giovani per prestare servizio in una milizia?- Nadira sospirò profondamente quando Anderson le rivolse quella domanda.

- Lo ha deciso mio padre. Dice che è un modo per impartire una lezione di disciplina ai giovani scapestrati, e il responsabile della colonia è d'accordo con lui. Se qualcuno combina guai in giro, è obbligato a prestare un tot di ore di servizio nella milizia in base a ciò che ha commesso. Il Tribunale interviene solo in casi molto gravi.- Anderson annuì. Era un metodo che poteva funzionare. Inoltre, visto la quantità di militari dell'Alleanza presenti, era un piccolo aiuto. E soprattutto, se si convincevano ad arruolarsi, perchè no?

- Conosci molto bene i motivi per cui questi tuoi coetanei sono qui.- la ragazza si grattò la nuca.

- Beh...ecco...a parte essere la figlia del capo...ci sono finita un paio di volte in questa, ehm, situazione. Alla fine mi hanno incaricata di fare da supervisore agli altri ragazzi, quindi per forza di cose devo esserne a conoscenza.-

James Shepard arrivò poco dopo. Si rabbuiò vedendo la figlia, e la riprese subito, aspramente.

- Mi sembrava di averti detto e fatto capire che eri in punizione fino al tramonto, e che dovevi occuparti dei lavori alla fattoria in mia assenza.- Nadira fece per scusarsi e giustificarsi.- Silenzio, ne riparleremo a casa. Ora, mentre sei qui,- James passò un fucile di precisione alla figlia. Anche se la parola “passare” era un eufemismo.- fila ad esercitarti un po' al poligono di tiro. Almeno farai qualcosa e non gironzolerai per la base inutilmente, mentre parlo con il Comandante.-

Nadira si irrigidì sull'attenti.- Signorsì, signore.- Anderson sollevò un sopracciglio, non sapeva che cosa la ragazza avesse combinato, ma James era sembrato eccessivamente duro con lei. Come la ragazza scomparve, Shepard si rilassò e liberò un sospiro profondo e scosse la testa, poi salutò David con una pacca sulla schiena.

- Cristo, che piacere vederti, David! Sono contento che tu non abbia dimenticato il tuo vecchio Sergente e amico. Vedo con piacere che sei in forma.- Anderson ricambiò con una vigorosa stretta di mano.

- Non posso certo rifiutarmi di sentire cos'hai in quella testa bacata, spero che tu abbia un valido motivo per avermi fatto venire fin qui. Sai, che ho cose importanti di cui occuparmi.- James sorrise.

- Entra, non voglio che i bambini si spaventino. Poi ti faccio fare un giro, se hai tempo.- Anderson seguì James Shepard all'interno del prefabbricato su cui c'era un cartello e sul quale c'era scritto, con un pennarello indelebile“Commanding Officer”.

 

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Tutto quanto attorno a lei era buio. Sentiva in lontananza voci sconosciute che parlavano tra di loro, le sembravano umane, ma non voleva rischiare ad aprire gli occhi. Temeva di essere finita nelle mani degli schiavisti.

Sempre in lontananza, sentiva il ronzio di un motore, o di una macchina, e l'azione di antidolorifici. L'ultima cosa che ricordava erano un paio di occhi chini su di lei, una figura indistinta che le diceva di non muoversi e di non mollare. E una riga rossa che le passava sopra l'occhio sinistro.

Il rumore costante e ritmico di un macchinario, la cullava nel suo sonno senza sogni, e a lei stava bene così. Qualcosa le passò nelle vene, qualcosa di fresco che le calmava il bruciore e il dolore che ogni tanto si presentava talmente intenso da sovrastare l'effetto degli antidolorifici e dei sedativi che la tenevano lì.

Non aveva sentore dello spazio e del tempo, solo quei pochi brevi segnali che le indicavano che in qualche modo era ancora viva. Quando ci fu di nuovo silenzio, Nadira si arrischiò ad aprire gli occhi: la luce del luogo in cui si trovava era artificiale, richiuse immediatamente le palpebre, serrandole e poi riaprendole lentamente. Il soffitto era bianco, come quello dei prefabbricati in cui era nata, subito dopo, iniziando ad avvertire maggiormente l'ambiente circostante, percepì odore di medicinali e antisettico. Era in un'ospedale forse? I macchinari a cui era attaccata iniziarono a protestare e una figura femminile, si alzò da una sedia accanto a lei, per controllare le letture su quei macchinari.

Shepard iniziò ad orientarsi meglio, e sentì delle pareti in metallo vibrare a causa di un motore: un rumore famigliare, che aveva sentito molte volte durante il lavoro invernale allo spazioporto. Capì di essere su una nave e iniziò ad agitarsi, la vista ancora annebbiata,cercando di andarsene da lì. Quei bastardi l'avevano presa, e doveva scappare, ma qualcuno la bloccò costringendola a restare coricata, e subito dopo quella figura femminile parlò.

- Stai calma. Sei al sicuro. Sei nell'infermeria di bordo della SSV Einstein della Marina dell'Alleanza.- nel sentire la parola “Alleanza”, Nadira si calmò e accettò di tornare a coricarsi, continuando a guardare spaesata la donna che aveva parlato.- Sono la Dottoressa Chakwas, è stato il Comandante Anderson a trovarti e a portarti a bordo, appena in tempo. Come ti chiami?-

Shepard aprì e chiuse gli occhi finché la vista non le si schiarì del tutto e vide meglio il volto della donna, che era andata a prendere un bicchiere di carta, riempiendolo d'acqua, e ora sorreggeva la ragazza, avvicinandoglielo alle labbra. Nadira ghermì l'acqua con slancio, come se cercasse qualcosa a cui appigliarsi per capire perché si trovasse lì, su quella nave. I ricordi erano confusi, raffazzonati. Quella Dottoressa staccò il bicchiere quando si accorse che la ragazza stava correndo troppo, stava ingoiando l'acqua tutta di un colpo.

- Ehi, ehi...fa piano...- la Chakwas appoggiò il bicchiere di carta su un mobile spartano accanto. Osservò il volto della ragazzina con attenzione, stava riprendendo un po' di colore.- Ora, tornando a noi. Come ti chiami?-

Nadira si era un po' rilassata, quel medico era dell'Alleanza. E suo padre diceva sempre di fidarsi dell'Alleanza. Così, rispose.- ….Nadira- si sorprese di quanto la sua voce fosse debole, limitata quasi a un sussurro impercettibile.

La Dottoressa Chakwas annuì, esalando un sospiro di sollievo.

Le fece qualche altra domanda, le diede di nuovo da bere, poi, quando stava per lasciarla tornare a riposare, la porta dell'infermeria si aprì.

Karin si voltò e scattò in piedi, dopo aver messo un paio di cuscini dietro la schiena di Shepard per sorreggerla, Nadira guardò nella stessa direzione dell'Ufficiale medico di bordo: una donna non molto alta, occhi freddi come il ghiaccio, fasciata nell'uniforme blu e oro dell'Alleanza, i capelli raccolti in uno chignon regolamentare, le braccia raccolte dietro la schiena.

La voce roca, che sillabava chiaramente ogni lettera come una cascata, scivolò sopra Nadira che, esausta si stava lasciando di nuovo trascinare nell'oblio e nel torpore del sonno, si riscosse.

- Vedo con piacere che la nostra ospite si è risvegliata.- con una mano rassicurò la Chakwas, ordinandole a quel modo di restare comoda. La donna si avvicinò al lettino dove Shepard si era risvegliata senza sapere com'era arrivata su quella nave. L'unico nome che la ragazza aveva riconosciuto, era stato quello del Comandante Anderson.- Sono il Capitano Gabrielle O'Shee. Marina dell'Alleanza. Benvenuta a bordo, Shepard.- Gabrielle allungò la mano destra, Nadira guardò la mano senza stringerla, posando poi lo sguardo sul Capitano. Voleva risposte, non mani da stringere. Per quello ci sarebbe stato tempo. Non dovette formulare alcuna domanda. Il Capitano O'Shee le disse che avevano ricevuto comunicazione da parte di una nave non identificata dell'attacco alla colonia, loro erano l'unica nave della Marina dell'Alleanza in zona con a bordo forze sufficienti ad evacuare Mindoir. Purtroppo erano arrivati troppo tardi. Quando iniziavano a perdere la speranza di non trovare più altri superstiti, Anderson si era spinto negli insediamenti appena fuori dall'insediamento principale e l'aveva trovata nel cortile della sua fattoria armata, e ferita. Non le dissero quanto gravemente, o al contrario, non lo sentì.

 

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Nei giorni seguenti, mentre la SSV Einstein veleggiava verso Arcturus, per riparazioni e una normale turnazione nelle pattuglie, Nadira ebbe modo di parlare con Anderson e conoscere la sorte dei suoi genitori e dei suoi amici.

Suo padre era morto nel tentativo di strappare dagli schiavisti una bambina di sei anni, tra le braccia di Anderson, sua madre l'avevano trovata a pochi metri di distanza da lei nel fienile, e non le dissero altro. Dei suoi amici, compresi Robert e Lay, non era rimasto quasi nessuno. Quelli che non erano stati uccisi, erano stati catturati dai Batarian, forse una sorte ben peggiore della morte.

Anderson passava con lei ogni minuto libero che aveva e la Dottoressa Chakwas anche.

Quando finalmente arrivarono ad Arcturus, Anderson la raggiunse sulla passerella della nave, guardando quel posto si rese per la prima volta da quando si era risvegliata in quella nave che era da sola. Da sola in quella grande stazione, sede del Parlamento dell'Alleanza, delle Flotte e il centro nevralgico delle difese militari. Diretta verso il centro per rifugiati. Una parola diplomatica che designava la zona del campo profughi, costruito inizialmente come un ostello per i diplomatici stranieri di passaggio e per i militari, che avevano poi optato per le Caserme e le foresterie che erano sorte man mano.

Shepard sospirò profondamente, come bagaglio aveva quello che indossava, un uniforme dell'Alleanza datagli dal Comandante su autorizzazione del Capitano O'Shee, un borsone con gli effetti personali che Anderson aveva trovato dopo la riconquista della colonia, tra le macerie della fattoria dei suoi, e i crediti che gli aveva dato suo padre qualche sera prima dell'attacco, dopo aver scontato l'ennesima punizione. Pochi a dir la verità. Aveva speso quasi tutto, quella sera.

Nadira cercò di non pensarci. Era difficile non farlo. Sapeva che quello era tutto ciò che le restava della sua vita. Anderson le disse che quella sera, sbrigati alcuni affari avrebbe cenato con lui.

L'unica cosa che voleva fare lei, era rintanarsi in un angolo e piangere, dopo giorni passati a reprimere rabbia, dolore e frustrazione, anche se continuava a ripetersi che doveva essere forte, che la rabbia la rendeva debole, che doveva mantenere la calma.

David blaterò di liceo, futuro dopo il liceo, e altre amenità varie, ma lei non ascoltava, non voleva ascoltare. Nadira si chiese se davvero avrebbe portato a termine gli studi, il Comandante sembrava esserne sicuro, e nel suo delirio parlò alla ragazza dell'Accademia Navale. Lei lo guardò come se stesse parlando ad un'altra persona. Aveva perso i genitori da una settimana, non se la sentiva ancora di pensare ad altro, così salutò Anderson promettendogli senza troppa convinzione che avrebbe cenato con lui. David appoggiò la mano sulla spalla non ancora guarita di Shepard

- Fatti coraggio. Tutto si sistemerà. Promettimi soltanto che non ti caccerai nei guai, ok? Passo a prenderti verso le sette stasera. Tieni come riferimento l'orario di Vancouver. Buona fortuna, Shepard.- un lieve sorriso di incoraggiamento attraversò il volto del Comandante, ma lei si scostò, dopo essersi sistemata il borsone sulla spalla buona, in modo che non le desse fastidio e da bilanciarne il peso sulle gambe. Per il centro per rifugiati la strada era lunga. Avrebbe chiesto informazioni lungo la strada.

Attraversò la folla, fendendola, a testa bassa, senza accorgersi della gente che le passava accanto, si scostava, l'insultava, le chiedeva se avesse bisogno d'aiuto oppure la derideva, non le importava di niente. Solo di arrivare a quel maledetto centro per rifugiati.

Era quasi arrivata, quando individuò un gruppo di soldati importunare un ragazzo, che aveva più o meno la sua età, a terra, che cercava di rialzarsi ancorandosi al terreno con un paio di stampelle. Poco lontana, una sedia a rotelle distrutta. Nadira si fermò, la sua mano destra che si stringeva a pugno, la testa che si rialzò di colpo, mostrando i suoi occhi indignati, mentre attorno a quel gruppo, la gente passava accanto con indifferenza, oppure guardava con sufficienza il ragazzo steso a terra che veniva malmenato da soldati in libera uscita, oppure cambiava strada. Fece un passo avanti, poi si ricordò della richiesta di Anderson di non cacciarsi nei guai. Non ti riguarda, troverai un'altra strada per il centro. E fece per attraversare la strada, quando capì che quella cosa la riguardava eccome. Quel ragazzo era indifeso, in mezzo a quei prepotenti, e lei poteva fare la differenza. Si tolse la fasciatura al braccio sinistro, aprì e chiuse la mano finché non riuscì a sentirla muoversi di nuovo. Buttò a terra il borsone, e si frappose tra il ragazzo e i suoi assalitori.

Questi si misero a ridere in faccia a Nadira quando lei gli intimò di lasciar stare il ragazzo mentre questo, intuendo una tempesta in arrivo, si rialzò sulle stampelle e si scostò, quel tanto che bastava per non essere coinvolto nella rissa che scoppiò da lì a poco.

Quando la Polizia Militare arrivò, i soldati si erano dileguati e Shepard rimase al suo posto, il naso sanguinante, la mano destra che comprimeva la spalla sinistra, gli occhi pesti, e le vesti strappate da cui si intravedevano alcuni lividi. I punti sulla fronte saltati. A testa alta. Seguì senza battere ciglio i militari a una clinica lì vicino insieme al ragazzo suo coetaneo. Lì, sfortuna volle che trovasse la Chakwas, chiamata per un consulto medico, a farle una paternale di mezz'ora. E ad avvisare Anderson. Mentre aspettava il Comandante, il ragazzo, si avvicinò a lei.

- Eh...grazie, presumo.- Nadira sollevò le spalle. Aveva i suoi stessi occhi, verdi, castano di capelli anche lui e un berretto da baseball sul volto glabro da adolescente.- Il mio nome è Jeff.- nessuna mano tesa, solo uno sguardo riconoscente negli occhi. Shepard lo guardò a sua volta.

- Nadira. Di nulla, avevo bisogno di sfogare un po' lo stress.- Jeff sollevò un sopracciglio.

- Quegli stronzi mi tormentavano da mesi. Era ora che qualcuno desse loro una lezione.- Nadira accennò un breve sorriso forzato.- Che cosa ne diresti se ti assumessi come guardia del corpo?- il tono era ironico, e quel ragazzo appena conosciuto le strappò un altro sorriso.- Sai, sicuramente torneranno e tu ci sai fare. E potrei guardare le navi in santa pace, mentre tu ti occupi di loro.- Nadira ridacchiò.

- Mi sembra un ottimo accordo...e al momento non ho nient'altro da fare.- Shepard si sistemò contro la sedia, quando l'infermeria le disse per la terza volta di tenere la testa sollevata e la garza premuta sul naso. Una donna entrò di corsa nella clinica, agitata cercando qualcuno con lo sguardo.

Jeff la vide e deglutì.- Oh, merda...mia madre!- Nadira si voltò verso la donna, che indossava degli abiti da lavoro.- Non guardarla, ti prego...meglio far finta di niente. Con un po' di fortuna non si accorgerà della Polizia Militare e mi risparmierà l'ennesima predica. Avrei già dovuto essere a casa per pranzo da un paio d'ore...-

- Jeff Moreau!- Shepard tornò a pensare al suo naso, mentre aspettava di venire chiamata in sala visite.

- Giusto....ehi, ehm, grazie per l'aiuto, eh? Ora mi spennerà vivo, perchè non ho già abbastanza ossa rotte...- Nadira ridacchiò di nuovo, smettendo quasi subito.

- Di nulla...- un'infermiera uscì dalla sala visite. Si guardò attorno, poi chiamò Shepard.

- Nadira Shepard!- Nadira si alzò, raccolse la sua roba ed entrò nella sala visite. Quando uscì il ragazzo che aveva salvato da quei prepotenti non era più lì, al suo posto c'era Anderson.

- Dunque? Non ti avevo forse detto di non cacciarti nei guai?- Nadira serrò le mascelle. Non era suo padre.

- Stavano picchiando quel ragazzo. Non me la sono sentita di lasciarli fare. Che cosa avrei dovuto fare?! Tirare dritta per la mia strada?- Anderson incrociò le braccia, Shepard aveva alzato la voce, mentre l'Ufficiale della Polizia Militare spiegava al Comandante che cos'era accaduto. David la lasciò sfogare. Cercava qualcuno su cui sfogare la propria rabbia.- Non accadrà mai che non mi fermi ad aiutare qualcuno che abbia bisogno di me, nemmeno se fosse il Signore in persona ad ordinarmelo!- Anderson non rispose, non annuì, restò immobile. Lasciando che il silenzio calasse tra di loro.

Poi David parlò. E rispose alle prime domande.- No. Ma la prossima volta, chiama la Polizia Militare. Altrimenti alla Chakwas verrà un infarto. Vieni, ti accompagno al centro per rifugiati. Lì potremo parlare con più calma.- Anderson si voltò l'Ufficiale.- La prendo sotto la mia custodia, ha la mia parola che non darà più problemi.- l'Ufficiale della Polizia Militare scosse la testa.

- Mi dispiace, signore, deve fare almeno una notte di detenzione.- Nadira si ribellò.

- Cosa?! Mi buttate in prigione perché ho fatto la cosa giusta?!- David le fece segno di tacere.

- Lascia fare a me.- prese l'Ufficiale da parte dopo aver fatto sedere Shepard.- Ascolti, Sergente...la ragazza è l'unica sopravvissuta della sua famiglia del raid su Mindoir, ne avrà sentito parlare. È sconvolta, e non è molto lucida in questo momento. Sbatterla nella vostra camera di sicurezza, non gioverà alla sua condizione sia fisica che mentale. Può chiudere un occhio per stavolta?- il Sergente guardò Nadira che si era presa il volto tra le mani per coprire i suoi tentativi di non piangere davanti a tutti, riuscendoci a stento. L'uomo si convinse, aveva sentito del raid come tutti. E la lasciò andare.

 

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Jeff stava osservando, come tutti i giorni, le navi ancorate alla stazione,quando sentì dei passi avvicinarsi. Erano passati un paio di mesi da quando quella misteriosa ragazza spuntata dallo spazio, lo aveva salvato da Carl Tisikis e compagni, non l'aveva più rivista da allora e i suoi torturatori erano svaniti anch'essi.

Eccoli di nuovo...è stato bello finchè è durato. E ora mi daranno il resto con gli interessi. Merda.

Si voltò, cercando di sdrammatizzare il pestaggio che stava per subire, quando invece si trovò davanti la ragazza che l'aveva salvato due mesi prima. Sorrise e tornò a guardare le navi.

- Credevo che fossi stata risucchiata da un buco nero....ricordami il tuo nome, per favore.- la ragazza sembrava essersi trascinata lì per disperazione o per noia.

- Nadira Shepard. E tu devi essere Jeff, giusto?- Moreau si tolse il berretto, si asciugò la fronte e annuì, contento che, almeno si ricordasse il suo nome. Guardando più attentamente si accorse che non aveva più la fasciatura alla spalla sinistra.

Restarono in silenzio, per un po', guardando gli incrociatori, le fregate, le corazzate dell'Alleanza che attraccavano e partivano. Tra di loro, la SSV Einstein. E Anderson con loro. Un altro addio.

Jeff finalmente parlò.- Un giorno, piloterò anch'io una di quelle navi. Fosse l'unica cosa che farò nella mia vita.- Nadira continuava a guardare oltre lo spazioporto. Non sorrise. Sospirò soltanto nel vedere lo spazio, le stelle. Poi si raddrizzò e guardò il ragazzo accanto a lei.

- Come hai detto che ti chiami?- Jeff la guardò, sorpreso.

- Sei sicura di non aver sbattuto la testa con forza in questi giorni?- Shepard sorrise brevemente, per poi tornare seria.

- Può darsi...- Jeff scosse la testa.

- Beh, allora non posso fare a meno di dirtelo, dopo un'ammissione simile. Jeff Moreau, Shepard.- lei si staccò dalla balaustra del molo su cui si erano affacciati per osservare le navi e gli posò una mano sulla schiena, per poi ritrarla subito.

- Tenente Timoniere Jeff Moreau...suona bene.- poi si incamminò, con le mani nelle tasche, voltandosi poi di nuovo verso il ragazzo, che non le staccava gli occhi di dosso.- Buona fortuna, Jeff Moreau.- lo salutò con un cenno di mano, riprendendo il suo cammino, senza voltarsi indietro.

Buona fortuna anche a te, Nadira Shepard.

   
 
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