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Autore: Cocchi    04/07/2013    10 recensioni
L'altra sera dopo anni ho rivisto "Hook-capitano Uncino" di Spielberg e ne è nata questa One Shot.
[...]
«Io non sono così!» Esplose in un lamento mentre Emma scoppiò a ridere. «Smettila subito di ridere!» La ammonì cercando di ignorare la sua voglia di unirsi a lei.
«Hook è un classico della storia del cinema.» Affermò lei fra una risata e l’altra cercando di risultare seria.
«Ma è tutto sbagliato![...]»
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Emma chiuse la porta del suo appartamento dietro le sue spalle e posò l’ombrello bagnato nell’apposito vaso che tenevano accanto alla porta. Sbuffò togliendosi la giacca rossa di pelle e lasciandola appesa all’attaccapanni dove era fissata la giacca a vento di Henry. La osservò per qualche secondo, era asciutta.

Almeno lui era tornato a casa prima che scoppiasse il temporale.

Si spostò a passo lento verso il bancone della cucina dove trovò un biglietto. Lo prese fra le mani studiando la calligrafia ordinata di Mary Margareth.

“Io e David siamo andati al cinema, ci vediamo domani. Baci”

Sotto il messaggio erano state aggiunte tre semplice parole da suo figlio.

Sono in doccia.”

Emma scosse la testa sorridendo fra sé e sé  accartocciando il biglietto e lanciandolo nel cestino poco distante.

Decise di approfittare di quegli attimi di solitudine per sdraiarsi sul divano di salotto e guardare distrattamente la tv.

Si meritava un po’ di riposo, dopo tutto quello che aveva passato da quando si era trasferita a Storybrooke.

Ne aveva decisamente bisogno.

Si tolse le scarpe e accese la luce della stanza.

«Oddio!!!» Emma sobbalzò sul posto portandosi le mani al petto e sgranando gli occhi. «Che diavolo fai qui al buio?»

«Dormivo, fino a che non hai deciso di accecarmi.» Rispose lui massaggiandosi gli occhi con la mano destra, la bionda lo osservò incrociando le braccia sotto al seno.

«Da quando dormi sul divano?» Gli chiese mentre lui si metteva seduto sbadigliando platealmente.

«Da quando è così comodo.» Rispose con una smorfia colpendo il cuscino libero accanto a lui.

Emma restò un attimo a fissare la sua mano battere sulla superficie morbida di pelle del divano, risalendo lungo il braccio e seguendo il bordo della maglietta grigia che indossava continuando lungo il braccio sinistro, tracciando con lo sguardo il profilo letale ed elegante dell’uncino che si muoveva delicato sul mento di Killian.

Solo quando la punta dell’uncino si fermò, sollevò lo sguardo per incontrare quegli occhi azzurri, per lei altrettanto letali.

«Quella maglietta è di David?» Chiese aggrottando la fronte.

«La mia era bagnata, Henry ha detto che potevo usarla. Me la meritavo dopo avergli evitato di bagnarsi riportandolo a casa dal molo.»

«Che ci faceva al molo?»

«Lezioni di navigazione.» Rispose annoiato Killian.

«Cosa?» Domandò sorpresa Emma. Suo figlio ne inventava sempre una nuova: prima la spada poi l’equitazione adesso la navigazione.

Killian la guardò spostando poi lo sguardo sul posto vuoto accanto al suo come in una silenziosa richiesta di essere accontentato.

«Sarebbe un ottimo pi..»Emma gli rivolse un’occhiataccia. «Marinaio.»

La bionda lasciò andare un sospiro e mosse le gambe fino ad arrivare a sedersi accanto a lui, ricacciando il sorriso che sentiva affacciarsi sul volto.

«Puoi sorridere se vuoi, non mi offendo.» Le sussurrò lui in un orecchio.

Sentì i brividi risalirle lungo la schiena.

Non era possibile, ogni volta sempre la stessa storia.

«Già.» Emma arricciò il naso. «Ma non lo farò, perché diventi un egocentrico petulante che ripete in continuazione fandonie come “sono o non sono il migliore”?» Disse con un tono esasperato cercando di imitarlo.

«Ma è la verità.» Rispose lui sghignazzando. «Sono o non sono il migliore?» Emma roteò gli occhi facendo solo aumentare il sorriso sulle labbra di lui.

Non guardargli le labbra, Emma.

«Appunto.»

Altro sbuffo di lei, altra risata di lui.

Emma rilassò la schiena contro la superficie del divano lasciando andare un sospiro di sollievo e permettendo alle sue labbra di inarcarsi un sorriso, facendo sbuffare l’uomo accanto a lei.

«Ed il divano vince ancora una volta, dannazione.»

Braccia incrociate, come le gambe distese sopra al tavolino basso posto davanti al divano, labbro inferiore sporto verso l’esterno e sguardo corrucciato, stavolta la bionda non riuscì a trattenere una risata.

«Ed eccolo qui, il famoso capitan Uncino che fa i capricci peggio di un bambino.»

«Ehi.» La ammonì lui sollevando un sopracciglio e fingendosi offeso. «Hai già ferito il mio ego, non infierire, Swan

Emma si morse il labbro inferiore trattenendo un’altra risata.

«A proposito del mio ego ferito…» Esordì dopo qualche attimo di silenzio dove l’unico rumore che aveva riempito la stanza era stato lo sbattere della pioggia contro il vetro della finestra.

Emma si voltò verso di lui curiosa, portando le gambe al petto, pronta ad una battutina tagliente su come avrebbe potuto rimediare e lenire il dolore per la fantomatica ferita che gli avrebbe inferto.

Funzionava sempre così.

Si becchettavano, si stuzzicavano, era una sfida a chi aveva l’ultima battuta tagliente da rivolgere all’altro e poi si inventavano i modi più assurdi per farsi perdonare l’uno dall’altra.

Erano come due bimbi troppo cresciuti quando erano insieme, forse perché nessuno dei due era propriamente stato un bambino allegro e spensierato.

Paradossalmente si erano creati un loro mondo dove non erano due adulti con le loro storie sofferte alle spalle, ma solo Emma e Killian.

«Henry mi ha fatto vedere un film, dato che la nostra lezione si è interrotta per la pioggia.» La sua voce la riportò sul divano dove era seduta facendole guardare l’uomo accanto a lei. «Ha detto che sarebbe stato divertente…»

«Che film?» Domandò prima che lui potesse finire.

«Un film di qualche anno fa…Ha detto che è stato un successo quando è uscito…»

«Killian...» Lo richiamò lei. «Non divagare e dimmi il titolo.»

Autoritaria.

Lui la studiò sollevando un sopracciglio dubbioso al sorriso che si stava affacciando sul suo volto.

«Lo sai già.» Affermò mascherando il suo stupore.

«Oh sì.» Sghignazzò lei. «Ma voglio sentire la tua impressione.»

«Io non sono così!» Esplose in un lamento mentre Emma scoppiò a ridere. «Smettila subito di ridere!» La ammonì cercando di ignorare la sua voglia di unirsi a lei.

«Hook è un classico della storia del cinema.» Affermò lei fra una risata e l’altra cercando di risultare seria.

«Ma è tutto sbagliato! Ed io non ho paura degli orologi.» Bofonchiò mentre Emma continuava a ridere senza riprendere fiato.

Le mani poggiate sullo stomaco e qualche ciuffo di capelli che, ormai fuggito alla coda in cu erano trattenuti gli altri, le ricadeva sul volto.

Perfetta.

«Sei stupenda quando ridi.»

Lei si immobilizzò ancora arrossata dalle risate; gli rivolse uno sguardo scettico all’ennesima potenza.

«Non cercare di cambiare argomento, non attacca.» Gli disse facendo ruotare il dito indice davanti alla sua faccia.

Stavolta fu lui a ridere.

«Ogni tanto potresti accettarlo un complimento.» Si lamentò picchiettando con un dito sopra il naso di lei.

«E tu potresti ammettere che Dustin Hoffman ha fatto un bel lavoro.»

«Ma…» Tornò ad accigliarsi «Io non sono in quel modo…Hai visto come mi hanno dipinto? Sembro solo un egocentrico in cerca di attenzioni.»

Emma sollevò lo sguardo verso di lui, guardandolo.

«E non guardarmi così. Andiamo io sono molto più arguto, simpatico e pure bello.»

La bionda finse di tossire lasciando scappare un «Vanesio» decisamente più udibile di quello che sarebbe dovuto essere e lui le rivolse un sorriso a denti stretti.

«Bene, signorina SwanKillian si avvicinò a lei, stringendole un fianco con la mano. «Lei è dichiarata colpevole di infamia nei miei confronti, come vogliamo risolvere questa situazione?»

«Ma dai è un bel film. Non essere offeso.» Disse lei con un mal celato sorriso.

«La mia figura di uomo virile ne esce molto, molto danneggiata.» Continuò lui muovendo la punta delle dita lungo i fianchi di lei.

«Mi auguro per te che non ti vestissi in quel modo, in effetti.» Emma finse di pensarci su per un attimo prima di tornare a guardarlo.

Killian aggrottò la fronte cercando di evitare lo sguardo di lei.

«In verità…»

Emma scoppiò a ridere, rotolandosi sul divano sotto lo sguardo affranto dell’uomo.

«Erano altri tempi…Era normale vestirsi in quel modo.» Lei sollevò un sopracciglio, scettica. «Non importa, lascia stare i vestiti.»

«Avrei voluto vederti.» Lui sollevò lo sguardo per incontrare gli occhi verdi di lei.

Si guardarono per qualche istante verde e blu incatenati l’uno all’altro in un legame indissolubile.

Poi Emma scoppiò a ridere, di nuovo.

«Peggio per te. Ho ancora il cappotto rosso lungo con tanto di cappello e piuma sulla Jolly avrei potuto farti uno spettacolo privato dopo in camera da letto.» Affermò portando le gambe di lei sopra le sue. «Occasione mancata.» Aggiunse con un sorriso sghembo.

«Vorrà dire che mi aspetterò di vederti senza vestiti.» Killian la guardò con la bocca spalancata fingendosi sconvolto lei lo imitò facendolo sghignazzare e scuotere la testa.

«Almeno non giocavi con le barchette con Spugna, no?» Emma si era portata con il busto avanti verso di lui, poggiando il mento sulla sua spalla. Studiando da vicino la sua espressione pensierosa; il suo silenzio riflessivo. «Vero?» Si ritrovò a chiedere di nuovo mentre lui sembrava perso in chissà quali pensieri, o forse ricordi.

Killian si voltò verso di lei con uno sguardo vacuo, lei aggrottò la fronte perplessa.

«Oddio, è vero anche quello?»

Lui abbassò lo sguardo sulla mano sinistra di lei che aveva iniziato a giocare con le dita della sua, pensieroso, quasi ferito.

«Emma io...Ti…» Poi sollevò il volto verso di lei sorridendo da orecchio ad orecchio. «Ho fregato!»

«Stupido!» Lei gli tirò un colpo sul petto mentre lui ricominciava a ridere.

«Come hai fatto anche solo a pensare che quella cosa fosse vera?! Io sono un uomo

«Anche David, ma si rifiuta di dormire senza una luce accesa in camera.»

«Sul serio?» Chiese lui sorpreso e divertito assieme.

«Sì, colpa dell’incantesimo del sonno.» Tagliò corto lei. «Io non le so le cose che facevi laggiù…Per me potevi anche benissimo giocare con le barchette mentre facevi il bagno. Henry aveva una paperella quand’era piccolo.» Emma aggrottò la fronte. «Ogni tanto la usa ancora.» Lei sollevò il volto verso di lui abbozzando un sorriso. «Magari potevate giocare assieme.»

«Ormai faccio – o almeno vorrei fare – altri tipi di giochi, con altri compagni – o meglio compagne in doccia. Se solo qualcuno mi accontentasse ogni tanto.»

«Taci, Jones.» Lo ammonì lei senza ritrarsi dalla presa di lui che la portava a sé.

«Il capitano sono io, dovrei darli io gli ordini.» La prese in giro guardandola stringendo gli occhi.

«Sì, signor capitano.» Lo canzonò lei mostrandogli la lingua in una pernacchia.

«Questa è insubordinazione!» Affermò lui a denti stretti, sottovoce. Con un movimento rapido fece aderire la schiena di Emma ai cuscini del divano e si portò sopra di lei, bloccandole le gambe con le sue. «Pena da scontare: solletico fino alla resa.»

«Ti rendi conto vero che io ho due mani e tu una e quindi posso sconfiggerti quando voglio?» Chiese lei sbruffona.

«Solo perché ti ho lasciata vincere una volta non significa che potrai battermi sempre.»

Lei sbuffò cercando di sfuggire alla sua presa con il solo risultato di ritrovarsi anche il busto bloccato da quello di lui, le mani ferme nella presa della destra di lui.

«Stallo.» Dichiarò trionfante Emma. «Direi che è un pareggio.»

Killian si limitò a guardarla sollevando un sopracciglio e sghignazzando, poi sostituì rapidamente  il braccio destro che bloccava le mani di lei con il polso sinistro.

«Mano libera.» Sghignazzò lui agitando le dita della sua mano destra davanti al viso di Emma. «Sono o non sono il migliore?» Per tutta risposta lei roteò gli occhi. «E adesso…avrò la mia vendetta!»

«Mamma?» Killian si fermò con la mano a mezz’aria Emma si voltò sorridendo verso Henry.

Il bambino li stava osservando dallo stipite della porta con uno sguardo confuso.

«Chi ha vinto stavolta?» Chiese con un sorriso divertito. Killian lo guardò sorpreso poi abbozzò un sorriso trionfante e si indicò platealmente con le braccia.

«Non ti sembra chiaro?»

Fu in quel momento che Emma lo spinse con tutto il corpo di lato, facendolo cascare dal divano e finendo poi lei sopra di lui.

Henry scoppiò a ridere.

«Mamma. Come al solito.» Affermò prima di sparire in cucina.

«Avevo vinto io.» Si lamentò Killian sotto il peso di Emma. «Anche se devo ammettere che anche questa posizione ha i suoi vantaggi…» Aggiunse poi intrecciando le braccia dietro la schiena di lei, facendola scendere contro il suo petto, portando i loro nasi a sfiorarsi.

«Mamma, Killian cosa mangiamo stasera?» La voce di Henry li bloccò di nuovo nelle loro posizioni.

Emma abbassò la testa portando la fronte contro le labbra di lui, lasciandosi baciare prima di mettersi in piedi e aspettare che anche Killian la imitasse.

«Arriviamo Henry, intanto guarda se ci sono dei tacos da qualche parte.» Rispose Emma rimettendo a posto un cuscino del divano che era caduto insieme a loro e avviandosi verso la cucina. «Tu non vieni?» Chiese rivolta a Killian che non si era mosso di un millimetro.

«Io voglio il mio premio.» Lei aggrottò la fronte al suo sguardo serio. «Avrei vinto se non fosse arrivato Henry, quindi merito il premio. Inoltre hai detto a tuo figlio di farmi vedere un film che potrebbe causarmi diversi squilibri mentali nonché incubi nottur…»

Non riuscì a finire il suo sproloquio perché Emma si era avvicinata e gli aveva serrato la bocca con la sua, facendo incontrare le loro labbra con dolcezza. Le braccia di lui si strinsero nuovamente dietro la schiena di lei facendo aderire i loro corpi mentre le mani di lei affondavano nei suoi capelli.

«Così va meglio.» Affermò lui quando si allontanarono di pochi millimetri prima di poggiare di nuovo le sue labbra su quelle di lei.

Emma fece per dire qualcosa, ma venne anticipata dalla voce di Henry.

«Niente tacos, pizza?»

La bionda sciolse l’abbraccio, ma mantenne il legame fra la sua mano e quella di Killian.

«Ok» Disse dopo qualche secondo di silenzio passato a specchiarsi negli occhi di lui e lasciando scivolare via la mano nel dirigersi verso la cucina. «L’importante è che decidi prima che Killian perda tutti i capelli, come sappiamo accadrà, grazie al film.» Aggiunse ridendo.

«Questa me la paghi, Swan

 

                                                                                              

 

Salve!

Prima ff Captain Swan e prima nella sezione OUAT e serie Tv, mi sento una novellina dopo anni su EFP. xD

Ma sorvoliamo sulla storia della mia vita e concentriamoci su questa…Non so nemmeno io cosa stessi pensando quando ho iniziata a scriverla, ma so per certo che è nata dopo la visione di “Hook” che ho fatto l’altra sera con mia sorella (che ha anche letto la storia in anteprima ed ha aiutato a stilare qualche battuta).

La storia può avere luogo sia post terza stagione, che dopo la sconfitta di Cora, dato che ho parlato dell’incantesimo del sonno di David. Ho eliminato Neal, lo so (Ops…) diciamo che se decidete di ambientare la storia nella seconda stagione lui è tornato a NY o se preferite la terza che sia ancora disperso nella foresta incantata. Boh fate voi. Mi serviva che non ci fosse e quindi l’ho fatto sparire.

Sia ben chiaro che io adoro entrambi gli Hook presenti in questa scena ovvero quello di Dustin Hoffman e quello di Colin O’Donoghue.

Spero di essere rimasta IC, ma non ne sono molto sicura, quindi se vorrete lasciare una recensione e farmi sapere che ne pensate mi fareste un favore, oltre che piacere.

Non so che altro aggiungere, mi sembra di essermi dilungata già a sufficienza.

Alla prossima

Cos

 

  
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