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Autore: ObscurePrincess    17/01/2008    5 recensioni
"...Ryuzaki aveva ragione. Lui non era Kira... Ma lo era sicuramente stato. Un brivido gli corse lungo la schiena. La gelida risata di Kira risuonò di nuovo nella sua mente. Serrò le palpebre più forte che poteva. Non voleva ascoltare. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Una lacrima gli carezzò la guancia e si infranse sul cuscino..." Prima FF dedicata a questa mia nuova passione! E Ovviamente non ho potuto fare a meno di ricadere nel solito introspettivo! Dedicata alla mia Tesssora che come al solito mi ha consigliato il meglio! L RULEZ!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
-tutti quanti- il mio volto.

G.C. "Rivelazione"

 

Yagami Light spalancò gli occhi nella tetra oscurità dell’enorme stanza. Un grido di terrore gli morì in gola. Il rumore del suo stesso respiro gli parve assordante, mentre disperatamente cercava di abituare gli occhi al buio. Una piccola goccia di sudore freddo gli corse sulla tempia, solleticandone la pelle.

La prima cosa che vide fu il volto di Ryuzaki fisso su di lui. Era seduto nella sua consueta posizione bizzarra a qualche metro di distanza, il volto illuminato dal laptop sulla scrivania, unica fonte di luce nella stanza. Il suo braccio destro era proteso verso di lui, tanto che per un secondo il ragazzo  pensò che Ryuzaki gli stesse tendendo la mano. La catena che li teneva legati era tesa nell’aria, dal polso che Light teneva sotto il cuscino, a quello di Ryuzaki, il cui braccio era disteso per compensare la troppa distanza tra il letto e la scrivania a cui stava seduto.

“Stavo per svegliarti io” sussurrò. “Dovunque tu fossi, non era un luogo piacevole.”

Light voltò lo sguardo verso il soffitto. “Sognavo di essere Kira.”

Gli bastò un istante per pentirsi di quella confidenza. Dopotutto la fiducia che Ryuzaki aveva in lui risiedeva solo in quelle manette grazie alle quali poteva sorvegliarlo in ogni istante. Per un attimo gli parve già di udire l’ovvia risposta: “Forse non sogni... forse ricordi.” Eppure con la coda dell’occhio vide che Ryuzaki non si era minimamente scomposto. Solo dopo un lungo momento la mano libera del ragazzo si mosse verso la sua bocca. Light non poteva discernere i dettagli senza voltarsi, ma era certo che Ryuzaki avesse preso a mordicchiarsi il pollice, come faceva sempre quando...

...sta pensando... E ne ha da pensare dopo ciò che gli ho appena detto... Devo inventarmi qualcosa...

E paradossalmente la risposta gli venne da quello stesso sogno che lo aveva messo nei guai.

“C’era un essere con me... con grandi ali nere, denti da squalo e una gracchiante risata. Un essere enorme che...”

...che mangiava mele.

La sua mente gli suggerì di tacere e un istante dopo ricordò il perché.

L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?

Il messaggio di Kira per L... per Ryuzaki. Solo una minuscola stilla di sudore tradì il tuffo al cuore che Light provò a tale pensiero.

Suggestione... Semplice suggestione... si disse. Eppure per un secondo il mondo aveva smesso di girare. Troppe coincidenze.

Falla Finita.

E allora che bisogno c’era di tanta segretezza? Lui non era Kira.

Ryuzaki è un amico, voglio che smetta di sospettare di me.

“Capita di sognare demoni del genere. Credo che a volte siano la forma della nostra paura...”

Ce l’aveva fatta. Aveva convinto Ryuzaki che era stato il mostro a spaventarlo. O almeno così pareva.

Tanto basta.

Ma... C’era un “Ma”. Si sentiva terribilmente sporco. Sporco di bugie e falsità.

Sospirando cercò di poggiare il corpo su un fianco, finché il suo polso fece resistenza e udì le rotelle della sedia di Ryuzaki muoversi sul pavimento. Rapido si voltò di nuovo.

“Scusami, non mi ci sono ancora abituato!” disse, strisciando sul letto in modo da avvicinarsi un poco. Ryuzaki potè rilassare la spalla e appoggiarsi allo schienale, ma dovette mantenere il braccio disteso, la lunghezza della catena non permetteva altro.

Non appena Light fece per alzarsi, Ryuzaki voltò di nuovo la sedia verso la scrivania e con la mano sinistra afferrò un cioccolatino e lo portò alle labbra, assaggiandolo con la lingua. Il suo braccio destro era rimasto nella medesima posizione, ora appoggiato allo schienale della sedia e teso dietro la schiena verso Light, in modo da consentirgli una maggiore mobilità in caso si fosse mosso nel sonno. Light si chiese per quanto tempo Ryuzaki fosse rimasto in quella posizione mentre lui dormiva. D’istinto provò un forte affetto verso di lui, molto diverso da quella simpatia - o forse solo ammirazione - che sentiva quando Ryuzaki aveva affermato di considerarlo il suo primo vero amico.

Era stato secoli prima... Prima che Ryuzaki lo ammanettasse a sé, prima della sua prigionia senza fine. Ed ora eccolo lì, il suo terribile carceriere, colui che l’aveva costretto in una cella ammanettato per più di cinquanta giorni, che aveva finto di non sentire le sue preghiere, che gli aveva fatto credere che suo padre stesse per ucciderlo. E a cosa mai era servito? Solo qualche giorno prima Ryuzaki aveva addirittura ammesso di essere dispiaciuto che lui non fosse Kira, e Light l’aveva odiato tanto da provare piacere nel colpirlo. Eppure quella maledetta catena ora sembrava avere la sua utilità. Light pensò che volare insieme da una parte all’altra di una camera presi dal furore di un’assurda lotta in fondo era servito a qualcosa. Ora si sentiva vicino a Ryuzaki come non era mai stato a qualcuno in vita sua.

Nonostante il sonno gravasse ancora pesantemente sulle sue palpebre – per seguire i ritmi di Ryuzaki non dormiva da tre o quattro giorni – Light si alzò e si avvicinò alla scrivania.

“Light-kun, non ho bisogno del tuo aiuto per adesso. Dormi ancora qualche ora, tra poco sarà giorno.”

“Non finché tu starai seduto qui.” Light toccò la mano di Ryuzaki che ancora penzolava dallo schienale: era fredda come il ghiaccio. “Questa posizione ha l’aria di essere parecchio scomoda.”

“Sono abituato a stare scomodo, mi aiuta a rimanere concentrato. Ora ti prego di tornare a dormire, ho bisogno che tu sia fresco e lucido domani.”

“Dovresti dormire un po’ anche tu. Non sarà il lavoro di una notte che ci permetterà di catturare Kira.”

“Se ragionassi così tutte le notti, perderemmo un’infinità di tempo...”

Light si accorse che stava perdendo la pazienza. “Fa come credi!”

Si voltò e tornò versò il letto. Non voleva voltarsi verso Ryuzaki, ma non potè fare a meno di notare che il ragazzo aveva teso di nuovo il polso ammanettato verso di lui. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma si impose di tacere.

Non sarebbe più semplice toglierle? Dove mai potrei andare ora?

Light si distese sull’orlo del letto e distese il braccio sul comodino, in modo che Ryuzaki non fosse costretto a quell’assurda posizione. Ma non appena chiuse gli occhi, le note della sua voce lo scossero di nuovo.

“Grazie.” Light riaprì gli occhi. Un accenno di sorriso incurvava le labbra di Ryuzaki. “Ma non puoi dormire in quella posizione, quando ti sveglierai avrai il braccio indolenzito per ore.”

Prima che Light potesse ribattere, il ragazzo si alzò e mosse qualche passo verso il letto. “Forse hai ragione tu, qualche ora di riposo non potrà farmi che bene” disse, stirandosi vistosamente. Quindi raccolse un piccolo cuscino quadrato dal pavimento e, aggirando il letto, si distese sull’altro lato. Light lo seguì con la coda dell’occhio senza muoversi, un sorriso invisibile disegnato sul giovane viso. Poi lentamente si voltò verso Ryuzaki, aspettandosi di vedere i suoi grandi occhi neri fissi su di lui e quella sua solita aria inquietante e spiritata che pareva volerlo indagare senza pietà.

La sorpresa lo lasciò inebetito. Ryuzaki era già profondamente addormentato, e stringeva forte al petto il cuscino che aveva raccolto come fosse un orsacchiotto. Il pollice ancora indugiava sulla sua bocca, accarezzandone delicatamente le labbra al ritmo del suo respiro regolare. Così rannicchiato e indifeso, pareva un bambino.

Ecco il grande L. Il celeberrimo L. L il mistero. L la leggenda.

L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?

Sì, accanto a lui stava disteso il più grande detective del mondo, colui che sarebbe stato il suo modello nella sua carriera in polizia. Che grande onore averlo conosciuto! Inaspettatamente si ritrovò a ringraziare il destino per aver fatto credere a Ryuzaki che lui fosse Kira.

Oh mio dio, che pensiero!

No, ciò per cui doveva ringraziare realmente il destino è che lui non fosse Kira, e che al suo fianco  ora stesse disteso Ryuzaki, un caro amico, e non L, il magnifico detective.

L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?

Di nuovo quel pensiero. E di nuovo gli occhi rossi di quel terribile essere del suo sogno lo scrutarono.

Suggestione... E’ solo suggestione... si ripeté per la seconda volta. Già, in fondo che altro poteva essere? Era la risposta più ovvia. Ryuzaki non finiva mai di ricordargli che sospettava ancora di lui...

IO NON SONO KIRA!

... e poi quella frase sugli Shinigami l’aveva colpito. Un messaggio di Kira in persona per il suo nemico, nascosto tra le sibilline parole lasciate dalle sue vittime.

L, lo sai che gli Shinigami...

Il suo cuore mancò un battito.

L... Ryuzaki... aveva detto che la frase esatta di Kira non era “L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?”, ma “L, lo sai che gli Shinigami che mangiano solo mele hanno le mani rosse?”.

No, il suo Shinigami... quello Shinigami... quel mostro del suo sogno non aveva le mani rosse. Poteva ancora vedere i suoi artigli che portavano il frutto alla bocca e le zanne che mordevano avidamente. Perché la sua mente aveva eliminato il particolare delle mani rosse?

...E, soprattutto, perché mai aveva sognato di essere Kira? Suggestione? No. Una voce nella sua testa non voleva tacere.

Non si era, in fondo, già sorpreso a pensarla come Kira?

No, io non c’entro niente con Kira. Kira è malvagio.

Giusto. Lui non c’entrava niente con Kira. Il Primo Kira era come lui.

No... Questo non è...

Quante volte, dopotutto, ancor prima che il mito di Kira sorgesse, lui stesso aveva pensato che il mondo fosse marcio, corrotto, e che in qualche modo dovesse essere purificato?

No, è diverso. Kira è un assassino. Lo è adesso e lo è sempre stato.

Davvero? La criminalità non era forse diminuita con il suo operato? Non stava rendendo il mondo un posto migliore per le persone oneste?

Non è giusto farlo uccidendo.

Il fine giustifica i mezzi.

ORA BASTA!

Ma non era facile zittire le mille voci dell’inconscio. E questa volta Ryuzaki non gli avrebbe offerto una fetta di torta per farlo smettere di pensare. Ryuzaki era

(...stato ucciso da Kira!)

...addormentato accanto a lui.

Light rimase fisso a guardalo e questo lo aiutò a liberare la mente da Kira. Era strano. E questa bizzarra stranezza era l’espressione della sua genialità.

Lui, Light, si era sempre sentito così fiero... Lo studente più brillante del Giappone, elogiato dai professori, invidiato dagli amici, adorato dalle ragazze. Ma chi era in confronto al ragazzo addormentato accanto a lui? Ryuzaki doveva avere più o meno la sua età, e il mondo già sapeva...

Cosa?

L, il detective senza nome e senza volto. Anche lui, Light, aveva risolto casi che la polizia non riusciva a districare, ma nessuno, a parte la squadra di suo padre, si era ricordato il suo nome. Di L... Ryuzaki... non si sapeva nulla, ma tutti conoscevano il suo mito. Uno dei pochi miti del pianeta non costruiti su pellicole, dischi o fotografie. L poteva addormentarsi – certo, le poche volte che dormiva – sapendo che aveva fatto e stava facendo qualcosa di grande, qualcosa che lui e soltanto lui poteva fare per migliorare il mondo. Sì, il mondo era corrotto, anche lui l’aveva sempre pensato, e un modo per migliorarlo era...

(la voce nella sua mente urlò più forte che mai)

... eliminare la criminalità.

Per un momento troppo lungo si sentì vicino a Kira. Che diritto aveva Ryuzaki... L... di giudicarlo? Erano veramente così diversi? L catturava criminali in nome della giustizia, mentre Kira, il primo Kira, faceva da poliziotto, giurato e giustiziere.

Uccidere è sbagliato!

E tenere prigioniere tre persone innocenti per mettere a tacere i propri dubbi non lo era? Light ricordava ancora le mani intorpidite dalle manette che gli serravano i polsi dietro la schiena, il freddo marmo del pavimento premuto contro la guancia. Pensò a Misa, condannata a cinquanta giorni di oscurità; e soprattutto pensò a suo padre, tormentato dai terribili spettri del dubbio.

E’ colpa di Kira. Il nostro imprigionamento era necessario.

Ma non era stato Kira a tenerli isolati dal mondo per quasi due mesi... Non era Kira che, anche dopo che gli omicidi erano ricominciati, aveva finto di non ascoltare le sue preghiere.

Perché?

Cosa aveva detto Ryuzaki qualche giorno prima? “Sono depresso, avrei voluto che tu fossi Kira.” Ecco la verità. Cinquanta giorni di prigionia perché L, il grande detective, non voleva ammettere di aver sbagliato. Neanche a se stesso.

L il mito, L la leggenda. Guardatelo ora. Sembrava avesse paura del buio. Che storia interessante sarebbe stata per i giornalisti. Il più grande detective del mondo rannicchiato come un bambino, stretto a un cuscino con il pollice in bocca. Aveva forse nostalgia dell’orsetto Teddy? Stava per caso aspettando che la mammina arrivasse a svegliarlo con una tazza di latte e biscotti?

All’idea gli si incurvarono le labbra in un maligno sorriso silenzioso, e una risata gelida e fragorosa gli esplose nella testa, così forte che per un istante temette che Ryuzaki l’avesse sentita.

... E poi gli parve di risvegliarsi un’altra volta.

Il suo sorriso svanì all’istante, lasciando il posto ad un terrore puro che annullò ogni altra emozione. Era un terrore nuovo, mille volte peggiore della morte: il terrore di essere davvero sveglio.

Quella risata... quella terribile risata... di nuovo nella sua testa. E questa volta non gli sarebbe bastato aprire gli occhi per liberarsene.

La stessa risata del suo sogno...

Il terribile Kira, l’assassino, aveva il suo volto, il giovane e bellissimo volto di Yagami Light. E lui vedeva attraverso gli occhi di Kira, pensava come Kira.

Era Kira.

Al mondo c’erano ancora persone che meritavano di morire, e a lui spettava il compito di giudicarle ed epurare la società da loro. Non sapeva come Kira... come Lui avesse ucciso, sapeva solo che i designati erano morti ad uno ad uno. Non li aveva visti, ma per qualche motivo ne era certo. E ne gioiva. Era una gioia estasiante, che aveva fatto ribollire il suo sangue di un’euforia incontrollabile, il suo cuore palpitava, aveva i brividi. Era un sensazione meravigliosa. E poi era esplosa quell’infernale risata, fredda, impregnata del più maligno piacere. Una risata talmente forte da svegliarlo.

Ed ora, da sveglio, non poteva credere di essere stato lui. Ricordava vivamente ogni singola nota. Argentina, gracchiante, pura. E terribile.

E’ stato solo un sogno. Non potrei mai dimenticarmi di essere stato un assassino...

E se quel sogno non fosse stato un ricordo, ma l’espressione di un suo desiderio? Il pensiero fece tremare ogni goccia del suo sangue.

Il mondo era sporco. Uccidere i malvagi, purificarlo...

Se solo lui avesse potuto farlo, si sarebbe davvero tirato indietro? L’inevitabile risposta pulsava già rabbiosamente nella sua testa.

Ryuzaki aveva ragione. Lui non era Kira... Ma lo era sicuramente stato.

Un brivido gli corse lungo la schiena. La gelida risata di Kira risuonò di nuovo nella sua mente.

Serrò le palpebre più forte che poteva. Non voleva ascoltare. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Una lacrima gli carezzò la guancia e si infranse sul cuscino. Sollevò lo sguardo verso Ryuzaki, pregando con tutto sé stesso che fosse sveglio e potesse vederlo. Aveva un disperato bisogno di una parola di conforto, una parola che potesse distrarlo, una parola dal suo primo, vero amico. Ma Ryuzaki era ancora profondamente addormentato, perso in un beato sonno che stava cancellando quelle interminabili ore di veglia e di riflessione. Light si sorprese a sorridere e a desiderare che l’amico dormisse tanto da far sparire quei terribili segni dai suoi meravigliosi occhi scuri. Lentamente si mise a sedere e afferrò la coperta ripiegata ai piedi del letto, e la tirò su di sé e su Ryuzaki. Il ragazzo contrasse le palpebre e sospirò profondamente, quasi, pensò Light, in segno di gratitudine. Il suo respiro profumava ancora di cioccolato.

L, il grande detective. Goloso ed infantile. Light sorrise.

L, lo sai che gli Shinigami...

La risata di Kira esplose di nuovo nella sua testa. Senza suscitargli alcuna emozione. Aveva capito tutto. E il cuscino bagnato da quella singola lacrima era la prova tangibile che non era un’illusione generata dalla disperazione.

Il mondo aveva davvero bisogno di essere purificato. Eliminare assassini e criminali poteva essere una soluzione, non spettava a lui giudicare. Cosa avrebbe fatto se fosse toccato a lui il gravoso compito di punire i malvagi? Ancora non sapeva darsi una risposta. Ma una cosa la sapeva per certo: non avrebbe mai potuto provare un tale piacere nel dispensare morte. A nessuno. E se mai davvero fosse stato Kira...

...suona così assurdo ora...

... non lo era diventato per sua scelta. Forse era stato scelto per questo penoso compito da qualche divinità, e per quanto terribile potesse essere, doveva eseguirlo perché per qualche motivo solo lui poteva.

Non lo sapeva. Non ricordava. E preferiva non ricordare. Non sapere. Perché non gli sarebbe piaciuto. Anzi, probabilmente avrebbe odiato se stesso e avrebbe pianto fino all’ultima lacrima. Kira era un assassino. Non c’entrava niente con lui.

Perché Yagami Light non avrebbe voluto essere così.

E non bastava forse quello a renderlo innocente? Se l’inevitabile si fosse manifestato in tutta la sua terribile grandezza e lui avesse dovuto arrendersi alla verità di essere stato un assassino, sarebbe probabilmente morto, ma almeno sarebbe morto con la coscienza pulita.

In qualsiasi altro giorno, suonerebbe tutto assurdo...

Già, Kira aveva sconvolto la sua vita.

Guardò di nuovo Ryuzaki. E ringraziò di non essere solo ad affrontare questa terribile prova. Sollevò la mano e gli discostò delicatamente i capelli dal viso addormentato. Ryuzaki si mosse appena, stringendo ancor più le ginocchia al petto. Sembrava davvero un bambino. Un bambino senza tempo, senza passato.

Light non sapeva niente di lui. Neanche delle campane che tenevano compagnia a Ryuzaki in ogni suo sogno e in ogni sua veglia, e che suonavano ogni giorno più forte, ogni ora più forte. Mille volte più terribili della risata di Kira. E non sapeva neanche che presto avrebbero tenuto compagnia anche a lui, tragico suono di un destino che non avrebbe tardato.

Non lo sapeva. E non gli importava.

Chiuse lentamente gli occhi e si abbandonò al sonno, mentre i primi raggi del mattino squarciavano il cielo; il metallo delle manette premuto violentemente contro il polso arrossato, grottesco simbolo di una bizzarra amicizia.

  
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