Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Bay24    04/07/2013    4 recensioni
Come una fenice che risorge dalle sue ceneri, Sebastian stava risorgendo da quell’incidente come un nuovo Sebastian Smythe. Perlomeno lo stava facendo con Thad e la cosa gli piaceva, lo ammetteva.
Decisamente era una cosa a cui avrebbe potuto abituarsi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Piccola premessa: Succede che Grant si fa male cadendo dalla bicicletta (non ridete. Io sono capace di rompermi il culo cadendo dal marciapiede  o dai trampoli 14 cm che mi ostino a chiamare tacchi e non con il loro vero nome, ossia strumenti di tortura. Per cui ha tutta la mia stima, lo capisco) e facebook mi va in crisi perché pensa bene con il caldo e avendo un gesso addosso di tagliarsi i capelli quasi a zero. Ed ecco ragazzine in crisi, che si strappano i capelli a morsi per simpatia e gente che - non si è capito il perché - lo tratta come una merda, come uno che non ha mai fatto nulla, così tanto per non perdere il vizio di spalare merda su qualcuno ora che il tf è fermo.
Poi ci sono io che in tutto sto bordello  ci scrivo una os thadastian su!!
Smut senza pretese e nessuna trama quasi per quello che può essere visto che in questa ff Sebastian ha le stesse ferite (vabbeh, un po' esagerate via) del vero Grant!!
Ma mi pare ovvio!! Che sia comunque smut intendo. Credo scriverei thadastian rosse o arancioni anche se dovessi scrivere di un Sebastian ingessato dalla testa ai piedi.
Per la cronaca, in questa os Thad e Sebastian sono già scopamici. Sebastian è ancora deciso a conquistare Blaine (che però non appare nella ff, è solo nominato) solo per farselo e poi gettarlo via (come farebbe quello del tf, per capirci) e Thad invece è deciso a lasciarselo alle spalle per non soffrire più. Visto però che è lui che lo ha ferito, per puro caso, deve prima farsi perdonare. E credetemi, farsi perdonare da un Sebastian Smythe reso acido dal caldo, dal gesso e dal dover restare fermo a letto per la maggior parte del tempo, mica è tanto facile sapete??
BUONA LETTURA!!!

                                                                                                                           *****



                                                                                                                    " LA FENICE"





Era tutto pronto finalmente.

Ci aveva messo una mattina intera per sistemare ogni cosa, e aveva anche dovuto saltare le prove con il Glee Club anche se così vicini alle regionali, cosa per cui Wes, se fosse stato ancora lì, lo avrebbe picchiato con il suo prezioso martelletto. Ma alla fine ci era riuscito. Aveva fatto tutto quello che con un messaggio piuttosto spiccio, Smythe gli aveva chiesto (in realtà imposto) di fare.

Aveva sistemato la stanza spostando i mobili in modo che ogni cosa fosse più agevole e tutto fosse più confortevole per chi aveva subito un infortunio. Aveva messo i letti al muro opposto rispetto a dove si trovavano prima e ora erano divisi dalla porta del bagno e non solo dai piccoli comodini ai lati, di modo che il suo compagno avesse  a portata di mano il bagno quando ne avesse avuto bisogno senza doversi sforzare troppo per raggiungerlo. Aveva poi dotato il minifrigo (presente in ogni stanza) di ogni genere alimentare e bevande preferite da Smythe, prima di metterlo vicino al suo letto.

Aveva anche chiesto a Nick di prestare loro il suo schermo piatto 30 pollici per poter consentire a Sebastian di vedere dei film se voleva, dato che  se ne sarebbe dovuto stare fermo a letto  per parecchio tempo per via delle due costole rotte. Aveva dovuto dare in cambio al suo compagno le chiavi del piccolo chalet in montagna dei suoi per la bellezza di un mese, dove senz'altro Nick avrebbe portato la sua ragazza nei weekend. Ma tanto lui non lo avrebbe usato ora che Sebastian stava male, e alla fine ne era decisamente valsa la pena.

Era tutto perfetto adesso.
Mancava solo Sebastian. Secondo Hunter, che aveva saltato la scuola come lui ed era passato a prenderlo all'ospedale con Trent, sarebbe stato lì tra una ventina di minuti però.
E dopo sarebbe cominciato lo show.

Thad infatti non si illudeva che trattare un Sebastian Smythe con un braccio e due costole rotte, impossibilitato a certi movimenti e perciò nervoso, sarebbe stato più facile che trattare uno Smythe nel pieno delle sue forze e di solito strafottente e dolce quanto un porcospino. Con gli aculei di fuori. Ovvio.
Non era così ingenuo.

Però visto che l'infortunio di Sebastian era colpa sua, il minimo era che si prodigasse per farlo sentire a suo agio non appena fosse tornato a scuola. Obbedire alle sue richieste era dovuto.

In realtà Thad non aveva cercato di uccidere il suo insopportabile compagno di stanza e di squadra (e scopamico segreto da 5 mesi a quella parte) come molti sembravano credere alla Dalton. Anzi, la sua idea iniziale era stata quella di salvare Smythe, togliendolo  dalla linea di un giocatore avversario, soprannominato The Beast per la sua poca gentilezza, che durante l'ultima partita di Hockey su ghiaccio lo aveva letteralmente caricato dall'altra parte della pista senza che l'altro si accorgesse di nulla.
Ma era andato tutto storto. Complice la sua proverbiale sfiga.

Lui era sì arrivato da Sebastian prima di The Beast, ma lo aveva fatto con tale velocità e caricando tutta la forza sui muscoli per spedirlo lontano dalla linea di tiro di quel bestione che quando era arrivato da Sebastian la spinta che gli aveva dato lo aveva non solo spedito lontano ma anche fatto cadere, e per di più in modo sgraziato proprio sul braccio che si era rotto, procurando per il contraccolpo anche le fratture alle costole.

Quando aveva sentito le urla di Sebastian, Thad si era un po' sentito morire.
La mattina prima di quella partita avevano anche litigato ed era dall'ora di pranzo  che non si rivolgevano la parola.
Motivo: Blaine Anderson, come al solito.

Da quando Sebastian aveva saputo che Hummel lo aveva lasciato, per motivi ancora ignoti, non faceva altro che fare il cascamorto con lui e provarci ovunque lo beccasse. Colpa di Clarington, diceva, che lo aveva sfidato a conquistarlo per convincerlo a tornare alla Dalton e unirsi di nuovo ai Warblers. Come se Blaine cambiasse scuola solo per interesse verso un ragazzo. Ok, in teoria lo aveva già fatto una volta. Ma lo aveva fatto per Kurt. E lui era la sua eccezione, non la regola.

Ma Thad sapeva che non era solo per quello che Sebastian aveva ripreso a inseguire Blaine.
No.
Blaine era ancora quello che gli aveva detto no. Per cui era una partita ancora aperta, quello che doveva essere conquistato per forza. A Sebastian non fotteva un cazzo di Blaine. Era solo un bel culo che non si era fatto. Doveva rimediare a questo. E ora che c'era la possibilità di averlo, fosse solo per dolore, Sebastian se ne voleva approfittare. Tutto qui. Poco importava che ci fosse anche Thad, adesso.

Sebastian non aveva nascosto fin dall'inizio di quella cosa tra loro che il suo bersaglio principale sarebbe sempre stato Anderson e che se avesse avuto la possibilità se lo sarebbe fatto senza pietà, è vero. Ma questo non rendeva le cose più facili da digerire per Thad.

Erano mesi del resto che lui e Smythe non erano più solo compagni di stanza che non si sopportavano. Fin dal compleanno di Nick, quando complici una vodka lemon e un cuba libre di troppo lui e Smythe erano finiti a letto insieme, e Thad aveva passato i 4 giorni successivi chiuso in camera con una finta influenza perché non riusciva a muoversi senza zoppicare visibilmente.

Era stato incredibile scoprire che loro due sapevano fare scintille sotto le lenzuola amandosi, come sopra le facevano litigando per ogni minima cavolata.  E alla fine non avevano più smesso.
Smythe aveva anzi proposto quella specie di patto da compagni di stanza con benefici, e Thad aveva detto subito di sì perché all'inizio la cosa per lui era solo sesso. Magnifico, caldo, umido sesso da favola. E non esisteva che un 18enne dicesse di no a una cosa simile.

Ora  la cosa non era più solo sesso però. Almeno non per lui.
Come nel più banale cliché da romanzetto rosa per ragazzine con la sindrome di Hello Kitty, quel loro gioco tutto sesso e niente sentimenti per comodità tra due compagni di stanza, si era presto trasformato in qualcosa di più intenso e coinvolgente e Thad aveva finito per essere travolto dal fascino tutto animalesco e poco gentile di Smythe.
Dalla sua insospettabile vena dolce e dalla sua intelligenza ironica e acuta.
E dal suo corpo che... cavolo!! quando era nudo era meraviglioso.
Se ne era innamorato come una 12enne alla sua prima cotta, per dirla tutta. E ci aveva messo un po' ad ammetterlo, ma alla fine se ne era reso conto.
Thad Harwood amava Sebastian Smythe, per intero, non solo il suo cazzo o la sua bocca.

Non avrebbe mai confessato i suoi sentimenti a un ragazzo che non lo chiamava nemmeno per nome durante il sesso però, nonostante se lo scopasse in ogni modo possibile e immaginabile,  e in ogni luogo agibile e non. Letteralmente.
Sarebbe stata la fine per lui.

E sapeva che la cosa migliore sarebbe stata smettere quella cosa tra loro e andare oltre. Ma non ci riusciva. Ogni volta che si convinceva che non c'era altro da fare, matematicamente Sebastian faceva qualcosa che gli rendeva impossibile darci un taglio e lo invischiava di più in quei sentimenti complessi.

Ne aveva fatte letteralmente  di cotte e di crude per far scappare Sebastian così. Se fosse stato lui a mollarlo, Thad si sarebbe dovuto solo adeguare ed era certo che avrebbe potuto dimenticarlo.
Così aveva programmato cene romantiche, gite fuori porta, regali imbarazzanti, tipo fiori e cioccolatini. Sebastian però, invece di spaventarsi, aveva cercato un modo per distogliere la mente dell'altro da quelle cose malsane e  lo aveva ripagato sempre con exploit erotici che... se mai avesse incontrato leggende porno come Rocco Siffredi, italiano ma noto anche da loro, questi gli avrebbe di sicuro chiesto l'autografo, Thad lo sapeva.

Non aveva smosso nulla in pratica. Sebastian alla fine gli aveva solo chiesto se si comportava in modo strano perché si stava annoiando a scopare solo con lui e gli aveva proposto una cosa a tre. Cosa che Thad aveva rifiutato. Salvo poi restarsene chiuso in camera sua la sera stessa a guardare Sebastian farsi sotto il suo naso un ragazzino  incontrato allo Scandals.
Giusto per dare una scossa al tutto aveva detto l'altro, quando gli era piombato in camera con quello sconosciuto.

Il modo in cui Smythe lo aveva guardato per tutto il tempo mentre affondava nel corpo di quel ragazzetto lo aveva ucciso e fatto rinascere in una botta sola.
C'era desiderio puro nei suoi occhi chiari, solo per lui. C'era lussuria. C'era il fatto che quando Sebastian chiedeva al ragazzetto: "ti piace essere scopato così?" era in realtà a Thad che lo chiedeva e la cosa lo aveva fatto sentire del tutto inutile ma anche indispensabile. Erotico ma invisibile. Voluto ma non preso.
Tremendamente bisognoso di essere scopato (cosa che in effetti Sebastian aveva fatto subito dopo quando erano rimasti da soli) e al tempo  stesso schifato.

Era stato interessante vedere Sebastian martoriare senza pietà il corpo di un altro immaginandosi chiaramente di fare quelle cose  a lui. Aveva preso a toccarsi incitato dalla voce roca di Sebastian allora. Quando era venuto anche Sebastian lo aveva fatto, dentro il ragazzetto.

Ma Thad continuava a preferire quando l'altro dimostrava il suo desiderio per lui scopandosi solo lui, quindi la cosa per quanto eccitante non si era ripetuta più.
E i suoi tentativi per farsi scaricare erano ripresi più subdoli e complicati che mai forti del fatto che quelle cose a tre erano proprio il genere di cose che Thad non voleva succedessero in una sua ipotetica relazione con un ragazzo. Perché lui voleva i grandi gesti. I bigliettini smielati. I fiori e i cioccolatini. Voleva un ragazzo che conoscesse i suoi gusti e si ricordasse le cose che diceva.
Voleva un ragazzo che non avesse paura della vera intimità.

E allora erano iniziate anche le liti tra loro. Quelle serie. Quelle che li portavano a non parlarsi per giornate intere.

Erano entrambi nervosi e scattavano per un nonnulla. Sebastian era nervoso perché non capiva cosa succedesse a Thad e Thad lo era perché non riusciva ad ottenere quello che voleva. Probabilmente  lo avrebbe fatto solo se si fosse esposto chiaramente, dichiarando ciò che sentiva, cosa che però non intendeva minimamente fare.

Eppure nessuno dei due arrivava mai davvero a mettere la parola fine a quella cosa tra loro. Si urlavano contro e si trattavano male. Sebastian di quando in quando usciva e andava a scoparsi altri, ancora faceva il filo a Blaine, e Thad ne soffriva ogni santa volta ma nessuno dei due diceva davvero basta.
Sebastian tornava sempre da Thad e, anche quando non avrebbe voluto farlo, Thad era lì ad attenderlo.

Ogni volta.
Finora almeno.

Spedirlo all'ospedale con una marea di ossa rotte non era forse il modo più gentile e giusto  per far finire una storia,  ma Thad sembrava aver ottenuto quello che cercava alla fine.

Non era stato a trovarlo all'ospedale ad esempio, perché si sentiva in colpa e comunque  Sebastian gli aveva fatto sapere tramite Trent che lo avrebbe castrato con i denti se lo avesse visto. Del resto lui era davvero convinto che Thad lo avesse colpito per ripicca - vista la litigata su Blaine della mattina - e non per salvarlo da The Beast .
E Thad glielo aveva  lasciato credere beccandosi anche una sospensione per ben  tre partite di hockey.

Ora però dopo una settimana di ricovero, Sebastian stava per tornare in quella stanza e Thad aveva tutta l'intenzione di essere un bravo infermiere per lui.
Ok. Non che proprio - proprio ne avesse intenzione lui. La sua idea iniziale era stata anzi quella di lasciare proprio la stanza. Ma Sebastian gli aveva fatto sapere che visto che gli doveva il resto dell'suo ultimo anno scolastico al liceo, a cui mancava veramente poco per finire, e molte cose che si sarebbe perso a causa di quell'infortunio, ora era suo dovere accudirlo come un bravo schiavetto. Se non voleva che Sebastian passasse direttamente alla vendetta più cupa ovvio.
Così Thad aveva detto ok.

Del resto glielo doveva. Era  davvero  colpa sua se si sarebbe perso alcune delle cose più importanti di quel loro ultimo anno lì alla Dalton. La finale di hockey e le regionali con il Glee, tra le altre cose.

Sistemando lo stereo di Smythe in modo che fosse vicino al suo letto, Thad concesse una nuova dubbiosa occhiata alla stanza.
Era tutto perfetto, ma se si fermava a guardarlo per troppo tempo avrebbe cambiato almeno altre 30 cose. Per fortuna  un chiacchiericcio di fondo e un lieve bussare alla porta gli fecero capire che non c'era più tempo. Così si voltò verso lo specchio  per vedere come stava. Si era tolto la giacca per via del caldo e aveva le maniche della camicia rigirate sopra i gomiti. La cravatta giaceva abbandonata sul suo letto e i primi bottoni della camicia erano slacciati.

Sebastian adorava vederlo indossare la camicia  in quel modo. Lo definiva sexy ogni volta. E   Thad pensò di lasciarla com'era. Se Smythe era ancora alterato con lui come era sembrato al telefono in tutti quei giorni, avrebbe avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile per non farsi sbranare da lui non appena gli fosse capitato davanti.

E poi c'era anche quella piccola parte di lui che seppur decisa e lieta di avere finalmente un vero appiglio per finire quella cosa tra loro, aveva sentito la mancanza di Sebastian in quella  settimana, della sua voce, delle sue mani che passavano decise e possessive sul suo corpo. Del suo calore e profumo. Gli sarebbe piaciuto vedere quello sguardo caldo e pieno di lussuria che Sebastian riservava solo a lui quando ciò che vedeva gli piaceva.
Giusto un po', per goderselo un’ultima volta.

Con un ultimo sorriso alla sua immagine riflessa, Thad si voltò e finalmente aprì la porta che aveva chiuso a chiave solo per non essere disturbato da nessuno mentre lavorava per Smythe.

"Alla buonora, Harwood. Secondo le ultime notizie questa era anche camera mia. Che cazzo ci faceva la porta chiusa chiave, eh?" Con queste amorevoli parole Smythe si stagliò in tutta la sua altezza, ora un po' incurvata dal dolore alle costole, davanti alla porta della loro camera. Lo sguardo truce e il tono adirato, fece un passo avanti dando una spallata con il braccio ingessato a Thad per farlo spostare.

"Bentornato, Sebastian. Che bello rivederti" sussurrò ironicamente Thad allora non perdendosi l'occhiata di pura pietà che gli lanciò Trent rimasto sulla porta con Hunter.

"E' nervoso peggio di una donna mestruata. Divertiti" sussurrò al suo orecchio Hunter che gli passò deciso il borsone di Smythe e subito dopo prese Trent per un braccio e lo tirò letteralmente via sparendo dalla vista in un baleno .

Thad chiuse la porta su cui  appoggiò la fronte per qualche secondo. Poi  prendendo un profondo respiro si girò per vedere cosa stava facendo Sebastian.
Stava guardando attentamente la stanza, ovviamente. Passando da un letto all'altro. Al suo prezioso stereo e al nuovo televisore ora presente in camera.

"Che cazzo è successo qui?" chiese poi burbero senza però guardare Thad in faccia.

"Ho spostato un po' di cose come hai chiesto tu." Tentennò Thad nella risposta chiedendosi cosa ci fosse che non andava nella nuova disposizione. Aveva aggiunto due o tre dettagli forse, ma nulla di eclatante. Per il resto aveva seguito per filo e per segno il disegnino che Sebastian gli aveva fatto avere tramite Blaine, due giorni prima. Probabilmente per rendergli noto, dato che sapeva quanto la cosa lo infastidisse, che Blaine era libero di andarlo a trovare all'ospedale ogni volta che voleva e che nonostante tutto lui continuava a provarci spudoratamente, come lo stesso Blaine aveva infatti riferito scocciato a Thad.

Sebastian si voltò finalmente a guardarlo a quelle parole e lo squadrò da capo e piedi con il solito sguardo cupo e truce. Sembrava indeciso tra l'ucciderlo ora o dopo, e alla fine dovette decidere di rimandare fosse solo perché al momento aveva bisogno di lui. "Vorrei farmi una doccia adesso ma ovviamente, per colpa tua,  non posso. Per cui ti dispiacerebbe prepararmi la vasca per un bagno?"

Nessun commento sul lavoro svolto da Thad per lui. Nessun grazie.
Tipico!
E Thad che si era illuso che l'altro avrebbe reso un minimo di giustizia al lavoro fatto. Invece no. Comandava e basta.

Thad stava così per rispondere che se doveva proprio scegliere avrebbe preferito non preparargli nessuna vasca perché gli dispiaceva eccome doverlo fare per un essere così ingrato. Ma del resto, se era in quella situazione, la colpa era tutta sua che non aveva le palle di dire a Smythe che era finita, e poi attenersi al piano evitandolo.
Così fece  un gesto affermativo con la testa e si diresse in silenzio in bagno a preparare la vasca che riempì di acqua calda mettendo poi sul ripiano più basso del mobile vicino tutti i prodotti che Sebastian era solito usare quando si lavava.

Quando uscì, notò che l'altro aveva preso il suo borsone da terra e lo aveva appoggiato sul letto per togliere i vestiti che erano ancora dentro. Quella azione doveva essergli costata molta fatica perché era tutto sudato e l'espressione dipinta sul suo volto era di puro dolore.

"Se vuoi sistemare i vestiti nell'armadio posso farlo io per te. Intanto la vasca è pronta." Disse dolcemente e fu più forte di lui, perché per quanto fosse stronzo con lui non sopportava di vedere Sebastian sofferente. E a causa sua. Poi subito dopo si lasciò scappare la domanda per cui sapeva che Smythe lo avrebbe preso in giro a vita. "Hai bisogno di una mano per lavarti?"

Non c'era malizia nella sua richiesta, solo il disperato bisogno di rendersi utile per l'altro in quel momento in cui lo vedeva così fragile e debole. Ma non fu con questa ottica che la vide Sebastian. Ovviamente. Lui del resto non vedeva mai nulla con ingenuità. Se non altro questo nemmeno la botta lo aveva cambiato.

Dire che le sue  sopracciglia schizzarono fin quasi all'attaccatura dei capelli per la sorpresa sarebbe stato usare un eufemismo. Ma poi il suo solito sorrisino malizioso fece di nuovo capolino e regalò al suo volto una luce tutta nuova."Harwood, sarò anche ridotto come una sardina passata sotto un caterpillar ma riesco ancora a lavarmi il culo da solo. Certo, se hai un’idea diversa su come usare la vasca e le tue mani sul mio suddetto culo, vieni pure. Sarò lieto di farti un po' di spazio."

In quel momento, e anche Thad se ne rendeva conto, di tutto avrebbe dovuto fare tranne che sorridere di quella battutina così tipica per Sebastian da essere quasi imbarazzante. Ma fu più forte di lui.

Per un secondo fu come se l'incidente non ci fosse stato  e lui e Sebastian non avessero passato quei giorni  a parlarsi solo per telefono e solo per offendersi. O meglio Sebastian offendeva. Lui si limitava a incassare e basta a questo giro.

Ma poi Sebastian all'improvviso cambiò espressione del volto  che divenne di nuovo duro e freddo, e si mosse per dirigersi verso il bagno;  il modo in cui se ne restava diritto e camminava lentamente per via del dolore alle costole riportò dolorosamente alla memoria di Thad il suo senso di colpa.

"Mi dispiace. Davvero. Io non volevo..." iniziò a dire quindi. Perché in effetti non gli era ancora riuscito di scusarsi per davvero per tutto quello.

Sebastian  si irrigidì all'istante e anche se in quel momento non lo vedeva in viso Thad sapeva che la sua espressione si era di nuovo  ulteriormente indurita.
"Immagino." Lo freddò infatti interrompendolo, e dal tono di voce si capiva che non era per niente convinto."La prossima volta che hai da dirmi qualcosa, tira fuori le palle e  fallo invece di caricarmi come un toro impazzito. Ci guadagneremo entrambi. E adesso cerca di restare fermo dove sei. Se mi serve il tuo aiuto non voglio dover urlare per ore prima che tu senta." Poi entrò in bagno e vi si chiuse dentro. Lasciando Thad a darsi dello stupido nell'altra stanza.

Quando ne uscì un paio di ore dopo era notevolmente più nervoso e arruffato.
Aveva voluto fare il bagno da solo, ma di sicuro anche solo spogliarsi doveva essergli costato una bella fatica tra il braccio ingessato e le costole rotte se Thad avesse dovuto giudicare dalle imprecazioni che aveva sentito venire dal bagno per tutto il tempo.

Non aveva mai chiesto a Thad di entrare per aiutarlo però.
Ma Sebastian era così. Non chiedeva aiuto a meno che il farlo non fosse utile per mortificare qualcuno che non fosse lui.

Metti un Sebastian Smythe su un letto, impossibilitato ad alzarsi come e quante volte vorrebbe e avrai in cambio la versione moderna e più carina - e decisamente meno verde -  dell'incredibile Hulk.

Sebastian non aveva mai brillato per particolare simpatia o gentilezza nei confronti di Thad nemmeno quando se lo scopava, ma se non altro a modo suo era divertente. In quella  settimana   invece - e a detta di tutti quelli che erano stati a trovarlo - era diventato  letteralmente intrattabile.

Un po' per colpa del caldo insopportabile - le stanze avevano l'aria condizionata ma senza senso veniva aperta solo il pomeriggio dopo le 16 finita la scuola  e la sera, forse per scongiurare chiunque avesse voluto saltare le lezioni per dormire un po' di più - e un po' perché si sarebbe perso  tutte le grandi cose come la finale di hockey contro i Gladiator, o le regionali di canto coreografato con i Warblers, e un po' perché non sopportava il noioso tutor che era passato ad informarlo all'ospedale  che gli avrebbe fatto lezione in camera durante la sua convalescenza per non farlo restare indietro ogni mattina, fatto sta che nelle ore che seguirono il suo ritorno alla Dalton divenne via via  sempre più scorbutico e intrattabile.

In effetti Sebastian avrebbe dovuto passare la convalescenza a casa. Ma né sua madre né suo padre erano in America in quel periodo, e avevano pagato la scuola affinché provvedesse ai bisogni del figlio durante la convalescenza. Sempre meglio che lasciarlo alle cure del domestico filippino che nemmeno parlava bene l'inglese.
Insomma era sull'orlo di una crisi di nervi, e scattava per un nonnulla.

Ed era Thad a  pagarne il prezzo pieno. Ovviamente.

Per tutto il pomeriggio lo  tartassò di richieste assurde quali  panini con il burro di arachidi e la marmellata di fichi, o altre stranezze simili che non mangiava comunque e che nella mensa ovviamente non si trovavano e che Thad doveva uscire a procurarsi al vicino supermercato, uscendo dal dormitorio di nascosto per andare a procurargliele.

Per preparare la stanza per lui, Thad  aveva in pratica saltato le lezioni quella mattina e se un insegnante lo avesse visto in giro e in salute gli avrebbe fatto rapporto. Sebastian lo sapeva ma la cosa sembrava non toccarlo minimamente.
Anzi sembrava divertirsi nello spedirlo in giro proprio quando le varie lezioni erano quasi terminate o i vari club finivano le riunioni e era quindi assai probabile che qualche professore girasse anche per i dormitori dove molti di loro pernottavano come alcuni dei ragazzi.

C'erano volte in cui Thad si ribellava, ma a Sebastian bastava ricordargli che era colpa sua se era ingessato, incatenato al letto e impossibilitato a guidare e subito a Thad passava ogni voglia di lottare e opporsi e faceva ciò che l'altro chiedeva.

"Vedilo come un servizio utile"gli aveva detto Jeff una volta che tornando in camera lo aveva beccato che sgattaiolava attraverso una porta finestra per andare a comprare a Sebastian del gelato al rabarbaro. Ma esisteva poi?
"Più lui fa lo stronzo" aveva continuato Jeff, "più tu hai buoni motivi ai quali attaccarti per mandarlo a quel paese. Sarebbe stato molto peggio, non credi? se lui fosse tornato ferito per causa tua e fosse stato una povera anima in pena bisognosa di cure. Coglione come sei saresti rimasto a farti prendere in giro solo per pietà e senso di colpa."
Il che probabilmente era anche vero.

Verso ora di cena , quando ormai stanco morto per l'ennesima corsa fuori dal dormitorio per procurarsi del frappuccino con cioccolato fondente, latte parzialmente scremato, decaffeinato e mocha o un’altra cazzata simile, Thad rimise piede in camera si trovò davanti una scena molto particolare.
Sebastian se ne stava  infatti seduto a letto con il volto stravolto dal dolore e gocce di sudore che scendevano copiose dalla sua fronte.
I suoi capelli erano schiacciati in un modo strano ma lì per lì Thad non ci diede molto peso.

Preoccupato che si fosse fatto male fece cadere il frappuccino a terra e corse subito da lui. Che invece di accoglierlo con il solito ringhio alzò semplicemente il viso a fissarlo e sussurrò un: "Acqua, per favore."

Thad non si stupì quando, dopo avergli portato un bicchiere d'acqua pieno dal bagno, lo vide prendere un antidolorifico.
"Cosa stavi cercando di fare? Lo sai che con le costole rotte non puoi muoverti." Lo riprese poi usando un tono petulante da mammina preoccupata che infastidì lui stesso.

"Sì, grazie Mister Ovvio. Me ne sono accorto, cazzo" rispose Sebastian cupo."Volevo solo...oh cazzo!! Volevo radermi un po' i capelli, ok? Siamo in maggio santo cielo!! Mi fa caldo bloccato a letto e mi fa caldo  chiuso in questa stanza per tutto il giorno. L'ho sofferto per tutta la settimana in ospedale e qui per colpa di quel pidocchioso del preside non è meglio. Ho un cazzo di gesso addosso e... oh, al diavolo" rinunciò poi gettando sul letto di Thad la macchinetta che aveva stretto fino a quel momento in mano.

Solo allora Thad vide che si trattava di un depilatore elettrico e  capì cosa esattamente era successo ai capelli di Sebastian.
Erano schiacciati da una parte perché li aveva rasi. Perlomeno ci aveva provato. Probabilmente dopo si era accorto che con un braccio ingessato e due costole rotte non poteva arrivare anche sulla nuca, ma oramai aveva iniziato e poteva solo continuare. Testardamente. Doveva essersi fatto davvero molto male.

"Non è come con Ercole? Se ti tagli i capelli non perdi tutto il tuo fascino?"lo punzecchiò divertito Thad leggermente scioccato all'idea che Sebastian avesse maturato quella decisione.

Non ce lo vedeva con i capelli rasati.
Lui adorava quel suo ciuffetto ribelle. Adorava immergere le mani nei suoi capelli mentre scopavano. Adorava anche tirarli durante l'atto. E Sebastian era come lui.

"Achille. Era Achille quello, ed era  il tallone non i capelli, Harwood. E comunque la faccia è sempre quella. E resta bella. Io sono tutto bello, non solo nei capelli."

"Complimenti per l'autostima, Smythe. Ma sono sicuro che fosse un altro quello che perdendo i capelli perdeva anche....qualcosa." Lo canzonò Thad lasciandosi andare a una risatina.

"Ah per favore... parli come se non ti piacesse tutto di me. E comunque di sicuro non era Ercole quello che doveva perdere i capelli per perdere pure la forza." Lo rimbeccò Sebastian ridendo divertito con lui.

"Davide o Golia?"continuò Thad che sapeva benissimo che il nome che cercava era Sansone, come lo sapeva d'altro canto Sebastian.
Potevano anche passare giornate intere a scopare e basta ma frequentavano pur sempre una delle migliore scuole dell'Ohio. E loro erano entrambi due studenti modello.

Ma era così che giocavano loro.

E Thad a un tratto ebbe una personalissima epifania.
Lo stavano facendo di nuovo alla fine.
Per quanto si fossero trattati con freddezza per tutto il tempo da che Sebastian era tornato, adesso  eccoli lì a ridere e scherzare tra loro come se la lite e la settimana di distacco non ci fossero mai state e nulla tra loro fosse cambiato. Lo era invece, in quei giorni. E non solo perché adesso erano costretti a dividere la stessa stanza senza scopare, una bella novità questa già di per sé. Ma soprattutto perché non avevano  fatto altro che trattarsi quasi come estranei  per quasi 8 giorni. Estranei che dipendevano l'uno dall'altro adesso forse, ma pur sempre estranei.

Sebastian era stato freddo e scostante e non solo scorbutico per via del dolore, con lui per tutto il pomeriggio.
E adesso una battuta e due risate, e tutto sembrava di nuovo come prima. Nel giro di pochissime ore.

Dio, come avrebbe voluto che fosse così.
Perché  un conto era capire razionalmente che uno come Sebastian Smythe non era e mai sarebbe stato il ragazzo giusto per lui. Un altro era farlo accettare al suo cuore.
E si sa che il cuore segue sempre una strada tutta sua, giusto o sbagliato che sia. Negli affari del cuore cose come razionalità, orgoglio, vendetta... non hanno mai vita lunga del resto.

"Lo faccio io" esclamò così Thad fissando l'altro in volto.

"Cosa vuoi fare tu?" gli chiese Sebastian confuso.

"Ti raso io, se proprio vuoi farlo."

Sebastian lo guardò colpito. Poi abbassando gli occhi sulle proprie mani disse con voce bassa: "Per volere voglio. E' che..."

"Cosa? Pensi che potrei fare un disastro? Si tratta di rasarti i capelli Sebastian, non di farti una figura geometrica in testa. Non ci vuole tanto. Devo solo passare la macchinetta sopra i tuoi bei cappelli folti e farglieli mangiare. Che ci vuole? Potrei versare qualche lacrima nel vederli cadere, lo confesso. Ma di per sé, non è una cosa difficile da fare."

Sebastian lo squadrò di nuovo a quelle parole. Quasi lo stesse soppesando. Se c'era una cosa a cui Smythe teneva quasi in modo maniacale, questa erano proprio i suoi capelli. Per lui doveva essere costata già una certa fatica decidere di rasarsi. Il minimo era farlo per bene adesso.
 
Thad gli voltò le spalle per prendere in mano la macchinetta lanciata sul letto da Sebastian, certo che la risposta del suo compagno di stanza sarebbe stata una e una sola. Sebastian teneva ai suoi capelli ma notoriamente non era un tipo paziente. Se soffriva il caldo  come diceva, sarebbe andato fino in fondo anche in quella cosa. Oltretutto c'era già una striscia di capelli rasati poco sopra il suo orecchio destro. Non aveva più scelta. Infatti  quando Thad si rivoltò verso di lui lo vide tenere le spalle erette con quella sua solita fierezza mista e strafottenza che lo contraddistingueva.

"Ok, Harwood. Dacci dentro. Ma occhio, perché se mi rovini i capelli sarai mio schiavo per più di un mese, altro che pochi giorni. E dovrai fare tutto, tutto quello che ti dirò."

"Hmmmm… cos'è? Una minaccia questa?" chiese malizioso Thad, e per un attimo si sentì anche un idiota per non aver saputo evitare di vederci un pizzico di malizia in quella frase.

Non si fermò a vedere come aveva reagito Sebastian comunque, e salendo sul letto si mise direttamente in ginocchio  dietro alle sue spalle.
Avrebbe dovuto pulire  il letto e anche per terra dopo, lo sapeva. Ma obbligare Sebastian a stare in piedi davanti al lavandino era chiedere troppo.

Thad accese la macchinetta e prendendo un profondo respiro la avvicinò ai capelli di Sebastian.
Si concesse un attimo per stringere una delle ciocche tra le mani prima di avvicinare la macchinetta ai capelli e passarla in una striscia regolare dal sotto fino all'attaccatura sulla tempia. In un unica mossa.
Doveva agire alla svelta o si sarebbe fermato e non avrebbe portato a compimento quello che definiva solo uno scempio.

Smythe aveva un piccolo specchietto in mano che alzò per vedere quello che stava facendo Thad dietro di lui quando vide pioversi davanti agli occhi le ciocche divelte.
Thad non si fermò, e senza riflettere molto attaccò una nuova striscia passando di nuovo la macchinetta da sotto all'attaccatura. Portò una mano ad accarezzare il collo di Sebastian e lo obbligò ad abbassare un po' la testa per poter avere una visuale migliore di ciò che faceva.
Poi si alzò di più sulle ginocchia attaccando il proprio busto alla schiena di Sebastian in modo da avere più controllo sui suoi e i movimenti dell'altro.

Non gli ci volle molto per riuscire a rasare tutta la testa.
Quando pensò di aver finito passò una mano su tutta la testa di Sebastian e la strana sensazione dei capelli corti e adesso un po' ispidi sotto le mani lo stupì.
Non era spiacevole come sensazione.

Anche Sebastian, che stava ancora guardando nello specchietto, portò una sua mano ad accarezzarsi la testa che nel movimento finì sopra quella di Thad che ancora si muoveva delicatamente.
Il brivido fu immediato e entrambi sapevano di averlo sentito.

Erano 10 giorni esatti che non stavano insieme del resto.
Prima della lite per Blaine e l'incidente c'era stato un mezzo casino con Jeff, e Thad aveva passato quasi una settimana intera in camera con il suo migliore amico cercando di fargli dimenticare l'ennesimo tradimento della sua ragazza, invece che lì con Sebastian.
Tra la scuola, le prove con il Glee, i compiti e i casini degli amici, lui e l'altro non avevano passato molto tempo insieme. Da soli. Per questo quando 4 giorni dopo Thad era piombato in camera intenzionato a concedersi finalmente un po' di sano sesso con lui e lo aveva invece trovato che faceva il cascamorto con Blaine al telefono - che ci stava più di quanto non facesse in effetti quando erano faccia a faccia - e si era anche sentito dire “aspetta”, quasi a lui non fossero pesati quei 4 giorni di lontananza, aveva perso del tutto il controllo e aveva finito per litigare con lui.

E in effetti il motivo era stato valido ma stupido il modo in cui Thad aveva pensato di far valere i suoi diritti da scopamico.
Sebastian non era uno che si doveva prendere per sfinimento. Era uno che si conquistava puntando dritti al sodo. O ignorandolo. Cosa che a Thad nemmeno riusciva tanto bene.

Scuotendo la testa per cercare di cancellare quella sensazione di calore e bisogno, Thad  tolse la mano da sotto quella di Sebastian e si alzò per dirigersi in bagno dove intendeva mettere la macchinetta sotto il getto dell'acqua per pulirla, ma una mano dalla presa forte si piantò sul suo polso e lo fermò.

"E' un buon lavoro" gli disse Sebastian fissandolo dritto negli occhi.

"Grazie. Ti fa... ti fa ancora male?" chiese poi Thad puntando un dito verso le sue costole. Il calore della mano di Sebastian che sembrava non voler lasciare la presa sul polso di Thad stava diventando fuoco puro per lui. E i suoi occhi, quegli stessi occhi che non sembravano essere in grado di staccarsi dai suoi,  lo fissavano come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto .

Sebastian con i capelli così corti non era per niente male.
Sembrava più maturo, più uomo. Più duro a tratti, ma era una cosa che non disturbava Thad. Per niente.

"Un po' ancora" sussurrò Sebastian, e a Thad ci volle qualche attimo per ricordarsi della domanda che lui stesso aveva posto.

Ma poi lo fece, e una nuova idea accompagnò quella consapevolezza.
Perché diamine... perché no?
Perché no?

"Scommetti che un modo lo trovo per farti dimenticare un po' il dolore?" sussurrò così Thad fissando ancora negli occhi Sebastian, che di rimando lo fissò con sguardo caldo e il suo sorriso malizioso di nuovo a increspargli le labbra.

"Potresti provarci... riuscirci è da vedere" lo stuzzicò, e Thad capì che aveva già intuito cosa intendesse dire.
Del resto fra loro era sempre così. Una parola, uno sguardo, una lieve stretta di mano e subito si capivano.

"Mi sottovaluti, Smythe."

"Dimostrami che mi sbaglio, Harwood."

"E' un ordine anche questo?"

"Sì" fu la risposta sussurrata di Sebastian. Ma non era solo un ordine.
Era anche un invito, e a Thad non serviva altro.

Sorridendogli furbescamente tolse il polso dalla presa della sua mano, poi  lo spinse delicatamente fino a farlo stendere sul letto  e lo osservò un po' per vedere se quella posizione fosse scomoda o meno per lui.

Sebastian aveva gli occhi chiusi ma era una cosa dettata dall'aspettativa e dal piacere, e non dal dolore.  Thad lo capiva.
Sorridendo si inginocchiò davanti alle sue gambe allargate e massaggiò le sue cosce da sopra i pantaloncini che aveva indossato dopo la doccia  beandosi della sensazione dei muscoli forti e potenti che vi guizzavano sotto.

Posò la bocca aperta sul suo membro che iniziava già a indurirsi da sopra la stoffa e depositò un piccolo bacio proprio lì. Quel gesto fece ridacchiare Sebastian che però non aprì gli occhi.

"E' il tuo modo per chiedermi scusa questo, Harwood?" pigolò Sebastian divertito.

"E' il mio modo per farti stare bene. Sei tu quello che deve scusarsi per avermi trattato come uno schiavo tutto il giorno." Lo rimbeccò Thad subito. Non stavano davvero litigando come sembrava. Giocavano, fingevano. Quello era il loro modo di punzecchiarsi.

"Tecnicamente tu devi farti perdonare la rottura di ben tre ossa. Diciamo che siamo pari?" chiese con voce notevolmente più seria Sebastian, agitandosi un po' sotto le mani di Thad.

"Andata" sussurrò Thad,  poi si tirò su e con mani delicate prese ad aprire la cerniera dei pantaloncini di Sebastian che sfilò poi da sotto il suo sedere  con grazia e pazienza insieme ai boxer cercando di non far fare all'altro movimenti bruschi.

Era nudo adesso e avrebbe voluto poterlo seguire ma in quel momento era a Sebastian e a lui solo che Thad voleva pensare.
Alzando lo sguardo a incatenarlo a quello di Sebastian, adesso vigile e piegato con la testa in avanti per quanto le costole glielo permettevano apposta per osservare  i movimenti dell'altro, Thad disse: "Non ho mai avuto intenzione di farti male. Scusami."
E poi riabbassò la testa e leccò l'erezione dell'altro dal basso verso l'alto.

"Cazzo, Thad" gemette Sebastian ma lui non si prese la briga di guardarlo di nuovo e prese tutta l'erezione tra le labbra cominciando a suggerla con euforia.

Mossa la testa su e giù, avvolgendo la lingua intorno al glande, e portò una mano  a stringere i testicoli come sapeva che a Sebastian piaceva.
L'altro ripagò i suoi movimenti con un sonoro gemito  e con un movimento convulso dei fianchi, che provò a spingere ancora di più in avanti, e  che fu accompagnato anche da un verso di dolore.

Thad allora si staccò dal suo pene, preoccupato che l'altro si fosse fatto davvero male ma Sebastian lo stava guardando storto solo perché si era fermato, e Thad sorrise al tempo stesso sollevato per lui e lieto per se stesso di non doversi fermare.

"Harwood, riporta le tue labbra dove erano. Voglio scopare la tua bocca" comandò con tono poco gentile Sebastian, e Thad ridacchiò.

"La cosa schiavo/padrone non è vera, te ne rendi conto? Non puoi comandarmi."

"Oh dannazione, Harwood. E' tutto il giorno che lo faccio, non dirmi che intendi ribellarti proprio adesso?"

La risposta di Thad fu espressa quando portò entrambi  le mani sulla vita di Sebastian e con voce bassa e rauca disse: "Stai fermo, non muoverti troppo. Voglio farti stare bene, non farti ancora più male."

Sebastian fece un lieve cenno di assenso, e poi ributtò indietro la testa chiudendo di nuovo gli occhi. Avrebbe dovuto rinunciare alla visione di Thad che si infilava in bocca il suo cazzo, e lo guardava mentre lo faceva con quello sguardo assolutamente erotico e al tempo stesso innocente. Sebastian adorava guardarlo mentre gli faceva un pompino, ma in quelle condizioni certi movimenti gli erano del tutto impossibili per cui per quella volta si sarebbe dovuto accontentare solo della sensazione della sua bocca calda intorno al suo pene.

Quasi gridò quando Thad riportò la bocca lì e prese di nuovo a succhiarlo con veemenza.
Cercò di restare fermo con i fianchi ma non era facile farlo nonostante il dolore. La bocca di Harwood era una calda fornace e non c'era nulla che sapesse fare meglio di un pompino.

"Mi perdoni?" chiese Thad a un tratto staccandosi di nuovo con un POP che risuonò assurdamente osceno nel silenzio della stanza rotto solo dai gemiti di Sebastian.

"Fanculo, Harwood" rispose Smythe e il suo commento riguardava più il fatto che si fosse fermato di nuovo che non un effettivo perdono, che era arrivato nell'attimo stesso in cui Thad aveva messo le mani nei suoi capelli.

Aveva ancora quel modo dolce e attento di toccarlo a cui Sebastian non era per nulla abituato, ma che ammetteva che gli piaceva. Gli piaceva tanto.
E gli era mancato. Cazzo! Se gli era mancato.

L'altro sembrò capirlo e dopo una breve risatina tornò di nuovo a prendere in bocca il suo cazzo.
Thad abbassò freneticamente anche la propria cerniera, così da potersi occupare della propria erezione. Sapeva che Sebastian non avrebbe potuto ripagare il favore questa volta anche se di solito era generoso in quel senso, ma non gli interessava. Era sull'orlo anche lui. I gemiti sempre più forti di Sebastian, il modo in cui cercava di portare le mani a sfiorarlo senza riuscirci per via della posizione che doveva tenere... tutto gli stava facendo capire che era quasi al limite.
Conosceva così bene il corpo di Smythe che ormai non se ne stupiva più.

"Thad, è stupendo" continuava a sussurrare Sebastian tra un gemito e l'altro, e un’imprecazione e un “di più, ti prego di più”.

Thad fu colto dalla consapevolezza mentre si toccava freneticamente cercando di soddisfare anche se stesso.
Thad.
Sebastian lo stava chiamando Thad.
Non Harwood. Non Thadduccio. Ma Thad.

Venne nelle proprie mani nell'attimo stesso in cui questa consapevolezza lo colse con tutta la sua potenza e due secondi dopo anche Sebastian stava venendo, riversandosi nella sua bocca che accolse tutto, ingoiando senza battere ciglio.

Quando si staccò lo fece con cautela. Il petto di Sebastian si alzava e abbassava con calma e regolarità, e aveva ancora gli occhi chiusi. E un sorriso beato che gli incorniciava il volto.
Sì. Era stupendo anche con i capelli così corti.

"Scommessa vinta?" chiese Thad, che in quel momento non sapeva che altro dire mettendosi seduto sul letto vicino a Sebastian.

L'altro si lasciò andare a una risata aperta ma subito si portò una mano a un fianco con espressione dolorante.
"Ouch. Vinta fino ad ora. E' di nuovo per colpa tua che adesso sento male. Evita di farmi ridere, Harwood."

Harwood. Di nuovo al cognome.
Ma non importava.
Perché nel momento di intimità maggiore era Thad che lo aveva chiamato.

A un tratto Sebastian si tirò su, non senza sforzo, e lo prese per la cravatta della divisa che ancora indossava per attirarlo a sé. E poi lo stava baciando lentamente e a fondo, come se stesse cercando di recuperare il tempo perduto. Non lo aveva mai baciato in quel modo, di questo Thad era certo.

Sebastian sapeva essere rabbioso, insistente e a tratti crudele nelle cose sessuali, ma mai dolce. Dolce no.
Eppure in quel momento lo era.

Lo fu anche quando staccandosi dalla labbra di Thad sussurrò a due centimentri di esse:"Adesso devi aiutarmi a lavarmi di nuovo."
Ed era una richiesta stavolta. Non un ordine.

Sì.
Era una cosa a cui Thad si sarebbe potuto abituare.



                                                                                                                               ****



Nei giorni a seguire le cose andarono  migliorando.

Sebastian a tratti era sempre scorbutico, ma cominciò a fare uno sforzo in più con Thad e adesso non lo trattava più così male.
Sembrava che con i suoi capelli se ne fosse andata via anche tutta la sua rabbia e Thad rimase colpito la sera in cui  l'altro gli chiese di cenare  in stanza con lui invece di scendere con gli altri in mensa.

Accettò. Ovviamente.
E lo fece anche nelle sere a venire.

In quelle sere non successe quasi nulla di fisico tra loro. Qualche lieve carezza, un tocco un po' più audace ma niente di specificatamente erotico o sessuale. Sia Thad che Sebastian volevano che Smythe guarisse il prima possibile per rimettersi in piedi e tornare attivo al 100% , e sarebbe stato complicato se si fossero concessi altri exploit  come quello di qualche sera prima .

Il desiderio c'era e li portava sull'orlo del precipizio molto spesso, ovviamente.
Se  le loro mani si sfioravano appena.
Quando si guardavano un po' più a lungo.
Quando Sebastian era sotto la doccia, e Thad doveva aiutarlo a lavarsi la schiena.
Ecco, quella era una vera tortura.

Tutto era fuoco puro che divampava in un attimo insomma.
Fu dura per loro contenersi, ma lo fecero.

L'attesa aumenta il piacere, dice qualcuno. Era una cosa che Sebastian non aveva mai provato. Di solito se voleva qualcuno se lo prendeva e via. Ma ammetteva che non gli dispiaceva essere lì ad aspettare di poter avere Thad.

Harwood dal canto suo ebbe modo di capire che non si era solo illuso quando aveva capito che tra lui e l'altro non c'era solo sesso. Adesso ne aveva la riprova ogni attimo che passavano vicini, e sperava che anche l'altro lo capisse.

Sebastian era un po’ più ostico su certe cose. Ma il tempo che passavano insieme forse avrebbe fatto il miracolo.

In quelle sere divisero cose che non avevano mai avuto tempo di dividere, persi nella lussuria e nel sesso più sfrenato.
E sorprendentemente nessuno dei due finì per uccidere l'altro e nessuno dei due si diede alla fuga.

Spesso non ti rendi conto di quello che hai fino  a che non devi davvero fare i conti con ciò che hai. Capirlo. Imparare ad apprezzarlo nella sua interezza. E a volte capita che ti scopri più ricco di quello che credevi grazie a qualcosa che non sospettavi.
Quel che è certo è che  Sebastian non scappò quando Thad cominciò ad essere onesto con lui e disse cosa esattamente gli mancava dal loro rapporto. Cosa gli sarebbe piaciuto avere.

Per come la vedeva Thad era un enorme passo avanti.




                                                                                                                        ****




"Lo detesto. Punto." Ripeté per la 20esima volta in poco più di 5 minuti, Thad.
Non sapeva né come Clarington  avesse trovato quel posto, né come avesse fatto a convincere persino Trent - che notoriamente odiava gli aghi - a farsene uno, fatto sta che stavano tutti e tre in quel piccolo negozio ad attendere il loro turno, due  di loro per farsene uno, Thad solo per portare a casa Sebastian quando avesse finito di farsi marchiare.

Un tatuaggio. Per l'esattezza era questo che si stava facendo fare Sebastian sdraiato su quella poltroncina nera. Un tatuaggio all' altezza del fianco, quello di una fenice.

Quando Thad gli aveva chiesto perché un tatuaggio e perché proprio una fenice, Sebastian aveva risposto nel suo solito modo noncurante che era sua abitudine farsi un tatuaggio ogni volta che scopriva qualcosa di importante su se stesso e  che in questo caso aveva scelto la fenice perché simboleggiava il suo rinascere in questa nuova consapevolezza.

Quando Thad aveva chiesto cosa aveva scoperto stavolta di sé, Sebastian lo aveva fissato in silenzio per qualche secondo. E poi lo aveva baciato.
In quel suo nuovo modo tutto speciale. Non avido, ma generoso. Non frettoloso, ma lento. Dolce anche.

Non aveva risposto a quella domanda però.

Non che Thad se ne lamentasse. Sebastian si era tolto il gesso, le sue costole stavano bene ed era tornato a scuola e ad essere il vecchio Smythe.

Ma non con Thad.
Con lui era... diverso.
Più dolce, più rispettoso, più... presente.

Scopavano ancora come due lontre in calore ma c'era qualcosa di diverso nei loro gesti. Qualcosa di più intimo e solo loro.
Sebastian adesso lo chiamava Thad, non più Harwood, quando affondava dentro di lui.

Smythe non ne parlava e Thad non chiedeva ma era cambiato qualcosa  nel loro rapporto. Litigavano ancora. Uscivano insieme come avevano sempre fatto. Scopavano per la maggior parte del tempo e avevano ancora difficoltà a parlare di certe cose fra loro. Ma Sebastian non andava più allo Scandals senza di lui, e spesso lo chiamava se non lo vedeva per lunghe ore a causa delle lezioni diverse.

Quella mattina, quando avevano visto Blaine e Kurt al Lima Bean, era stato freddo e scostante con Blaine e, aveva persino evitato di punzecchiarlo solo per far incazzare Hummel, e per tutto il tempo in cui erano rimasti seduti al tavolino a chiacchierare e bere dei cappuccini, aveva tenuto la mano di Thad sotto il tavolo.

A Thad quel nuovo Sebastian piaceva.
Non era diventato sdolcinato o tutto coccole. Fondamentalmente era ancora il solito Bas un po' scorbutico e allergico al romanticismo, solo che era diverso con lui.
Migliore.

Thad non avrebbe saputo dire in cosa, ma comunque lo era e sinceramente questa nuova versione di Smythe lui la preferiva.

Quando più tardi montarono nella sua auto, Sebastian si scostò la pellicola che il tatuatore aveva messo sul suo tatuaggio per mostrare a Thad meglio il disegno.
Era lucido per via del prodotto che ci era stato spalmato sopra e aveva ancora lievi strisce di sangue che uscivano da alcuni punti. Il disegno in sé però era stupendo. Lo aveva fatto lo stesso Sebastian e raffigurava una fenice che dispiegava le ali uscendo in tutta la sua gloria  dalle fiamme.

"Allora che te ne pare, Harwood?" chiese di nuovo Sebastian, agitato come un bambino davanti al suo primo lavoretto di pongo.

"E' bello" mugugnò Thad, che per quanto ammettesse che il disegno era in effetti notevole  aveva ancora un’avversione per i tatuaggi. Sebastian poi ne aveva altri sparsi per il corpo e francamente per come la vedeva Thad cominciavano ad essere troppi. Con quelli e quei capelli rasati poi sembrava più un 30enne naziskin che un adolescente di appena 18 anni.
Ancora sexy da morire, è vero. Ma pur sempre un altro Sebastian.

"Ma lo detesti comunque" disse Smythe che non riuscì a nascondere una nota divertita nella voce.

Thad fece spallucce e mise in moto, ma abile Smythe si sporse verso di lui e girò di nuovo la chiave nell'accensione e spense il motore. "Guarda meglio, Harwood. Sono sicuro che potrai trovare un dettaglio che farà sì che questo tatuaggio diventi la cosa più bella che tu abbia mai visto."

Thad ne dubitava.
Ma quando Sebastian chiedeva le cose così dolcemente e soprattutto lo fissava con quello sguardo malizioso, erano poche le probabilità che Thad dicesse no.
Così si sporse verso il tatuaggio di nuovo e lo osservò attentamente. Lì per lì gli sembrò che non ci fosse proprio nulla perché avrebbe dovuto trovare quel disegno stupendo.

 Ma poi le vide. Lì, su una delle ali della fenice. Quella che per metà era ancora lambita dalle fiamme.
Lì, sulla punta dell'ala, facevano spicco due lettere ben note.
T.H.

Erano... o cavolo... erano le sue iniziali?

Sebastian rise a un tratto. E Thad non se la sentiva di dargli torto perché sicuramente in quel momento doveva avere dipinta sul volto l'espressione più assurda di tutto il suo repertorio.
Ignorando però quelle risate allungò timidamente la mano a posò due dita leggere sulle sue iniziali. Erano davvero lì. Erano state davvero incise sulla pelle di Sebastian e ciò voleva dire che non sarebbero sparite tanto presto. Forse mai.
Non c'era nessun cuore vicino, eppure era lo stesso il gesto più romantico e importante che qualcuno avesse mai fatto per lui.

"Perché?" chiese perciò, la voce che tremava leggermente di emozioni e leggera paura.

"Perché non sono bravo con le parole. I gesti mi vengono decisamente meglio anche se non sono tipo da gesti eclatanti. Perché in questi giorni mi sei stato vicino, e anche se sono stato insopportabile non te la sei data a gambe. Perché quando non ci sei mi manchi e posso cercare di ignorarlo quanto voglio ciò non cambia il vuoto che ho dentro se non posso guardare nei tuoi occhi. Perché dopo l'incidente ho avuto così paura di averti fatto davvero arrabbiare stavolta che non avrei mai potuto rimediare e per non essere ferito ho cercato di ferire te e di tenerti lontano. Stupidamente. Perché mi stai vicino anche quando pensi che ciò che sto facendo sia assurdo, come quando mi hai rasato o oggi che mi hai accompagnato dal tatuatore. E lo fai per le piccole cose come per le grandi. Perché ti sto dicendo queste cose smielate e sto decisamente morendo di imbarazzo nel farlo,  ma non mi importa. E' giusto dirle ed è più che giusto dirle a te. Perché.." continuò abbassando il tono della voce e portando un dito sotto il mento di Thad così da fargli alzare il volto per fissarlo negli  occhi. Thad si rese conto solo in quel momento che durante tutta quella dichiarazione era rimasto a fissare le sue iniziali incise sulla pelle di Sebastian. E si stava perdendo la visione degli occhi di Smythe, che lo fissavano dolcemente e con un sentimento così chiaro ma così inaspettato per Thad che temeva di dargli un nome.
"Perché averti vicino a  me è decisamente meglio del non averti vicino  a me. Perché sì. Perché lo volevo."

"E tu ti prendi sempre quello che vuoi, vero?" chiese Thad con voce incerta e debole.

"Sì. Sempre, Harwood."

E detto questo Sebastian si sporse verso di lui e catturò le sue labbra in uno di quei suoi baci dolci che però ben presto divenne di più.
Più lingua, più morsi, più labbra che pretendevano.
E gemiti che rauchi invadevano l'abitacolo.

Thad immerse le mani in ciò che restava dei cappelli dell'altro per tirarlo ancora di più a sé, e per un breve attimo fu deluso di non trovare le ciocche a cui era solito aggrapparsi.

Quando si staccarono per riprendere fiato Thad vide che lo sguardo di Sebastian si era leggermente scurito e il suo respiro era accelerato come quello di Thad.
"Harwood, quanto ci mette questa bagnarola della tua auto ad arrivare alla Dalton?" chiese Smythe con voce roca che mandò subito Thad nel pallone.

Sesso.
La sua voce era sesso allo stato puro.

"Poco se la spingo al limite ma... Sebastian? Fammi un favore, vuoi?"

"Tutto quello che vuoi, Thadduccio."

"Fatti ricrescere i capelli, ti prego."

Quando Thad mise in moto pochi minuti dopo, Sebastian non aveva ancora finito di ridacchiare.
In effetti non lo fece fino a che non furono arrivati alla Dalton.

Dopo di motivi per cui ridere gliene rimasero ben pochi.
Ne ebbe molti per gemere però.
Come scambio era piuttosto equo.

Come una fenice che risorge dalle sue ceneri, Sebastian stava risorgendo da quell’incidente come un nuovo Sebastian Smythe. Perlomeno lo stava facendo con Thad e la cosa gli piaceva, lo ammetteva.
Decisamente era una cosa a cui avrebbe potuto abituarsi.




                                                                                                                       - FINE-






L'angolo della pirlona che scrive ‘sta roba:

E un’altra mia os thadastian ha visto la luce di efp.
Ben venga Grant che porta l'ispirazione. (Però magari evita di ricadere dalla bicicletta, honey XD)
Qui trovate la mia pagina fanwriter se volete-https://www.facebook.com/Bay24Efp
Baci e alla prossima.
Bay24
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Bay24