Nota
dell’autrice:
Salve
a tutti!!! ^^ Qui è la Capitana che vi parla, per la prima volta senza il mio
Capo e mi terrorizza a dir poco come cosa XD
Tralasciando
l’emozione, volevo introdurvi nel modo più breve possibile in cosa vi
imbatterete se proseguite in questa pagina la vostra lettura
:P
Come
ho già anticipato i protagonisti di questa mia breve fan fiction sperimentale
sono Vanessa Paradis (la donna più fortunata della terra) e il suo splendido
fidanzato Johnny Depp mio eroe romantico #1 e non marito ancora, sia
chiaro dato che sbagliano tutti!!! XD
Breve
perché vorrei raccontare semplicemente una mia interpretazione del loro primo
incontro avvenuto nel 1994, non conoscendo io stessa tutti i dati precisi ho
voluto basare tutto su una mia supposizione, non c’è niente di vero riguardo ai
fatti ad essere sincera ;) Spero solo che vi farà ugualmente sognare almeno un
poco! ^^
Sarà
sì breve ma non l’aggiornerò spesso perché sono presissima con altre 2 fic che
ritengo molto più importarti, questa la ritengo un “passa tempo”
^^
Ringrazio
per la zampa che mi ha dato moralmente e in tutto il resto la mia principessa
pazzerella Fra :P Grazie altezza, le voglio un mondo di bene!!
^^
Non
ha alcuna come questa fic, l’ho scritta a scopo terapeutico per me stessa, una
lunga storia… XD LOL
Buona
lettura a tutti voi!!! ^^
Kela
(Capitana,
senza Capo =’[ sigh!)
What if
Prologo.
L’ennesima lacrima tiepida scorre rapida lungo la mia guancia madida di un pianto interminabile ormai da ore.
Il filo del
telefono è stato violentemente strappato dalla presa elettrica, a terra in mezzo
ai miei piedi scalzi luccicano fievoli dei frammenti vitrei di un vaso che
conteneva una bellissima Scarlet Carson (variante di
rosa rossa NdCapitana) ora ridotta a
brandelli di cui è rimasto solo uno stelo implorante simile ad una croce erbosa
con attaccato un sottile bigliettino riportante la scritta in corsivo
“Variations sur le meme t'aime” (varianti
dello stesso ti amo NdCapitana).
Oh mio caro Serge… (carissimo amico di Vanessa scomparso nel 1992
NdCapitana) Solo tu sapevi dare il
senso che merita a questa frase!
Mi trovo al buio, seduta a terra con le spalle contro il
muro, mio unico fermo sostegno in questo momento di
sconforto.
Il vestito niveo che indossavo per l’occasione è ridotto ad uno straccio e spiegazzato malamente sopra il ginocchio.
A Karl (Karl
Lagerfeld, stilista Chanel NdCapitana) prenderà un infarto quando
glielo restituirò…
E’ il tardo pomeriggio del 21 Dicembre 1994, domani compio
22 anni e credevo di trascorrere questa serata come ogni ragazza normale sogna:
con il mio fidanzato! (con quello attuale sì!!! Lol
NdCapitana)
Lo stesso Lenny (Lenny Ktavitz
NdCapitana) si era preoccupato personalmente di prenotare questa lussuosa
suite per trascorrere una serata insieme noi due
soli…
“Non portarti dietro il tuo lavoro almeno stasera!” gli
avevo raccomandato sospettosa per telefono qualche ora prima quando mi aveva
rivelato la sorpresa.
“Tranquilla splendore! La musica rimarrà fuori dalla porta
per questa notte” mi aveva rassicurata in tono
sensuale.
E
io come una stupida ci ho creduto, ho abboccato alla sua esca velenosa come
un’ingenua quando mi sono precipitata qui in tutta fretta non volendo dare
ascolto a quella fitta di amara consapevolezza: occupato com’è con quel dannato
tour non mi avrebbe mai potuta raggiungere neanche volendo ne oggi ne
domani…
Ho fatto ingresso in questa camera al culmine dei cancelli
celesti e mi sono ritrovata sola nell’antro di un demone demoniaco che si è
preso gioco di me sbattendomi in faccia una rosa, una lettera di scuse e una
telefonata di note tristi e dispiaciute, 3 minuti di effimere scuse mentre la
sua voce calda copriva una musica movimentata e voci in festa in
sottofondo.
Io che sono la festeggiata invece non avrò nessuna festa
per me grazie a te…
E
allora rimani all’inferno dannato mentitore!
Mi rialzo tremante dal
pavimento, cerco di attutire i singhiozzi con dei respiri profondi e ancora così
mal ridotta dopo il pianto straziante afferro la borsetta beige e mi dirigo a
passo svelto nella hole.
Il plin dell’ascensore indica che sono arrivata a
destinazione, esco da quelle 4 pareti soffocanti con già indosso il cappotto
pesante diretta al bancone di ricevimento.
Restituisco la tessera magnetica amareggiata, chiudo la
borsetta e con l’intenzione di non lasciare alcuna scusa per lo stato pietoso in
cui ho ceduto la suite perché secondo me non dovuta, proseguo già verso
l’entrata dell’hotel.
“Mademoiselle
Paradis…!”
La voce del direttore dell’albergo richiama la mia
attenzione.
“Una telefonata per voi…” annuncia in tono solenne
porgendomi la cornetta.
Ringrazio mestamente accostando il ricevitore all’orecchio:
“Pronto?”
“Ma cher! Dov’eri finita?? E’ la
terza volta che ti faccio chiamare dall’albergo ma mi dicono che non è possibile
parlarti!” la voce in ansia di Alison dall’altro cavo mi solleva
un poco.
“Ho litigato ancora con Lenny…” confesso con voce
spezzata.
“Oh mon dieu… Mi dispiace tanto
sorellona! Scommetto che non ti ha raggiunto come suo solito… Passa da me, so io
come consolarti. Ho fatto un buon dolce!”
“Grazie piccola arrivo subito, a tra
poco!”
-
“E così quel cialtrone ne ha fatta un’altra delle sue…”
osserva scuotendo la testa in segno di negazione dopo che ha saputo tutta la
vicenda.
Annuisco tristemente portando alla bocca un’altra
forchettata di torta al cioccolato.
“Suvvia sorellona, queste cose alla fine sono piccolezze,
scommetto che quando vi rivedrete di persona passerà tutto come al solito!”
cerca di consolarmi ottimista porgendo la spazzola lisciante alla sua
collaboratrice intenta a rendere districabile la mia chioma sempre in
disordine.
“Questa volta tempo che siamo giunti al fondo del barile e
stiamo solo cercando di arrampicarci con le unghie verso l’alto… Per me si può
anche dire che con Lenny è finita!!” definisco in tono duro stringendo forte tra
le mani la posata d’argento.
“Si si fai anche la spaccona adesso! Tanto appena i vostri
sguardi si incrociano ti sciogli come la neve…” commenta
beffarda.
La mia occhiataccia attraverso lo specchio la fa ammutolire
e iniziare a preoccupare.
“Allora adesso dimentica il tuo demonio, lasciati
truccare per bene e questa sera sorridi! Devi fare una bella impressione a quei
effeminati della casa cinematografica!!”
Già, quel dannato provino… La mia cara sorellina l’ha
anticipato a questa sera per farmi distrarre, ma non credo che possa servire a
molto in ogni caso…
Sospiro profondamente appoggiando il piattino vuoto sul
ripiano della specchiera rassegnata, mentre l’assistente armata di ombretto mi
si para davanti per ultimare la fase trucco.
In pochi minuti sono pronta almeno nell’aspetto ad affrontare un’altra serata impegnativa, anche se dentro di me all’altezza del petto giace senza vita un organo della grandezza di un pungo privo di ogni sentimento se non il dolore, stanco ormai di battere per qualcuno che non si merita minimamente il fervore del suo palpito.
“Come sto?” domando tristemente.
“Sei incantevole Chanty!
(abbreviazione del secondo nome di Vanessa: Chantal
NdCapitana) [la collaboratrice annuisce a sua volta] Il taxi è già qui fuori che ti
aspetta, ma prima di andare all’appuntamento mangia qualcosa mir’accomando! Vuoi
fermarti ancora un po’ qui così ceniamo insieme?” propone
vivace.
Eppure io mi sento così piccola, così inutile… So solo
pretendere senza mai accontentarmi invece della fortuna che già possiedo come la
mia preziosa sorellina ad esempio, provo disprezzo anche per me stessa.
E
in più permetto che gli altri possano prendersi gioco di me come se nulla fosse,
sono spregevole in ogni cosa…
“Ti ringrazio mio tesoro ma preferisco non recarti altro
disturbo, da qui in avanti mi prendo cura io di me questa sera!” affermo con un
sorriso rincuorante per tranquillizzare Alison.
“D’accordo, domani mattina porto quel bel vestito in lavanderia per renderlo presentabile a Karl, ma tu nel frattempo non fare nient’altro di cui potrei preoccuparmi!!” definisce agitata.
“Sì siii maman !!” (mamma
NdCapitana) la
schernisco facendo una piccola linguaccia.
“Grazie mille per tutto, ti voglio bene!” rimedio in tono
sincero.
“Buona serata combinaguai e in bocca al lupo!!” mi urla
dalla soglia della porta mentre mi incammino nel vialetto della sua villetta
della periferia parigina.
Rispondo al
saluto con un “crepi” e inviandole un bacio prima di aprire la portiera del
veicolo giallastro.
-
E’ una serata di freddo secco e pungente, neanche il calore
della prospettiva di trascorrere un sereno Natale e un bel compleanno riescono a
darmi conforto perché grazie a questo pomeriggio non c’è la più minima
possibilità che saranno così…
Mi stringo nel cappotto sempre soprapensiero, solo qualche
clacson in lontananza e l’eco regolare dei miei passi sul gelido marciapiede
accompagnano la mia passeggiata senza meta di questa mesta
sera.
Durante il cammino un brontolio proveniente dal mio stomaco
rumoreggia da sotto la stoffa spessa del paltò.
Uh, Ali mi conosce davvero meglio di chiunque altro, ho
bisogno di mettere qualcosa sotto i denti!!
Ma… Ma… Dove diavolo mi sono andata a cacciare, che posto è questo? Oddio mi sono persa!
Mi guardo intorno smarrita con occhi pietrificati di terrore, il buio m’ impedisce di orientarmi.
No, santo cielo, l’appuntamento con gli effeminati!! Devo
chiedere indicazioni a qualcuno!!
Nelle tenebre della diurna Paris un’ insegna luminosa
attira la mia attenzione, il suo neon giallo fosforescente riporta la scritta
“What if- by
Kate”.
Senza neanche soffermarmi sul significato della scritta e preoccuparmi del tipo di esercizio effettuato all’interno, mi precipito dentro alla ricerca di un tiepido riparo dalla algida morsa di questa ombrosa notte costellata solo di ammiccanti stelle che paiono canzonarmi da lassù.