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Autore: Ulvinne    04/07/2013    3 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XX
The legend ends...
 
Passai alcuni giorni a Riverwood in cui mi riposai e in cui ebbi il tempo di raccontare ad Hannet e mia madre come fossi tornata a Skyrim. Tralasciai l'incontro con i banditi e la licantropia, e quando Sameera mi chiese della tunica buttai lì la scusa che fossero state le guardie a togliermi l'armatura e infilarmi quella tunica lercia. Sembrava molto più preoccupata che degli uomini mi avessero spogliata piuttosto che del drago.
Sì, a Riverwood tutti sapevano del drago. L'avevano visto volare via, lontano, ma l'avevano visto tutti e subito il panico si era diffuso nel villaggio. Le guardie attendevano ordini che non arrivavano e gli abitanti attendevano a loro volta risposte inesistenti.
Per quanto riguarda me, passai qualche giorno a Riverwood con mia madre, facendomi aggiornare sugli ultimi avvenimenti di Skyrim. La guerra civile era in fermento, i Manto della Tempesta erano più che semplici ribelli disorganizzati: erano un vero e proprio esercito dotato di armi, vettovaglie e soprattutto sostenitori.
La guerra aveva diviso città e famiglie, clan che prima contavano l'un l'altro ora non potevano nemmeno guardarsi in faccia senza venir alle mani, e Skyrim era nel caos.
-Sai, Ulfric era a Helgen.- raccontai a mia madre mentre ci dirigevamo verso l'Emporio per fare acquisti.
-Davvero? E com'è?
-Il classico Nord. Eppure emanava un'aura autoritaria che non tutti possiedono. Di chi è sempre stato abituato a comandare, insomma. E sinceramente non capisco come faccia ad assicurarsi la fedeltà di tanti Nord.
-Dovresti saperlo meglio di chiunque altro che i Nord sono molto attaccati alle loro tradizioni e dei. Ulfric combatte per entrambe e questo lo rende popolare.- sospirò -Tuo padre probabilmente l'avrebbe seguito.
-Già...- era incredibile, incredibile e triste come ancora, dopo quattro anni, non riuscissimo a parlare di papà, come non riuscisse a parlare di lui.
Mi chiesi se ce l'avrebbe mai fatta ad accettare la sua morte, come alla fine l'avevo accettata io. Non mi faceva meno male, no, ma almeno avevo trovato sollievo nei Compagni, con le parole di Kodlak, con Vilkas, ma lei?
Lei aveva almeno provato ad uscire dal passato?
-Iris!- fortunatamente la comparsa di Hadvar impedì che il discorso andasse avanti -Avrei bisogno di parlarti.- non potei evitare di provare un senso di allarme.
Era vero che la mia incolumità era stata garantita dallo stesso legionario, ma non riuscivo a fidarmi del tutto. Forse l'uomo capì cosa mi stesse passando per la testa, perché si affrettò ad aggiungere:
-Non temere, non è niente di grave. Ho solo bisogno di un favore.- guardai Sameera che annuì.
-Ti aspetto all'Emporio.
-Va bene.- una volta soli tornai a guardare l'imperiale -Cosa vuoi?
-Ho bisogno che tu mi faccia un favore.- alzai un sopracciglio -Devi andare a Whiterun.-spalancai gli occhi -Occorre che...
Whiterun, Jorrvaskr...
-No.- lo interruppi, incrociando le braccia -Non posso andare a Whiterun.
-Perché no?
Perché mi farebbe male. Perché mi ha detto di non tornare più. Perché non voglio vederlo con un'altra o magari scoprire che è morto. Perché non avrei il coraggio di affrontarlo.
-Questioni personali.
-Beh, dovrai metterle da parte.- assottigliai gli occhi.
-Non accetto che un Imperiale mi dia ordini.
-Questo imperiale ti ha salvato la vita a Helgen.
-Me lo stai rinfacciando?!- inspirai profondamente per evitare che gli occhi iniziassero a bruciare, la Bestia già ringhiava contro il mio petto.
A dispetto del lampo di paura che vidi passare negli occhi del Nord, egli non cedette e tornò alla carica più determinato di prima.
-Ho bisogno che lo Jarl venga avvisato della presenza del drago e che mandi qualche guardia verso Riverwood. È tremendamente vicina a Helgen, il drago potrebbe attaccarci.
-L'abbiamo visto volare dalla parte opposta!
-Vuoi davvero rischiare di vedere tua madre andare a fuoco?!- la durezza delle sue parole mi colpì e riuscì anche a zittire le mie proteste -Se davvero quel...quel drago attaccasse Riverwood niente potrebbe impedirgli di ridurla come Helgen.- mi morsi il labbro.
-Perché non vai tu?- gli chiesi allora, ma con rabbia riconobbi già una nota di resa nel mio tono -Perché io?
-Ho ricevuto ordini precisi dal comandante, tra un'ora devo essere in partenza e mi è stato impedito di lasciare il guppo. Ho provato ad insistere, ma dobbiamo tenere più soldati possibili sul confine a causa...sai, dei Manto.- fece una pausa -Te non sei un soldato, ma sai badare a te stessa. Facevi parte dei Compagni, potresti chiedere...
-Va bene, va bene!- lo interruppi allora, sbuffando stizzita -Vado. Ma non ti assicuro niente, non ho mai visto lo Jarl nemmeno quando ero un Compagno, come puoi pensare che una viandante possa essere accolta? Non mi presteranno nemmeno ascolto.
-Tu sottovaluti lo Jarl Balgruuf. Dì che ti trovavi ad Helgen e vedrai che sarà più che disposto ad ascoltarti.- mi morsi il labbro, non ero affatto felice di questa decisione, ma Hadvar aveva ragione: il drago avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento e non sarebbero bastate quel pugno di guardie per fermarlo, la mia coscienza mi impedì ancora una volta di stanne fuori.
E quelle parole, le parole di Olava, erano impossibili da dimenticare.
 
Tu sei figlia loro, sei figlia del fuoco e del sangue.
 
Il drago non aveva fatto altro che mettermi più timore a riguardo.
-Dammi qualche ora per prepararmi, devo rimediare un equipaggiamento decente e un cavallo.- guardai il sole mattutino -Se mi sbrigo sarò a Whiterun nel primo pomeriggio.
 
Il sole aveva da poco iniziato la sua discesa quando, finalmente, riuscii a vedere Whiterun spuntare dietro le colline.
Mi accorsi che stavo sorridendo e che il cuore mi batteva all'impazzata. E inevitabilmente la parola “casa” galleggiò nella mia mente, tanto che dovetti scuotere la testa per riprendermi e costringere il cavallo a riprendere il trotto.
-Quella non è più casa tua.- mormorai -Ricordatelo.- con un colpo di briglie aumentai il passo perché la pioggia già stava iniziando a cadere e non intendevo entrare a Whiterun con la puzza di cane addosso, che con l'acqua si faceva sempre pungente.
Un inconveniente non da poco, soprattutto quando la gente porgeva domande del tipo: ma si può sapere cosa hai fatto? Puzzi di cane!
Sperai che il mantello che indossavo mi avrebbe coperta a sufficienza, anche se conoscevo abbastanza bene Skyrim per sapere che una pioggia del Primo Seme non è certo quella dell'estate, ma scoprii di ricordare bene la strada e quando arrivai alle stalle la pioggia non era ancora così violenta come mi aspettavo.
-Avete posto per il mio cavallo?- chiesi a Skulvar, lo stalliere di Whiterun.
Era un Nord oramai non più giovane. La pelle chiara era costantemente arrossata dal sole preso in anni di lavoro nelle stalle. Era un brav'uomo, ma un po' rude e diffidente nei confronti degli stranieri, e la mia posizione da incappucciata non mi aiutò certo a guadagnarmi un sorriso.
-Mh...- un cenno affermativo del capo ed uno sguardo accigliato fu tutto quello che mi dedicò -Per quanto?
Forse se mi avesse riconosciuta non sarebbe stato così freddo, devo dire che nonostante non fossi una Nord pura mi ha sempre trattata con rispetto.
-Un giorno.
-Fanno dieci septim.- pagai la quota richiesta senza dire niente e mi diressi verso il cancello principale, che trovai chiuso.
-Ferma lì!- due guardie incrociarono le loro lance e mi impedirono di passare -La città è chiusa a causa dell'allarme drago, nessuno può passare.
-Nemmeno un messaggero con delle notizie urgenti per lo Jarl?- replicai con tutta la sicurezza di cui disponevo.
-Sono le regole.
-Allora immagino che quando il capo saprà che due soldatini non hanno permesso alle notizie di arrivare non si arrabbierà. Dopotutto sono le regole.- gli feci il verso, e quelli si guardarono a disagio.
-E va bene, puoi entrare, piccoletta.- alzai un sopracciglio all'appellativo -Ma dovrai pagare un pedaggio.
-Pedaggio?- da quando a Whiterun si doveva pagare il pedaggio per entrare?
-Sì, sei sorda per caso?- se sbagliavano di intimidirmi si sbagliavano.
-No, non sono sorda, e nemmeno stupida, questa altro non è che estorsione!- pausa -Quindi facciamo così. O mi fate entrare senza troppi problemi, oppure vi prendete la responsabilità di aver impedito la circolazione di importanti notizie.- feci una pausa, attendendo a braccia incrociate il risultato, poi...
-Ma...ma tu...
-Avanti, Erik, falla finita.- uno dei due interruppe il compagno abbozzando anche un sorriso -Stavolta ci ha fregato. Niente di personale piccoletta. Si giocava un po'.
-Oh certo, immagino.- replicai, per niente ammorbidita, poi aspettai che aprissero le porte ed entrai in città.
La pioggia non aveva reso Witherun meno viva: le strade erano piene, qualche carretto faceva avanti e dietro verso il mercato sulla cui piazza si affacciava la Giumenta Bardata, la taverna della città.
La città non era cambiata affatto e questo mi causava uno strano senso di appartenenza misto ad estraneità, non sapevo se sentirmi sollevata o a disagio a trovarmi lì, e con gli occhi catturai ogni edificio, ogni particolare, confrontando cosa fosse cambiato e cosa fosse rimasto uguale. Per la maggior parte delle cose, era tutto come ricordavo.
-Frutta, frutta e verdura! Avanti, sto per chiudere, approfittate!- la voce di Carlotta Valentia mi distrasse, e un ricordo affiorò nella mia mente, cogliendomi di sorpresa.
 
Normalmente leggere la rilassa, ma stavolta non riesce proprio a calmarsi.
Si sente così stupida, eppure non può farne a meno, non riesce a...a non provare quel fastidio, quella sensazione spiacevole allo sterno che si propaga per il corpo.
Forse allenandosi potrebbe passare tutto questo.
Non fa in tempo nemmeno ad alzarsi che Vilkas entra nella stanza, senza nemmeno bussare.
Vorrebbe tenere il punto e leggere come se non fosse accaduto nulla, e per un po' ci riesce. Per circa dieci secondi.
-Chiacchierata piacevole?- chiede infatti.
-Con Carlotta Valentia...certo, mi ha pagato.- fa una pausa -Potevi aspettarmi.
-Oh sembravate così presi che non ho voluto disturbare.- gli sorride, un sorriso che ricorda quello di una vipera che sta per mordere la mano del malcapitato, poi torna a leggere.
Lo sente ridacchiare.
-Non ci credo...
-Cosa?
-Non sarai mica gelosa?
-NO!
-No? Invece...ahia!- Vilkas si massaggia la testa, proprio dove lei l'ha colpito con il libro -Ma sei impazzita?
-Così impari a dire stronzate! E comunque rimani un porco maledetto! Ti ho visto mentre fissavi le sue...- quando cerca di colpirlo per la seconda volta Vilkas le blocca il polso, afferrandolo e gettando il libro da una parte la spinge sul letto, ignorando le sue proteste.
-Carlotta è molto bella, è vero.- ammette, stringendo appena la presa sui polsi di lei quando cerca di liberarsi -Ma non è lei la mia donna. Non è con lei che vado in battaglia per poi condividere il letto poche ore dopo, non è con lei che siamo usciti dalle Vecchie Glorie. E non è lei a conoscere la mia storia. Tutta la mia storia.- accidenti!
Se vuole ammorbidirla ci sta riuscendo benissimo.
E poi quando la guarda in quel modo, quando la spoglia con gli occhi non riesce a resistergli.
Forse potrebbe perdonarlo, stavolta...
Forse.
 
Dannati ricordi...
Distolsi lo sguardo dalla bancarella, dirigendomi verso le scale che mi avrebbero portato al Distretto delle Nuvole, a Dragonreach. Lì sperai di poter rapidamente ottenere un'udienza con lo Jarl ed altrettanto rapidamente poter lasciare quella cittadina.
Ripresi a camminare evitando un uomo con un carretto, evitando il più possibile le pozzanghere, anche se tra l'affollamento generale e l'aumento della pioggia finii comunque per ritrovare gli stivali zuppi fino alle tibie, e soffocai un'imprecazione tra i denti.
-È un segno, sicuramente un segno.- pensai continuando a procedere a testa china e con il cappuccio calato sul volto a causa di quella maledetta pioggia che ogni ad passo faceva uscire una nuova imprecazione -Io non dovrei essere qui! Eppure dire no è sempre stato così facile...
Procedevo a capo chinato quanto bastava per evitare le persone al loro passaggio, e salendo le scale mi imbattei nella sagoma di Dragonreach.
-Bene.- ero soddisfatta di averla trovata, presa dal guardarla a tal punto che non mi accorsi della persona che procedeva alla direzione opposta alla mia e contro cui urtai.
Doveva essere un Nord data l'altezza e la facilità con cui lo scontro mi spinse di lato. Non celai la mia irritazione, tuttavia ero consapevole di essere nel torto e mi affrettai a borbottare un paio di scuse sperando di non essermi imbattuta nel rissoso di turno e cavarmela in fretta.
-Non fa niente...- il mio cuore perse un battito.
Alzai rapidamente lo sguardo ed altrettanto rapidamente lo distolsi via, fuggendo dal viso di Vilkas che, affiancato da una donna che non conoscevo, mi osservava.
Era terribilmente uguale a quando l'avevo lasciato, forse qualche cicatrice in più faceva capolino sul suo volto, ma per il resto era sempre lui, il mio Vilkas con lo sguardo perennemente accigliato ed i capelli scuri che gli cadevano disordinati e appiccicati alla fronte a causa della pioggia.
E rimasi a guardarlo, incapace di muovermi, di rompere quell'incanto. Ero vittima di battiti del mio cuore impazzito. Potevo sentirlo battere così forte da rimbombare nelle orecchie.
-Tutto bene?- la sua voce mi riscosse, e mi fece ricordare solo in quel momento che avrebbe potuto facilmente riconoscere il mio odore, anche se momentaneamente mascherato dalla pioggia e da alcune erbe chi mi aveva dato Hannet.
-S-sì, va tutto bene. Scusa.- mormorai rapidamente, e mi affrettai a salire le scale rapidamente, scappando palesemente via e trattenendo il cappuccio con le mani, un riflesso istintivo dettato dalla paura che potesse cadere.
-Ehi, aspetta un attimo...- non mi fermai, assolutamente, e dovetti sforzarmi per non salire i gradini tre alla volta, non volevo assolutamente attirare ulteriormente la sua attenzione, ma non resistetti a girarmi di nuovo verso di lui una volta raggiunta la cima della scalinata.
Mi stava ancora osservando.
-Vilkas, vieni.- la donna a me sconosciuta lo tirò appena per un braccio e lui si lasciò guidare -Ci attendono gli altri.- non mi mossi, non osai.
-Sì, andiamo...- e solo una volta che la sua figura si confuse con la massa distolsi lo sguardo per sospirare.
Ero ancora innamorata di lui, ero ancora legata a quello a cui avevo rinunciato.
Mi portai una mano al cuore, sentendolo battere fortissimo.
Non avrebbe dovuto battere così, non avrei dovuto provare tutto ciò. Credevo che la lontananza avesse attutito il dolore, così mi era parso, ma una vocina fastidiosa nella mia mente mi ricordò che avevo pensato a lui e solo a lui quando credevo che l'ascia del boia mi avrebbe staccato la testa.
Alzai appena il volto, inspirando e scacciando il groppo alla gola che si era creato. Con quell'incontro si era verificata la vera ragione che mi aveva vista riluttante a tornare in città. Vederlo. Vederlo con un'altra.
Attesi, appoggiata alla parete per qualche secondo, che riuscissi a calmarmi, a riprendere quell'aria indifferente che avevo mantenuto per tutto il tempo, poi ripresi a salire.
Alla fine della scalinata un ponte di legno sovrastato da un portico, in legno e pietra, era sorvegliato da guardie armate fino ai denti, ne contai sei, rivelando un ingresso semplice ma al tempo stesso maestoso, un portone di legno che avrebbe resistito a qualunque assalto.
-Ehi ferma dove sei.- mi fermò una guardia, ed io ubbidii -Cosa vuoi?
-Devo vedere lo Jarl Balgruuf, è urgente.- lentamente misi la mano nella bisaccia che portavo con me e ne estrassi una pergamena arrotolata -Devo consegnare questo dispaccio...- ritirai la mano quando la guardia fece per prenderlo -Solo a lui.
-Lo Jarl ha di meglio da fare che leggere i messaggi di una viandante.- accidenti, ma le guardie le facevano tutte uguali?
Avevo già sentito quella frase.
-Riguarda il drago che ha attaccato Helgen pochi giorni fa.- dissi con tono spazientito, e con piacere notai che ottenni almeno l'attenzione dell'uomo, i cui occhi si intravedevano appena attraverso l'elmo che gli copriva il volto -Allora?
-Va bene, puoi entrare.- fece un cenno a due guardie, un uomo e una donna, che si affrettarono a raggiungerlo -Scortate la ragazza dentro. Assicurate che lasci tutte le armi e tu perquisiscila.- aggiunse rivolta alla donna, che annuì e mi fece cenno di seguire lei e il compagno dentro Dragonsreach.
La porta si chiuse dietro di me non appena varcai la soglia, e i miei occhi vagarono dentro la fortezza: il salone era grande e le voci dei servi e dei nobili che vi risiedevano mi arrivavano chiare, grazie anche ai miei sensi di lupo che fremevano, come ogni volta che mi trovavo in un posto nuovo, una lunga tavolata dove sedevano diversi funzionari era apparecchiata e cibarie di ogni sorta vi facevano bella mostra
-Dammi l'arma.- ubbidii anche se di malavoglia, e porsi l'arco e il pugnale al soldato avanti a me, in attesa.
-Vedi di non rompere niente.- dissi, e quello mi guardò male, ma non rispose e dopo aver preso in custodia l'arco si diresse verso lo Jarl.
-Ma quanto puzzi, cosa sei, un cane?- mi chiese poi la donna storcendo il naso.
-Dopo essere fuggita da un branco di lupi affamati vorrei sentire il tuo odore.- replicai, anche se potevo sentirlo benissimo e non mi piaceva affatto.
Molti soldati hanno lo stesso odore, sanno di ruggine, di polvere, sudore e spesso di idromele o birra, ma nei miei anni come lupa appresi che ognuno di noi ha un odore di verso, anche se non mi soffermai su quello della donna stabilii che né il suo né quello del soldato che mi aveva preso le armi mi piaceva.
Una volta che furono sicuri che fossi innocua (sempre che un lupo mannaro possa ritenersi innocuo), mi permisero di avvicinarmi a circa due metri dalle scalette che rendevano il trono sopraelevato rispetto al pavimento.
E sopra di esso, Balgruuf: un uomo che aveva oramai superato i quarant'anni, con capelli biondi e la barba lunga, secondo la tradizione Nord. Era vestito elegantemente, ma dalla postura e lo sguardo annoiato e per niente nobile capii che più che un nobile doveva essere un guerriero, come mostravano le cicatrici sul volto e una sul braccio destro lasciato scoperto dalla manica dell'abito.
-Mio Jarl, c'è un messaggero per te.- nel sentirsi chiamato in causa, Balgruuf si affrettò a ricomporsi sul trono e ordinò che mi facessi avanti, ubbidii, ma non appena feci per aprir bocca una dunmer, che stava in piedi alla destra dello Jarl, mi anticipò.
-Ti trovi al cospetto dello Jarl Balgruuf, donna. Inchinati come è solito fare in presenza di qualcuno più importante di te.- dovetti mordermi il labbro inferiore per non rispondere a tono a quegli occhi rossi, ma Balgruuf le mise una mano sulla spalla.
-Lascia stare Irileth.- la guardava con autorità, ma anche con rispetto, e l'espressione arcigna dell'elfa scura sparì.
-Ma signore...
-Sentiamo cosa ha da dire.- fece una pausa e mi squadrò -Sei un volto conosciuto.
-Ho fatto parte dei Compagni...mio Jarl.- affrettai ad aggiungere quando sia l'elfa che qualche funzionario mi guardarono male.
Cominciavo a capire come mai Skjor avesse odiato tanto accompagnare Kodlak a corte.
-Mi hanno detto che hai notizie riguardo al drago. Ebbene?- nonostante non mi fosse stato concesso alzai il capo per guardare negli occhi il mio interlocutore -Almeno è la verità?
-È la verità.- confermai -Un drago ha attaccato Helgen, mio signore, e Riverwood...- presi la pergamena e la mostrai -...chiede rinforzi.
Irileth si affrettò a prenderla e portarla a Barlgruuf, che la lesse rapidamente e tornò a guardarmi.
-Vogliono che mandi dei soldati a tenere il confine occidentale.- annunciò a Irileth senza smettere di osservarmi.
-Ma signore, il confine occidentale è quello che dà su...
-L'Eastmarch. Lo so.- la precedette -Come so che Ulfric potrebbe pensare ad un attacco contro i suoi domini.- sospirò e si rivolse a me -Ragazza, hai mai visto il drago di cui si è tanto parlato in questi giorni?
-Ero a Helgen signore, l'ho visto con i miei occhi. E posso dirvi che se non manderete quelle truppe, Riverwood farà la fine di Helgen, e non resteranno che macerie e cadaveri. Vi prego, non potete...
-Non spetta a te dire cosa posso o non posso fare.- mi zittì, poi sospirò -Tuttavia non posso lasciare che la mia gente muoia. Ulfric se ne può andare nell'Oblivion e pensare quello che vuole. Questa non è la mia guerra, non ancora almeno.- Irileth sembrava voler dire qualcosa, ma alla fine si limitò ad un cenno del capo.
-Avverto le truppe, signore?
-Sì. Cerca il capitano Marcus e digli di preparare un gruppo. Voglio almeno tre veterani in partenza per Riverwood entro stasera.
-Sì, Jarl Balgruuf!- Irileth sparì dietro una porta, e tornai a concentrarmi su Balgruuf e quello che doveva essere il suo consigliere.
Stavano parlando a voce bassa, ma riuscivo lo stesso a sentire quel che dicevano.
-State rischiando molto, signore. Non sappiamo niente di questa ragazza, potrebbe essere una spia di Ulfric o una pazza in cerca di gloria, o...
-Proventus, capisco le tue paure, ma se anche fosse non posso rischiare. Non sono Jarl solo per indossare una bella corona e scaldare il trono con il culo.- vidi l'Imperiale storcere la bocca a quel linguaggio.
-Signore, la fonte non è attendibile. Insomma, sappiamo tutti cosa stava accadendo a Helgen, le voci corrono. Cosa ci faceva lei, lì?- entrambi si voltarono a guardarmi, ero ancora con un ginocchio a terra, in attesa che mi dessero il permesso di alzarmi.
-Altri due minuti poi mi alzo. Ho fatto anche troppo.- pensai, irritata e decisa più che mai ad andarmene.
Nel frattempo, la pioggia doveva essere aumentata di intensità, perché la sala era scura nonostante fosse primo pomeriggio, tanto che erano state accese delle torce, inoltre l'odore di legno umido riempiva Dragonreach, mescolandosi con altri odori pur restando quello più prepotente.
-Alzati.- mi disse finalmente Balgruuf, e ubbidii senza nascondere il sollievo nel poter staccare il ginocchio dal pavimento -Cos'altro puoi dirmi riguardo a questo drago?
-Non molto, sono fuggita subito. Ma era enorme e sputava fuoco, come dicono le antiche leggende nord, e...
-JARL BALGRUUF! JARL BALGRUUF, SIGNORE!- ci girammo tutti verso la guardia che, con il fiatone.
Era bagnato fradicio e tremava, ma capii che non era a causa del freddo.
Gli occhi erano spalancati e rossi, e sul corpo presentava graffi e bruciature di diverse entità, di cui la più grave una che gli prendeva la spalla e parte del corpo.
-J-jarl B-algruuf...
-Aiutatelo, che aspettate!- esclamò lo Jarl, ed essendo la più vicina al soldato mi affrettai a fargli passare un braccio intorno alle mie spalle e condurlo vicino lo Jarl, che a sua volta si avvicinò -Cosa è successo?
-D-drago, mio signore.- mormorò quello a denti stretti a causa della ferita, e sentii il mio cuore perdere un battito -A-allora torre...o-occidentale! Si sta dirigendo alla t-torre.- non potevo reggere il suo peso a lungo, ma fortunatamente due soldati lo portarono via sotto ordine dello Jarl liberandomi del suo peso.
-Signore!- nel frattempo Irileth era tornata -Ho saputo del drago, cosa facciamo?
-Mi sembra ovvio. Andiamo a combatterlo.- disse infine.
-Signore, non è saggio che ti esponga a tal punto.- lo fermò Irileth.
-Cosa? Non posso stare qui mentre...
-Potete e lo farete. Non possiamo perdere il nostro Jarl, soprattutto adesso.- se fosse stato qualcun altro a parargli un quel modo ero sicura che Balgruuf l'avrebbe sistemato per le feste, ma Irileth sembrava avere un rapporto profondo con lui e dopo un breve battibecco riuscì a far desistere il Nord.
-E va bene. Tu...- sobbalzai quando si rivolse a me -Tu andrai con loro.
-Io? Perché?
-Sei l'unica di noi ad aver visto un drago, e potresti esserci utile. Abbiamo bisogno di tutti i mezzi a nostra disposizione per abbattere quella creatura.
-Ma io non sono un ammazzadraghi, mi trovavo ad Helgen per caso!- esclamai -Non posso abbattere...
-Stammi bene a sentire. Il drago è un problema comune, adesso. Se non lo fermiamo, Witherun non sarà che la prima a cadere. Non vedrò la mia città messa a ferro e fuoco per colpa di una lucertola e se hai almeno un briciolo di umanità in te, allora dammi una mano a difendere il mio popolo.- mi morsi il labbro inferiore.
 
Avrei dovuto imparare a dire no.
In questi ultimi giorni a forza di dire sì mi stavo cacciando in guai sempre più grossi, ma avevo la brutta sensazione che presto non ci sarebbe stato più niente da cui fuggire, affatto.
Impiegammo circa due ore per raggiungere la Torre occidentale, e la pioggia non aveva affatto diminuito la sua intensità.
-Proprio un bel giorno per morire.- sentii borbottare una guardia che mi cavalcava accanto, e non potei fare a meno di pensare che avesse ragione.
Inspirai profondamente: ero spaventata, e molto, ma insieme alla paura c'era un altro fattore che non avevo preso in considerazione, un fattore chiamato Bestia.
Il lupo percepiva l'aria della battaglia. La sentiva nella paura delle persone, nei miei battiti del cuore, nella tensione così palpabile tanto da poter essere tagliata con una lama. Tutto ciò rendeva la bestia famelica, ansiosa di attaccare, e di conseguenza anche io ero soggetta a questo desiderio.
Aspettavo il drago con un misto di fremente attesa e profonda paura.
Non dovetti attendere molto.
Quando arrivammo, la torre di guardia occidentale era ridotta oramai a metà della sua altezza originale, e soprattutto era circondata dal fumo e dalle fiamme. Il drago ne aveva buttata giù una buona parte e sembrava impegnato a masticare qualcosa.
Non volli indagare.
-Soldati, scendiamo da cavallo, procediamo a piedi!- urlò Irileth, a capo del gruppo, e strinsi con più forza le briglie prima di frenare ed ubbidire.
Scelta saggia, sarebbe stato inutile condurre un vero e proprio assalto con i cavalli, il drago ci avrebbe comunque colpiti se avesse voluto e inoltre avremmo potuto rischiare di essere schiacciati dal loro peso in caso di caduta.
-Aspettate!- ci girammo e soffocai un'imprecazione tra i denti.
-Cosa volete, Compagni?- li apostrofò Irileth quando Vilkas, Farkas e Aela si avvicinarono al gruppo, smontando da cavallo, con al seguito gli altri Compagni -Non è la vostra battaglia.
Io mi spinsi appena più indietro, tenendo le mani sul cappuccio, di nuovo, come se dovesse cadere. Che accidenti ci facevano i Compagni, lì?
-Ogni battaglia appartiene ai Compagni se c'è bisogno di proteggere la nostra casa.- replicò Aela, e Farkas annuì -E poi non mi pare questo il momento di discutere, Irileth.
Come Vilkas nessuno dei due era cambiato in particolar modo, e non so dire che il fatto che fossero precisamente come li tenevo nei miei ricordi mi facesse più male o bene. Repressi l'istinto che avevo avuto con Vilkas di farmi riconoscere, di correre da loro, e lasciai che se la sbrigasse l'elfa scura.
-Mi sta bene.- disse infine l'houscarlo -Ma non ci prendiamo responsabilità per i vostri morti.
-Non ve l'abbiamo mai chiest...
-ATTENTI!- il drago si era spostato e volò sopra di noi rapidamente, spalancando le sue fauci per far uscire una fiammata.
Mi gettai di lato con le urla di chi non ce l'aveva fatta, e quando alzai il busto tra la pianura verde del feudo c'era una striscia di fiamme e cenere dove facevano bella vista cadaveri carbonizzati.
Non credevo ai miei occhi.
-Arcieri, presto!- urlò l'elfa scura -Mirate!- presi l'arco ed estrassi una freccia, puntandola verso il drago, ma né io né gli altri arcieri avemmo fortuna dato che il drago le evitò semplicemente spostandosi con un mezzo giro per poi girare di nuovo verso di noi e guardarci.
-Dobbiamo farlo scendere!- urlò Vilkas, sovrastando la pioggia che iniziava a farsi più fitta -Dobbiamo cercare di far valere il nostro numero a livello strategico.
-E come pensi di farlo scendere?- gli chiese Irileth -Glielo chiederai per favore?- il drago ruggì di nuovo -A riparo!- una nuova fiammata rese l'aria terribilmente bollente, ma c'era qualcuno che non era pronta a schivarla.
-RIA!- mi gettai sull'Imperiale appena in tempo e sentii il fuoco bruciarmi appena i capelli, tanto che appena la fiammata si estinse mi toccai la testa, sospirando di sollievo quando trovai ancora tutti i capelli attaccati alla cute.
-G-grazie.- l'Imperiale si alzò da terra e mi osservò -Ma come...?
La terra tremò e quando mi girai vidi con orrore che il drago era atterrato.
Non era lo stesso che avevo visto a Helgen, il corpo era di un color avorio molto scuro ed era più piccolo, ma di certo non meno temibile: una fila di zanne grandi quanto pugnali affilatissimi facevano mostra di sé nella bocca della creatura, gli occhi erano neri come la notte e le corna sopra la testa e le zampe artigliate avevano già iniziato a cercare vittime tra i soldati che coraggiosamente si erano avvicinati per cercare di ferirlo.
-Per Shor allora è vero!- il drago ruggì di dolore quando una freccia di Aela gli arrivò in faccia, precisamente vicino l'occhio, e subito si girò per cercare di inghiottire la cacciatrice che schivò gettandosi si lato, ma la bestia non aveva ancora finito con lei dato che alzò la zampa per cercare di schiacciarla.
-Ehi, di qua!- presi anch'io l'arco e riuscii a colpire dove Aela aveva fallito, ovvero nell'occhio destro del drago, che dolorante si voltò verso di me e mi ruggì contro, ma a dispetto del corpo che iniziò a tremare come una foglia non indietreggiai di un solo passo e mi affrettai ad estrarre la spada dal fodero.
-Avanti, sono qui! Avanti!- lo incitai.
 
Thurri du hin sille ko Sovngarde!
 
-Eh?- aveva parlato.
Il drago aveva parlato, ne ero sicura!
Non sapevo cosa significassero le sue parole, ma le avevo chiaramente sentite! Poteva parlare e lo aveva fatto!
Con una delle sue zampe artigliate, la bestia cercò di afferrarmi, ma usai la lama della spada per poter intercettare l'artiglio quanto bastava per poter indietreggiare, poi cercai di attaccarlo puntando al muso, ma non ebbi fortuna e mi affrettai ad allontanarmi di nuovo, appena in tempo per evitare il colpo di coda della bestia che con un solo movimento spinse via una manciata di uomini come fossero soldatini di legno.
-AAAH!-Vilkas colpì il fianco del drago con un colpo dello spadone, attirando su di sé l'attenzione della bestia, che senza nemmeno accorgersene mi colpì in pieno con la coda, sbalzandomi lontano a diversi metri.
-Ugh!- fui fortunata, perché non mi colpì proprio con l'estremità dove diversi spunzoni la rendevano un'arma temibile quanto le zanne o gli artigli, ma la botta che ricevetti in pieno stomaco e che mi fece rotolare di alcuni metri ebbe il potere di togliermi il fiato.
-Avanti, circondatelo! Arcieri, con me!- ordinò Aela nel frattempo -Dobbiamo colpirlo ai punti vitali.- sentii una mano sul braccio che cercava di tirarmi su, e nonostante fossi dolorante cercai di sfuggirle quando riconobbi la mano della Compagna -Tu vieni con...- alzai lo sguardo ed incontrai gli occhi della cacciatrice, spalancati -Tu!- merda.
-Attenti, sta per rifarlo! Sta per rifarlo!- approfittai della fiammata che distrasse Aela per liberarmi dalla sua presa e spostarmi di nuovo per cercare di colpire il drago. Rapidamente ripresi in mano l'arco, e stetti riparata dietro un cumulo di resti della torre per evitare di espormi troppo e riprendere fiato a causa del colpo.
Lo stomaco mi faceva male, l'agitazione e la paura del momento si mescolavano all'adrenalina in maniera caotica. Non so cosa mi aveva permesso di piazzarmi avanti al drago ed affrontarlo con una misera spada. In quel momento di lucidità compresi la mia follia e vidi le mie mani tremare.
-No...- pensai -Non ora, non adesso!- dovevo rimanere ancora lucida, dovevo mettere da parte la paura come avevo sempre fatto.
Non cancellarla, non ignorarla, ma controllarla, reprimerla, come mi era stato insegnato da mio padre.
Mi concessi cinque secondi. Cinque secondi per permettere alla paura di prendere possesso di me, di incatenarmi dietro quel cumulo di macerie, non uno di più, e alla fine la repressi nel fondo del mio cuore per tornare a brandire l'arco, scagliando una freccia proprio mentre Farkas attaccava il drago, aprendo uno squarcio all'altezza dello sterno.
Il colpo che avrebbe ucciso qualsiasi creatura vivente fu per la bestia niente più che del puro solletico.
Vidi la Bestia trattenere il fiato, sicuramente pronta a rilasciare il suo respiro infuocato, e anche Farkas dovette capirlo data la faccia spaventata che non riuscì a mascherare, ma riuscii ad attirare l'attenzione del drago colpendolo con un'altra freccia.
-Ti sei già stancato di cercarmi?!- gli urlai, ignorando la parte razionale della mia testa che se avesse potuto mi avrebbe preso a pugni, e il drago si voltò di nuovo verso di me.
L'occhio che avevo centrato con la freccia era una massa sanguinolenta e il bastoncino spuntava ancora, anche se spezzato, eppure la foga del drago non si era placata e quando si girò verso di me attaccò senza perder tempo.
Scesi dal cumulo di macerie per evitare il morso del drago, e rotolai per attutire la caduta, rialzandomi subito dopo per caricare un'altra freccia, ma la zampata del drago prese in pieno la mia arma, distruggendola con un solo colpo che mi fece perdere la presa su essa e digrignare i denti quando la mano ferita solo pochi giorni prima dalle fiamme a Helgen strusciò contro il legno dell'arco, irritandola.
Non mi arresi e ripresi la spada. L'antico gigante mi ruggì di nuovo contro e con un altro colpo di coda si liberò di alcune guardie che avevano cercato di assaltarlo, e sono sicura di aver sentito la voce di Torvar imprecare.
 
Brit grah. Avevo dimenticato quale divertimento voi mortali potete offrire.
 
Parlava la nostra lingua.
Una novità inaspettata che lasciò tutti di sasso. Sentii chiaramente il sudore mescolarsi con le gocce di pioggia che a dispetto del cappuccio mi colavano sul viso e sul collo, ma non indietreggiai e mi sforzai di mantenere la posizione di guardia stringendo la presa sull'arma.
Eravamo così vicini da poter sentire il fiato caldo della bestia, specchiarmi nel suo unico occhio nero.
Cercò di mordermi, ma io indetreggiai, poi lo fece di nuovo. Inciampai e solo quando sentii un suono di gola simile ad una risata capii che stava giocando. Mi stava usando come un topolino pronto ad essere mangiato. Mi rialzai ed attesi che attaccasse, ma quando le zanne centrarono di nuovo l'aria mi spostai di lato e cercai di aggrapparmi ad una delle corna. Ci riuscii e feci per affondare la lama nel cranio della creatura, ma questa mi disarcionò, non prima che riuscissi ad aprire un nuovo squarcio sulla testa del drago, uno squarcio che avrebbe dovuto essere un affondo per uccidere e non ferire.
-Ah!- mi ritrovai intrappolata sotto la sua zampa e il panico mi colse, forte ed impetuoso.
Iniziai ad agitarmi in maniera scomposta, cercando di liberarmi, ma al minimo cenno di successo il drago applicava ulteriore pressione per schiacciarmi di nuovo.
Iniziai a sentirmi soffocare e la Bestia ringhiò, per rabbia e paura.
-B-bastardo!- gridai con voce contratta, mentre la pressione sullo sterno si faceva sempre più forte. Agitai una mano alla cieca, cercando la mia spada, e riuscii ad afferrare una lama.
Raramente ho provato sensazioni più piacevoli dell'acciaio che urtò contro la mia pelle in quel momento, e l'afferrai più saldamente, attirandolo a me, cercando l'impugnatura e ferendomi nel tentativo.
Quando affondai il pugnale nella zampa del drago, rigirandola per causare più dolore, fu liberatorio e non appena la creatura sollevò la zampa strisciai via per poter respirare e riprendere una spada persa da qualche cadavere.
Dove gli artigli del drago avevano premuto contro la pelle, all'altezza del costato, c'erano dei lividi violacei e ad ogni respiro sentivo le costole dolere. Sentivo gli occhi bruciare ed il respiro affannoso, ma non avrei lasciato che la Bestia mi dominasse sfruttando la mia stessa paura, proprio no.
Il drago mi osservò e scoprì appena le zanne sollevando un angolo della bocca. Ci misi un po' a capire che stava sorridendo.
 
Krif krin. Pruzah! La tua sconfitta mi porterà onore
 
Gli ringhiai contro a mia volta, la spada avanti a me come se potesse proteggermi dal suo respiro fatale, la stringevo forte, ma il tremore dettato dalla profonda paura non se ne voleva andare.
All'improvviso la bestia ruggì di dolore, e quando si girò vidi che Vilkas gli era arrivato alle spalle e gli aveva quasi tagliato l'estremità della coda. Un piccolo lembo di pelle teneva ancora attaccata l'appendice al resto del corpo, ma il secondo colpo del Compagno la staccò del tutto, spingendo il drago a ruggire di nuovo, un suono così potente che sono sicura di aver sentito la terra tremare sotto i miei piedi.
 
Pahlok joor!
 
Armato di scudo e spada il Compagno si preparò ad affrontare il drago e quando questo cercò di azzannarlo colpì il suo muso con lo scudo, poi scattò di lato e cercò di colpirlo alla testa, ma la creatura reagì cercando di artigliarlo.
Vilkas usò ancora lo scudo per parare, ma dopo l'impatto non vi rimase che il manico intorno al suo braccio. E vidi la paura farsi strada nei suoi occhi, per un momento.
-Vilkas!- Athis e Farkas gli diedero manforte, e sebbene il drago iniziasse ad essere sfinito, noi tutti lo eravamo molto più di lui.
-Ci prenderà per...sfinimento.- mormorò Irileth.
Notai che perdeva sangue da una gamba e il braccio sinistro era piegato in maniera irregolare. Mi affrettai a sorreggerla e l'elfa scura dovette faticare per non appoggiarsi a me, vittima del suo stesso orgoglio.
-Dobbiamo finirlo.- aggiunse a denti stretti -A-abbiamo perso...troppe persone.- mi guardai intorno.
Eravamo rimasti in pochi. Con mio profondo sollievo i Compagni erano ancora vivi, ma Njada e Ria erano messe male e Torvar era ancora privo di sensi.
-VILKAS!- la voce preoccupata di Aela mi arrivò come una freccia e quando alzai lo sguardo vidi che il Nord era prigioniero sotto la zampa del drago, la spada oramai lontana e le braccia intrappolate.
-No...- mormorai.
Guardai il drago e la torre distrutta subito dietro di lui e un'idea mi balenò in testa, dividendo la mia mente in due. Non potevo pensare cosa più stupida. Non ce l'avrei mai fatta.
-Lascialo andare!- con la zampa libera il drago scaraventò via Farkas, che cadde rotolando tra la polvere.
Quando si rialzò aveva gli occhi lucidi per la rabbia,la fatica, la paura.
-VILKAS!- il mio cuore si strinse in una morsa dolorosa, e quando Vilkas gridò di nuovo a causa della pressione che l'avrebbe ucciso adagiai Irileth contro una roccia.
-Dove vai?- mi chiese, tenendosi il braccio rotto con quello sano.
-Ho un'idea e spera che funzioni!- stringendo la presa sulla spada mi diressi verso l'ingresso della torre oramai diroccata e vi entrai.
Rapidamente trovai le scale, saltando qualche gradino che non c'era più, stando attenta a non inciampare, un paio di volte rischiai di cadere a causa di alcune pietre instabili. Quando misi male il piede e la roccia cedette sotto di me dovetti attaccarmi alla parete per non precipitare.
Respirai con affanno, impossibilitata a staccare gli occhi dall'altezza raggiunta. E scoprii che più guardavo il vuoto più ne ero terrorizzata.
-Ma porco Akatosh!- bestemmiai -Proprio adesso dovevo farmi prendere la paura dell'altezza! Non l'ho mai avuta.- questo per il fatto che non mi ero mai arrampicata in luoghi alti, ma era un dettaglio.
Sentii di nuovo le loro urla, le urla dei Compagni, dei MIEI Compagni, e mi riscossi. Non avrei dovuto guardare giù, dovevo solo continuare ad avanzare. Mi concessi un ultimo respiro e continuai guardando sempre verso l'alto, verso quel punto da raggiungere.
Ce la feci, raggiunsi l'ultimo piano rimasto in piedi della torre. Dovetti aggrapparmi per non scivolare a causa del pavimento bagnato di pioggia.
-Devo essere pazza per fare tutto questo...- mi dissi.
Il drago era ancora lì, quando mi sporsi, quattro metri circa da dove mi trovavo io, con la coda che, privata del pezzo finale, si agitava e sanguinava, riuscendo ancora a distanziare i pochi soldati che lo bersagliavano di frecce, e Vilkas era ancora lì, sotto la sua zampa. Non ci avevo messo nemmeno mezzo minuto per salire tutti quei gradini, eppure avrebbe potuto essere già morto, e se così non fosse stato aveva comunque i secondi contati.
Tremando mi avvicinai al cornicione della torre, in parte caduto, un buco del muro che mi permetteva di stare proprio sopra la testa del drago.
Respiravo con affanno mentre il mio corpo tremava di adrenalina, di paura, ero così spaventata che la mia bocca si piegò in un sorriso dettato dalla follia del momento o forse del terrore.
-O la va o la spacca.- presi la spada e gridando mi lanciai tenendola con entrambe le mani.
Non fu una caduta così grande, ce n'erano sicuramente di peggiori, di più ardue, di più spaventose, ma quando i miei piedi si staccarono dalla roccia fui sicura che non sarei sopravvissuta, che sicuramente avrei mancato il drago, e chiunque avrebbe preso il mio gesto per quello di una povera pazza...
Per questo l'impatto fu come una sveglia, un dolorosissima sveglia che iniziò ad odorare di sangue nel momento in cui la spada si conficcò quasi fino a metà nella testa del drago. L'impatto con la sua pelle fu duro e doloroso, sbattei il mento contro quelle pietre d'avorio e mi morsi la lingua. Lacrimando e con la bocca che sapeva di ruggine, mi tenni stretta alla spada mentre il drago ruggiva. Alzò il collo di scatto e poco mancò che cadessi, ma ancora non era morto.
Fu così che non appena tornò con le zampe a terra mi aggrappai ad una delle corna e con fatica estrassi la spada. E colpii di nuovo, gridando, ma la mia voce fu sovrastata dal grido del drago, un grido che sapeva di disperazione, di rabbia, di paura.
 
DOVAHKIIN! Noooooo!
 
Mi accasciò a terra bruscamente, non so come la mia mano sudata fu in grado di mantenere la presa sul corno della bestia, ma ce la feci e non appena fui abbastanza vicina al terreno la allentai per poter rotolare via proprio mentre il predatore esalava il suo ultimo respiro.
Poi ci fu silenzio.
Mi leccai la bocca che sapeva di sangue e sputai a terra, massaggiandomi il mento dolorante.
-Mi immaginavo una cosa molto più eroica che sbattere il mento come una mocciosa spericolata.- ammisi tra me e me.
Nel frattempo, alla caduta del drago, i superstiti festeggiarono. Qualcuno gridò alla grazia degli dei, qualcuno abbracciò l'amico sopravvissuto o pianse il morto, ma l'atmosfera si fece decisamente più sollevata e leggera, tanto che anche Athis abbandonò per un attimo la sua aria tenebrosa per sorridere ad uno stordito Torvar, che quasi sicuramente ricambiò senza nemmeno sapere cosa stava facendo a giudicare dalla sua espressione.
-Tu...l'hai ucciso.- Irileth, che si era alzata, mi guardava -Non credo ai miei occhi.- abbozzai un sorriso sarcastico.
-Dal tuo tono sembri quasi delusa.- l'elfa non era certo un mostro di bravura ad esprimere le sue emozioni, ma gli occhi rossi brillavano di curiosità e, perché no, rispetto nei miei confronti.
-Sono sorpresa.
-A chi lo dici.- la voce di Aela attirò la mia attenzione.
Come Farkas, sorreggeva Vilkas facendo passare il braccio intorno alle proprie spalle. Notai che sia loro che il resto dei Compagni mi guardavano increduli.
Fu allora che mi portai una mano alla testa, improvvisamente agitata.
-Cazzo!- pensai.
Il cappuccio doveva essere scivolato durante la caduta.
-È passato molto tempo, vero Iris?- cercai di capire dalla voce di Aela se fosse felice o meno di vedermi, ma l'abilità della cacciatrice era davvero alta nel nascondere i suoi sentimenti, e non riuscivo a guardarla negli occhi, non riuscivo a guardare nessuno di loro.
-Sì, abbastanza...- mormorai infine.
Finalmente la pioggia iniziò a diminuire, anche se il cielo rimase coperto da nuvoloni scuri che promettevano ancora temporale.
Guardai Vilkas, finalmente, con il cuore diviso tra la gioia di saperlo salvo e l'ansia di non poter più scappare a quegli occhi di ghiaccio. Quando fece per parlare il cuore perse un battito, ma la voce di Irileth lo precedette e lui distolse lo sguardo.
-Almeno adesso sappiamo che possono essere uccisi. È un traguardo.
-Già, ma guarda quanti uomini abbiamo perso.- intervenne una guardia -Venti, trenta? Una perdita troppo alta per essere accettata.
-Senza contare che c'erano i Compagni ad aiutare....
-State calmi.- con tono deciso la Dunmer placò le voci agitate -Parlerò con lo Jarl, così...
-Ehi, che succede?!- una gaurdia indicò il corpo del drago ed io mi girai di scatto.
La grande carcassa, infatti, aveva iniziato a prendere fuoco.
Lentamente le fiamme, che nessuno era in grado di dire da dove provenissero, divorarono la pelle, lasciando solamente le ossa spoglie e lucenti, come se il cadavere si fosse decomposto in tanti anni e non in pochi secondi.
-Iris, via da lì!- mi urlò Aela.
-Cosa?- le fiamme si concentrarono tutte sulla testa del drago, poi, veloci e improvvise, divennero di un bianco lucente e si lanciarono contro di me che, spaventata, mi portai le mani a proteggere il corpo tra le esclamazioni di sorpresa e terrore dei presenti.
Ma non fece male.
Dal momento in cui quella corrente bianca mi investì sentii come una nuova fonte di energia. Essa entrò nel mio corpo, la sentivo nei muscoli, nelle ossa, un'energia così grande da spaventare ed al tempo stesso calmare la Bestia, che non osò intromettersi. Ogni dolore fisico che potevo provare sparì: il dolore al mento, la lingua, le costole doloranti, non sentii più niente per quel breve attimo. E nella mia mente galleggiava una parola che non avevo mai visto né sentito pronunciare da nessuno, tuttavia non mi era mai parsa così chiara.
Tutto non durò che pochi secondi e quando riaprii gli occhi mi sentii come se mi avessero svegliato all'improvviso da un lungo sonno di pace. Ora c'era di nuovo il silenzio.
-Cosa...che è successo?- sussurrai.
Mi guardai le mani, mi toccai il viso cercando qualche cambiamento, ma stavo bene. Ero io, sempre io...
-Cosa c'è? Perché mi guardate così?
-È incredibile!- mormorò una guardia -Allora la leggenda è vera.
-Come?
-Sì, hai ragione. Allora è tutto vero, tutto! È tornato!
-Tornata, vorrai dire.
-Infatti è una donna...assurdo!
-Di cosa parlate?!- alzai la voce, cercando di sovrastare quelle esclamazioni che racchiudevano paura e al tempo stesso stupore, incredulità, ammirazione.
-Le antiche leggende Nord narrano di un eroe. Una persona in grado di uccidere i draghi.- con mia sorpresa fu Vilkas a parlare, anche se con voce contratta a causa delle ferite -Una persona così potente da poter apprendere tutti i loro segreti per usarli contro di loro, semplicemente assorbendo la loro anima.- fece una pausa, sembrava non credere alle sue stesse parole -Come hai fatto tu.
-Io non ho assorbito l'anima di niente...o forse sì?- mi portai una mano alla testa.
Ero confusa.
Confusa e spaventata.
-Sì che l'hai fatto.- intervenne un'altra guardia -L'abbiamo visto tutti, non è vero?- alcuni gli diedero manforte.
-Ma questo che significa?!- sentivo la testa scoppiare, la pace provata quando avevo assorbito l'anima del drago, secondo gli altri almeno, era sparita. Ora mi sentivo solo confusa da tutte quelle attenzioni che non capivo né volevo.
-Significa che la leggenda è vera, appunto, e che tu, Iris, sei il Sangue di Drago.
 
Note dell'autrice
Capitolo bello lungo, direi xD
Non ce la faccio più *muore sulla tastiera*
E finalmente si entra nella vera storia. Iris ha appena ucciso il suo primo drago, ed ora dovrà fare i conti con quel destino che ha tanto cercato di evitare, soprattutto ora che la gente sa. Come la prenderà? Come andranno a finire le cose?
Scopritelo nel prossimo capitolo.
Ah, non ho resistito a mettere un flashback coccoloso su Iris e Vilkas...così, tanto per mettere il dito nella piaga che non stanno più insieme :3
Grazie a AFEP e VALPUR che hanno recensito. Voglio dire che mentre scrivevo ascoltare To Glory mi sono caricata a bestia, spero di non aver esagerato xD Sono fusa, se ci sono degli errori perdonatemi *lancia fiorellini e peluches a tutti.*
Alla prossima settimana.

Parole in draconico:

Thurri du hin sille ko Sovngarde!: spedirò la tua anima a Sovnegarde
Brit grah: bella battaglia
Krif Krin. Pruzah!: ti batti con coraggio. Bene!
Pahlok Joor: mortale insolente.

Lady Phoenix
 
  
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