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Autore: Dragonheart 95    05/07/2013    1 recensioni
Ecco a voi il sequel di Breakaway from hell. In questa storia narrerò le vicende dopo il disastro di Tall Oaks e questa volta ci saranno anche i personaggi di Resident Evil 6. Ovviamente come il prequel anche questo diciamo ha come protagonista me, immaginando come sarebbe stato Resident Evil 6 se ci fossi stato anche io xD. Spero seguiate tutti e recensiate in molti. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield, Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: IL DOPO
 
Immagini confuse di panico, fuga, lotta per la sopravvivenza, non morti violenti e infine la morte di una ragazza … poi il buio. Un ragazzo si svegliò di soprassalto spalancando gli occhi e sudando freddo; l’aveva fatto per l’ennesima volta, aveva fatto ancora una volta quel sogno.
Un sogno che ormai non lo lasciava più in pace, era come se volesse che quelle immagini restassero impresse nella sua mente, come un memento. Un memento che l’avrebbe tormentato per sempre.
<< Al diavolo il sonno. >> disse il ragazzo ormai sveglio.
Si alzò dal suo letto scostando nervosamente le coperte e si mise in piedi. Era vestito con solo i pantaloni rossi e lunghi del suo pigiama, il torso giovanile, ma non privo di muscolatura era nudo, come erano nudi i suoi piedi. Si portò al centro della stanza e poi si diresse davanti alla porta che, messe le pantofole, aprì e così facendo uscì dalla stanza.
Attraversò un lungo corridoio e poi si diresse a una porta in fondo ad esso e la aprì. Arrivò alle scale e prese l’ascensore che lo portò al piano terra; arrivato a destinazione uscì fuori dalla struttura in cui si trovava.
Ormai all’esterno si concesse di respirare un po’ di quell’aria notturna presente per cercare di rilassarsi e poi camminò fino a una panchina lì vicino dove si sedette. Seduto iniziò a pensare nuovamente al sogno che faceva da diversi giorni, dal giorno in cui … no! Non voleva ricordarlo, era una sensazione orribile rivivere quei momenti, si sentiva veramente male ogni volta che lo faceva.
<< Perché? Perché tra tutte le città presenti in America dovevano colpire proprio quella, maledetti bastardi! Tutta quella gente che moriva, tutte quelle persone che finivano ammazzate da quei … mostri, tutto quel dolore per lei. >>
<< Certe volte mi pento di aver voluto intraprendere il mestiere di agente governativo, almeno potrei essere felicemente morto in quel disastro, oppure aver avuto la fortuna di scappare da esso. >>
Quel monologo lo stava opprimendo ancora di più di quanto lo facevano i suoi sogni, quelle parole che diceva a se stesso erano come lame che riaprivano vecchie ferite non del tutto rimarginate.
 
<< A quanto pare non sono l’unico che ha avuto l’idea di venire qua fuori. >> Una voce raggiunse il ragazzo sulla panchina.
<< Mmm? >>
Il ragazzo alzò la testa e incontrò la vista di una persona che lui conosceva molto bene.
<< Leon. >>
<< Ehilà Davide, mi fa piacere incontrarti di persona. >>
Leon era un agente governativo di altissimo rango oltre che stretto amico del presidente Benford, il quale aveva perso la vita il giorno del disastro di Tall Oaks.
Leon si trovava al campus dell’università di Tall Oaks con una serie di agenti del governo e il presidente degli USA Adam Benford, il motivo: una conferenza del presidente. Purtroppo dopo il disastro solo lui e l’agente Helena Harper erano riusciti a salvarsi e Leon aveva addirittura sparato al presidente ormai contagiato.
Davide non aveva mai incontrato l’agente Leon Kennedy di persona, solo video-comunicazioni di là e messaggi di qua, questa era la prima volta che lo incontrava in carne e ossa, nell’albergo dove si trovavano tutti i sopravvissuti dell’ attentato di Tall Oaks.
<< Cosa porta il famoso Leon Scott Kennedy fuori dal lussuoso albergo di Aurora City, cosa c’è, forse il letto era scomodo o forse non c’era qualche bella donna alla reception? >> disse sarcastico Davide.
<< Diciamo tutte e due. >> rispose quello con calma e poi si sedette accanto a Davide.
<< Invece tu per quale motivo sei qui fuori? >> chiese Leon.
<< Volevo guardare l’alba. >> mentì disinteressato l’altro.
<< Alle 2 e mezzo di notte? Bhè a meno che qui il sole non sorge più in fretta dovrai aspettare un bel po’. >>
<< Chissenefrega. >>
<< Hai ragione non sono fatti miei. >>
Il discorso sembrava finito lì, i due guardavano uno a terra e l’altro verso l’alto, poi Davide fece una domanda a Leon.
<< Come siete fuggiti da lì? >>
<< Bhè diciamo solo che abbiamo fatto un bel viaggione, da Tall oaks siamo riusciti a prendere un bus verso la cattedrale, dalla cattedrale siamo finiti nelle catacombe e da quelle in un lago fuori dalla cittadina prima di venire rasa al suolo. >>
<< Rasa al suolo? >>
<< Si, per eliminare l’infezione hanno dovuto sterilizzare l’area. >>
Davide iniziò a innervosirsi.
<< Ma davvero? Questo è quello che fa il governo americano? Se il problema è drastico allora sono autorizzati a usare misure drastiche? Come a Racoon city vero? >>
<< Come sai di Racoon? >> chiese sorpreso Leon.
<< Sai un buon agente deve essere a conoscenza di fatti molto importanti. >> rispose stizzitò il ragazzo.
<< D’accordo, ma calmati sembri teso come una corda di violino. >>
<< Tu cosa diresti? Cazzo Leon siamo scampati al pericolo, abbiamo vissuto momenti orribili e abbiamo visto la morte in faccia, anzi le morti. Come dovrei essere? Devo far finta che non è successo nulla, sorseggiarmi del thè e mettermi a fare uno di quei cazzo di cruciverba magari spaparanzato sul divano pensando a quanto è bello il mondo? >>
Davide si alzò furiosamente dalla panchina.
<< Certo che no, capisco che l’esperienza ti ha segnato, credimi anche per me è stata dura la prima volta quando ero a Racoon, o quando ero in Spagna, o quando ho sparato al presidente ormai non-morto, ma noi siamo agenti del governo, dobbiamo rimanere freddi e cercare di risolvere la situazione. Le armi bio-organiche sono una minaccia e coloro che le creano lo sono ancora di più, se non le fermiamo succederà quello che è successo a Tall Oaks. >> Anche Leon era in piedi.
<< Si certo. Ora però voglio stare da solo, ti prego Leon, vattene. >>
<< Come vuoi, ma ricorda che non puoi vivere nel ricordo e farti prendere dalle emozioni, devi essere una macchina pronta alla difesa dell’umanità e devi essere all’altezza del tuo compito. >>
<< Ci vediamo Davide, mi ha fatto piacere la nostra chiacchierata. >>
<< Ci vediamo Leon. >>
I due si salutarono, ma prima che Leon rientrasse disse una cosa:
<< Dimmi Davide, qual è il vero motivo per cui sei così? Prima da quanto riferitomi eri più forte moralmente e eri sempre allegro anche nei momenti duri, cosa ti ha fatto cambiare? >>
<< …………… >> Nessuna risposta da parte di Davide.
Leon non fece ulteriori domande e se ne ritornò in albergo augurando la buonanotte a Davide che non ricambiò.
 
Davide tornò a sedersi e guardando le stelle disse:
<< Il non aver mantenuto una promessa fatta a una persona a me molto cara. >> Lo sussurrò quasi a se stesso e al cielo.
Poi tornò dentro anche lui.
 
 
 
 
 
  
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