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Autore: i_Love_Lawliet    18/01/2008    7 recensioni
Ricordava di essere cresciuta con lui in quell'orfanotrofio: L era stato il suo migliore amico ed il suo unico amore. Ma quando in futuro lo reincontrerà a causa di Kira, come reagirà nel ritrovarsi di fronte ad una persona completamente diversa da quella che ricordava?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.


“Andiamo, Marie!” incalzò una delle ragazze, “un patto è un patto, devi farlo!”

“Questo gioco è stupido!” replicò Marie, cominciando a pentirsi di essersi unita al gruppetto delle sue compagne di stanza, “non credete che siamo un po’ troppo grandi per verità-o-penitenza?” si lamentò.

“Non cercare di svignartela!” disse un’altra. “Hai scelto la penitenza, quindi ora devi farlo.”

“Ma Angela ha dovuto solo bussare ad una porta e scappare via,” fece notare Marie, “e poi sembra che voi tre non riusciate proprio a capire che io e lui siamo solo amici, nulla più.”

“Tu sei l’unica con cui lui parla; non rivolge la parola a nessun altro, e nessun altro rivolge la parola a lui. E’ così ostile...” La ragazza di nome Angela rabbrividì. “E poi, cielo, Marie, è solo un bacio!”

“Ma nessuna di voi ha dovuto baciare il suo migliore amico! Vi rendete conto? Se lo facessi, le cose fra noi potrebbero cambiare! Ed io non voglio rischiare di perdere la mia amicizia con L a causa di una stupida penitenza!” dichiarò Marie con decisione.

“Cretina,” mormorò Irene. “Guarda che non è mica brutto, Marie. Anzi, se proprio devo dirtelo, è un gran figo,” disse arrossendo, mentre le altre annuivano maliziose.

Marie sbatté gli occhi, guardando le ragazze; era certa che se avesse rifiutato, avrebbero detto tutto ad L. E lei si sarebbe trovata lo stesso nei guai. “Avremmo potuto sistemarti con cose molto, molto peggiori di questa,” continuò l’altra sogghignando.

“D’accordo,” disse infine Marie alzandosi e lasciando le tre a ridacchiare fra di loro. Fuori dalla porta, lasciò andare anche lei un sorrisino. Non aveva intenzione di mentire ad L per ottenere quel bacio; gli avrebbe raccontato tutto ciò che le era successo, inclusa l’assurda penitenza che doveva fare.

Percorse gli ampi corridoi dell’orfanotrofio, raggiungendo in poco tempo la stanza del ragazzo. Bussò alla porta una sola volta, sapendo che lui l’avrebbe sentita. Ed infatti, immediatamente udì un rumore all’interno della stanza. Pochi secondi dopo, L aprì la porta.

Le sue compagne di stanza avevano decisamente ragione a dire che era un bel ragazzo, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso. Il fisico proporzionato, i lineamenti delicati, i capelli neri spettinati gli coprivano in parte gli occhi ossidiana dallo sguardo penetrante, che risaltavano sulla pelle diafana in un modo quasi ipnotico.
Ad ogni modo, sarebbe stato ancora meglio se non sembrasse sempre come se stesse per cadere addormentato a terra.

“Hai già finito con le tue amiche?” chiese L, sollevando scettico un sopracciglio.

“Non esattamente…” rispose Marie, entrando nella stanza dall’aspetto disordinato, con involucri di dolciumi, fogli e vestiti sparsi dappertutto. “Dovresti davvero pulire questo posto, è disgustoso”.

Lui ignorò il suo commento sulla sua stanza, sollevando le spalle. “Se non hai ancora finito con le ragazze,” domandò, “che cosa ci fai qui?”

”Parlando delle mie amiche, torno ora da una conversazione su quanto sei carino, stavo per picchiarle,” scherzò lei.

Lui si voltò piano dall’altra parte, vagamente imbarazzato. Se c’era una cosa che L odiava, erano i complimenti senza senso. “Immagino che questo centri qualcosa con il fatto che tu sia qui, no?” chiese, andando dritto al punto.

‘Maledizione, è così sveglio!’ pensò lei. Marie si aggiustò con una mano la lunga frangia di capelli neri che le cadeva sugli occhi e guardò L con lo sguardo più innocente possibile. Lui fece un passo indietro, ed incrociò le braccia, sulla difensiva. “Che cosa vuoi?” domandò.

Un piccolo sorriso illuminò il volto di lei. “Un favore,” disse quasi sottovoce.

“Ovvero?” replicò lui, senza muoversi. Non gli piaceva quella situazione.

“Ecco, vedi, stavamo giocando a verità-o-penitenza…” cominciò, esitante. Si fermò a metà frase. E se avesse rifiutato? Che cosa avrebbe detto alle ragazze? Che L l’aveva mandata via? E questo come avrebbe influenzato la loro amicizia? Perché stava male al solo pensiero di lui che le voltava le spalle, uscendosene con qualche stupida scusa per non baciarla? “…Sembra che non riescano a comprendere che siamo solo amici…” mormorò, bloccandosi di nuovo.

“Devi baciarmi, no?” concluse lui, senza mezzi termini. Lei sospirò felice, una volta tanto, che lui non fosse uno sciocco e…malvagio.

“Si, più o meno,” annuì, sorridendo impacciata.

“…e non c’è modo di evitarlo?” chiese lui. Marie ebbe paura che la sua espressione avesse assunto una piega offesa, perché subito dopo lui riprese: “Se non c’è, allora non possiamo farci molto. Ma manteniamola come una cosa strettamente formale, ok?”

“D’accordo,” assentì lei.

Faccia a faccia, i due migliori amici rimasero immersi per molto tempo in un lungo silenzio scomodo, fermi a guardarsi, cercando di decifrare i pensieri dell’altro. Infine L sollevò, seppur lentamente, una mano verso il viso della ragazza, ma si fermò a pochi centimetri da esso, e subito dopo la lasciò andare con un sospiro esasperato.

“Qual è il problema, L? Primo bacio?” lo prese in giro lei, cercando di nascondere la sua stessa esitazione e paura.

L quasi rise a quelle parole. “Per favore, Marie, ho quasi 17 anni. Certamente questo non è il mio primo bacio,” rispose. “Tu?” aggiunse aggrottando appena la fronte.

“Io… ecco… io ho… appena… io… uh…” mormorò Marie, molto più che imbarazzata. Perfetto: questo era il suo primo bacio, ed ora L ne era ben consapevole. La sua espressione si incrinò appena quando lei arrossì. ”Finiamola qui, L!” disse Marie all’improvviso, prendendogli il viso fra le mani e sollevandosi sulle punte per raggiungere le sue labbra pallide.

Marie non era preparata per ciò che avvenne con quel bacio. Le sue guance divennero improvvisamente bollenti, i suoi occhi sembravano incollati. Aveva paura di aprirli e vedere l’espressione scioccata del ragazzo di fronte a lui. Il bacio durò più di quanto permetteva la pura formalità, ma la sensazione che quelle labbra morbide provocavano sulle sue faceva stare troppo bene Marie perché lei decidesse di staccarsene. Tolse le mani dal viso, scendendo sul collo, all’attaccatura delle spalle. Quelle di lui erano abbandonate, immobili, sui fianchi. Lei avrebbe voluto che quelle braccia l’avessero stretta forte; avrebbe voluto sentire quei muscoli che i vestiti troppo larghi nascondevano. Avrebbe voluto che lui l’avesse ricambiata mostrandogli indietro una qualsiasi sorta di affetto, invece era come se stesse baciando una statua di ghiaccio con le sembianze del suo L. In un timido tentativo, mosse la lingua verso le sue labbra, ma le trovò sigillate. Alla fine, lui ruppe facilmente quel labile contatto e si allontanò forzando le mani della ragazza, che gli stavano accarezzando i capelli, a tornare al proprio posto.

“Non avevamo detto che sarebbe stata una cosa strettamente formale?” osservò, pacato.

“Mi dispiace,” sussurrò lei, imbarazzata per le sue azioni incontrollate.

“Che cosa ti prende, Marie?” chiese lui. Il suo tono non era arrabbiato, come lei si aspettava ma piuttosto, mostrava preoccupazione e curiosità. “Ultimamente ti comporti in modo strano,” continuò.

“Dici?” sibilò lei.

“Sai che qualunque problema tu abbia, puoi contare su di me, no?”

“Ma certo, L” annuì lei, senza guardarlo negli occhi, cosa che lui notò ma non disse.

“Ora torna dalle tue amiche, sono certo che ti stanno aspettando per spettegolare sulla mia abilità di baciare,” concluse L sorridendo. Lei sollevò la testa e gli sorrise a sua volta.

“Ti farò fare una bella figura.”

“Grazie,” disse lui con un cenno della testa, mentre lei usciva dalla sua stanza, richiudendo piano la porta.

Marie si ritrovò da sola nel grande corridoio deserto. ‘L…” pensò, ‘come posso sperare che tu mi aiuti a risolvere il mio problema, se il mio problema sei tu?’
Nel tornare dalle ragazze, cercò di assumere l’espressione più impassibile che poteva, ma in realtà per tutto il tempo nella sua mente continuava a ripetersi lo stesso pensiero.
’Come posso essermi innamorata di L? Lui, il mio migliore amico!’


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Note della traduttrice:
Dunque, questa fanfic è una traduzione dall'inglese della storia 'Memories' scritta da i Love Lawliet. Ho deciso di tradurla perché pur essendo breve (10 capitoli - di cui gli ultimi 2 non sono stati ancora pubblicati), semplice nella trama e leggera nella lettura, mi sembra davvero ben riuscita; in parole povere mi ha colpito, e spero che piacerà anche a voi che la leggerete. ^___^;
L'autrice mi ha dato il suo permesso di tradurla, ed io le ho dato il link ad EFP, quindi siccome verrà a controllare se io faccio un buon lavoro e se la sua storia piace, commentate!!xD In inglese, se volete, o altrimenti in italiano, così che possa tradurle io le recensioni. ^***^; Così lei trova ispirazione per scrivere gli ultimi capitoli ed io per tradurre la fanfic e ricominciare a scrivere le mie. xD Perché purtroppo, ho di nuovo perso la mia ispirazione, e spero che tradurre un po' mi aiuti a tornare in carreggiata.
Il link alla fanfic originale è nell'account di i Love Lawliet. Questo primo capitolo era un po' un'introduzione alla storia, che a partire dal prossimo verrà narrata in prima persona da Marie, prendendo - vi anticipo - delle pieghe piuttosto inaspettate e...tristi.
Un bacio!

JunJun

  
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