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Autore: Daphne_Descends    05/07/2013    3 recensioni
"Red diede uno sguardo all’orologio e sospirò. Erano le nove e cinque e lui era ancora sul treno. Il vagone sferragliava con forza e quasi si sentiva soffocare. Di solito preferiva spostarsi in bicicletta, ma quella mattina era uscito di casa in ritardo e non aveva avuto altre alternative se non prendere quel dannato treno. Green l’avrebbe sicuramente ucciso".
In cui Red, in ritardo per andare al lavoro, ha un incontro inaspettato.
Perché, davvero, chi ci crede ai colpi di fulmine?
[AU, Specialshipping]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Green, Red, Yellow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Nice to meet you

 
 
 
Red diede uno sguardo all’orologio e sospirò. Erano le nove e cinque e lui era ancora sul treno. Il vagone sferragliava con forza e quasi si sentiva soffocare. Di solito preferiva spostarsi in bicicletta, ma quella mattina era uscito di casa in ritardo e non aveva avuto altre alternative se non prendere quel dannato treno. Green l’avrebbe sicuramente ucciso, ma non aveva potuto lasciare Pika in quello stato. Fino al giorno prima sembrava stare bene, invece quella mattina non aveva mangiato i suoi semi e Red si era preoccupato, tanto che aveva afferrato la sua gabbietta ed era corso dal veterinario nel palazzo accanto, senza nemmeno preoccuparsi di essere ancora in pigiama.
Nonostante l’orario aveva dovuto aspettare che una vecchietta si lamentasse di come il suo povero gattino sembrasse giù di tono – quando l’unico problema visibile era il grasso che lo appesantiva, tanto da farlo quasi strisciare a terra. Per fortuna Pika sembrava stare bene, tanto che il veterinario lo aveva rimandato a casa senza fare nulla, se non raccomandargli di cambiare l’acqua per invogliarlo a mangiare. Probabilmente si sentiva solo, visto che in quel periodo Red era stato occupato con varie riunioni, così il suo proprietario non aveva pensato affatto e aveva agito di impulso, come si poteva notare dalla gabbietta che in quel momento teneva sulle ginocchia.
Red sospirò di nuovo e osservò Pika che annusava curioso l’aria. Si era guadagnato più di un’occhiata stranita, ma non se l’era sentita di lasciare Pika di nuovo da solo in casa. Solo che Green l’avrebbe davvero ucciso.
Le porte si aprirono, ma Red non alzò nemmeno lo sguardo, visto che la sua fermata era ancora lontana, e guardò di nuovo l’orologio. Nove e quindici. Era morto, un cadavere che camminava. Quella giornata era cominciata da schifo e sarebbe continuata peggio, ne era certo.
Proprio mentre pensava quello, il treno frenò improvvisamente e, nella confusione, qualcuno gli pestò dolorosamente un piede, facendolo piegare in due e fargli quasi cadere la gabbietta.
Red trattenne un’imprecazione, mentre il vagone si rimetteva in marcia e la gente si risistemava guardandosi attorno appena spaesata, e prima che potesse cercare il colpevole una voce ansiosa richiamò la sua attenzione.
«Mi scusi! Mi dispiace tanto, ho perso l’equilibrio! Le ho fatto male?»
Alzò lo sguardo, incrociando quello ambrato di una ragazza, e le parole gli morirono in bocca.
Lo guardava con un’espressione preoccupata, mordendosi un labbro e aggrottando la fronte, e Red per un attimo si dimenticò addirittura il suo nome e cosa ci facesse lì.
«Non volevo, davvero, è successo tutto così all’improvviso che-».
Si riscosse in tempo per bloccare quel fiume di parole e agitò una mano, facendo un sorriso «No, nessun problema, non si preoccupi. Non mi ha fatto niente». In realtà avrebbe voluto accucciarsi a terra e lamentarsi del dolore al piede, ma era un uomo e non aveva intenzione di farla sentire in colpa più di quanto già non fosse.
«E’ sicuro?» continuò lei. Red annuì e si prese un attimo per osservarla meglio. Forse il caso voleva farsi perdonare per quella mattina infernale, perché quella ragazza era davvero carina, con i suoi occhi limpidi e i capelli biondi legati in una lunga coda. Solo in quel momento, mentre notava come le stesse bene quel vestitino a fiori, si rese conto del perché gli avesse pestato un piede. A terra davanti a lei erano appoggiati un paio di sacchetti di carta, la borsa continuava a scivolarle dalla spalla e lei la tirava su, cercando di non rovesciare la gabbietta che teneva tra le mani.
Da gentiluomo, Red si alzò di scatto e le offrì il suo posto, insistendo con forza quando lei rifiutò imbarazzata. Alla fine l’ebbe vinta lui – che in quanto a testardaggine era imbattibile – e la ragazza si sedette timorosa, con un velo di imbarazzo a coprirle le guance.
«Grazie» bisbigliò, sistemando meglio la gabbietta sulle gambe.
Red sorrise, ignorando l’espressione saputa della donna accanto a loro, che continuava a fissarli come se fossero i protagonisti di una delle sue soap opera pomeridiane «Che animale è?» chiese curioso, indicando la gabbia con un cenno del capo, mentre con una mano si reggeva ai sostegni e con l’altra rafforzava la presa su quella di Pika.
Ma prima che lei potesse rispondere, dalla casetta nell’angolo sbucò fuori un cricetino del tutto identico al suo, che iniziò ad annusare l’aria.
«Si chiama Chuchu» gli disse la ragazza, sorridendo all’animaletto e poi alzando lo sguardo per puntarlo sulla gabbia che aveva lui sottobraccio «Anche lei ha un criceto?» chiese interessata.
Red spostò la gabbia verso di lei per farla guardare meglio «Sì, Pika. Oggi ho dovuto portarlo con me perché si sentiva solo» disse imbarazzato. Che razza di idiota si porta a lavoro il suo criceto perché ha paura che soffra di solitudine? Solo lui poteva fare figure del genere.
A dispetto di quello che si aspettava, lei gli sorrise e il cuore di Red mancò un battito.
«E’ carino da parte sua» disse con voce piena di sincerità.
Red si grattò la nuca imbarazzato e rischiò quasi di caderle addosso quando il treno si fermò di nuovo. Ma quella volta sentì il nome della sua fermata e, lasciandosi scappare un’imprecazione, dovette salutarla frettolosamente e scappare fuori dal vagone prima che le porte si chiudessero.
Solo una volta che il treno fu ripartito si rese conto che in quella confusione non aveva fatto nemmeno in tempo a guardarla un’ultima volta. Si piegò sulle ginocchia, come svuotato di ogni energia, e si lasciò andare in un lamento soffocato, mentre Pika lo fissava e annusava nella sua direzione.
Era un idiota. Un completo idiota.
 
 
«Sei un idiota».
Red non si sforzò di negare, perché se lo meritava. Completamente.
Come previsto, non appena aveva messo piede dentro l’istituto, Green gli era piombato addosso, sprizzando irritazione da tutti i pori – probabilmente perché la sua assenza l’aveva obbligato a stare seduto di fianco a Blue per tutta la durata dell’assemblea –, e domandandogli spiegazioni sul suo ritardo ingiustificabile. Non era stato facile spiegargli il perché fosse arrivato ben un’ora dopo del dovuto, nonostante l’abbondanza di particolari, e non appena il suo racconto era giunto alla parte della ragazza bionda non era più riuscito a mettere insieme una sola parola, ancora troppo scosso dall’accaduto.
«Ci credi al colpo di fulmine, Green?»
Lui lo fissò impassibile, inarcando un sopracciglio «Io credo che tu il colpo l’abbia preso in testa».
Red scrollò il capo, abbassando lo sguardo sulla gabbietta che teneva tra le mani e incrociando gli occhietti scuri di Pika «Era così carina e mi ha sorriso e aveva un criceto anche lei…» disse con un sussurro e lo sguardo perso nel vuoto.
Green lo guardò disgustato «Senti, smettila di dire idiozie. Che ti è saltato in mente di portarti il criceto a scuola?»
«Si sentiva solo».
«Sei un idiota».
 
 
Nonostante fosse contrario, Green gli aveva permesso di tenere Pika con sé. Molto probabilmente solo perché, a modo suo, voleva tirarlo su di morale per la storia della ragazza del treno. E ne avrebbe avuto di sicuro bisogno, dato che la prima lezione del nuovo trimestre si ritrovava ad averla con la terza sezione del secondo anno, una delle classi peggiori che potessero mettere insieme.
Red si accucciò sulla gabbietta di Pika per proteggerlo dalla pallonata calciata nella sua direzione e sospirò, sentendo le voci famigliari dei suoi alunni cominciare a discutere come sempre.
«Stai più attenta, cavernicola! Stavi per uccidere quella povera creatura!»
«Taci ragazzina, se non ti fossi spostato t’avrei centrato perfettamente!»
«Volevi uccidermi per caso?»
«Magari, idiota!»
«Ruby, Sapphire, adesso basta. Se continuate a litigare vi metto un’insufficienza» disse raddrizzandosi e fissandoli con aria dura. Non gli piaceva fare l’insegnante severo, ma con alcuni elementi era praticamente obbligato, se non voleva che la sua lezione finisse nel caos. O con qualcuno in infermeria.
Sapphire mollò controvoglia la presa sul colletto della maglia di Ruby, che iniziò a spazzolarsela con le mani per togliere le pieghe e le lanciò un’occhiataccia, che lei ricambiò immediatamente.
«Forza, riprendete la partita» intimò ad alta voce, facendo muovere tutta la classe.
Ma Red si era sbagliato a credere che la questione si fosse conclusa pacificamente e infatti, dopo solo due minuti, Sapphire diede un calcio vigoroso al pallone che, casualmente, finì in faccia a Ruby, facendogli sanguinare il naso e obbligando Red a terminare la lezione.
Nonostante i sospetti e le accuse del ragazzo, Red non aveva abbastanza prove per sgridarla o darle una punizione, quindi dovette solo ammonirla e lasciarla andare, mentre nel frattempo premeva un fazzoletto contro il naso di Ruby, afferrava la gabbietta di Pika e lo accompagnava in infermeria.
Purtroppo era dall’inizio dell’anno che l’infermeria era senza responsabile e i professori e gli alunni si erano dovuti arrangiare da soli. Red era quello che si ritrovava più spesso a medicare gli studenti, ma nonostante ciò il suo primo soccorso non era migliorato affatto e forse era per quello che Ruby sembrava preoccupato, mentre gli camminava di fianco nei corridoi.
«Tranquillo, non è niente. Ti passerà subito» lo rassicurò, aprendo la porta.
Quello che però nessuno dei due si aspettava era di trovare l’infermeria così affollata.
La voce di Gold, suo alunno del terzo anno, fu la prima cosa che notò, seguita poi da quella di Blue, che si lasciava scappare una risata ogni tanto.
«Che succede qui dentro?» chiese Red, spaesato.
Fu Crystal, compagna di classe di Gold, a rispondergli «Gold ha sbagliato l’esperimento di scienze e si è bruciato» disse, incrociando le braccia con disappunto e lanciando un’occhiataccia al compagno.
Lui girò più volte sullo sgabello, fino a fermarsi rivolto verso di loro «E’ stato Silver a farmi sbagliare!» si lamentò e Red notò che, a parte un arrossamento sulla fronte e il ciuffo di capelli un po’ bruciacchiato, sembrava essere in perfetta forma «Mi ha dato una gomitata e mi ha fatto bruciare i capelli!»
«Sicuramente tu l’avrai disturbato per primo!» l’accusò Crystal, mentre Red faceva sedere Ruby su uno sgabello libero e ignorava i due che avevano cominciato a discutere. Perché in quella scuola nessuno sembrava andare d’accordo?
«Perché devi sempre dare ragione a lui?»
«Perché ti conosco!»
«Sei la solita antipatica».
«E tu il solito maleducato».
«Beh, allora non c’è bisogno che rimani qui».
«Mi ha mandato il professor Green per non farti scappare una volta finita la medicazione!»
La risata di Blue fece ricordare a Red che c’era anche lei in quella stanza, visto che si era zittita per ascoltare il litigio.
«Green non si fida di te?» chiese proprio lei con un sorriso divertito.
Gold si dipinse in volto l’espressione più innocente del suo repertorio «Non mi capisce nessuno tranne lei, prof!»
Crystal strinse le labbra e si trattenne dal dargli uno schiaffo solo per la presenza degli insegnanti nella stanza.
Red scosse la testa e recuperò un po’ di ghiaccio dal frigorifero, per posarlo poi all’attaccatura del naso di Ruby, raccomandandosi di stringere finché non gli fosse passato.
«Cos’è successo?» chiese Blue curiosa, appoggiandosi con un gomito sulla scrivania davanti alla quale era seduta.
«Una pallonata troppo forte» rispose Red alzando gli occhi al cielo, mentre Ruby borbottava maledizioni contro Sapphire, facendo scoppiare a ridere Gold. «Tu che ci fai qui?» chiese poi alla collega, che in quanto a primo soccorso se la cavava addirittura peggio di lui.
Blue lo guardò con un sorriso malizioso «Stavo aiutando il nuovo medico della scuola ad ambientarsi. Cosa che tu avresti saputo se oggi fossi arrivato in orario» insinuò divertita.
«Abbiamo un nuovo medico?» chiese stupito, ignorando la fitta allo stomaco che gli era venuta non appena Blue aveva nominato quella mattina.
Finalmente il professor Oak aveva deciso di assumere qualcuno? Da quando l’ultimo se n’era andato – era scappato urlando, per la precisione – non avevano avuto più nessuno che si occupasse dell’infermeria. La loro scuola era nota per i guai che capitavano e probabilmente nessuno aveva il coraggio di presentarsi per la posizione. Cosa che lasciava Red a bendare e disinfettare le ferite, facendo disperare gli studenti che non sopportavano più di perdersi le bende per strada e di farsi accecare con l’acqua ossigenata.
«Sì, è arrivato a metà mattina, in ritardo come te. A proposito, perché ti sei portato dietro il criceto?» gli chiese, dando un’occhiata alla gabbietta che ancora teneva sottobraccio. Con tutti quegli sballottamenti vari, probabilmente Pika sarebbe rimasto traumatizzato per un intera settimana.
Red esitò, lanciando uno sguardo agli studenti «E’ una lunga storia» si limitò a dire, decidendo saggiamente di evitare di venire preso in giro, soprattutto da Blue «Beh, dov’è il nuovo dottore?» chiese, cambiando argomento.
Blue inarcò un sopracciglio, ma per sua fortuna decise di dargli corda «L’hanno chiamata con urgenza in segreteria, ma credo che arriverà a momenti. Deve finire di medicare Gold».
Il ragazzo chiamato in causa sospirò «Con le sue manine delicate…» aggiunse con aria trasognata, provocando un verso stizzito di Crystal e un sorriso divertito di Blue.
Red appoggiò la gabbietta di Pika sulla scrivania e controllò Ruby, che fortunatamente aveva smesso di sanguinare. «Sembra sia apposto» disse buttando i fazzoletti sporchi «ma forse è meglio se aspetti e ti fai controllare».
Il ragazzo annuì e si tastò delicatamente il naso, lasciandosi scappare una smorfia di dolore.
Per fortuna in quel momento la porta dell’infermeria si aprì, lasciando entrare una ragazza con un camice bianco e una lunga coda bionda «Scusate! Mi dispiace, ma era una cosa importante. Hai finito di spalmare la crema?» esclamò concitata, dirigendosi a passi veloci verso Gold, che la guardava con un sorriso gongolante.
«Sì, signorina Yellow. L’ho messa bene? Mi fa ancora male» si lamentò con un’espressione sofferente che fino a due secondi prima non aveva.
Crystal lo fulminò con un’occhiataccia, facendo ridacchiare Blue.
Red invece rimase immobile dallo stupore. Perché il medico che stava coprendo la fronte di Gold con una garza, rassicurandolo con un sorriso, era la stessa ragazza del treno. La stessa ragazza a cui aveva pensato per tutta la mattina. Esisteva davvero il destino? Poteva considerarsi così fortunato?
«Ecco, metti questa crema ogni volta che cambi la medicazione e dovrebbe passarti in un paio di giorni. Per fortuna non è niente di grave».
«Ah, grazie mille, signorina Yellow! Lei è un angelo!» cinguettò Gold, facendola arrossire lievemente.
Per fortuna ci pensò Crystal a salvarla da quella attenzione inopportuna «Chiedo scusa, dottoressa Yellow. La prego, lo ignori pure» le disse, afferrando il compagno per la camicia spiegazzata della divisa e tirandoselo dietro «Grazie mille e arrivederci».
«Aspetta Crys! Non ho finito!»
Crystal lo ignorò e lo spinse fuori dalla stanza, richiudendo la porta dietro di sé. Le lamentele di Gold si sentirono fino a quando svoltarono in un altro corridoio.
Per un attimo nell’infermeria regnò il silenzio, rotto poi dalla voce di Blue «Yellow, dovresti controllare anche Ruby. Ha preso una pallonata e gli sanguinava il naso».
La ragazza spostò lo sguardo e in quel momento si accorse di Red. I suoi occhi si spalancarono dallo stupore e le guance si tinsero di una calda tonalità scarlatta.
«Oh» sussurrò imbarazzata.
Red si passò una mano sulla nuca, arrossendo leggermente «Ehm, salve» disse a disagio, sotto lo sguardo attento di Blue che aveva iniziato a sorridere in modo preoccupante.
«Ehm, mi dispiace per stamattina» cominciò lei «Spero che il piede non le faccia più male».
«No, assolutamente. Non era niente».
«Vi conoscete?» chiese Blue, intromettendosi in quella conversazione imbarazzante, mentre Ruby assisteva curioso alla scena.
«Ci siamo incontrati sul treno» spiegò Red. Era riduttivo rispetto a quello che voleva dire, ma non aveva la forza di pronunciare altro.
Yellow annuì e tornò il silenzio, almeno finché Blue si schiarì la gola e Yellow si ricordò dell’altro paziente.
«Non è niente, ma ti conviene tenerci su del ghiaccio se non vuoi che si gonfi».
A quelle parole, Ruby cominciò a piagnucolare «La mia bellissima faccia! L’ha fatto apposta quella cavernicola! Lo sa quanto ci tengo!»
Yellow lo guardò spaesata, con del ghiaccio in mano, senza sapere come comportarsi. Red era del tutto inutile, perché non faceva altro che fissarla ancora stupito, così Blue decise di intervenire. Prese il ghiaccio che aveva Yellow in mano e lo posò con forza sul naso di Ruby, facendolo urlare e smettere di lamentarsi, e poi lo guidò verso uno dei letti nella stanza.
«Su, Ruby, vedrai che il tuo naso sarà bello come prima. Sapphire non ti avrebbe mai rovinato il viso per un capriccio: le piaci troppo per farlo» disse con una risatina.
Ruby arrossì e balbettò qualcosa imbarazzato, ma nessuno riuscì a capire cosa stava cercando di dire e Blue lo spinse sul materasso senza tante cerimonie.
«Riposati, lo dico io a Sapphire che sei qui, così ti viene a trovare» gli fece un occhiolino e tirò la tenda, ignorando le sue proteste. Poi si voltò verso i due rimasti nella stanza e li squadrò con un’espressione maliziosa. Era sicura che da quel momento in avanti le cose si sarebbero fatte interessanti. Ah, quanto si sarebbe divertita.
«Yellow, lui è Red, l’insegnante di educazione fisica» lo presentò, fingendo di non essersi accorta degli sguardi imbarazzati che si lanciavano «Si occupava lui dell’infermeria, prima che arrivassi tu» poi si voltò verso il collega, che avrebbe voluto scavarsi una fossa giusto per non dover sopportare la sua attenzione molesta. Blue era talmente impicciona che sapeva tutto quello che succedeva nella scuola e la maggior parte delle volte si adoperava per peggiorare la situazione, tanto che Red avrebbe preferito venire ignorato piuttosto che ritrovarsi invischiato in uno dei suoi piani. Se fosse stato per Green, l’avrebbe già licenziata, ma purtroppo era il professor Oak ad avere l’ultima parola sulle decisioni e secondo lui Blue era un valido assetto per quella scuola. Nessuno dei due aveva ancora capito in che modo, però.
«Red, lei è Yellow, il nuovo medico. Ora gli studenti non avranno più il terrore di venire in infermeria!» scoppiò a ridere, facendo arrossire Red. Sì, non era una cima con il pronto soccorso, ma aveva sempre fatto del suo meglio e non c’era bisogno che lo annunciasse a tutto il mondo.
Prima che uno dei due potesse parlare, Blue si avviò verso la porta «Ora devo andare, tra poco ho lezione. Red, perché non continui tu a mostrare la scuola a Yellow? Avviso io Green! Ci vediamo» salutandoli con un cenno della mano e un sorriso perfido, uscì dalla stanza, lasciandosi dietro un silenzio imbarazzante.
Red si passò una mano sulla nuca, come faceva sempre quando era nervoso, e guardò Yellow «Ehm, non so cosa ti ha fatto vedere…».
Lei spalancò gli occhi, con le guance ancora rosse «Oh, quasi tutto. Manca la… mensa, mi sembra. O la caffetteria… Ha detto che mi avrebbe portato all’ora di pranzo» rispose intimidita.
Red deglutì «Ok, allora ti accompagno io al suo posto. La pausa è tra un paio d’ore».
«Va bene».
Si fissarono imbarazzati per un secondo e poi entrambi distolsero lo sguardo nello stesso momento. Red si avvicinò alla gabbia di Pika e la tirò su, pronto per portarla di nuovo sul campo di battaglia, ma la voce delicata di Yellow lo interruppe.
«Se vuoi, puoi lasciare qui Pika. C’è anche la mia Chuchu, così non si sente solo e sta tranquillo» propose, indicando con un cenno l’angolo in cui era posata la sua gabbietta, che prima Red non aveva notato.
Stupito del fatto che si ricordasse il nome del suo criceto – e che Green le avesse dato il permesso di tenere lì il suo –, abbassò lo sguardo sull’animaletto che si agitava in preda al panico da quando aveva ripreso la gabbia. Per evitare di traumatizzarlo più di quanto già non fosse, si decise ad accettare. Senza contare che per lui sarebbe stato molto più comodo. E che avrebbe avuto una scusa per tornare da Yellow.
«Se non è un problema…»
«No, certo che no!»
E poi lei gli sorrise, lo stesso sorriso del treno, e lui posò la gabbietta sulle sue mani tese, senza la forza di fare o dire niente. Yellow la posò accanto a quella di Chuchu, che uscì dalla sua casetta e andò ad annusare nella direzione di Pika, che si affrettò a fare lo stesso.
«Beh, sembra che staranno bene insieme» commentò, voltandosi verso di lui con un’espressione soddisfatta.
Sulle labbra di Red spuntò un sorriso – perché lei era incredibilmente adorabile – e Yellow arrossì.
«Grazie, mi fai un grande favore» le disse con sincerità «Ora devo andare, ma passo a prenderti appena suona la campana della pausa pranzo».
Sembrava tanto un appuntamento, ma nessuno dei due ci prestò attenzione perché sapevano che se l’avessero fatto sarebbero arrossiti come due ragazzini. Così si salutarono e Red uscì dall’infermeria, con il cuore decisamente più leggero.
Per quelle due ore non fece altro che aspettare che suonasse la campanella, impaziente di tornare da Yellow e assicurarsi che non fosse stato un sogno.
E quando si ritrovò davanti al suo sorriso, spontaneo e appena intimidito, si rese conto che quella giornata non poteva essere migliore di così.
 
 
 
 
 
 
 
N/A: Non ho idea di come mi sia saltata in testa questa storia, ma devo ammettere che la adoro. Non credo di aver letto altre fan fiction ambientate in universo simile, quindi è stata una bella prova.
Come avrete capito i Dex Holders si trovano in una scuola: quelli di Kanto sono professori, mentre gli altri sono studenti. E’ basata su una tipica scuola giapponese (come quelle dei manga, tanto per intenderci), quindi ci sono solo gli ultimi tre anni di superiori. Gold, Crystal e Silver sono all’ultimo; Ruby e Sapphire al secondo e gli altri non gli ho ancora sistemati, anche perché non erano necessari ai fini di questa one shot.
Comunque, visto che mi sono appassionata a questo universo, credo che ne scriverò altre con la stessa ambientazione, quando ho l’ispirazione.
Spero di non aver reso Red troppo OOC, perché in alcuni punti non mi sembra lui.
Ah, visto che si tratta del mondo “reale”, i pokémon sono stati trasformati in animali normali. L’idea del topo non mi piaceva molto, così i due pikachu sono diventati dei criceti.
Spero vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere cosa ne pensate.
Grazie per averla letta!
   
 
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