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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    18/01/2008    6 recensioni
La vendetta brucia come un fuoco, corrode ogni sentimento di bontà, ed è inarrestabile...
Kurapika lo sa bene.
Ma quando solo la vendetta può darti uno scopo, quando è solo il desiderio di farla pagare a chi ti ha fatto soffrire che ti fa rimanere attaccato alla vita... allora è davvero una maledizione?
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° L'incontro:

Kurapika camminava tranquillo per un viottolo sterrato che attraversava una foresta, la sacca gettata con noncuranza su una spalla e le catene alle mani che tintinnavano allegramente.
Pochi giorni prima era andato a cercarsi un lavoro all'agenzia "Mille orecchie" (specializzata in lavori per Hunter e simili), e l’aveva trovato proprio dove voleva: a York Shin.
Ma la data fissata per il colloquio con il suo nuovo datore di lavoro era ancora lontana, quindi aveva deciso di muoversi con calma e di godersi il viaggio.
Stava pensando ai suoi amici, Gon, Killuha e Leorio, quando improvvisamente uno stridio acuto e un fruscio di piume lo fecero immobilizzare.
Proprio davanti a lui, sospeso in aria, c’era un grosso falco dal piumaggio argentato.
Kurapika lo guardò incuriosito: a quanto gli risultava, infatti, quella specie era una notturna, oltre ad essere molto schiva nei confronti degli umani.
Ma evidentemente il falco aveva un obbiettivo ben preciso in mente: senza aspettare si posò sul braccio di Kurapika e cominciò a sbattere le ali, arruffare le penne e roteare frenetico gli occhi.
Stridette ancora e, quando si rese conto di non essere stato compreso, si infuriò e cominciò a beccare senza ritegno la sua tunica, cercando di strattonarlo.
-Qui ci vorrebbe Gon. Almeno lui capisce il vostro linguaggio…- disse Kurapika, osservando l’uccello.
Avanzò di un paio di passi, ma si fermò di nuovo bruscamente quando il falco, chiaramente spazientito, si staccò dal suo braccio e prese a tirargli la manica, facendo grandi segni verso la foresta da cui era spuntato.
-Vuoi che ti segua?- chiese Kurapika, sorpreso, e accennò ad assecondare l’animale, che subito si levò in volo e si inoltrò tra gli alberi, salvo di tanto in tanto posarsi su un ramo per vedere se lo stava davvero seguendo.

___________________________

Poco dopo il falco e Kurapika arrivarono in una piccola radura erbosa, circondata dagli alberi.
Il falco si diresse verso uno particolarmente grande, ma invece di posarsi su un ramo, come Kurapika si era aspettato, si posò su una grossa radice sporgente dal terreno, vicino ad una figura sdraiata ai piedi della pianta, che prima Kurapika non aveva notato.
Guardando meglio notò che era una ragazza, e che sarebbe potuta sembrare addormentata se non fosse stato per le varie ferite, tra le quali alcune gravi come quella al fianco e quella al costato, che si vedevano attraverso la tunica lacerata.
Dimostrava più o meno della sua età, ma aveva il viso dai tratti delicati come quelli di un bambino, e i capelli lunghi, lisci e neri come la notte. Vestiva in modo simile a Kurapika, indossando un paio di pantaloni bianchi, corti al polpaccio, e una sopratunica verde dai motivi bianchi sopra una sottotunica bianca. Vestiti artigianali, senza dubbio, di qualcuno che vive nella foresta.
Arrivato ai piedi dell’albero, Kurapika si bloccò sgranando gli occhi: prima non l’aveva notato dato che la ragazza era stesa nell’ombra dell’albero, ma sulla schiena aveva due grandi ali di piume nere, simili a quelle di un corvo!
-Ma tu guarda…- mormorò, veramente stupito, come mai gli era capitato.
Alcune leggende dei Kuruta parlavano di esseri alati, ma non avrebbe mai pensato di vederne uno in carne e ossa! Avvicinandosi pensò che fosse morta, visto che l‘erba tutto intorno a lei, tinta di rosso dal suo sangue, testimoniava quanto ne avesse perso.
Ma osservandola più attentamente, captò un debole sollevarsi del petto.
Respirava: debolmente, ma respirava.
Kurapika guardò il falco argentato con ammirazione: che animale intelligente! Lo aveva condotto lì perché aiutasse la sua padrona!
Si chinò sulla ragazza, attento a non calpestare le ali, aperte e stese sul terreno, flosce, e le scostò i capelli dal viso, ma ritrasse di scatto la mano: bruciava di febbre!
-E adesso ci vorrebbe Leorio…- disse tra sé, consapevole che le scarse conoscenze mediche forse non l’avrebbe salvata, mentre quelle del suo amico sì.
Era Leorio il medico, non lui, diamine!
Inginocchiatosi al fianco della ragazza, Kurapika fece scorrere con leggerezza le mani sul suo corpo, indugiando particolarmente sulle due ferite al busto.
-Ferite da arma da taglio, senza dubbio. Ha combattuto contro qualcuno… e non ha vinto.- mormorò tra sé, mentre calcolava che lo scontro doveva essere avvenuto alcune ore prima, visto che il sangue era del tutto secco.
Poi, per verificare la gravità delle ferite, le tolse delicatamente la sopratunica macchiata di sangue e le sollevò la sottotunica.
In questo modo scoprì che la ferita inferta obliquamente al petto non era grave, in quanto la lama aveva strisciato sulle costole senza far grandi danni.
Quella al fianco, invece, era abbastanza profonda e, sebbene nessun organo era stato danneggiato, la perdita di sangue era stata così ingente da farlo stupire che fosse ancora viva.
Con un sospiro Kurapika si rassegnò mentalmente a perdere alcuni giorni di vacanza per cercare di curare quella povera ragazza.
Non poteva certo lasciarla morire…
Presa la decisione, si mise con calma a lavare con l’acqua della bua borraccia i graffi e le ferite, per poi fasciarle con delle bende di fortuna che ottenne strappando a strisce un panno tratto dalla sua sacca.
Quando ultimò le prime medicazioni, posò le mani sul petto della ragazza e liberò il suo Nen, per poi spingerne parte dentro di lei per stimolare la guarigione.
-Se solo fossi in Specializzamento!- disse Kurapika, consapevole che quando i suoi occhi diventavano scarlatti acquisiva il totale controllo su ogni abilità Nen, compresa quella della guarigione.
Ma a quanto pare quella ragazza era davvero tenacemente attaccata alla vita, in quanto bastò quel poco Nen per risvegliarla.
La ragazza emise un flebile lamento, e prima ancora che aprisse gli occhi, una nebulosa aura rosso fiamma la circondò.
-Sa usare il Nen!- esclamò meravigliato Kurapika.
Ma un attimo dopo notò una cosa stranissima: l’aura della ragazza, invece di assorbire subito la sua energia, come sarebbe stato naturale, sembrava cercare di rifiutarla.
Ma, dato che alla fine l’istinto di sopravvivenza è sempre più forte, la ragazza cominciò lentamente ad assorbire il flusso che le stava trasmettendo, utilizzandolo per corroborare la sua aura, rendendone più definito il contorno.
Poco dopo, infatti, la ragazza si era rimessa abbastanza da aprire gli occhi e subito li fissò sofferente su Kurapika, che interruppe il flusso e si scostò, credendo che volesse cercare di alzarsi, e notò quanto bello fosse il verde dei suoi occhi: scuro come le fronde di un albero, ma con dei riflessi dorati simili a raggi di sole che filtrano tra le foglie.
Ma evidentemente lei non si sentiva ancora troppo bene, in quanto non fece nessuno sforzo per muoversi e rimase lì, immobile, a guardarlo inerme, arresa e rassegnata.
-Vattene- gli disse la ragazza, con voce flebile e assolutamente atona, sbalordendolo.
-Vattene- ripeté, chiudendo gli occhi con un sospiro e voltando il viso.
-Lasciami morire in pace…tanto ormai mi avete già portato via tutto ciò che avevo. Sono stanca di questo gioco, uccidimi e fatela finita…non ne posso più.-
La sua voce era come quella di chi ha sofferto per tanto, troppo tempo, fino a desiderare di morire purché le sue sofferenze avessero termine, e accetta con gratitudine la fine.
-Non so cosa ti abbiano fatto perché tu possa desiderare la morte- disse Kurapika, scandendo bene le parole -ma ti assicuro che questo non è il modo per mettere a tacere il dolore. La resa non ti porterà a nulla…-
-Taci!- lo interruppe la ragazza, riaprendo gli occhi di scatto, le lacrime che luccicavano.
-Chi sei TU per dirmi cosa è meglio fare? Oh, sì, lo capisco dal tuo sguardo: anche tu hai visto le persone che amavi morire davanti ai tuoi occhi e ogni tua illusione svanire…-
Kurapika sobbalzò. Era davvero così evidente?
No, doveva averlo capito grazie al suo Nen…
-Perché dovrei vivere? Il mio compagno e mio figlio sono morti, e coloro che li hanno uccisi sono scappati… perché dovrei voler soffrire ancora?- chiese lei con un rantolo soffocato.
Kurapika non rispose subito, e il silenzio si allungò tra loro, finché lei non cominciò a tossire, tanto forte da sembrare che stesse per sputare l’anima.
Prima che Kurapika potesse muovere un dito, le convulsioni colsero il corpo di lei, facendole muovere gli arti a scatti e sbattere violentemente le ali a terra, tanto che alcune piume nere si staccarono e si posarono a terra, inosservate.
Il giovane, a dispetto di ciò che l’altra gli aveva appena detto, si affrettò a metterle un braccio dietro la schiena (sopra l’attaccatura della ali) per metterla seduta, permettendo così ai suoi polmoni di riempirsi d’aria: sdraiata così, rischiava di soffocare.
Grazie a ciò, dopo poco la ragazza riprese a respirare, anche se stentatamente e rantolando.
Riaprì gli occhi (che aveva chiuso durante la crisi) e sembrò sorpresa di vederlo.
-Perché?- chiese con voce flebile, abbandonata tra le sua braccia.
-Perché la vita è il bene più prezioso, e non puoi sprecarlo così. Hai detto che il tuo compagno e tuo figlio sono morti. Non hai nessun altro?- la voce di Kurapika era calma e ragionevole.
-No…noi non abbiamo famiglia, tranne il nostro partner- lei palesemente cercava di concentrarsi sulle parole dell’altro per restare cosciente. Kurapika ammirò la sua tenacia.
-E allora vivi per coloro che sono morti. Fa che non siano stati uccisi invano.- la voce del ragazzo era cambiata: non sembrava più rivolgersi a qualcuno, ma sembrava parlare a sé stesso.
-Cosa?- balbettò lei, ma lui non la sentì neanche.
-Vivi tutta la vita attento a non fare del male a nessuno, convinto che se sarai buono il destino lo sarà con te, che se ti impegnerai abbastanza otterrai sempre qualcosa. Ma non è così. Il mondo non ha riguardi con nessuno, e di certo non ne ha per le tue illusioni. Nella pace credono sono gli ingenui, in realtà devi lottare per il privilegio di vivere… ma anche così la Morte agisce a suo piacimento, senza chiedere il permesso a nessuno.-
Tristezza.
Rimpianto.
Dolore.
Odio.
Emozioni represse che si intessevano nelle sue parole amare, sentimenti confusi che si inseguivano nei suoi occhi, mutandone il colore in rosso carminio.
La ragazza lo notò e trattenne bruscamente il fiato.
La sua espressione e il suoi occhi spaventarono Kurapika, tanto che la lasciò e indietreggiò di due passi, inciampando nei suoi stessi piedi per la fretta.
Chiuse gli occhi, ma non servì a niente.
Lo sguardo della giovane alata lo perseguitava come un incubo.
Scosse disperato le testa, artigliandosi i capelli, cercando di scacciare il ricordo di quegli occhi.
Pieni non di sorpresa o sconcerto.
Pieni di paura.
Pieni di assoluto orrore.
Pieni di abbietto terrore.

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ke ne pensate??? (ndA gongolante) a me pare carina...non trovate????
e vedreta cosa accadrà al povero angelo...muhaha!! (ndA risata maligna)
COMMENTATE!!!!!!!!

  
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