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Autore: drinkrauhl    05/07/2013    7 recensioni
"Mamma!" Kendall mi chiamò ripetutamente dalla sua stanza.
Sbuffai, annoiata dalla sua maleducazione, ed abbandonai i piatti da lavare per andare al piano di sopra.
Salii le scale e aprii la porta di camera sua "Di cosa hai bisogno?" mi appoggiai allo stipite della porta
"Dove hai messo il mio cd?" si alzò, sbraitando, dal letto, rivestito dal piumone blu
"Quale cd?" mi incamminai verso di lei
"Quello di Justin Bieber mamma!" al sentirle pronunciare quel nome dei ricordi tornarono a far parte della mia mente "L'ho comprato ieri cazzo!" urlò nuovamente.
Avrei dovuto punirla per il linguaggio che aveva usato, ma non riuscivo a proferire alcuna parola, quel nome ... da troppo tempo non sentivo quel nome.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao belle!
Allora ... consiglio di leggere ascoltando "Stay" di rihanna, comunque ...
è tuto inventato, so benissimo che Justin non è diventato famoso a diciassette anni e cos ... ma dovevo adeguarmi.
Questo è il sogno di ieri sera, so che è impossibile, ma lasciatemi stare hahaha
Spero vi piaccia ... recensite, magari ne faccio una ff. 
Ora vi allego i personaggi.


Kayla Evans: 
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Kendall Evans:
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Justin Bieber:
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Kim Evans:

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STAY














"Mamma!" Kendall mi chiamò ripetutamente dalla sua stanza.
Sbuffai, annoiata dalla sua maleducazione, ed abbandonai i piatti da lavare per andare al piano di sopra.
Salii le scale e aprii la porta di camera sua "Di cosa hai bisogno?" mi appoggiai allo stipite della porta
"Dove hai messo il mio cd?" si alzò, sbraitando, dal letto, rivestito dal piumone blu
"Quale cd?" mi incamminai verso di lei
"Quello di Justin Bieber mamma!" al sentirle pronunciare quel nome dei ricordi tornarono a far parte della mia mente "L'ho comprato ieri cazzo!" urlò nuovamente.
Avrei dovuto punirla per il linguaggio che aveva usato, ma non riuscivo a proferire alcuna parola, quel nome ... da troppo tempo non sentivo quel nome.
Mi sentii quasi svenire. Mi sedetti sul letto per calmarmi, ma non ci riuscii.
Vedevo Kendall frugare nei cassetti, nell armadio, era ostinata a trovare quel cd.


*Flash Back*


"Justin, non posso uscire, lo sai, sono in punizione" mormorai sconsolata andando in camera mia
"Dai piccola, ci divertiremo, scendi dalla finestra" mi pregò Justin.
Voleva che uscissi con lui, era sabato, voleva stare con la sua ragazza.
"Cha fai ... parli con il tuo fidanzatino?" cantilenò Kim, mia sorella più piccola
"Stai zitta Kim!" poggiai una mano sulla casse dell'iPhone per non far sentire a Justin cosa dicevo "Fatti i cazzi tuoi, stasera esco, coprimi tu" la pregai.
Aveva tredici anni, ma era molto più astuta delle ragazze della sua età. Aveva lunghi capelli neri, lineamenti morbidi e una pelle leggermente abbronzata. Gli occhi marroni risaltavano alla perfezione tra le sue ciglia lunghe.
"Cosa ci guardagno?" si sistemò comodamente sul suo letto, accavvallando le gambe
"Ti faccio uscire con i tuoi amici, in discoteca" feci per dire in modo frettoloso. Avevo bisogno di una conferma immediata.
"Ci stò! Ma è con Justin che esci vero?" mi fece l'occhiolino. Annuii timidamente, anche se era il mio fidanzato da due anni, e ormai tutta la famiglia lo conosceva bene.
"Allora a che ora passi a prendermi" dissi entusiasta
"Così ti voglio piccola" riuscii a percepire un sorriso sul suo volto "Ti aspeto qui sotto" ridacchiò.
Inarcai le sopracciglia e mi sporsi lungo la finestra. Dall'altro lato della strada c'era Justin, appoggiato alla sua auto nera.
Bello come sempre, indossava una T-shirt bianca, una camicia a quadri rossi e blu con le maniche stracciate, dei jeans a vita bassa e un paio di supra rosse.
Aveva lo sguardo basso, coperto dal berretto da baseball rosso. Dopo aver riposto il telefono in tasca, poggiò lo sguardo su di me, che lo osservavo estasiata, ammirando ogni suo movimento.
Mi salutò con la mano e sorrise, sfoggiò uno dei più bei sorrisi che avevo mai visto. Lui era così, bello, altruista e sorriente.
"Che romantico" mia sorella mi spinse via e salutò Justin agitando la mano.
Scossi la testa e notai Justin ridacchiare mentre la salutava.
Ne ero convinta, sarebbe stata una delle migliori serate della mia vita.
Corsi in bagno a truccarmi "Kim, mi prendi il vestito rosso?" le chiesi mentre posavo la matita nera sul bordo dei miei occhi.
"Okay, anche i tacchi neri giusto?" 
"Sei la migliore" misi la matita su entrambi gli occhi ed iniziai ad usare il mascara.
Quando ebbi finito mi vestii e scesi dalla finestra, lungo una scala posizionata sul muro esterno. 
Quando arrivai a terra, delle mani cinsero i miei fianchi, facendomi sussultare.
"Piccola, ho una sorpresa" sussurrò una voce che avrei riconosciuto tra mille. 
Mi voltai di scatto e, istintivamente, posizionai le labbra sulle sue. Erano così morbide, belle e carnose.
"Amore" sorrisi staccandomi da lui. Justin mi prese per mano e mi trascinò in auto.
Andammo nel solito club, con Chaz, Ryan e Ronnie, la mia migliore amica.
Ci divertimmo, bevemmo, e, come al solito, verso l'una di notte Justin mi riaccompagnò a casa, facendo una piccola tappa.
Parcheggiò l'auto in un campo vicino il club, che era in periferia.
Quando spense l'auto mi rivolse uno sguardo malizioso, prese il mio volto tra le mani e mi baciò con foga.
Dopo una serie di baci, silenziosamente, facemmo l'amore.


*Fine Flash Back*


Dopo quella notte, rimasi incinta.
Si, la mia Kendall è stata un errore, ma lo avrei rifatto mille e mille volte.
Quando dissi a Justin di essere incinta lui sembrò morire.
"Mi dispiace" disse "Ma non ce la faccio" si alzò bruscamente da tavola, asciandomi sola.
Fu difficile crescere una bambina a diciassette anni, dovetti abbandonare la scuola, le uscite con le amiche, la mia vita cambiò drasticamente.
La cosa orribile, fu che dovetti vedere Justin tutti i giorni, finchè, bhè, non divenne famoso.
A diciassette anni lasciò Stratford, e si trasferì a Los Angeles.
Non dissi a nessuno chi era il padre di mia figlia, solo alla persona di cui mi potevo fidare realmente, che non mi avrebbe mai giudicata: Kim.
Lei mi rimase sempre accanto, mi aiutò con Kendall, i pannolini, sembrava più esperta di me.
Ero spaventata, ingenua, lei invece mi rassicurava di continuo, dicendo ai miei genitori di lasciarmi stare.
Ricordo una notte in cui mia madre continuava a ripetere che ero un'idiota, un ingenua.
Kim corse da lei e le urlò:"Capita mamma! Ora chiudi la bocca e vieni ad aiutre tua figlia che è impaurita!" 
Furono le più belle parole del mondo, sopratutto se proferite da una ragazzina di tredici anni.
Mio padre, stranamente, accettò la cosa, lui mi voleva bene, anche dopo quest'errore. Ci volle un po' per farlo calmare, ma non mi cacciò di casa e non mi ricoprì di insulti.
Mi trasferii a New York, lontana da quella città dove nacqua l'amore tra me e Justin.
"Eccolo!" esultò Kendall. Teneva tra le mani un cd con la copertina viola, il suo colore preferito.
Mi ripresi "E' solo uno stupido cd" pensai.
"Mamma, visto che tra poco è il mio compleanno, tra poco Justin viene al Madison Square Garden" il suo sguardo si addolcì "Puoi comprarmi il pacchetto meet and greet con lui! Ti prego! E' il mio idolo, ci tengo molto. Non costa molto, è da un po' che ho i soldi da parte" si avviò verso un barattolo di vetro posizionato sulla sua scrivania.
Vi erano almeno cinquecento dollari al suo interno.
Ci riflettei un attimo. Da ragzza, anche io avrei tanto voluto abbracciare il mio idolo, ma i miei genitori me lo proibirono. Era troppo costoso, ed io ci rimasi malissimo.
Kendall soffriva molto per la mancanza di una figura paterna, ed io non trovavo il modo per renderla felice. 
Era una ragazza molto alternativa, capelli biondi e occhi blu, non le piaceva andare in discoteca, stare con gli amici, niente, preferiva stare sola, ad ascoltare musica.
"Mamma ... allora?" mi pregò
Mi guardai intorno, e le sorrisi "Okay piccola stronza" le scompigliai i capelli e lei sorrise.
Io e lei avevamo un bel rapporto, spesso le permettevo di dire parolacce, anche se la prima ero io.
Non poteva succede niente, l'avrebbe accompagnata mia sorella e lui non mi avrebbe visto.
Nessuno poteva portarmi via la mia bambina, nessuno.
"Ad una condizione!" interruppi i suoi festeggiamenti "Ti accompagnerà zia Kim" le puntai il dito contro
"Tutto quello che vuoi ma' " inziò a saltellare per tutta la casa.
"Incontrerò Justin Bieber" gridava.
Anche se non sopportavo udire il nome di quel traditore, colui che mi aveva promesso eterno amore, ma che in seguito mi aveva abbandonata, decisi di non pensarci.
Chiamai mia sorella, le chiesi di comprare il meet and great e di accompagare Kendall al concerto. Ovviamente in seguito le avrei ridato i soldi.
Lei accettò con piacere, e parlò per circa un ora a telefono con sua nipote.
Neanche a Kim faceva piacere rivedere Justin, porco e maiale, così lo difiniva lei, ma per la gioia di Kendall accettò.
Passarono i giorni, e Kendall era sempre più eccitata, mi ringraziava continuamente, impazziva per Justin, per suo padre.
Il giorno del concerto, ricevetti una telefona da Kim, diceva di avere la febbre, di conseguenza, non avrebbe potuto accompagnare Kendall al concerto, anzi, l'avrei dovuto fare io.
Ero spaventata al pensiero che avrebbe potuto portarmela via, togliermi la ragione del mio sorriso, avrei voluto dirl di no, ma non potevo fare questo torto a mia figlia, l'unica ragioner per cui il mio cuore batteva.
Dovevo affrontarlo, a testa alta, come se niente fosse.
Certo, aveva reso la mia vita un incubo, ma dovevo fargli vedere che andava tutto bene.
Arrivammo due ore prima del concerto, al Madison Square Gadren, per il meet and greet. 
C'erano una ventina di ragazzine che piangevano, svenivano, e continuavano a ripetere quanto Justin fosse bello.
Vedendo la foto sul cd di Kendall notai che non era cambiato affatto, si era mantenuto bene con gli anni.
Eravamo le ultime in fila, lo aveva consigliato mia figlia, così avremmo avuto più tempo per stare con lui.
"Avanti" la guardia ci spinse gentilmente all'interno di un piccolo corridoio, davanti a noi vi era una tenda scusa, che ci divideva da Justin.
Kendall era in lacrime, a momenti le sarebbe venuto un infarto. Cercavo di confortarla, ma niente, in alcuni momenti mi veniva da ridere.
Quando aprirono la tenda, eccolo lì, con un sorriso smagliante, a braccia aperte.
Kendall si fiondò tra le sua braccia, e si abbracciarono. 
Se fosse stato in altre circostanze, sarebbe stato un bel abbraccio familiare, ma nè lei, nè lui, sapevano la verità.
"Su piccola non piangere" le accarezzò la guancia "Sono qui" ridacchiò "Sono reale" si passò una mano dalla testa ai piedi
"Finalmente posso morire tra le tue braccia, come dici tu" lo abbracciò "Mamma dai facciamo la foto" tirò su col naso.
Giusto. Ero rimasta ancora in disparte, ad ammirare mia figlia e suo padre abbracciarsi.
Mi incamminai a passo lento verso di loro, e lo sguardo di Justin si posò su di me.
Indossavo dai jeans attillati, una camicia bianca e dei tacchi neri. Quei tacchi neri.
"Ma che bella mam..." si bloccò, capii chi ero "Kayla?" rimase perplesso. 
"Mamma conosci Justin!" Kendall mi trascinò di fianco a lui
"N-no ... il signor Bieber avrà s-sbagliato" mi misi in posa.
Ero di fiaco a Justin e davanti a noi c'era Kendall, sorridente come non mai.
"Non ci posso credere" continuava a ripetre la mia bambina.
Justin continuava a fissarmi, ormai aveva capitolo, mi cercava con lo sguardo, ma io non ricambiai.
"Justin sorridi!" disse il fotografo.
Scosse la testa e, sospirando, si voltò verso la macchina fotografica e, sorrise.
"Grazie, potete andare" la guardia si avvicinò, ma Justin li fermò.
"Nono" si intromise "Le ragazze vengono con me" prese per mano Kendall ci trasicnò lungo un altro corridoio.
Si fermò davanti ad una porta, probabilmente il suo camerino e sorrise a Kendall.
"Che numero sono i tuoi biglietti?" le chiese con voce amorevole
"Anello C numeri docidi e tredici" disse Kendall tutta d'un fiato, ormai li aveva imparati a memoria.
"Dillo a quella signora lì" indicò una ragazza con dei tratti latini, e delle cuffiette sulle orecchie "Dille che ti mando io" la spinse lentamente verso la ragazza.
Vidi Kendall allontanarsi e riferire alla ragazza dalla pelle scusa cosa le aveva detto Justin, lei si voltò e annuì.
"Accompagnala in prima fila" suggerì Justin " Tua mamma ti aspetta fuori" le sorrise. Amavo quelle fossette che venivano a formarsi quando sorrideva.
Vidi le due scomparire dietro una tenda, lasciando soli me e Justin.
Silenziosamente aprì la porta del suo camerino e mi invitò ad entrare.
Entrai, senza pensare alle conseguenze, e mi sedetti sul divanetto che era posizionato sul lato desto della stanza.
Justin si grattò il collo e si sedette su una sedia, davanti ad uno specchio.
Indossava una canotta bianca, dei jeans e un paio di supra viola.
"Da ... quanto tempo" riuscì a dire 
"Quattordici anni, Justin Bieber" sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Era troppo.
"Come si chiama?" non riuscì a guardarmi negli occhi
"K-kendall" deglutii rumorosamente 
"Senti ... vorrei riallacciare i rapporti" si alzò e mi venne incontro
"Hai quattordici anni di ritardo, come credi che possa perdonarti?" sbottai mentre le lacime segnavano il mio volto
"Ti prego scusa, sono stato un bambino, vi ho sempre pensato, mi manchi Kayla" mise la mano sulla mia, ma la ritrassi subito
"Potevi farlo prima. Mi hai lasciato sola, con una bambina! Tua figlia Justin!" mi accasciai al pavimento, con le ginocchia al suolo.
Si sistemò di fianco a me e mi accarezzò la schiena.
I suoi capelli color grano erano proprio come li ricordavo, come i suoi occhi color miele.
"Ti prego perdonami, perdonami. Sono stato un idiota, non mi sono comportato da uomo, voglio solo ... poter far parte della sua vita, della vostra vita.
"Non lo so Justin, i-io ..." avrei voluto dirgli, quanto, in questi anni mi era mancato, io lo amavo ancora, ma niente avrebbe potuto colmare quattrodici anni anni d'assenza.
"Guardami, mi prederò le mie responsabilità, affronterò tutto, ma voglio stare con te, Kayla Evans, non sai quanto mi sei mancata" sussurrò al mio orecchio.
Alzai lo sguardo, ormai colmo di lacrime, e lo guardai fisso negli occhi.
"Io ti amo" disse prima di avvicinarsi  poggiare le labbra sulle mie.
Da quattordici anni non sentivo quella sensazione di oblio, le farfalle nello stomaco, forse ero troppo vecchia per queste cose?
Non desideravo altro che lui, il ragazzo di cui mi ero innamorata quattordici anni fa, il ragazzino di Stratford.
Quel bacio risvegliò in me sentimenti ormai sepolti. Lui era il padre di mia figlia, e in qualche modo sarebbe dovuto entrare nella nostra vita.
Forse doveva succedere? Forse non dovevamo tornare insieme, ma, in quel momento, era l'unica cosa che desideravo.
Qualcuno bussò alla porta, facendoci staccare.
"Justin muoviti!" lo esultò una voce maschile
"Si arrivo!" si alzò velocemente dirigendosi verso la porta.
La aprì leggermente, in modo da non farmi vedere, e sussurrò al ragazzo che aveva bussato:" Per la fine del concerto devi procurarmi un ..." parlava troppo a bassa voce, quindi non riuscii a sentire.
Chiuse la porta e, mi disse di aspettarlo nel backstage.
Il concerto fu meraviglioso, rendeva felice milioni di ragazze, con canzoni scritte con il cuore, e in quel momento mi resi conto che molte erano dedicate a me, come: I miss you, You and my  baby, I left you, back to me.
Quando cantava sentivo che il cuore man mano stava per sciogliersi.
Scorsi tra la folla Kendall, in prima fila. Justin le toccava continuamente le mani.
Era felice, piangeva, scherzava con le altre ragazze, niente avrebbe ripagato quel momento.
Justin venne verso di me, ma non voleva parlarmi, mi sorpassò ed andò vicino ad un ragazzo. Gli domandò qualcosa che non riuscii ad udire, ma quando finì di parlare, il ragazzo gli porse una scatolina nera, ricoperta di velluto.
Justin la infilò nella giacca e corse subito sul palco.
Le ragazze urlavano come pazze, ed avevano ragione, era normale, conoscevo bene quell'emozione, ed era per questo che avevo permesso a Kendall di venire.
"Ragazze ... da quanti anni abbiamo la tradizione della one less lonely girl?" iniziò  camminare lungo i bordi del palco. Kendall mi aveva accennato qualcosa riguardo la one less lonely girl: chiamava una ragazza sul palco e le dedicava una canzone, la faceva sentire speciale.
"Questa sera sarà molto speciale" si voltò verso di me "Kayla vieni" mi fece cenno di avvicinarmi.
Il mio cuore batteva all'impazzata, non riuscivo a respirare.
Dei ballerini mi spinsero su palco e mi ritrovai di fianco a lui, davanti a migliaia diragazze che mi acclamavano.
Riuscivo a sentire qualche grido di Kendall:"E' mia mamma! Quella vecchia è mia mamma!"
Senza accorgermene inziai a piengere, le ragazze urlavano il mio nome e in quel momento sentii una carica di adrenalina povenire da quelle ragazze.
Justin mi fece sedere su di un trono ed inziò a cantare.
"There’s gonna be one less lonely girl
One less lonely girl 
There’s gonna be one less lonely girl
One less lonely girl"
inziò, ed in quel momento mi sentii in paradiso, come fossi una ragazzina, si, una ragazzina di trent'anni.

Le ragazze cantavano con lui, mi ammirvano e si chiedevano perchè ci fossi io, chi ero.
Mia figlia era estasiata, gridava a squarciagola la canzone, e mi salutava di continuo.
"If you let me inside your world
There’s gunna be one less lonely girl"  quando terminò la canzone le fan urlarono.
Le lacrime avevano inondato i miei occhi, soprattutto quando vidi Justin inginocchiarsi ai miei piedi.
"Lo avrei dovuto fare tanto tempo fa" sussurrò. Mise la mano in tasca ed estrasse la scatolina che gli aveva dato il ragazzo poco prima
"Kayla Evans" aprì la scatolina. Al suo interno vi era un anello d'oro con un diamante sopra.
Le palpitazioni aumentarono, le fan impazzivano ed io non potevo fare a meno di piangere.
"Vuoi sposarmi?" i suoi occhi dubbiosi mi trasmettevano coraggio.
Con le mani mi coprii la bocca ed annuii.
Mi sentivo in paradiso, come se un angelo mi portasse in paradiso.
Tutto quello che volevo, era lì, davanti a me, che infilava un anello di fidanzamento al mio dito.
Presto si formarono cori di "Say Yes!" o "I love u Kayla".
Gli occhi di mia figlia mi guardavano, era perplessa, sognante, confusa, avrei avuto tempo per spiegarle tutto.
Da quel giorno, ci trasferimmo a Los Angeles, con Justin, mio marito, e padre di Kendall.
La mia piccola accettò il tutto, moderatamente, ma riuscì a predonare il padre, come mia sorella Kim e la mia famiglia.
Finalemente, andava tutto secondo i piani, dopo quattordici anni, io e l'amore della mia vita ci eravamo ricongiunti.









THE END

  
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