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Autore: Hasya    05/07/2013    2 recensioni
Un errore cambierà le loro vite, facendole irrimediabilmente congiungere.
La loro storia era quanto di più spagliato ci possa essere al mondo e pure la passione, l’ossessione supera qualsiasi ostacolo. La voglia di volere ciò che è proibito attrae chiunque e Christian e Arianna ne rimangono fregati. Entrambi erano consapevoli che una volta entrati nel tunnel non ne sarebbero più usciti, erano consapevoli di essere in pericolo, erano consapevoli dell’errore che commettevano e pure nessuno dei due era capace di mettere un punto a quella strana storia, troppo deboli per resistere alla tentazione di possedersi. Sguardi maliziosi di giorno e amanti focosi di notte. Una scuola, un rapporto professore-alunna e un letto ad unirli.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I don't live without you, prologo e primo capitolo.



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-Prologo.

Un errore cambierà le loro vite, facendole ireimediabilemente congiungere.

La loro storia era quanto di più spagliato ci possa essere al mondo e pure la passione, l’ossessione supera qualsiasi ostacolo. La voglia di volere ciò che è proibito attrae chiunque e Christian e Arianna ne rimangono fregati.
Entrambi erano consapevoli che una volta entrati nel tunnel non ne sarebbero più usciti, erano consapevoli di essere in pericolo, erano consapevoli dell’errore che commettevano e pure nessuno dei due era capace di mettere un punto a quella strana storia, troppo deboli per resistere alla tentazione di posserdersi.
Sguardi maliziosi di giorno e amanti focosi di notte.
Una scuola, un rapporto professore-alunna e un letto ad unirli.


-Primo capitolo.

Aprì di scatto gli occhi e rivolsi il mio sguardo alla sveglia che suonava sul mio comodino, l’afferrai e con un gesto meccanico la lanciai contro il muro facendola rompere in mille pezzi, era la settantesima che rompevo da quando era iniziata la scuola. Mi alzai contro voglia dal letto consapevole di dover affrontare un altro giorno di scuola. Erano soltanto le sei e mezza ed io ero già in piedi, quanto odiavo la quotidianetà.
«Arianna, hai rotto un’altra sveglia!»
Il valoroso ingresso di mia madre, ogni mattina è sempre la stessa storia. La sveglia suona, mi sveglio, mi innvervosico e la scaravento contro il muro, mia madre arriva mi sgrida e giura di non comprarmi più sveglie..
«Giuro che non ti comprerò più una sveglia!»
Ecco,appunto.
«Lo ripeti tutte le mattine e pure quando torno da scuola è sempre lì, diamine dico io ma perché ti ostini a comprarla?»
«Perché altrimenti chi ti sveglierebbe?»
«Bhe’ in questo caso ti conviene fare un abbonamento da Willy’s.»
Le dissi ridendo prima di chiuderw la porta del bagno.
La scuola inizia alle otto e sono le sette meno venti, perché mi sveglio cosi presto?
Sono abbastanza fissata con l’aspetto fisico e soprattutto con i miei capelli, maggiormente oggi che per due ore abbiamo il professore di inglese con noi.
E’ un figo da paura, ventiseienne biondo, occhi azzurri, fisico palestraro insomma il classico sexy simbol, a scuola ogni ragazza che sia o meno alunna sua gli muore dietro ed io non sono da meno.
Insomma non è che mi faccio dei film pervertiti mentali su quanto attraente sia, ma è un ottimo passatempo guardalo quando in classe non si ha nulla da fare.
Addirittura delle ragazze del liceo si sono unite formando un fan club dedicato a lui, seguono ogni sua mossa e quasi ogni sera sanno con certezza dove si trova, hanno imparato tutti le discoteche, pizzerie, pub e quant’altro che lui frequenta.
Quando la mia migliore amica, Maria, mi disse la novità scoppiai in una fragorosa risata nel cortile del liceo cosa al quanto imbarazzante se ci aggiungi il mio ex ragazzo, anche lui al quanto affascinante c’è da dire, biondo, occhi chiari e fisico accettabile e diciannovenne,che passa tenendosi al guinsaglio la sua nuova ragazza e pensare che con quel tipo ci ho fatto sesso, potessi tornare indietro!
Frequento il terzo superiore indirizzo commerciale, non è che amassi particolarmente fare i conti, anzi a dirla tutta odiavo la matematica ma tre anni e mezzo fa quando dovetti fare la mia scelta seguì la maggioranza e scelsi quindi il commerciale e devo dire che sono stata fortunata perché alla nostra sezione, che si vocifera, è una delle più pesanti dell’istituto, è stata assegnata una professoressa di economia, che è la materia principale, al quanto tecnologica infatti ci consente di usare la calcolatrice, cose che molti professori vietano categoricamente e quando non abbiamo la calcolatrice addirittura il cellulare e in classe siamo arrivati al punto che quando abbiamo un compito in programma dimentichiamo tutti magicamente la calcolatrice a casa e cosi siamo liberi di copiare.
Aprì il rubinetto dell’acqua calda e aspettai che si riscaldasse un po’ sfilandomi nel frattempo il pigiama e subito dopo m’immersi sotto l’acqua bollente. Dovevo essere rapida.
Aprì velocemente il flacone contenente lo shampoo e me ne versai un po’ sul palmo della mano destra portandola poi alla testa e iniziando a massaggiare il cuoio capelluto, subito una fragranza di gelsomini si diffuse nel bagno, amavo quell’odore, infatti quasi ogni shampoo, bagnoschiuma o profumo che possedevo erano al gelsomino. Sistemai i capelli con una grande pinza mentre afferravo il bagnoschiuma per lavare il corpo. Aspettai due minuti prima d’immergermi un ennesima volta sotto il getto dell’acqua calda per far si che bagnoschiuma e shampoo scivolassero via rispettivamente dal mio corpo e dai miei capelli, una volta che fui lavata e profumata afferrai due teli, il primo lo unì sul seno mentre con il secondo sfregaì i capelli rendendoli umidi.
«Sono le sette!»
Sentì urlare mia madre dal piano inferiore e subito mi affrettai ad asciugarmi per bene il corpo per poi uscire dal bagno e recarmi nella mia stanza dove afferrai dell’intimo e lo indossai, successivamente presi il phon e la schiuma dall’armadio e dopo averla passata iniziai ad asciugare i capelli.
Dopo più o meno cinque minuti i capelli avevano l’effetto che desideravo. I miei capelli color nero non erano ne lisci e ne ricci, erano semplicemente ondulati e se non volevo passare venti minuti a stirarli per farli sembrare almeno presentabili dovevo mettere un po’ di schiuma.
La scelta dei vestiti, probabilmente scegliere l’abbigliamento la mattina per una donna è la cosa più complicata da fare.
Aprì le due ante della cabina armadio e osservaì attenta il mio guardaroba, c’erano quasi tutti jeans chiari, scuri, di ogni modello e di ogni lunghezza, maglie, felpe, canotte e qualche vestitino, un armadio normale praticamente.
Afferraì un jeans stretto e con qualche strappo qua e là chiaro e ci abbinai sopra una maglia blu notte e la giacca antivento del medesimo colore della maglia.
Insoddai velocemente tutto per poi prendere la borsa del trucco.
Niente di troppo sofisticato, un filo di matita, mascara e lucido per le labbra, non amavo particolarmente le maschere.
Afferraì il telefono e osservaì l’ora, le sette e mezza, dovevo sbrigarmi ed in più c’era un messaggio da parte di Maria.

Maria.
Cerca di non fare tardi, passo io o tu?
Arianna.
Tu, ti aspetto :)

Mi restava la borsa da preparare, conoscendo Maria sarà già fuori la porta di casa mia.
Lei è sempre stata la mia migliore amica, è una ragazza d’oro, la nostra amicizia all’inizio è stata in un certo senso costretta perché le nostre madri erano e sono ancora molto amiche e anche dopo essersi sposate decisero di comprare casa vicine e poi arrivammo noi. Io e Maria abbiamo la stessa età, frequentiamo lo stesso istituto e la stessa classe, ma siamo completamente differenti. Io mora, lei bionda. Io odio la matematica, lei la ama. E pure eravamo tanto amiche.
Sentì bussare la porta e subito capì chi fosse infatti mi affrettai a preparare la mia tracolla che usavo come zaino prima che lei entrasse.
«Buon giorno belli e brutti.»
Esclamò pimante, io mi chiedo come fa ad essere così felice alle sette e mezzo di mattina sapendo che deve andare e rimanere a scuola per ben cinque ore, mha’.
«Qui vedo solo persone belle, tesoro.» la salutai ridendo
«Persone belle e modeste.»
Mi apostrofò mentre io leggevo l’orario che era appeso vicino la mia libreria per preparare lo zaino.
«Persone belle, modeste e ritardatarie.» aggiunse sbuffando
«Dai sono solo le sette e mezza.»
«Si e il pullman passa alle otto meno un quarto e mettendo che ci vogliono cinque minuti per arrivarci, direi che si sei in ritardo.»
«Siamo.» la corressi sorridente
«Tutta colpa tua.»
Borbottò prima di afferrare i miei libri dalla mia libreria e infilarli nel mio zaino per poi afferrarlo e lanciarmelo contro.
«Rapida!»
Escalmò mentre apriva la porta della mia camera e iniziava a scendere le scale mentre io afferravo il cellulare e lo riponevo nella tasca chiudendomi la porta della camera alle spalle.
Salutammo mia madre e iniziammo a camminare verso la fermata del bus, fortunatamente arrivammo in tempo e riuscimmo anche a rimediare due posti a sedere, come al solito io presi posto vicino al finestrino, un po’ perché soffrivo i pullman ma maggiormente perché adoravo guardare il paesaggio che sicuramente non era dei migliori ma mi teneva comunque compagnia in quei venti minuti di strada che ogni mattina, esclusa la domenica mi trovavo ad affrontare a fianco della mia migliore amica.



Read me, please.
Buona seraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
Ennesima storia, nuova idea.
Cosa ne pensate?
E del 'banner' cosa ne dite? Dato che non sono bravissima, anzi sono pessima a creare banner ho deciso di unire diverse gifs per dare un'idea di quella che sarà la storia.
Spero vivamente che qualcuno la legga e la segua e soprattutto che recensisca.
So, recensite e alla prossima, much love.

 

   
 
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