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Autore: fraVIOLENCE    06/07/2013    1 recensioni
"Ti ho detto che non ho bisogno di te! Non ti amo Thomas, non ti amo più!" - bugia, lo amavo ancora. Ma amavo il vecchio Tom: quel ragazzo con il piercing al labbro. Quel ragazzo scombinato che non si sentiva al sicuro se non si nascondeva sotto quel cappellino arancione. Quel ragazzo che pianse di felicità quando gli confessai di aspettare un bamino. Quel ragazzo che mi accudiva, che mi amava, che prendeva in braccio nostra figlia e che la cullava per farla addormentare. Quel ragazzo che la notte si svegliava per darle da mangiare, quel ragazzo che ripeteva di amarmi. Quel ragazzo che mi sorrideva sempre, che mi faceva sentire al sicuro, che mi faceva sentire viva.
SEQUEL DI ' THERE'S SOMEONE OUT THERE WHO FEELS JUST LIKE ME? '
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


Uscii dalla casa di mia madre dopo aver accompagnato Ava che erano circa le 22.30: avrebbe passato il week-end con la nonna.
Frugai tra la borsa e presi le chiavi, aprendo la macchina e mettendomi la cintura.
Sarebbe stato un fine settimana noiosissimo senza Ava.
Abbassai i finestrini della macchina e ruotai le chiavi, mettendo in moto e partendo verso casa con una sgommata.
Dopo circa un quarto d'ora arrivai a casa e parcheggiai la macchina fuori dal cancello, per poi uscire e sistemarmi la camicetta in jeans.
Iniziai a camminare distrattamente verso la porta, iniziando a cercare il telefono nella borsa, finchè non mi sentii tirare per un polso.
Istintamente iniziai a urlare e dimenarmi, finchè una mano non mi tappò la bocca e venni invasa da un profumo che conoscevo bene.
Continuavo a urlare, nonostante la mano sul mio viso e con molta fatica riuscii a liberarmi da quella possente stretta.
"Tom, lasciami o giuro che chiamo la polizia!" - strillai, spingendolo con forza verso il cancello - "Che cazzo ci fai qui?" - continuai a urlare.
"Jennifer, ssh" - sussurrò lui, avvicinandosi nuovamente a me e appoggiando le sue mani sul mio viso, cercando di accarezzarmi con dolcezza.
Lo spinsi nuovamente, ma lui fu più veloce di me e mi afferò per i polsi, avvicinandosi a me e premendo la fronte sulla mia.
Abbassai lo sguardo per non guardarlo negli occhi.
"Lasciami, mi stai facendo male" - sibilai.
"Tu fammi parlare e io ti lascio in pace" - rispose lui, calmo.
Sospirai, strattonando appena i polsi e lui mollò la presa.
Sollevai lo sguardo e feci un passo indietro, scrutandolo.
"Parla, ma fai in fretta" - dissi, più fredda che mai.
"Niente.. Volevo solo dirti che mi mancate" - mormorò lui, guardandomi intensamente negli occhi.
"Bene, hai parlato, adesso puoi anche andare" - mi voltai e presi le chiavi dalla borsa, aprendo la porta ed entrando velocemente.
Lui corse verso la porta e la bloccò con un piede, tenendo la maniglia esterna con la mano.
"Tom, smettila. Non mi interessa che ti manchiamo. Hai fatto le tue scelte e adesso ne paghi le conseguenze, finiscila" - cercai di chiudere la porta, ma senza risultato.
Tom riuscì ad aprirla ed entrò in casa, tenendo gli occhi fissi sui miei.
"Jen, te lo leggo negli occhi che anche io ti manco. Cosa hai intenzione di dire ad Ava? Lo so che continua a chiederti di me, è normale per una bambina della sua età" - disse, avanzando verso di me.
"S-smettila, non è vero. Lei non mi chiede mai di te, no. Le dò tutto l'affetto di cui ha bisogno, lei non ha bisogno di te" - balbettai con voce roca, cercando di essere il più convincente possibile.
Lui continuava ad avanzare ed io ad indietreggiare, finchè non mi trovai con le spalle al muro.
"Dire bugie non ti porta da nessuna parte, lo sai che ho ragione" - disse, appoggiando i palmi delle mani sul muro e impedendomi ogni tipo di via di fuga.
Chiusi gli occhi e abbassai la testa, iniziando a singhiozzare silenziosamente.
Aveva ragione: Ava aveva bisogno di una figura maschile nella sua vita e non sapevo più cosa raccontarle.
"Non piangere" - mormorò lui dolcemente, appoggiando l'indice sul mio mento e facendomi alzare la testa.
Aprii gli occhi, tirando su con il naso e guardandolo profondamente negli occhi.
"Mi distrugge vederti piangere" - sussurrò lui nuovamente, avvicinandosi al mio viso e appoggiando la fronte sulla mia.
Mi sembrava di essere diventata una bambola. Non riuscivo a muovermi. Ero rimasta rapita da quegli occhi color nocciola che in quel momento mi sembravano quelli che mi avevano fatta innamorare.
Tom mi cinse la vita con le braccia e lentamente portai le mani dietro al suo collo, stringendomi leggermente a lui.
In quella stanza c'era il silenzio più assoluto, si sentivano solo i nostri respiri che soffiavano uno sul viso dell'altro.
Tom si decise finalmente ad accorciare quella distanza e appoggiò le labbra sulle mie, baciandole teneramente.
"Non ho smesso un attimo di amarti, Jennifer" - sussurrò tra le mie labbra.
A quelle parole rabbrividii e mi strinsi maggiormente a lui, schiudendo le labbra e facendo incontrare le nostre lingue.
Il mio cuore iniziò a battere più veloce mentre le nostre bocche si muovevano dolcemente una sull'altra.
Gli morsi leggermente le labbra quando il bacio divenne più passionale e gli afferrai i capelli con le mani, mentre una sua mano si insinuò sotto la camicia appena sbottonata per accarezzarmi il seno.
Non sapendo nemmendo il perchè, lo lasciai fare, ma quando la sua mano sinistra cercò di slacciarmi i jeans, lo allontanai.
Lui mi guardò interrogativo, con le labbra appena gonfie e il respiro affannato.
Mi passai la mano sulle labbra per asciugarle e scossi la testa, sospirando.
"No, non ce la faccio" - mormorai.
"Devi solo lasciarti andare" - disse lui, avvicinandosi al mio collo e iniziando a mordicchiarlo.
Sospirai di piacere mentre la mia schiena veniva invasa dai brividi. Cercai di raccogliere tutta la mia volontà e appoggiai una mano sul suo petto, scostandolo.
"Tom, vai a casa" - sospirai, riabottonandomi la camicia ed evitando il suo sguardo.
"Va bene, vado. Ma ricorda che non potrai fingere per sempre" - si allontanò, si voltò e uscì dalla porta.


Mark.
Ero steso sul divano a guardare la televisione, finchè il campanello che suonava ininterrottamente non mi fece sobbalzare.
Mi sollevai di colpo dal divano, sbattendo più volte le palpebre, per poi alzarmi e andare ad aprire la porta, sbadigliando.
"Ciao Mark" - biascicò Jennifer, decisamente sbronza.
Sospirai e la presi per mano, tirandola in casa e chiudendo la porta dietro le sue spalle.
"Che cazzo hai combinato?" - le chiesi.
"Nulla, ho trovato una bottiglia di vodka a casa e per sbaglio l'ho bevuta tutta" - rise lei, appoggiandosi a me.
"Dio, Jennifer! Perchè fai queste stronzate? Me lo spieghi? Non hai più ventunanni!" - la tirai per un braccio, facendola sedere sul divano.
"Non strattonarmi così, sono pur sempre una signora!" - piagnucolò lei, tirandomi vicino a sè.
Caddi sul divano vicino a lei, sospirando.
"E' per Tom che l'hai fatto, vero? Rivederlo l'altro giorno ti ha messo angoscia e hai deciso di bere?" - le domandai.
"L'ho visto anche prima" - rise - "Stava per scoparmi, ti rendi conto?" - mi domandò, continuando a ridere.
"Che cosa?" - agrottai la fronte, guardandola - "Jen, sei ubriaca, non sai quello che stai dicendo" - sospirai - "Ti metto a letto, stanotte rimani qui"
"E' vero! E' venuto a casa prima, mi ha baciata, stava iniziando a spogliarmi ma poi l'ho mandato via" - farfugliò lei, guardandomi con un sorriso poco sobrio.
"Continuava a dirmi che mi ama, che Ava ha bisogno di lui e che non posso continuare a fingere" - continuò, facendo una smorfia - "Ha ragione, non posso fingere! Ma che posso farci?!" - scrollò le spalle.
"Cosa? E' perchè non hai chiamato me o la polizia? Lui non può fare così, lui ti ha tirato uno schiaffo tre anni fa. Ti rendi conto o no?" - urlai contro di lei, furioso.
"Non urlare, ti prego" - sussurrò lei, con gli occhi lucidi.
"Domani ci pensiamo. Adesso vieni, ti porto a letto" - la strattonai verso di me, guidandola in camera.
Aprii la porta e lei si buttò sul letto, mugolando.
"Vado sul divano, se stai male o hai bisogno di qualcosa chiamami, va bene?" - le sistemai il cuscino dietro la testa.
"No, non lasciarmi da sola" - sussurrò lei, afferrandomi la mano e facendomi sedere sul materasso.
"Ti lascio da sola perchè sono arrabbiato" - dissi, freddo.
"Mark, ti prego!" - mugolò lei, tirandomi per un braccio.
Mi sdraiai vicino a lei e appoggiai la testa sul cuscino, sospirando.
"Potevi venire subito da me invece di ridurti in questo stato, cretina" - la rimproverai e come risposta ricevetti solo un mugolio.
"Abbracciami, sto male" - sussurrò lei impercittibilmente, stringendosi al mio petto.
"Ti gira la testa?" - le domandai, accarezzandole la testa e abbassando il viso per guardarla.
Lei annuii, per poi scoppiare in un pianto liberatorio.
"Sfogati" - le sussurrai all'orecchio, stringendola maggiormente a me e accarezzandole la schiena.
Lei sollevò il viso e la guardai profondamente negli occhi.
Le presi il viso tra le mani e le asciugai le lacrime con i pollici, abbozzando un sorriso.
Jennifer socchiuse gli occhi e portò una mano dietro la mia nuca, avvicinando il viso al mio e facendo sfiorare le nostre labbra.
"Jennifer.. Che stai facendo?" - balbettai, cercando di allontanarla.
"Voglio un bacio. Solo uno. Ho.. Ho solo bisogno di affetto" - sussurrò con un tono di voce poco cosciente.
Sospirai e mi allontanai velocemente.
"Sei ubriaca, non sai cosa stai facendo. Adesso dormi, ne hai bisogno" - afferrai il lenzuolo e cercai di coprirla.
"Un bacio solo Mark, cosa ti costa?" - mi domandò, avvinghiandosi nuovamente al mio collo.
"Jennifer, smettila. Ti abbraccio ma non ti bacio. Non sai quello che stai facendo" - la strinsi a me e appoggiai la testa sulla sua spalla, sospirando.
Lei non mi rispose e iniziai ad accarezzarle lentamente la schiena con le dita, cercando di farla addormentare.
Lentamente si voltò, dandomi le spalle e mi prese il braccio, facendolo avvolgere attorno alla sua vita e facendomi appoggiare la fronte sulla sua nuca.
Dopo circa un quarto d'ora riuscii a percepire il suo respiro lento e regolare e capii che finalmente si era addormentata.
Strusciai il naso nei suoi capelli e mi sistemai meglio dietro di lei e dopo non so quanto, finalmente, mi addormentai anche io.

Scusate il grandissimo ritardo, ma ho avuto un periodo molto impegnativo!
Recensite se vi va :3

  
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