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Autore: Eppolpiar    06/07/2013    2 recensioni
Eleonore scartò il suo regalo arrivato da chissà dove. " Prendi la mia maglia e va fuori, sotto il cielo, perchè in questo momento lo sto osservando anche io. Corri. " Corse sul
balcone con la maglia di Matt tra le braccia e quando arrivò fuori sentì per la prima volta il suo profumo.
Guardava le stelle e sapeva che in qualche piccolo angolo del mondo non troppo lontano le stava osservando anche lui. Sollevò il dito, e con un piccolo pennello cominciò ad
unirle sperando di disegnare un volto, il suo volto. Una lacrima scese silenziosa sul suo viso, amava una persona che aveva disegnato troppe volte ma che non aveva mai avuto
il coraggio di vedere. La sua maglia, il suo profumo, il loro stesso sogno fluttuante nell'aria. In quel momento non esistevano distanze, in quel momento aveva capito che l'amore l'aveva raggiunta e che tra le braccia aveva solo una minuscola parte di ciò che avrebbe potuto avere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La luce fioca proveniente dalla casa del Signor Fountain si è appena spenta, lasciandomi capire che dev'essere abbastanza tardi per stare ancora in piedi. Fuori, adesso, regna il buio e il silenzio.
Mi volto verso il mio dipinto, percorrendolo in ogni angolo con i miei occhi stanchi. A renderlo completo mancano le sfumature con il pennello a ventaglio che ho dimenticato da lui. Ha passato la sua vita dedicandosi all'arte con ogni singola cellula del suo corpo. Le prime sere trascorse davanti a questa finestra erano dedicate al suo lavoro. Passavo la maggior parte del mio tempo ad osservarlo dall'altra parte del vialetto, ma non riuscivo a comprendere il suo linguaggio. Lo vidi scambiarsi l'anima con i suoi dipinti, soprattutto nelle sere piovigginose d'inveno e quelle intonate dal canto delle cicale d'estate.
Lo spiavo scostando leggermente la tenda per paura di fargli scoprire il mio sguardo indiscreto ma la maggior parte delle volte si girava verso di me e dall'altra parte della sua finestra mi salutava con il suo solito sorriso benevolo.
Ci incrociammo una volta nel vialetto sotto casa e lui si avvicinò a me. "Non devi avere paura di osservare ciò che ti piace e che ti appassiona. Io non nego a nessuno il mio mestiere " , mi disse. La sua anziana età rendeva le sue ossarvazioni ricche di conoscenza, maturità. Da allora mi lasciai prendere dalla curiosità volendo scoprire cosa fosse la passione, e in che modo il corpo potesse trasferire le emozioni su una semplice tela bianca rendendola, successivamente, carica di significato. Ora lo so, ora riesco a parlare il suo linguaggio anche se il mio ha un lessico ancora spoglio, ma ci capiamo.
La mansarda nella quale vivo è della famiglia Morlìn che vive al piano di sotto. In parte devo a loro l'incontro con il Signor Fountain, altrimenti non lo avrei mai conosciuto e non voglio pensare come sarebbe stata triste la mia vita se non avessi imparato ad aprirmi al mondo delle emozioni attraverso la pittura.
Sto bene qui, circondata dai miei piccoli e insoliti spazi e la cosa che mi rende fortunata di vivere in questa
mansarda sono i lucernari che mi lasciano scorgere la luna e le stelle, così quando alzo lo sguardo nei momenti di noia o di rabbia mi lascio dominare dalla bellezza del cielo.
Guardo l'orologio sospendendo i ricordi. Sono le due e i miei occhi sono diventati così piccoli che a stento riescono a restare aperti. Mi lavo le mani, lavo i pennelli e mi infilo nel letto facendomi trasportare da Morfeo nel mondo dei sogni.

Il sole fuori pulsa di calore ed è domenica. Mi alzo dal letto stropicciata come sempre e con il braccio indolenzito per aver dormito tutta raggomitolata su un lato.
Mentre mi dirigo verso la cucina per fare colazione maledico lo specchio che ho messo nel corridoio perchè puntualmente mi ricorda che dovrò passare almeno venti minuti a pettinare i miei boccoli indomabili prima di poter uscire.
Sento improvvisamente la suoneria del mio telefonino provenire dalla camera. "Chi sarà a quest'ora? Sullo schermo compare il nome di Camilla, la mia ex coinquilina e tutt'ora migliore amica.

<< Cami, che sorpresa! >>
<< Buondì e buona Domenica. Come stai? >> La sua voce è giù squillante.
<< Bene, grazie e tu? >>
<< Alla grande direi! Cancella tutti i tuoi appuntamenti o impegni per oggi perchè tra poche ore sono lì, in aereoporto. >> Si percepisce il suo sorriso che se è imppossibile vederlo.
< Non ci posso credere! Mi avvisi sempre all'ultimo momento. Arrivi per pranzo? >>
<< Sì, per le dodici. Vieni a prendermi tu? >>
<< Certo. Ci vediamo dopo allora. >>
Camilla ha vissuto con me per quasi un anno, poi è partita per andare a studiare a Barcellona. Non la vedo da troppo tempo. Mi sono mancate le nostre chiacchierate, le nostre stupidaggini e mi è mancata la sua imprevedibilità. Non ci vediamo da allora.
Siamo venute a vivere nella mansarda dei Morlìn a distanza di poco tempo, prima io e poi dopo qualche giorno lei. Io mi sono trasferita lasciando la mia città natale e la mia famiglia, lei invece, ha deciso di staccarsi dalla vigilanza di suo padre e di suo fratello, ma non ha dovuto lasciare la città per farlo.
Mi dirigo verso l'aereoporto
in attesa di abbracciare la mia migliore amica. Per farle uno scherzo ho portato con me un cartello con la scritta "Camilla Bianchetti mi sei mancata".
 Poi la vedo arrivare, capelli rosso naturale, più corti dall'ultima volta che l'ho vista. Sorriso bianchissimo e occhi nocciola che si chiudono a fessura per via dei suoi zigomi lievemente pronunciati.
Appena mi vede scoppia a ridere per il cartello e viene verso di me a braccia aperte.
In dieci minuti mi racconta quasi tutte le esperienze che ha vissuto. Mi parla della scuola, degli esami, del Prof. Christoper,delle sue nuove amicizie, delle serate folli e di quelle malinconiche, tra le quali ci sono anche io.
Mentre parla mi vengono in mente i momenti meno facili, quelli che senza di lei, non tramontavano mai.
<< Ele, ti prego metti quel cd che abbiamo creato insieme l'anno scorso. >> Mi dice mentre sto guidando verso casa.
Prendo il cd dalla custodia. Sopra c'è scritto "Misto e follia". Scoppiamo a ridere entrambe. Lo inserisco nello stereo della mia macchina e la musica inizia a rimbombare nelle casse e lei alza il volume cantando e sorridendo. Mi unisco alla sua esibizione e scoppio a ridere forte quando la vedo fare il "ballo contenuto". Ogni volta che ci accorgevamo della polizia lo facevamo per passare inosservate alzando semplicemente l'indice della mano destra e muovendolo di un centimetro su e giù a ritmo di musica. Oh caspita, mi è proprio mancata.
Arriviamo a casa, ha un profumo diverso adesso che a renderla piena c'è anche lei.
Si offre volontaria per cucinare il pranzo. Camilla aveva pieno possesso della cucina.
Mi prepara le "patatas bravas" un piatto tipico spagnolo che ha imparato mentre era fuori a base di patate e una salsina al peperoncino.

<< Per quanto tempo ti fermi? >> Le chiedo mentre nelle nostre bocche si alimenta un falò per via del bruciore provocato dal piccante.
<< Indeterminato.>> Mi dice chiudendo gli occhi e alzando le sopracciglia.
<< Non hai un limite? >>
<< Gli esami sono finiti. Tra qualche mese sceglierò se proseguire gli studi a Barcellona oppure no. >>
<< Quindi mi terrai compagnia per tanto tempo? >> Sorrido e bevo un pò d'acqua.
<< Sì. Ho parlato con i ragazzi e stasera usciamo a bere qualcosa per festeggiare il mio ritorno. Andiamo al
Déjà Vu, ti va? >>
<< Certo. >>
Dopo pranzo andiamo a trovare i suoi genitori. La Signora Bianchetti è sempre stata una buona mamma, forse meno severa della mia e se non fosse stato per lei probabilmente suo padre non l'avrebbe mandata a studiare fuori città. Passiamo qualche ora insieme, lei lo sapeva che Camilla sarebbe arrivata oggi. Le porge una piccola agenda con i voti che ha preso e una sensazione poco piacevole mi sale lungo lo stomaco. I suoi genitori sono fieri di lei.


Trascorro del tempo ad aiutare Camilla a scegliere qualcosa di presentabile da mettere per la serata. Il suo bagaglio è la materializzazione del caos che vagabonda nella sua testa. Ci prepariamo e raggiungiamo gli altri con la mia auto. Luciano e Roberto sono già fuori ad aspettarci con sorpresa. L'ultima volta che li ho visti è stato un paio di mesi fa per il compleanno di una amica in comune.
Ordiniamo qualcosa da bere mentre la musica lounge suona leggera ed è gradevole da sentire.
Camilla è gioiosa e gesticola tanto per la felicità che prova nel raccontare le sue esperienze. Ride e rivive le sue avventure saltate fuori dal cassetto dei suoi ricordi più belli. Sorseggio il mio vino, bianco e fresco dal retrogusto estivo mentre colgo alcune parole del loro discorso. << Cosa mi raccontate di nuovo ragazzi? >> Camilla indaga. Luciano e Roberto esitano prima di rispondere.
<< Cosa vuoi che ti raccontino quei due! Non fanno altro che giocare a Warrock! >> Fabio salta fuori dal nulla e si ritrova tra me e Camilla. Si abbassa e ci saluta con un bacio sulla guancia prima di unirsi a noi.
<< Cosa vuol dire Fabio? >> Chiedo incuriosita.
<< Ele, non è roba per te. E' uno di quei stupidi giochi che ti tengono incollato allo schermo per ore mentre il tempo scorre prezioso. Sono diventati dei nerd tutti casa e chiesa! >> Li sento replicare mentre mi allontano dai loro discorsi e ripenso a quando Fabio mi faceva la corte. Tra di noi c'è stato solo un bacio e poi abbiamo capito che non bastava. E' come quando cucini una torta, la prepari con cura e poi, quando l'assaggi rimani insoddisfatto del suo sapore perchè lo avevi immaginato diverso. Io, me lo aspettavo diverso. Divento rossa e sorseggio un altro pò del mio vino.
La serata passa velocemente. Mi sono mancate le scaramucce tra ragazzi.
Ritorniamo a casa allegre ed euforiche per via del vino, non curandoci affatto di che ore sono.
<< Ele, sai cosa facciamo adesso? >> Mi bisbiglia Camilla con fare spassoso.
<< Che hai in mente adesso? >> Le chiedo incuriosita.
<< Gelato! >> Saltella e ridacchia come una bambina. E' sempre stato il nostro rito settimanale. Ci sediamo sul tappeto, una di fronte all'altra e mangiamo il nostro gelato mentre i minuti scorrono e niente ci può fermare. Parliamo a bassa voce per non svegliare i Morlìn che sicuramente dormono da un pezzo e ridiamo come non facevamo da tanto, da troppo forse.Camilla è felice di essere tornata dalla sua famiglia, dai suoi amici e da me; anche io spero di poterlo fare molto presto.
E' tardi e andiamo a letto esauste ma spensierate.


Nota: Per la prima volta, dopo tanti mesi e tentativi "War, faith, Love" inizia a prendere forma. Tutto ciò che è scritto è tratto da una storia vera, comprese le emozioni. Lo scopo di "pubblicare" i capitoli è quello di condividere con voi delle sensazioni forti che aumenteranno più avanti, quando la storia tra Matt e Eleonore proseguirà ( in che modo lo scoprirete leggendo ). ;)
Le recensioni potrebbero contenere dei consigli davvero importanti e sono ben accette. Grazie in anticipo perchè se siete arrivati a leggere questo preciso punto significa che almeno il primo capitolo lo avete letto. :*
Buona lettura. 

  
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