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Autore: CathCarey    07/07/2013    3 recensioni
La magia del primo amore consiste nel non sapere che esso può sempre finire.
Questa storia totalmente autobiografica racconta il mio primo amore, i fatti non sono assolutamente inventati.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Contesto generale/vago
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Era il 15 settembre quando mi disse " Ci vediamo Sabato"




Mi svegliai raggiante, piena di vita, come se la vita avesse in serbo per me un sacco di sorprese, come se la vita si fosse ricordata di me così all'improvviso, e non c'era sensazione più bella di questa.
Inizialmente pensavo che dio si fosse dimenticato di me, e fu bello svegliarsi e pensare " Dio esisto anche io e sono felice!"
Feci tutto quello che dovevo fare, il pomeriggio dovevo vedermi con Mario, contavo le ore, i minuti, i secondi, e il tempo non passava mai.
La voglia di vederlo era intensa, la voglia di abbracciarlo era grandissima, non vedevo l'ora di stare tra le sue braccia, e di baciare quelle labbra che la notte precedente mi erano mancate da morire.
Mi ricordo una cosa di quel sabato, ricordo che ero ancora più ansiosa del giorno prima.
Eppure l'avevo già visto.
Ma non si comanda all'emozioni, e il cuore non lo puoi comandare.
Indossai una camicia nera, e un pantalone Beige, e mi truccai e finalmente uscì  insieme alla mia insicurezza, l'insicurezza me la portavo addosso come un profumo.
Ci incontrammo vicino la mia scuola.
Faceva caldissimo e camminavo sotto il sole, all'improvviso lo vidi da lontano, l'avevo riconosciuto dalla sua camminata.
Ormai ricordavo il suo viso a memoria.
Aveva degli occhiali da sole, e lo rendevano tremendamente sexy.
Erano appena le due del pomeriggio, aveva indosso dei pantaloncini e una maglietta verde. e mi ricordo che si lamentava sempre che i pantaloni gli scendevano giù.
Ci baciammo, un piccolo bacio a stampo, ma per me fu l'immenso.
Incominciammo a parlare molto e camminavamo senza una meta precisa, senza una direzione, andavamo dove ci portavano i piedi, anzi il cuore.
Mi guardavo e le strade avevano un qualcosa di diverso, erano bellissime, eppure erano le solite strade che facevo sempre, ma lui rendeva tutto speciale.
E ora che lui non c'è più queste strade parlano di lui, di noi, perfino loro hanno nostalgia di noi due che ci teniamo per mano.
Parlammo di cose serie, anzi serissime, parlammo di un nostro possibile futuro insieme, parlavamo di me, di lui, di noi, era bellissimo fare progetti, e in quel momento pensavo che tutto sarebbe durato per tutta la vita che niente e nessuno mi avrebbe portato via da lui.
Quando all'improvviso ricevette una chiamata in arrivo sul telefono era  il suo migliore amico Vincenzo.
Vincenzo usciva con una delle mie migliori amiche Maddalena, a Maddy raccontavo tutto, gli raccontavo di lui, e lei mi parlava di Vincenzo, come era possibile? erano coincidenze il fatto che entrambi si conoscevano e che volessero uscire con noi due che ci conoscevamo?
Sapevamo solamente che entrambi eravamo felici ed eravamo innamorate alla follia.
Finita la telefonata, gli chiesi chi fosse.
Incominciammo a parlare di Vincenzo e Maddalena.
Anche loro due in quel preciso istante erano insieme come lo eravamo io e Mario.
Mi portò su in castello ,  lo odiavo il castello, ma lui è riuscito a farmi amare quel posto, lo odiavo, perchè era pieno di gradini, e scalinate, discese e salite, e io ero tremendamente pigra, e lui tremendamente energico.
I primi cinque minuti fui già stanca e lo pregavo di fermarci se no sarei morta di crepacuore all'istante, e lui rideva, e io ridevo, vederlo ridere per me era l'immenso.
Mi giurò che prima o poi saremmo andati a correre la mattina insieme.
E io gli ridevo in faccia perchè non mi sarei mai fatta vedere da lui in tuta , e poi correvo malissimo.
Ci baciavamo, felici, e gli mordevo le labbra.
Ci sedemmo nel bar del castello e mi offrì da bere , io presi una bottiglia d'acqua per non fargli spendere tanti soldi e lui prese una granita al limone, lui adora il limone.
Poi mi offrì una sigaretta, una malboro, è grazie a lui che ho preso il vizio di fumare.
Prima di lui fumavo ogni tanto, ma quando stavo con lui fumare era diventato un vizio, lui mi aveva insegnato ad aspirare la sigaretta.
Respiravo la sigaretta, respiravo lui.
Ce ne andammo dal castello, e camminammo ancora per molto, percorrevamo strade che io non conoscevo , strade che non avevo mai visto, e c'eravamo persi, ma la situazione era divertente, lui che cercava di trovare la strada giusta, e io che lo prendevo ingiro, e lui che prendeva ingiro me chiamandomi " GPS" si ma ero un GPS malfunzionante.
Tra quelle strade sconosciute parlavamo di Sesso, lui mi raccontava, ma io non avevo niente da raccontargli, io non l'avevo mai fatto con nessuno e glielo confessai.
In quel momento mi domandai se avessi fatto bene a digli questa cosa, dato che lui preferiva le ragazze che avevano già gatto l'amore.
Non è che non apprezzasse la mia verginità, ma forse sarebbe stato meglio se io non lo fossi stata.
Parlammo di cose sconcissime, di posizioni, prestazioni, ma non mi sentivo in imbarazzo, anzi il mio desiderio più grande era fare l'amore con lui un giorno, non appena mi fossi sentita pronta.
E glielo confessai, e lui mi disse che avrebbe aspettato, che non c'era problema mi aspettava, si aspettava me.
Trovammo la strada di casa , per noi fu un sollievo, il ritorno a casa fu magico.
La gente che conoscevo mi guardava insieme a questo ragazzo favoloso.
Mi portò fuori casa mia, e lui salutò mio mamma che ci guardava fuori la finestra, appena mia madre se ne andò, ci lasciammo andare in baci appassionati e seducenti e troppo intimi per poterli spiegare.
Eravamo spinti selvaggi.
Quando mi disse che doveva andarsene che era tardi.
Allora gli sorrisi dolcemente e lo baciai a stampo l'ultima volta.
Ma lui mi prese e mi sbattè al muro con una tale foga e mi baciò con una passione che faceva paura.
Appena ci staccammo sentivo il mio corpo inondato da sensazioni sconosciute e intense.
Una parte di me voleva fare l'amore con lui.
Gli sorrisi, e se ne andò.
E il mio cuore si perse con lui.
Ma la sorpresa più bella fu tornare a casa e accendere il pc e trovarsi un messaggio in posta, di lui, mi scrisse.
E dopo un po' mi dedicò una canzone.
Io gli chiesi " E' per me? " e lui disse " Forse" ma io sapevo infondo dentro me che la canzone era per me. Dopo poco mi chiese se ci potessimo vedere anche il giorno dopo, con il suo migliore amico Vincenzo, e con la mia migliore amica Maddalena. Accettai senza esitazioni, pensai che fosse bellissima un'uscita a quattro. E così chiamai Maddalena e lei sapeva già tutto, eravamo felicissime, questi ragazzi ci avevano sconvolte la vita, e avevano reso tutto meraviglioso.
Andai a dormire con la sua buonanotte.
E con un sorriso sulle labbra, se tutto questo era un sogno non avrei mai voluto svegliarmi.

  
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