Leggende

Questo è Berk.
Il villaggio più piccolo nella storia dei villaggi vichinghi, rinomato per essere gelido, inospitale, antico quanto l'universo stesso (la qual cosa può lasciare a bocca aperta quando se ne parla, ma non bisogna farsi ingannare, è solo un modo alternativo per dire che ormai le case cadono a pezzi) e a dir poco privo di qualunque tipologia di attrattiva.
L'unica eccezione, al giorno d'oggi, sono le leggende: in molte culture hanno fate, folletti, principesse, uomini con la lunga barba bianca o invisibili ragazzini che comandano la neve, qui invece abbiamo...
Hiccup. E i draghi, ovviamente.
Ma soprattutto Hiccup. In realtà, i draghi non sono affatto una leggenda: sono la cosa più concreta che la gente di Berk e dei villaggi vicini conosca, anzi; ogni bambino sogna d'avere un cucciolo di drago, ogni ragazzino ne possiede uno ed ogni uomo ne tiene uno come fedele compagno di vita.
Che un tempo queste bizzarre, possenti creature fossero nostre nemiche è una nozione risaputa, certamente, ma non si tratta, ad onor del vero, d'una leggenda, quanto più di una lezione di storia appena accennata e spesso volutamente dimenticata: i genitori si vergognano a raccontare i dettagli degli omicidi che la propria razza ha compiuto ed i figli si spaventano ad immaginare un mondo in cui regnava il terrore e non l'armonia.
Così, piano piano, generazione dopo generazione, la gente di Berk ha smesso di parlare dei vecchi tempi bui, delle guerre, dell'odio, seppellendo ogni errore sotto un solo racconto, il mito di una figura sensazionale, l'eroe degli eroi, la stella di Berk.
Hiccup.
Fortunatamente - o sfortunatamente - per i bambini che, rintanati sotto le lenzuola, ascoltano la sua storia sgranando gli occhi e spalancando la bocca, Hiccup è, sebbene sia anziano, ancora vivo e sempre pronto a smentire la sua nomea di grande eroe di fronte ai suoi ammiratori.
Si mette a ridacchiare nervosamente, dà una pacca sul muso a Sdentato e racconta di quanto fossero goffi i suoi tentativi di ucciderlo, di quanto fossero ancora più goffi i suoi tentativi di farselo amico, di quanta incomprensione e di quanta umiliazione riempissero i suoi giorni (non certo ricchi di sinceri sentimenti di gloria!) e, soprattutto, di come sarebbe morto da bambino se solo Sdentato non l'avesse salvato dalle fiamme.
Alza le spalle, quest'anziana fragile figura, e commenta: "Se c'è un eroe qui, quello è Sdentato".
Alcuni ragazzini rimangono profondamente delusi da questa versione del racconto - e allora si dicono "è solo un vecchio pazzo, che mi importa"; altri incredibilmente colpiti: e allora si ripromettono di riprodurre le stesse parole di Hiccup nel raccontare la storia ai propri figli e ai figli dei propri figli e ai figli dei figli dei propri figli; altri ancora aprono bocca, come per obiettare, ma scappano via nel vedere lo sguardo - scherzosamente - omicida della vecchia Astrid, compagna di Hiccup, da cui ogni giovincello in Berk è terrorizzato.
Comunque la si viva, però, una cosa è innegabile: la leggenda di Hiccup è destinata a passare di bocca in bocca per anni ed anni ed anni a venire e forse, anche dopo la sua morte, talvolta sembrerà di vedere, nella nebbia o nel gelo, la figura di un uomo anziano con una gamba di legno che, con le sue ultime forze, sale in groppa al suo drago e spicca il volo verso l'infinito cielo di Berk.