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Autore: mael_    08/07/2013    1 recensioni
Scisaac! SPOILER, 3x05.
«ISAAC!» sentì ad un certo punto, e quella voce, quel richiamo, avrebbe potuto riconoscerlo ovunque.
Fissò il sangue, il volto stremato del ragazzo, poi si scostò di lato e alzò lo sguardo sul ragazzo che tormentava i suoi pensieri, giorno e notte, specialmente in quei giorni in cui si sentiva abbandonato, in cui viveva da lui e gliene era profondamente grato. Aveva trovato un rifugio in quel sorriso.
||Una mia piccola svolta alla puntata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love is a certainty hard to find.

Isaac si guardava attorno impaziente, dov’era lui? Che fine aveva fatto? Nella confusione, in mezzo ai ragazzi, mentre scendevano dallo scuolabus, l’aveva perso. E non avrebbe dovuto perderlo, avrebbe dovuto tenerlo sotto controllo, era ferito. Diceva di stare bene ma Isaac sapeva bene che mentiva, riusciva a malapena a tenersi in piedi e vederlo così lo faceva stare male.

«Stiles!» esclamò appena vide il ragazzo in lontananza, correndo verso di lui «dov’è Scott?» chiese, sperando di non far trapelare troppo la preoccupazione che lo stava assalendo piano, soffocandolo, stringendogli il cuore.

«E’ nel bagno, la ferita peggiora, sembra non voglia rimarginarsi, ha perso i sensi, Allison sta per …» stava dicendo Stiles, ma Isaac aveva smesso di ascoltare e il ragazzo prese a scuoterlo per la spalla, chiamandolo per nome, non capendo il motivo della sua disattenzione.

 Lahey strinse i pugni, s’irrigidì sotto il suo tocco mentre lo sguardo si posava assassino sull’alpha che chiacchierava con Danny, un po’ più in là. Sentì le unghie passargli la carne, le nocche divennero bianche e serrò la mascella. S’incamminò veloce verso Ethan, la rabbia l’aveva pervaso completamente, facendogli dimenticare dove fosse, cosa stesse effettivamente per fare, mentre lo prendeva per la maglietta, attirandolo a sé, ringhiando. Prese a sferrargli pugni sul viso, sempre più forti fino a perdere la presa su di lui e lasciare che cadesse a terra. Non sentiva nient’altro che il risolino malizioso che domava su quel viso, i denti rossi e il sangue gocciolargli per il collo …

Provavano a chiamarlo, il coach, Danny, i compagni, provavano a toglierglielo di dosso ma lui riprendeva e continuava, lasciandogli la lezione che meritava per aver fatto del male a Scott. Il suo Scott.

«ISAAC!» sentì ad un certo punto, e quella voce, quel richiamo, avrebbe potuto riconoscerlo ovunque.

Lasciò definitivamente Ethan, facendolo cadere all’indietro, e richiuse i pugni mentre si tirava su respirando pesantemente e si accorgeva delle sue azioni. Fissò il sangue, il volto stremato del ragazzo, con ancora però quel sorriso provocatorio, poi si scostò di lato e alzò lo sguardo sul ragazzo che tormentava i suoi pensieri, giorno e notte, specialmente in quei giorni in cui si sentiva abbandonato, in cui viveva da lui e gliene era profondamente grato. Aveva trovato un rifugio in quel sorriso, in quegli occhi nocciola che spiava ogni qual volta riusciva, in qualche pacca che gli dava per confortarlo, in quei sussurri la notte, quando non riusciva a dormire e si rannicchiava davanti alla finestra, e lui lo confortava.

E si ritrovò ancora una volta a calmarsi, a riprendere fiato, mentre osservava il suo viso, quei tratti che aveva imparato ad osservare prima di dormire, dal letto tirato su in fretta e furia accanto al suo. L’ho deluso pensava mentre abbassava lo sguardo colpevolmente ho perso il controllo, senza di lui, l’ho perso. E si dava dell’idiota, pasticciando con le labbra volendo mormorare delle scuse, ma non riusciva, ammutolito dal suo sguardo.

«I-io …» incalzò, senza riuscire a dire altro, umettandosi le labbra insistentemente.

Cercava di stabilizzare il respiro, il battito cardiaco tornava normale. L’espressione gli calò dal volto, di punto in bianco, lasciandolo spento, scialbo. Raddrizzò la schiena portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, non mostrando le emozioni che l’avevano stravolto poco prima.

Da quel momento, per tutta la giornata, rimase in silenzio, inespressivo, annuendo di tanto in tanto o negando a qualche domanda. Si rifiutò di spiegare le sue azioni al coach, si rifiutò di spiegarle a Stiles, a Scott, a Boyd e a chiunque gli chiese qualcosa.

Tornati alla scuola non disse niente a nessuno, sgattaiolò dietro il bus e prese a camminare verso il bosco, cominciando presto a correre e liberarsi sfrecciando tra gli alberi, alleggerendo quella rabbia e quella delusione che teneva di se stesso quel giorno. E quando, al crepuscolo, si ritrovò sul tetto di casa McCall rimase ad ammirare il sole scomparire, e il buio calare su Beacon Hills.

E la sua mente vagò, per i ricordi. La sua vecchia casa, la sua camera, gli mancava. Ripensò a suo padre, alla cella frigorifera dove soleva rinchiuderlo quando sbagliava, il bicchiere, la delusione negli occhi di quell’uomo e sbatté un pugno sulla superficie su cui era seduto, ringhiando, sentendosi mancare l’aria. Si lasciò andare all’indietro, riuscendo a sdraiarsi sul poco spazio dov’era, chiudendo gli occhi, ripensando a Scott, alla sua ancora, ritrovando ben presto la normalità e sprofondò in uno stato di quiete, pensando a lui.

«Va’ via» si ritrovò a sussurrare dopo una mezz’ora, sentendo un battito cardiaco aggiungersi al suo, e poi un forte odore pungente, che ormai conosceva fin troppo bene.

Scott non se ne andò, né disse qualcosa. Semplicemente prese posto accanto a lui, portandosi le gambe al petto e poggiando la testa sulle ginocchia, osservando il panorama dei boschi che s’intravedevano da lì. Isaac aprì gli occhi e li posò sul ragazzo, scrutandone il profilo, incantandosi su quei lineamenti perfetti. Al che si alzò, sistemandosi seduto accanto a lui, in silenzio.

«Grazie» mormorò Scott girandosi verso di lui, e quando Isaac lo guardò accigliato, continuò «per esserti preoccupato per me, oggi» disse posando gli occhi nocciola in quelli cerulei di lui «Stiles mi ha detto che l’hai attaccato sapendo in che condizioni ero».

Isaac si schiarì la gola in imbarazzo, distogliendo lo sguardo.

«E mi dispiace, qualsiasi impressione ti abbia dato la mia reazione, non capivo perché lo stavi attaccando e mi pareva d’esser stato chiaro con Boyd … voglio che tu sappia, Isaac, che io non ti abbandonerò» affermò serio Scott «non lo farò.»

E lo diceva per rassicurarlo, sapendo dei pensieri che lo tormentavano la sera, quando si rannicchiava a quel modo e tirava su dal naso, reprimendo a forse le lacrime provocate dal costante rifiuto che gli era stato dato nella sua vita.

Isaac sorrise, fissando il quarto di luna che vegliava sopra di loro. Avrebbe voluto urlare perché diavolo Scott teneva a lui ed era felice. Si sentì una mano sulla spalla, come a voler scostargli il braccio, e capì le intenzioni di Scott quando si voltò verso di lui. Questo infilò le braccia tra le sue, stringendolo per la schiena, avvicinandolo a sé per poterlo abbracciare, poggiando il volto nell’incavo del suo collo. Isaac lo strinse a sua volta, accarezzandogli i capelli alla base della nuca, sorpreso da quel gesto, col cuore che batteva all’impazzata, all’unisono con quello di Scott.

E Isaac capiva che lui non l’avrebbe abbandonato, che sarebbe sempre stato lì per lui, come lui ci sarebbe stato per Scott. E riconosceva in lui la sua ancora, capace di risvegliarlo, capace di fargli ricordare, di tranquillizzarlo e farlo calmare. E si ritrovava a pensare, in quel dolce bacio che aveva aspettato per tanto, troppo tempo, che sarebbe potuto rimanere così per sempre, tra le braccia di chi si fidava, di chi amava.

 

mael_

Non è la mia prima Scisaac, ma è la prima che pubblico e insomma... ci ho messo tanto amore e ho tipo troppo sonno per scrivere un angolino dell'autore di una decina di righe. No, mai fatto, però comunque non ce la faccio. çwç perciò... hope you enjoyed. <3 

ccccià. *w*

  
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