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Autore: _pinguinoviola_    08/07/2013    1 recensioni
Angelica è una ragazza di 19 anni che si trova in vacanza a New York con le sue amiche. dopo essere stata scelta come OLLG al concerto di Justin Bieber, un successivo e inaspettato incontro con il suo idolo cambierà la sua vita per sempre...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fan fiction

 Era il 13 aprile, giorno del mio compleanno. Avevo deciso di non fare una festa stravagante, solo una cena con i miei amici per poi andare in discoteca.

Ero molto impaziente per l’arrivo di Justin, anche perché non era potuto essere presente alla mia festa.

Arrivò di lunedì mattina e quando parcheggiò davanti casa mia stavo ancora dormendo, ma appena sentii il motore della macchina mi svegliai e gli corsi incontro, anche se ero in pigiama e con le pantofole ai piedi.

Mi abbracciò e mi baciò poi mi disse: “hai fatto tardi ieri sera?”

“sì…si vede?”

“non molto, è andato tutto bene?”

“sì sì, però se c’eri tu…”

“lo so! Solo che non potevo rimandare, mi dispiace tanto. Sarebbe piaciuto anche a me, davvero”

“dai entriamo”

Mi vestii, poi gli chiesi: “senti…io volevo tatuarmi una frase di As long as you love me sull’avambraccio e  voglio che tu mi accompagni…”

“adesso?”

“sì. ti può andar bene?”

“beh, penso di sì. Però sei sicura al 100 % ??”

“ sì, perché non dovrei?”

Io feci colazione, poi andai con Justin a farmi il tatuaggio.

Ero nervosa perché sapevo che avrebbe fatto male, quindi per tutto il tempo strinsi la  sua mano. “come va?” disse lui

“insomma…sono stata meglio! Comunque posso resistere”

“ne sono sicuro!” mi diede un bacio sulla guancia.

Noi stavamo parlando in inglese, così la tatuatrice mi disse: “il tuo fidanzato è inglese?”

“no scherzi! È canadese”

“capito… l’hai scelto lontano!”

“eh sì, ma è da quando ero piccola che volevo avere un fidanzato canadese o americano”

“wow! Da quanto state insieme?”

“ormai sono un paio d’anni”

“mamma mia! Ma come fate? “

“sai, è difficile perché stiamo lontani molto tempo, però quel poco che riusciamo a stare insieme cerchiamo di renderlo il più bello possibile”

“ci credo! Ma perché hai deciso di farti questo tatuaggio?”

“perché lui è un cantante e questa è una frase di una sua canzone, è molto importante per me”

“siete molto innamorati voi due, non è vero?”

“sì! Si vede?”

“abbastanza”

Quando ebbi finito, mi guardai il tatuaggio e dissi: “wow! Ma è stupendo! Guarda Justin! Mi piace tantissimo!”

“hai ragione è veramente bello” rispose lui

Tornammo a casa mia e trovai i miei genitori che stavano portando su il divano, infatti mi ero trasferita da poco in un piccolo appartamento vicino casa dei miei e dovevo ancora finire di arredarlo.

“dove siete stati tutta la mattina?” chiese mia madre

“in giro…” risposi io

“dai aiutateci che manca ancora l’armadio”

“va bene”

Stavamo per andare di sotto, quando mia madre mi disse: “aspetta un po’, vieni qui!”

“perché?”

“che hai fatto al braccio? Fammi vedere!”

“ma niente…”

Mi prese il braccio con violenza  “e questo lo chiami ‘niente’?!”

“mamma è solo un tatuaggio!”

“ma perché non mi hai avvertita?”

“perché sapevo che avresti detto di no, così ho fatto da sola”

“è lui che ti ha accompagnato, vero?” indicò Justin.

“sì, ma che c’entra?”

“beh, c’entra eccome! Sono sicura che se lui ti avesse detto di no, tu non l’avresti fatto!”

“non è vero”

“andiamo, lo sappiamo tutti che non muovi un dito senza di Justin! non devi vederlo mai più, ti porta sulla cattiva strada”

 “ non è vero! E poi anche se fosse? Ormai ho la mia vita, sono maggiorenne! Faccio quello che voglio!”

“non rispondermi così un’altra volta!”

“allora sai che faccio? Vado via e non mi vedi più! Hai capito? Un’altra cosa…lui viene con me!”

Andai via di corsa, sbattei la porta, scesi le scale e andai in macchina.

Justin mi stava seguendo e mi bussò sul finestrino. Lo feci salire e gli spiegai la situazione; gli dissi:

” non ce la faccio più! Voglio andarmene da qui, voglio venire via con te, voglio…”

Mi interruppe “ tesoro calmati, ragioniamo insieme” mi prese le mani tra le sue.

“NO. È da un po’ che ci penso, voglio farlo.”

“ma è una cosa lunga, ci vuole del tempo per organizzarla, noi non lo abbiamo, parto tra tre giorni”

“perfetto! Devo solo preparare un po’ di cose”

“e i documenti? Come la mettiamo?”

“ci arrangeremo”

“non si può!”

“allora che aspetti? Aiutami ca***o!”

“come faccio?”

“non lo so! Devo avere tutti i documenti in regola e tutte quelle robe lì entro tre giorni, però mi sa che è impossibile…”

“se ti organizzi e poi mi raggiungi quando è tutto pronto?”

“ora o mai più. Finchè mi amerai potremmo morire di fame, potremmo essere senza casa, potremmo essere senza soldi. L’hai detto tu. Vedrai, tutto andrà bene”

Mi abbracciò e lo strinsi forte; in quel momento avevo bisogno di conforto, ma soprattutto, avevo bisogno di lui.

Nei giorni seguenti preparai tutto il necessario.

“non c’è bisogno di portare tutta questa roba!” mi disse

“perché?”

“potrai prendere quello che vuoi a Los Angeles…”

“dannazione Justin! Ma non capisci? Sto per lasciare la mia famiglia, i miei amici, vengo da te come una criminale, non ho i documenti in regola, faccio tutto di nascosto, non è una vacanza! Ti prego lasciami da sola, devo riflettere. Ne parliamo più tardi”

Justin rimase in silenzio, mi diede un bacio sulla guancia, freddo, poi andò via.

Mi sedetti per terra, accanto al letto e iniziai a pensare se davvero tutto questo ne valeva la pena.

Forse me ne sarei pentita appena arrivata, o forse no; non l’avrei mai saputo se non l’avessi provato, quindi mi feci coraggio e decisi di andare fino in fondo.

Eravamo d’accordo che sarebbe passato a prendermi alle 11 di sera; Il momento arrivò: prima di dire addio a tutto, passai a casa dei miei genitori e lasciai loro una busta nella cassetta della lettere. Dentro c’era una vecchia foto che risaliva al natale passato; eravamo io, Justin e i miei genitori; io e Justin ci stavamo baciando. La foto era strappata a metà e sulla parte raffigurante i miei genitori avevo scritto:

‘ ciao mamma.

Quando leggerai questo biglietto sarò già partita.

Penserai che sono una stupida, che vi verrò a cercare solo quando le cose andranno male e cose del genere; puoi odiarmi, sei libera di farlo, ma per favore non chiamarmi e non cercarmi.

Starò bene, te lo prometto.

Mi farò viva, forse.

Ora devo andare ma prima devo dirti un’ultima cosa: so che sembra strano, ma ti voglio bene.’

“quindi…vuoi farlo davvero?” disse Justin

“sì. Davvero, sono pronta. Andiamo”

Partimmo, arrivammo a Roma alle 3 di notte e prendemmo il jet privato di Justin diretto a Los Angeles.

Quando arrivai a casa di Justin, andai subito a sistemare le mie cose, poi andai a dormire.

Ero distrutta, mi ci sarebbe voluto un po’ per abituarmi alla mia nuova vita.

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Ormai era passato circa un mese dal mio trasferimento, era sera e stavo leggendo un libro sul divano. Justin si sedette accanto a me, mi appoggiò gli occhiali sulla testa e mi disse:

“hey che fai, leggi?” mi diede un bacio a stampo

“mi sembra ovvio. Tu?”

“sto lavorando ad una nuova canzone”

“wow! È serio allora”

“già. Cosa vuoi per cena?”

“serata cinese?”

“va bene, chiamo il ristorante per il take-away” mi diede un bacio poi andò di sopra.

Si può dire che quel giorno rimasi sempre sul divano: restai lì il pomeriggio, a cena e anche dopo cena, dovevo assolutamente vedere la mia serie tv preferita.

Quando il film finì, mi sdraiai sul divano e appoggiai la testa sulle gambe di Justin.

“c’è qualcosa che non va?” domandò lui

“ no, niente” mentii io

“non è vero. A me puoi dire tutto, farò il possibile per aiutarti, quindi ti rifaccio la domanda: cosa c’è che non va?”

Sospirai. “ok…forse ho sbagliato a venire qui, ho fatto tutto in fretta senza ragionarci sopra, non so se sia la cosa giusta”

“quindi vorresti tornare a casa tua?”

“è questo il punto: non so che cosa fare perché con te mi trovo benissimo, sono contenta di stare qui, però vorrei anche vedere i miei genitori ogni tanto” iniziai a piangere “solo che ho paura di telefonargli o…non so come reagiranno. Che posso fare?”

Justin mi abbracciò e cercò di consolarmi in tutti i modi “non ti preoccupare; io penso che domani dovresti chiamarli e digli quello che devi dire, poi vedi come va, no?”

Tirai su col naso “va bene”

Decisi di seguire il consiglio di Justin, così la mattina seguente telefonai ai miei genitori.

Ero molto nervosa, il cellulare squillava a vuoto e stavo per riattaccare quando sentii mia madre rispondere dicendo: “sei tu?”

“ciao, sono io”

“oh santo cielo! Dove sei?”

Sospirai “ a Calabasas “

“va tutto bene?”

“alla grande”

“perché non mi hai più chiamata?”

“avevo paura…”

“di cosa?”

“di come avresti reagito, se mi avresti mai perdonato per quello che ho fatto”

“certo che ti perdono, sono sempre tua madre! Però dimmi una cosa…hai intenzione di tornare?”

“non credo, non per il momento. Sto facendo le pratiche per avere i documenti in regola e poi andrò al corso per prendere la patente”

“quindi non ti rivedrò mai più?”

“mi farebbe piacere se qualche volta mi venissi a trovare, sai?”

“anche a me”

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Era mattina. Era passata una settimana da quando avevo telefonato a mia madre.

Ad un certo punto suonò il campanello; “ma chi è a quest’ora?” dissi io nascondendomi sotto il cuscino. “non ne ho la minima idea, vado ad aprire” rispose Justin

Sentivo che stava parlando con qualcuno ma non capivo chi fosse. all’inizio pensai ad un suo amico, ma poi  venne da me dicendo: “perché non mi hai detto niente?”

“di che parli?”

“c’è tua madre di sotto” si sedette vicino a me

“ Cosa?! te lo giuro, io non sapevo niente” dissi sconvolta.

“però gliel’hai detto tu dove abitiamo”

“sì e le ho anche detto che poteva venire a trovarmi qualche volta, ma pensavo che mi avvisasse”

“dai va’ di sotto che ti aspetta” mi mise un braccio dietro il collo e mi diede un bacio sulla guancia.

 Prima di scendere le scale mi bloccai per un attimo, poi feci un respiro profondo e scesi le scale.  appena mia madre mi vide, mi corse incontro e mi abbracciò.

“la prossima volta chiama prima di venire!” le dissi

“volevo farti una sorpresa”

“lo so, ci sei riuscita benissimo”

“non sai quanto mi sei mancata!”

“anche tu” ci abbracciamo di nuovo

sopra l’intimo avevo soltanto una canottiera, così mia madre mi disse: “vai in giro per casa sempre vestita così o dovrei dire svestita?”

“adesso è casa mia! Mi vesto come voglio e poi questo è il mio pigiama. E poi Justin dorme senza maglietta”

“andiamo bene! non c’è due senza tre, eh?” disse notando il mio nuovo tatuaggio sull’avambraccio sinistro, era una gabbia da cui uscivano delle rondini

“l’ho fatto appena arrivata. Per me rappresenta la libertà”

“capisco”

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Io e Justin eravamo in cucina, quando ad un certo punto sentii la sua mano dietro la schiena scivolare sempre più in basso; lo fermai bloccandogli il polso e gli dissi: “Ma che stai facendo? C’è mia madre di là” indicai il divano.

“E con questo? È casa mia, fino a prova contraria, avrò diritto a un po’ di privacy!”

“Non urlare! E comunque se ci vede con questi atteggiamenti inizia con la solita storia che tu non vai bene per me, che sei cattivo etc…quindi regolati per favore.”

Mi gettò le braccia al collo e mi avvicinò a sé;

“ora va meglio?” mi sussurrò. D’istinto appoggiai le mie mani sui suoi fianchi, così mi disse: “e poi ero io quello che doveva regolarsi, eh?” rise, io mi sollevai in punta di piedi e lo baciai.

  
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