Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Martowl    08/07/2013    4 recensioni
Alberto e Mia.
Mia e Alberto.
Ci sono storie che si intrecciano fin dall'infanzia.
Altre che si legano quando si è già adulti.
Ma quando si è bambini, tutto è più frenetico, più movimentato.
Forse è per questo che i nodi diventano un'unica grossa palla.
Poi, però, risulta anche difficile slegarla.
Ma nel caso di Mia e Alberto, questo è solo un bene; perché è proprio questo nodo che li riporta assieme, dopo anni di silenzio.
Dopo giochi, foto, divertimenti e quant'altro, non tutto si può dimenticare, eliminare dai propri ricordi.
Nessun cambio di città, di stato d'animo e di amicizie, può allontanare due anime, se legate assieme da quel grosso nodo.
Ma la domanda principale è:
Si poteva amare una persona a distanza di venti anni?
***
Un sospiro più forte, fece tornare alla realtà la ragazza.
Alberto si girò su un fianco, avvicinandosi sempre di più a lei.
Incastrata nell’incavo del suo collo, Mia non poté fare a meno di annusare Alberto.
Sapeva di casa. Era il suo nido, la sua protezione nei confronti di un mondo fin troppo malvagio.
Lui soffriva il solletico ma sopportava ogni volta. La abbracciava e aspettava che i brividi scemassero.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In the middle of the night.

 
 
 
Quando la luce filtrò dalla serranda lasciata socchiusa, Mia si svegliò.
Allungò prima un braccio, poi l’altro, attenta a non infastidire il corpo accanto a sé.
Si fermò per qualche secondo, ascoltando.
Il respiro regolare di Alberto s’infrangeva contro la sua spalla, causandole leggeri brividi lungo tutta la spina dorsale.
Era così bello averlo accanto a sé.
 
Ponderando ogni movimento, Mia raccolse i lunghi capelli da un lato e si fermò a guardare il ragazzo.
Quanto aveva aspettato per lui?
I capelli spettinati di un biondo cenere gli ricadevano sulla fronte, lasciando però intravedere le folte sopracciglia. Quelle palpebre chiuse nascondevano due iridi dello stesso color del miele.
Carola, la sua migliore amica, aveva fatto tante battute sul principe azzurro.
«Che siano le altre a cercando i propri azzurri, io mi accontento del marrone» sospirava convinta Mia.
«Non che sia un buon accostamento» le rispondeva, ridendo, Carola.
Le efelidi ricoprivano gran parte delle guance. Alberto non le sopportava, dicevano che lo rovinavano.
«Un viso così bello, distrutto da insulse lentiggini» diceva scherzando.
Fosse stato per Mia, le avrebbe baciate una a una. Ci avrebbe passato le ore e, con grande accuratezza, le avrebbe rese tutte importanti.
Le labbra erano giuste, non troppo piene, non troppo piccole.
Baciarle, per Mia, significava assaporare il paradiso.
Naturalmente non si sarebbe mai espressa con questi modi con Alberto.
Lo conosceva troppo bene; avrebbe nascosto tutta la sua vergogna con una battuta intrisa di modestia.
Le scapole fuoriuscivano, segnando quella leggera cicatrice.
Perché se stringevi l’occhio, notavi quel piccolo segno. Solo d’estate si vedeva bene.
A occhi esperti, come i suoi, era visibile trecentosessantacinque giorni l’anno. Forse perché quel giorno era presente.
 
Erano a Marsiglia, con tutte le famiglie, per qualche giorno di meritato riposo; Mia aveva quindici anni mentre Alberto aveva appena conseguito la maturità. Forse era proprio per quello che era un concentrato di adrenalina e pazzia.
Accompagnato da Andrea, suo complice in ogni sciocchezza, presi entrambi da un’irrefrenabile voglia di uccidersi, decise di far vedere alle ragazze del luogo la loro innata bravura.
Con le mani aggrappate alla liana, si lasciò andare nel vuoto. Il caso volle che la liana non fosse ben attaccata all’albero. Un braccio rotto e una cicatrice sulla spalla.
 
La barba lasciata crescere ricopriva gran parte del volto. Sotto il mento, certi punti erano vuoti e non c’era giorno in cui Andrea non lo prendeva in giro.
Perché sì, seppur a distanza di anni, Alberto e Andrea erano rimasti in contatto.
Così come Mia con Silvia.
Come dimenticare le chiamate a ogni ora del giorno?
«Alberto ha lasciato Fabiana oggi» disse ridendo Silvia «Bisogna naturalmente festeggiare».
Perché non era segreta la cotta di Mia.
Tutti lo ricordavano, quel lontano millenovecentonovantatre, quando una piccola bambina con dei lunghi boccoli e degli occhi da gufo, entrò in stanza, zittendo tutti.
«Mi sono innamorata di Alberto» disse, diventando subito rossa, la giovane Mia.
Non mancarono le risate, i sorrisi e le carezze dolci.
Quanto ne potevano sapere i genitori? In fin dei conti, aveva solo quattro anni.
Quei venti anni passati fecero dimenticare quel fatto a tutti. Naturalmente tranne Silvia e Mia che, periodicamente, passavano ore a ricordare tutta quell’infanzia vissuta insieme.
«Ricordi la vacanza nel Mar Rosso?» domandò Mia, in una di quelle serate di malinconia.
«Il bicchiere di Sergio pieno di Coca con sale, olio e pepe?» rispose ridendo Silvia.
«Peccato che Sergio ci abbia scoperto»
«In compenso ci sei caduta tu. Bastava un sorriso da parte di Alberto e tu accettavi tutto» la denigrò l’amica.
«Ero piccola, non capivo» disse imbarazzata Mia.
 
Ma era forse cambiato qualcosa, con il passare degli anni?
Uno sguardo, un sorriso, una carezza. Bastava poco con Mia.
 
Un sospiro più forte, fece tornare alla realtà la ragazza.
Alberto si girò su un fianco, avvicinandosi sempre di più a lei.
Incastrata nell’incavo del suo collo, Mia non poté fare a meno di annusare Alberto.
Sapeva di casa. Era il suo nido, la sua protezione nei confronti di un mondo fin troppo malvagio.
Lui soffriva il solletico ma sopportava ogni volta. La abbracciava e aspettava che i brividi scemassero.
 
Quanto aveva atteso Mia per arrivare fino a lì?
Erano cresciuti insieme, loro due.
C’erano state le cene con le famiglie, le vacanze assieme, i compleanni in compagnia.
C’erano le foto, sparse per tutta la casa. Alberto, Silvia, Mia, Andrea e Sergio.
Non si erano mai separati.
Poi però gli anni passarono e quando si compiono sedici anni, ci si sente grandi, potenti. Come puoi frequentare gli amici di famiglia quando puoi più tranquillamente uscire con i propri amici di scuola?
Fu così che, lentamente, il gruppo si divise. Andrea e Sergio andarono a vivere insieme, Alberto si trasferì. Solo Mia e Silvia rimasero in contatto.
Poi però fu il turno di Silvia di partire. Un’altra città, un’altra vita. Solo chiamate.
Gli anni passarono, le uscite diminuirono e dopo aver tanto atteso, fu la volta di Mia.
I pacchi si chiudevano per una nuova casa, per una nuova città.
Era intenzionata a dimenticare tutto. Le delusioni, i pianti, le amicizie dimenticate.
 
Era successo per caso, però, di ritrovare le vecchie foto.
C’era quella fatidica serata a Marsiglia.  C’erano le camere dei ragazzi e quella delle ragazze.
C’erano i giochi nell’acqua. Poi, c’erano loro due. Uno accanto all’altra, sul promontorio di una roccia. Entrambi sorridevano, all’obiettivo.
E Mia, d’istinto, sorrise.
Si poteva amare una persona a distanza di venti anni?
 
Erano passati diversi mesi dal suo trasloco. Si era ambientata, aveva fatto conoscenza.
Le prime serate in compagnia passarono velocemente e piano piano, Mia riuscì a prendere una routine anche in quella città.
Fu proprio in una di quelle sere, nel locale ormai frequentato assiduamente, che si sentì chiamare.
«Sei davvero tu Mia?» si sentì chiedere, da una voce divertita.
Si girò e lo vide.
Non era cambiato molto. I capelli si erano leggermente allungati, il corpo era più tonico.
I lineamenti erano più mascolini, però. Ma il sorriso, quello era esattamente come lo ricordava.
Perché non era capace di sorridere di labbra e basta. Alberto aveva la capacità di sorridere con l’anima.
Non c’era parte del suo corpo lasciata inerme. Gli occhi, le fossette agli angoli della bocca, le rughe di espressione. Tutto sorrideva con lui.
 
Da quel momento, cercarono di non perdersi di vista.
Le uscite divennero più frequenti e piano piano, il gruppo si ricompose.
Anche se abitavano in città differenti, cercavano sempre di trovarsi nello stesso posto, in uno stesso momento.
Fu così che Mia ritrovò l’amica d’infanzia e le serate in sua compagnia.
Fu, infatti, così, che Silvia seppe della notizia tanto attesa.
 
Non c’era giorno nel quale Mia non pensasse a quell’attimo.
C’era neve ovunque e le persone preferivano rinchiudersi nelle proprie case, piuttosto che uscire al freddo.
Ma due giovani, chiusi nei grossi cappotti invernali, stavano camminando vicini nel parco di quella piccola città.
Tra risate, mani vicine, visi accaldati in quella fredda giornata, due anime si ritrovarono.
 
Quando Mia ebbe modo di raccontare l’accaduto a Silvia, questa quasi si arrabbiò con l’amico.
«Vuoi dirmi che lui si è sempre accorto di te?» chiese, a voce alta.
Mia, divertita, rispose con un assenso.
«Ha aspettato venti anni per dichiararsi?» disse Silvia, sempre più adirata.
«Le cose erano diverse, non eravamo pronti» cercò di calmarla, l’amica.
«Meglio aspettare vent’anni, che non farsi mai avanti» terminò, quindi.
Mia non poté fare a meno di darle ragione. Aveva atteso e sofferto, era vero, però ora era riuscita ad averlo per sé.
 
Quando una mano si poggiò sul suo ventre nudo, la ragazza si ridestò dai suoi pensieri.
Giratasi su un fianco, notò lo sguardo assonnato del compagno.
Sorrise intenerita da quella visione.
Quando poi, Alberto si avvicinò lentamente, lambendo le sue labbra, Mia capì ciò che si era sempre domandata.
 
Se questo era il risultato, allora sì, era possibile amare una persona ancora dopo venti lunghi anni.
 
 

***
Ci sono personaggi che non si possono dimenticare e questo è il mio caso, con Alberto.
Non è la prima volta che scrivo di lui. Non è la prima storia che racconto.
Anche ‘Sotto la seta’ parla di questo ragazzo.
Questa storia è nata in motorino, andando verso una serata in compagnia.
E’ stata scritta di getto, come la maggior parte delle mie storie, ma spero piaccia ugualmente.
Alberto è una parte importante di me e penso scriverò ancora di lui. Anche Mia mi piace come personaggio e spero ci sarà nuovamente un occasione per usarla in uno dei miei racconti.

Io spero piaccia, spero ci sia qualche anima pia che abbia la voglia di lasciarmi un commento.
Non cerco di elemosinare nulla, ma penso sappiate tutti quanto siano importanti i pareri altrui per una persona che ama scrivere.
Non mi dilungherò, mi fermerò qui e aspetterò, trepidante.
Grazie mille per la vostra attenzione, per aver letto tutto questo fluff.
 
Bisou,
Martowl.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Martowl