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Autore: sallythecountess    08/07/2013    1 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 3: nella buona e nella cattiva sorte.

 

Amore...sono le due, vuoi svegliarti? Ho tanta fame e se non ci pensi tu finisce che vado al supermercato a comprare cibi precotti.”

Lor rise nel sonno e le allungò una mano. Alice si portò la mano al viso e cominciò a baciarla dolcemente. Erano entrambi sereni e felici come non succedeva da tempo. Prima di alzarsi la strinse forte contro il suo corpo e dolcemente sussurrò “altro che piuma, sei una tigre amore mio. La migliore, davvero!”

E lei ridendo ribatté “è la fame che ci spinge a divorare il cibo, mon petit coeur. Se avessimo la pancia piena non mangeremmo così tanto e così voracemente.”

Ma ti rendi conto che sono passati cinque anni dalla nostra prima volta ed io voglio farlo ancora con te? E' surreale!”

Ridendo Alice si liberò dal suo abbraccio e rispose “no, credo siano passati più di cinque anni dalla nostra prima volta. Sono cinque anni e un mese dalla morte di Tess...”

Beh il fatto resta! Com'è che sono ancora innamorato di te, ma petite?”

Bah...probabilmente perchè sono una tigre...”ribattè ridendo e lui le sorrise teneramente.

Erano passati circa tre anni dal loro matrimonio-non matrimonio, ma loro non se li sentivano. Certo non erano sempre così, sempre dolci e innamorati. In quegli anni avevano superato una brutta crisi e c'erano stati momenti molto difficili. Lunghe liti, ore intere di pianti, ma anche dolcissime confessioni e abbracci tenerissimi.

Tempo prima, infatti, Alice si era svegliata nel cuore della notte con dei crampi terrificanti alla pancia e una fortissima emorragia. Entrambi pensarono al peggio, perchè sua madre Hellen era morta anni prima di cancro all'utero e Alice disse immediatamente “sto morendo anche io”. Lor non avrebbe mai dimenticato quella notte, e tutte le lacrime versate. In sua presenza cercò di essere forte e tranquillo, ma appena gliela portarono via crollò come un castello di sabbia. Si era sforzato tanto di nascondere le sue paure perchè la poverina era terribilmente spaventata, e temeva di morire da un momento all'altro. Non faceva che pensare a sua madre e a tutto quello che le aveva visto affrontare, ed era distrutta.

Passarono lunghe ore di ansia e lacrime, ma all'alba un dottore annunciò a Lor la triste notizia, e lui invece di disperarsi come ogni altro uomo, sorrise emettendo un lungo sospiro di sollievo.

Non stai morendo, non hai il cancro amore mio.”

Le disse quasi felice, baciandole dolcemente la mano. Alice stava facendo una trasfusione, e un po' confusa chiese “e allora?”

E allora...aspettavamo un bambino, ma non ce l'ha fatta.”

Oh...”

Alice non riuscì mai a rispondere a quella frase. Non riuscì mai ad affrontare realmente la cosa, in realtà. Si sentì solo sollevata, e continuò la sua vita come se niente fosse, come una persona che ha avuto una seconda chance, nascondendo il dolore sotto il tappeto. Non voleva mostrarsi triste e malinconica, e non faceva che ripetersi “beh non eravamo pronti, non era il momento” sforzandosi il più possibile di essere felice, ma in realtà qualcosa la consumava.

Questa sua gioia “presunta”, però, creò qualche problema a lui. Lor non voleva un figlio, non ci aveva mai neanche pensato fino a quel momento, ma ora che quel bambino non c'era più qualcosa dentro di lui era cambiata e l'atteggiamento quasi felice della sua compagna lo irritava. Si sentiva come se fosse morta una parte di lui e non riusciva a tollerare la spensieratezza ostentata da Alice.

Così iniziò la crisi, e fu veramente devastante. Litigarono per lunghissime settimane, e Alice quasi non lo sopportava più; qualunque cosa dicesse o facesse la rendeva bersaglio delle terribili critiche continue dello chef. Non la trattava più con affetto, era sempre e solo sarcastico e acido. Non parlavano più quasi mai, e quando lo facevano era solo per litigare.

Si era convinta ad un certo punto che lui non l'amasse più e a malincuore aveva deciso di affrontarlo.

Senti dimmi una cosa: da quando è finita? Devo andare via o...”

O cosa?Che cavolo ti passa in quella testolina bacata?”

Sussurrò lui un po' sorpreso. Non aveva mai pensato di lasciarla, e non si sarebbe mai aspettato quella domanda.

Oh...boh. Parliamo del perchè non mi sopporti più, del perchè...non mi ami più. Del perchè sei un bastardo da tanto tempo...”

Sussurrò dolcemente, con gli occhi bassi e l'aria di un povero cane triste.Lor ci pensò per qualche minuto, e Alice continuò “Ci ho provato tanto, sai?Ho provato ad ignorare le tue frecciatine acide, ho provato a rispondere con dolcezza ai tuoi rimproveri, ma ormai vivo col terrore di dire o fare qualcosa che ti faccia infuriare. Sei proprio un dannato figlio di puttana irascibile! E' come se mi odiassi, come se aspettassi solo la scusa perfetta per lasciarmi.”

Sono solo arrabbiato,idiota.”

Sputò fuori con occhi bassi, senza sapere neanche bene come, e lei sorpresa chiese “e perchè? Cosa ti avrò mai fatto di male?”

Lor emise un lunghissimo sospiro. Era difficile confessare quella cosa, ma a quel punto doveva farlo. Il suo rapporto era in crisi, e doveva confessare quella terribile debolezza, così con voce triste sussurrò “Tu... ti comporti come se non fosse successo nulla, come se non fosse morto nessuno e questo mi irrita. Possibile che davvero non ti importi? Possibile che...ferisca solo me questa cosa?”

Parli del bambino?”

Chiese confusa e con un filo di fiato e Lor annuì portandosi le mani al volto. Era un argomento molto difficile da trattare, e per tutta la durata della conversazione entrambi guardarono fisso nel vuoto. Nessuno dei due se la sentiva di mostrare all'altro i suoi occhi lucidi.

Neanche io ero pronto, ma non significa che sono felice di averlo perso. Anzi, se vuoi saperlo fa molto male, ma sembra quasi che fosse solo figlio mio. Sembra che a te non importi per niente, e se cerco di parlarne tu cambi subito argomento...”

Ma io credevo tu non volessi bambini, credevo che...fossi felice della cosa. Pensavo che volessi parlarne solo per aiutare me io...non credevo che sentissi il bisogno di farlo.”

Farfugliò confusa, ma Lor scosse solo la testa. “Sì, confermo di non essere pronto ad avere un figlio, ma questo non vuol dire essere felice. Non mi fa piacere, comunque. E se vuoi saperlo mi sento anche molto in colpa.”

E credi che io no? Credi che non ci pensi mai? Beh ci penso, come penso a tutte le persone che ho perso nella mia vita, ma sai bisogna andare avanti e sforzarsi di non pensare.”

Lor sbuffò allora, e accarezzandole la guancia per la prima volta in due mesi sussurrò “quindi non ne sei contenta? Fai solo finta per superare la cosa?”

Oh no, sono contentissima. Tanto contenta da pensare a come sarebbe stato se non fosse morto...”

Sussurrò lasciandosi scappare un paio di lacrime, che stordirono totalmente Lor tanto da spingerlo ad accarezzarla teneramente e a sussurrare “Ci penso anche io... e anche abbastanza spesso in realtà. Sarebbe stato certamente difficile, certamente un gran casino, ma...bello a suo modo.”

Per un attimo smisero di farsi la guerra, e mescolarono le loro angosce e le loro lacrime in un lungo abbraccio. Avevano nascosto la tristezza per troppo tempo, ed ora li aveva inghiottiti del tutto. Rimasero così, stretti a nascondere le loro lacrime per molto tempo, poi fu l'uomo della situazione a intervenire. Una volta capito che stavano male entrambi, Lor si sentì più sereno, più compreso, e questo lo spinse a sussurrare alla sua compagna una frase molto ispirata“Sì, ma basta dirci solo quello che pensiamo che l'altro voglia sentire. Stare insieme non implica questo. Stare insieme implica dirsi ogni cosa! Tu non devi fare finta di niente se ti tratto male, devi incazzarti per la miseria! Sopportare tutto in silenzio non ci aiuterà a sentirci più vicini, litigare e dirci come stanno le cose lo farà. Ora abbiamo urlato, ci siamo un po' feriti a vicenda, ma per la miseria ci siamo capiti alla fine. Litigare aiuta, ricordatelo.”

Tu dici che lo supereremo?” Sussurrò Alice un po' triste, ma Lor sorridendole ribatté “Io mi sento già meglio, tu no? Stare insieme, purtroppo, vuol dire anche scannarsi a volte...”

...e amarsi anche nella cattiva sorte, no?”

Sussurrò Alice, e Lor annuì soltanto. Da quella notte avevano fatto tantissima strada ed erano riusciti a superare una cosa che manda in crisi moltissime coppie. Lor ci pensava spesso e sempre con un'espressione compiaciuta. Quella era la notte in cui, accoccolati l'uno addosso all'altra avevano parlato di tutto, e avevano anche deciso di avere dei bambini... “prima o poi”.

 

 

 

   
 
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