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Autore: Gumi Megpoid    08/07/2013    3 recensioni
Frank è un ragazzo di 20 anni del New Jersey che ama con tutto se stesso la musica e suona la chitarra nella sua band preferita: i My Chemical Romance. Andava tutto a meraviglia fino a quando non si innamorò del front-man della sua band, Gerard Way: un ragazzo di 24 anni, attraente, amante dei fumetti e con una dote nel cantare; infatti Frank, sin da subito, si innamorò della sua voce.....
[Questa è la mia prima fanfiction per cui abbiate pazienza, migliorerò col tempo]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction: Frerard (Frank + Gerard)

Personaggi: Un po’ tutti

Coppie: Frank/Gerard

POV: Frank

Rating: Arancione

Trama: Frank è un ragazzo di 20 anni del New Jersey che ama con tutto se stesso la musica e suona la chitarra nella sua band preferita: i My Chemical Romance. Andava tutto a meraviglia fino a quando non si innamorò del front-man della sua band, Gerard Way: un ragazzo di 24 anni, attraente, amante dei fumetti e con una dote nel cantare; infatti Frank, sin da subito, si innamorò della sua voce.....

 

Titolo: Maybe We Are Gay

 

Capitolo 1: is there something?


Quella notte, a Newark, avevo appena finito il mio primo concerto con la mia nuova band; i My Chemical Romance. Quello è stato il giorno migliore che mi fosse mai capitato... stare lì, su quella sorta di palco quasi a raso terra, con la mia chitarra e con i migliori amici che si possano desiderare al mondo. Finalmente ero davvero felice e non dovevo fingere niente. Dopo il concerto avevamo deciso di andare in un bar a festeggiare; non avevamo potuto restare nello stesso locale in cui avevamo suonato per motivi di sicurezza, anche se, allora, eravamo “famosi” solo nella piccola cittadina di Belleville, in NJ.

Al bar, ovviamente, non era mancata la sbronza e per fortuna, Gerard, Mikey, Ray, Matt ed io, eravamo tornati al nostro piccolo e scomodo pulmino-rottame in tempo prima che le conseguenze della sbornia si sarebbero fatte sentire. Sentivo una voce che avevo capito essere quella del cantante; impossibile dimenticarne una così. Non capivo cosa dicesse esattamente ma di sicuro qualcosa su quanto fosse stato fottutamente fantastico il nostro primo concerto. Sapevo che presto avrei vomitato l’anima per colpa di quella ubriacata e così era stato, ma fortunatamente, una volta diminuiti i forti giramenti di testa, mi ero sdraiato sul lettino e mi ero addormentato subito come un sasso. Per fortuna il giorno dopo saremmo tornati a casa e il prossimo concerto sarebbe stato molto in là nei giorni.

 

 

**********

 

 

«Buongiorno, Frank! Sei sempre il solito dormiglione» disse una voce familiare. Sfregai gli occhi in modo tale da vederci qualcosa e scoprii si trattava di Ray, ovviamente.

 

«Ray, non iniziare a rompere le palle già di prima mattina... ieri è stata una nottata pesante» risposi io con un filo di voce dato che mi ero appena svegliato.

 

«Mi scusi, principessa Franka. Non volevo irritarla!» disse l’afro con sarcasmo.

 

“Ma vaffanculo, Ray» risposi io schiarendo la voce così che non sarei più sembrato uno zombie.

 

«E dai, Frank, non te la prendere» finalmente sentii chiaramente la sua voce «ecco, prendi» disse Gerard porgendomi un caffè caldo di Starbucks.

 

«Grazie, ma non dovevi prendermi il caffè» diventai un po’ rosso all’idea che Gerard mi aveva portato il caffè, potevo sentire le guance scaldarsi.

 

«Oh, invece ha fatto benissimo! Così ti riprendi un po’ e dopo Matt, guidi tu fino a casa» disse Mikey con un tono alquanto alto per i miei gusti. Avevano già tutti iniziato a scartavetrarmi i coglioni di prima mattina. Non potete immaginare come ero messo io.

 

«Va be’ dai, mi offro volontario per guidare al posto di Frank... mi sembra troppo rincoglionito per guidare» disse Ray alzando una mano, sembrando così più ritardato di quanto si potesse immaginare.

 

«Ah, adesso facciamo il premuroso eh, Ray» dissi io con ironia. Sì, di mattina ero abbastanza ironico.

 

«Lo faccio solo perché non voglio rischiare di morire in un incidente a causa tua!» rispose lui, accentuando il verbo ‘morire’ e la parola ‘tua’.

 

«Ragazzi, non litigate okay?» disse Gerard stroncando il discorso. Spesso faceva il pacifista della situazione; evidentemente voleva evitare qualsiasi stupido conflitto che si sarebbe potuto trasformare in catastrofe.

 

Comunque, dopo aver risposto un lieve ‘okay’ in coro, avevamo messo in moto il pulmino per tornare a casa.

Vidi Gerard andare verso i lettini e farmi cenno di seguirlo e così feci.

 

«Allora, come ti è sembrato il nostro primo concerto? Sii sincero con me, Frank» domandò Gerard curiosamente. “La tua voce è stata sublime e io non ho fatto altro che guardarti” era ciò che pensavo e avevo fatto realmente, ma non avrei potuto dirglielo.

 

«è stato fottutamente magnifico. Non avrei mai immaginato che mi sarei divertito così tanto ad un concerto!» dissi senza mentire; in fondo era stato davvero il giorno migliore della mia vita.

 

«Già, è stato emozionante. Spero che anche per gli altri sarà stata la stessa cosa» si chiese Gerard preoccupato.

 

«Beh, che intenzione hai di fare mentre viaggiamo su questo rottame?» chiesi io, sviando del tutto dal discorso iniziale.

 

«Mh... credo che dormirò» disse Gerard dopo un piccolo sbadiglio.

 

«Mi sembra un’ottima idea» approvai, «Allora, buona dormita, Gerard.» aggiunsi e mi sdraiai sul lettino a rete blu, simile a quello dei bambini alla scuola dell’infanzia dove si faceva il riposino. Bei tempi quelli dove non si faceva altro che mangiare, dormire e giocare.

 

«Anche a te, Frank.» disse infine Gerard, girandosi su un fianco rumorosamente.

 

 

Una volta sdraiato sul lettino non ho dormito affatto; bensì ho pensato. Ho pensato a molte cose, ma soprattutto a Gerard. Lo stavo prendendo molto a cuore e non sapevo neanche il perché... gli volevo molto bene, in fondo era uno dei miei migliori amici ma probabilmente sotto sotto c’era di più. Così credevo.

Gerard si era già addormentato e io oltre a pensare, ero attento ad ascoltare i suoi respiri profondi e percepivo ogni suo singolo movimento. Esattamente non sapevo cosa avessi in mente o perché pensavo così tanto a Gerard... forse era solo una fissa con la sua stupenda voce che mi rimandava ad altro. Nient’altro che la voce. Oh almeno così mi ripetevo in continuazione nella testa cercando di scacciare qualsiasi altro pensiero al riguardo. Alla fine mi sono addormentato per quelle che erano sembrate ore finché non arrivò Mikey.

 

 

«Hey, ragazzi, svegliatevi!» gridò Mikey senza pietà per Gerard e me.

 

«Mikey, non gridare! Gerard si sta riposando» dissi io sobbalzando perché mi aveva svegliato d’improvviso. Sonno leggero.

 

«Ah, tu sei sveglio... ma comunque lui deve svegliarsi perché ci fermiamo un po’, siamo in anticipo» disse lui di tutta fretta.

 

«Mh e dove siamo di preciso?» chiesi perplesso.

 

«Non lo so ma siamo ad un’ora da Belleville quindi possiamo fermarci qualche ora a svagarci prima del ritorno» disse Mikey sempre con un tono alto, noncurante del fatto che Gerard ancora respirava profondamente.

 

«Okay, allora sveglio Gerard» mi offrii altrimenti non immagino che cosa avrebbe fatto suo fratello per svegliarlo.

 

«Sì, vi aspettiamo fuori dal pulmino» disse infine il piccolo Way.

 

«Gerard. Hey, svegliati. Gerd, devi svegliarti. Ci siamo fermati per qualche ora in un paesino ad un’ora da Belleville. Gee, ti prego...» gli dissi dolcemente sfiorando i suoi capelli corvini.

 

«C-cosa? Che ore sono? Quanto ho dormito?» chiese con un filo di voce, spaesato.

 

«Ah, buongiorno! Sono le due e mezza e hai dormito un bel po’» dissi in tutta sincerità.

 

«Adoro quando mi chiami ‘Gee’» disse facendo un lieve sorriso. Le sue labbra erano qualcosa di perfetto, specialmente quando sorrideva.

 

«Allora lo farò più spesso, comunque dovremmo scendere... ci sono fuori i ragazzi che ci aspettano» dissi in fretta sperando di non diventare rosso all’istante.

 

«Grazie per non avermi svegliato brutalmente e saltandomi addosso» disse Gerard facendo riferimenti al suo fratellino. Sinceramente gli sarei saltato addosso molto volentieri... Ma no! Cosa mi metto a pensare?!

 

«Beh, figurati.» dissi con un sorrisetto.

 

 

******

 

 

«Mmmh, che buono questo cupcake!» disse Ray in modo molto poco comprensibile e con la bocca ancora piena.

 

«Oh, Ray, ma come fai a mangiare quella roba?!» chiese Mikey rabbrividendo all’idea di mangiare una roba del genere.

 

«Assaggialo, è buonissimo!!» insistette l’altro, porgendogli il dolcetto mezzo morsicato.

 

«ew!» urlò Mikey facendo un’espressione schifata ed allontanandosi dall’amico.

 

«Mikey non lo assaggerebbe mai, fattene una ragione. Conosco mio fratello» aggiunse Gerard.

 

«Hai ragione» disse infine Ray, sconsolato. Io mi limitavo ad assistere alla scena senza dire niente se non venivo interpellato.

 

«Hey, Matt, qualcosa non va? Non ti ho ancora sentito spiccicare parola da stamattina» chiese Gerard preoccupato per Matt. Adoravo quando Gerard si preoccupava per gli altri, gli dava un’aria così tenera e dolce a cui era impossibile resistere.

 

«No, Gerard... è che sono abbastanza stanco, ho guidato per tante ore di fila e non sono abituato» disse Matt biascicando le parole tra uno sbadiglio e strofinamento di occhi socchiusi.

 

«Beh, non devi neanche abituarti perché non appena diventiamo famosi, avremo un tour bus enorme con un autista!» disse Gerard entusiasta, sorseggiando un caffè.

 

«Spero che tutto ciò accada al più presto» disse Matt meglio che avrebbe potuto in quel momento.

 

«A proposito, dopo guida Frank» si immischiò nel discorso Ray che intanto aveva finito di mangiare il terzo cupcake.

 

«Ray, avevi detto che avresti guidato tu al posto mio!» dissi infastidito dalla sua affermazione.

 

«Sì ma mi sembri vispo ora, per cui guidi tu» disse l’afro facendomi innervosire per il suo cambio improvviso di idea.

 

«Sapevo che avresti cambiato idea all’ultimo secondo. Va be’, guiderò io» dissi rassegnato. A volte Ray si rendeva così insopportabile ma impossibile da resistere.

 

«E io ti farò compagnia» si intromise Gerard sorridendo.

 

«Oh, ehm, grazie, Gee... ma non sei obbligato» dissi io in imbarazzo. Scommetto che ero diventato rosso perché tutti mi guardavano con strane facce e ridevano.

 

«Frankie, per favore! L’ho deciso io quindi va bene così» disse lui, calmandomi. Da allora scoprii che amavo sentirgli pronunciare il nome ‘Frankie’. Lo faceva in modo così tenero...

 

«Okay, ragazzi, forse è meglio se ci mettiamo in cammino... non vedo l’ora di tornare a casa» disse colui che un’ora prima voleva “fermarsi qualche ora a svagarsi prima del ritorno”. Mikey è sempre il solito che si contraddice.

 

«Ti mancano i tuoi genitori, Mikey?» disse Ray in modo ironico.

 

«Beh sì... ma soprattutto mi manca la comodità di casa!» disse il più piccolo sottolineando che gli mancava la comodità.

 

«Ah, sì... ben detto! Questo pulmino è minuscolo e scomodissimo» dissi io sinceramente.

 

«Ancora per poco, Frank. Ancora per poco» mi rassicurò Gerard.

 

«Lo spero proprio perché se non sarà veramente così, me la prenderò con te» dissi scherzosamente.

 

«Fidati. Comunque hai il permesso di prendertela con me se sarà necessario» acconsentì lui stando al gioco.

 

«Grazie, Gee» 

 

«Di niente, Frankie.» ironia ovunque.

 

 

Amavo quando mi chiamava ‘Frankie’. E presto glielo avrei detto, così magari lo avrebbe fatto più spesso. è un nome dolce che nessuno aveva mai usato, a parte i miei fino a quando ero abbastanza piccolo. Gerard era sempre mansueto e tenero con me e si arrabbiava di rado, fortunatamente. Peccato che mi considerasse uno dei suoi migliori amici. O forse no... Ma non potevo saperlo ancora.

Tornati al rottame, mi ero messo al volante e di fianco a me c’era lui.

 

 

«Adoro quando mi chiami ‘Frankie’. Mai nessuno mi chiama così» iniziai il discorso premeditato.

 

«Perché ho detto ai ragazzi che solo io posso chiamarti così» rispose lui facendo un sorrisetto.

 

«D-davvero?» chiesi io, incredulo di ciò che aveva appena detto.

 

«No, ti stavo prendendo in giro» disse ridendo bellamente per esserci cascato.

 

«Ah, fottiti» gli dissi con naturalezza.

 

«Sul serio?» chiese facendo una faccia da cucciolo come per dire “cosa ho fatto di male per meritarmelo?”.

 

«No, per finta» dissi un po’ irritato dalle sue continue prese per i fondelli.

 

«Mh è difficile fottersi da soli. Voglio dire, ci dovrebbe essere qualcun’altro che mi fotta» disse mettendo una mano sul mento a mo’ di Il Pensatore. Ero abbastanza irritabile e credo che gli avrei anche dato un pugno se non avesse smesso di prendermi in giro nel giro di poco tempo.

 

«Allora trovati quel “qualcun’altro” e fatti fottere, no?» stetti al gioco per vedere la sua prossima stupida risposta. Era una cosa normale per noi, ‘lottare’ per chi avrebbe avuto l’ultima parola.

 

«Ce l’ho proprio di fianco» disse ridendo leggermente.

 

«C-cosa?! Non pigliarmi per il culo!» dissi allontanandomi un po’ da lui come se fossi spaventato all’idea di fare una cosa del genere. In realtà, nel profondo, avrei voluto il contrario di ciò che ha mostrato il mio corpo.

 

«Scusami, Frankie» disse dopo aver riso. Probabilmente credeva che chiamarmi ‘Frankie’ mi avrebbe fatto calmare e scordare l’accaduto perché l’ha detto con una certa enfasi.

 

«Chiamarmi così non ti aiuterà» dissi capendo il suo intento.

 

«Allora forse questo sì» disse avvicinandosi a me, lentamente. Avevo tutto il tempo per spostarmi od allontanarlo da me ma non so perché, il mio corpo non si mosse di un millimetro. Le nostre labbra si avvicinarono e ci baciammo. O meglio, lui mi baciò. Non capivo perché l’avesse fatto; il motivo non poteva essere di farmi calmare perché aveva peggiorato il tutto, agitandomi. Durò davvero poco... purtroppo, dovetti staccarmi io vedendo che lui non aveva intenzione di allontanarsi, forse per mettermi ad una strana prova elaborata dalla sua mente contorta e probabilmente perversa.

 

 

«Gerard, perché l’hai fatto?» chiesi scosso e incredulo dell’accaduto.

 

«Non lo so, pensavo ti sarebbe piaciuto» disse innocentemente, come se non avessi capito il suo sporco giochetto che aveva in mente. Speravo davvero fosse così perché se mi aveva appena baciato, non immagino cosa sarebbe stato capace di fare più avanti. E io gli avrei lasciato fare qualsiasi cosa. Ma non avrei detto niente, ero insicuro e non sapevo bene cosa mi stesse accadendo.

 

«Lasciami solo, per favore» dissi con un tono di implorazione, accostando il pulmino in modo tale da non creare disguidi vari nel traffico.

 

«Vai tu, continuo io qui» si offrì di guidare al posto mio, probabilmente perché vedeva che ero rimasto abbastanza di merda.

 

«Grazie.» lo ringraziai e me ne andai senza salutare. Mi dispiaceva lasciarlo ma non riuscivo a far uscire altre parole o a muovere un muscolo.

 

 

Gerard mi aveva baciato. Mi aveva fottutamente baciato. Non era stato un bacio romantico ma più sul sensuale, senza lingua ed era durato davvero poco. Ma il punto era... perché l’aveva fatto? Pensava risolvesse la situazione? Beh, no. L’aveva solo peggiorata. Credevo. Però, dio, era stato un bacio fantastico. Avevo provato un’emozione indescrivibile, ancora meglio di quella provata durante il concerto. Che mi stavo prendendo una cotta per Gerard? Ma no. Cosa stavo a pensare?! Non poteva essere. Eravamo due uomini e -non avevo mai pensato all’omosessualità. Non che io ero omofobo, ma credevo che quelle poche volte che avevo fatto sesso con una ragazza mi sia piaciuto e l’avrei rifatto. Non avevo mai preso in considerazione di farlo con un uomo. Forse non avrei dovuto pensarci, per il momento. Era stato solo un bacio. Un fottuto bacio meraviglioso.

 

 

«Siamo arrivati a Belleville! Andiamo, su!» disse improvvisamente Ray, distraendomi dai miei pensieri.

 

«Finalmente a casa! Parcheggiamo il pulmino sotto casa nostra e poi voi tre tornate a casa a piedi, okay?» disse Mikey entusiasta. Sentivo un sottofondo di voci felici.

 

«Va bene» dissero gli altri in coro.

 

«Grande, allora se volete potete fermarvi un po’ qui da noi!» propose lui noncurante del fatto che mancava qualcuno all’appello. Era troppo felice o forse non importava se io ero presente o no. O forse dovevo semplicemente smetterla di pensare.

 

«Sì, è un’ottima idea!» dissero tutti e finalmente uscimmo dal pulmino. Né Gerard né Mikey avevano le chiavi di casa quindi hanno suonato e la madre dei due ci ha accolti gentilmente. Non c’era traccia del padre. Sarà stato al lavoro...

 

 

«Buon pomeriggio, signora Way» salutammo in coro.

 

«Ciao, ragazzi! Che bello rivedervi. Volete qualcosa?» chiese lei preoccupata se avessimo avuto bisogno di qualcosa. Le madri dovrebbero essere tutte così.

 

«io no, grazie» disse Matt. Mi dispiaceva un po’ il fatto che Matt sia sempre stato così distaccato da noi, parlava raramente e quando lo faceva era  per poco. Beh, c’è da dire che quando c’era da suonare, lui era davvero bravo.

 

«Un bicchiere d’acqua, per favore» chiese Ray alzando la mano. Ah, Ray, Ray... io gli volevo bene ma a volte sembrava che non avesse 24 anni di cervello. Ma in fondo, chi ero io per dire quelle cose? Lo dicevo, dovevo semplicemente smettere di pensare.

 

«Va bene, Ray» disse la madre portandogli il bicchiere richiesto dopo qualche minuto.

 

«io avrei solo bisogno di andare in bagno, se posso» non avevo nient’altro da chiedere che quello. Non potevo stare lì ancora per molto o sarei potuto scoppiare.

 

«Certamente, Frank, vai pure!» disse lei sedendosi sulla poltrona.

 

«Grazie, signora» ringraziai e corsi in bagno mentre inventavo una scusa per andare via. ‘Corsi’ per modo di dire, non potevo realmente correre o si sarebbero preoccupati. Forse.

Cazzo, non riuscivo a stare in presenza di Gerard senza sentirmi in imbarazzo. Preferivo stare molto poco là e poi andarmene subito a casa mia. Era meglio così. Poi ne avrei parlato con Gerard per dire i fatti come stavano.

 

 

«Grazie mille per l’ospitalità, ma io dovrei andare» dissi nel miglior modo possibile senza far tremare la mia voce.

 

«Te ne vai così presto, Frank?» chiese la signora Way.

 

«Sì, hanno telefonato i miei e sono impazienti di rivedermi» inventai la scusa più plausibile per la mia fuga. Non sarebbe mai accaduta una cosa del genere, probabilmente i miei non erano neanche a casa. Ma per fortuna nessuno avrebbe potuto saperlo.

 

«Va bene, a presto!» lei mi salutò anche con un cenno della mano.

 

«Arrivederci e ciao a tutti!» salutai e mi avviai verso la porta d’uscita.

 

«Ciao, Frank!» dissero tutti in coro, tranne Gerard.

 

«Hey, aspetta. Mi devo fumare una sigaretta quindi ti accompagno all’uscita» ecco che si fa sentire lui con la scusa del secolo. Non sapevo se il premio di “migliore scusa dell’anno” sarebbe andato a me o a Gerard. Difficile da dirsi..

 

«Okay, Gerard.» che altro avrei potuto dire? Non di certo “no guarda, ho inventato una scusa per andarmene proprio perché voglio evitare qualsiasi contatto/discorso con te.”

Porca troia, ci mancava solo questa. Credevo avrebbe voluto parlare di quel bacio.

 

«Frank, ti va se parliamo di ciò che è successo sul pulmino?» chiese Gerard mentre cercava l’accendino nella tasca dei jeans. Meno male che non mi stava guardando in faccia altrimenti avrebbe sicuramente visto le due guance rosse di un ragazzo agitato.

 

«Ehm, okay» semplicemente acconsentii. Non potevo dire di no o mi avrebbe chiesto spiegazioni e non potevo dirgli niente; io ero il primo a non capire ciò che sentivo e provavo per lui. Speravo solo che con quella chiacchierata sarei riuscito a capire qualcosa di più.

 

 

 

Salveeee :3

Okay, questa è la mia prima Frerard e non sono molto convinta del lavoro svolto... Ho un po’ di idee ma mi sembrano sempre scadenti.

Spero che sia piaciuto questo primo capitolo (un po’ troppo corto e confusionario ma ci devo lavorare su e poi qui il primo ad essere confuso è Frank) e ringrazio chi è riuscito a leggere fino alla fine questa roba XD

Non avrò un ritmo fisso nel pubblicare i nuovi capitoli perché ho un po’ di idee ma vanno sistemate bene, non vorrei deludere i lettori (?)

Speriamo bene, a presto! c:

P.s. il titolo della storia e del capitolo li ho ideati io... penso che farò un po’ e un po’ sull’ideare titoli, usare nomi di canzoni e magari anche frasi che mi ispirano; dipende dalla situazione che si crea nel capitolo stesso.

xoxo,
-
Vale

  
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